Un disegno di Alessandro Tiarini per il “San Giovanni Battista rimprovera Erode” della Pinacoteca Nazionale di Bologna
Un disegno di Alessandro Tiarini per il "San Giovanni Battista rimprovera Erode" della Pinacoteca Nazionale di Bologna
Il disegno che presentiamo è uno studio d’insieme per la tela raffigurante San Giovanni Battista che rimprovera Erode, eseguita dal pittore bolognese Alessandro Tiarini (Bologna, 1577-1668) e attualmente conservata nella Pinacoteca Nazionale di Bologna. [1]Il disegno, mm 200 x 278, inchiostro, matita rossa, acquerello e matita nera su carta bianca, presenta alcune iscrizioni: a matita sul recto in alto “Tiarini”, a matita sul verso in alto “L’originale quadro è nella Pinacoteca di Bologna”, a matita rossa sul verso a sinistra “K 642”. Timbro in basso a destra marchio di collezione “GV” (Giuseppe Vallardi). Le condizioni di conservazione del foglio appaiono discrete: leggere lacune in alto a sinistra e in alto a destra, foxing diffuso soprattutto ai bordi, piccolo foro di corrosione dell’inchiostro in basso a destra. Per il dipinto si veda Ghelfi in Benati 2001, pp. 146-148 n. 227 con bibliografia precedente. Recentemente acquisito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per il Gabinetto Disegni e Stampe della Pinacoteca, il foglio, sconosciuto agli studi, colma una lacuna nell’ambito della grafica bolognese del Seicento dal momento che nella collezione non erano presenti opere riferibili all’artista.
Alessandro Tiarini, San Giovanni Battista che rimprovera Erode, olio su tela, cm. 125,5×172, inv. 510 © Bologna, Pinacoteca Nazionale
Il Battista è raffigurato sulla sinistra nell’atto di ammonire il sovrano per aver preso in moglie Erodiade, consorte del fratello Filippo, mentre questi era ancora in vita. Mentre Erode teme Giovanni sapendolo giusto e santo, l’ambiziosa regina gli serba rancore e trama contro di lui intenzionata a farlo imprigionare e uccidere (Marco, 6, 17-20). La scena si svolge in un antro buio che “accentua intensamente e sottolinea in modo significativo gli aspetti drammatici ed emozionali del tema”: [2]Steel 1986, pp. 538-540. il sovrano è ritratto in atteggiamento meditabondo mentre appoggiato al tavolino, gli occhi rivolti al cielo, ascolta assorto il richiamo di Giovanni e sembra interrogarsi sulla propria condotta. Prima di approdare in Pinacoteca il dipinto era esposto nella sagrestia della chiesa di S. Martino Maggiore a Bologna dove lo ricordava, tra le finestre, la Guida del 1792 [3]Pitture e scolture 1792, p. 68.. Da lì, in seguito alle soppressioni napoleoniche, venne ricoverato in Pinacoteca, dov’è citato a partire dal Catalogo del 1810. Nel 1924 Francesco Malaguzzi Valeri lo annoverava tra le opere minori di Tiarini, dove si ripetono stancamente tipi e forme cari all’artista uniti a “una severità che muove dalla correttezza del disegno, dalla solidità della modellatura, dalla misura del colorito”. [4]Malaguzzi Valeri 1924, pp. 142-143. Mentre Luciana Grandini nella sua tesi di laurea discussa nel 1954 suggeriva una cronologia avanzata intorno al 1640/42, a nostro avviso sostanzialmente corretta, recentemente Emilio Negro e Nicosetta Roio hanno optato per una data anteriore, al principio degli anni Venti in prossimità degli affreschi eseguiti dal pittore nella Basilica della Ghiara a Reggio Emilia e del San Giovanni Battista che si congeda dai genitori (Andalusia, collezione Nelson Shanks). [5]Grandini 1953-1954, pp. 184, 243; Alessandro Tiarini 2000, pp. 170-171 n. 144. Per il dipinto statunitense, (olio su tela, cm 97,8 x 116,8), cfr. Benati 2001, II, n. 135, pp. 80-81.
A nostro parere l’opera si colloca nella fase tarda dell’artista che, a partire dagli anni Trenta, aveva intensificato la sua produzione ‘da stanza’ rispondendo alle esigenze di un collezionismo che in quegli anni raggiunse a Bologna un’ampia diffusione. [6]Benati 2001, I, p. 148.
Alessandro Tiarini, San Giovanni Battista che rimprovera Erode, inchiostro, matita rossa, acquerello e matita nera su carta bianca, mm 200 x 278 © Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe
Il disegno recentemente rinvenuto sul versante stilistico conferma la datazione avanzata del quadro. La linea a penna elegante e sottile, arricchita da tratteggi a matita rossa e a matita nera, lo avvicina alle prove della maturità come la Sacra famiglia e un santo con gli strumenti della passione del British Museum di Londra con la quale contrae un debito stringente per l’assetto compositivo (tre figure a mezzobusto disposte intorno a un tavolo); sebbene nel foglio londinese la scelta esclusiva della matita nera renda il tratto più pastoso accentuando i contrasti chiaroscurali dell’insieme. [7]Mm 163 x 223, matita nera, Londra, The British Museum, inv. 1946-7-13-1286. Cfr. Ghelfi in Benati 2001, I, pp. 188-189, nota 88. Chi scrive, su segnalazione di Alberto Crispo, ha reso nota una Sacra famiglia con un santo (forse Benedetto) che a tutta evidenza rappresenta l’ opera pittorica definitiva (cfr. Ghelfi 2004, p. 178). Anche in questo caso il confronto tra il disegno londinese e il quadro, la cui ubicazione è al momento sconosciuta, fa risaltare la fedeltà del pittore allo studio preparatorio. Nelle prove grafiche riferibili alla fase avanzata della sua carriera Tiarini adotta dunque una delicatezza di segno priva di connotazioni fenomeniche e di contrasti decisi, elegante nel tratteggio fine imbevuto di luce, che rimanda alla produzione di Guido Reni; in modo analogo i dipinti eseguiti nello stesso decennio mostrano come egli seppe inserirsi nel seguito della tradizione dell’illustre caposcuola, che va da Cantarini a Gessi, senza perdere di vista il tardo Guercino che, come lui, rimarrà sempre convintamente naturalista. [8]Benati 2001, I, p. 160. Pertanto anche in questo studio il pittore, pur non abbandonando la sua connotazione vigorosa e realistica, alleggerisce il segno e abbassa i toni optando per uno stile raffinato fatto di ombreggiature morbide e di una linea di contorno lieve. Come nel disegno d’insieme, preparatorio per l’affresco raffigurante la Calunnia di Apelle nel convento di San Procolo a Bologna, datato 1641, anche qui non si ravvisano varianti compositive di rilievo rispetto all’opera definitiva. [9]Mm 410 x 284, penna, inchiostro bruno, acquerello e rialzi di biacca su carta cerulea, collezione privata, cfr. Ghelfi in Benati 2005, n. 30, pp. 84-85. Andrà ricordato a tal proposito il commento espresso da Carlo Cesare Malvasia nella Felsina Pittrice sulla produzione grafica del maestro: il canonico pensava certamente a opere di questo tipo quando scriveva che i suoi disegni erano “eseguiti con furia la maggior del mondo; così poi lasciati nell’esecuzione, senza variarli un neo”. [10]Malvasia 1678, II, p. 135.
Il marchio di collezione presente sul foglio è riferibile a Giuseppe Vallardi (1784-1863) celebre collezionista di dipinti, stampe e disegni, già consigliere artistico della Biblioteca Ambrosiana di Milano. Il San Giovanni Battista che rimprovera Erode di Tiarini appartenne dunque alla sua celebre collezione grafica che annoverava anche un volume venduto nel 1856 al Louvre contenente 378 disegni attribuiti dal gentiluomo a Leonardo, in seguito ricondotti al catalogo di Pisanello [11]Lugt 1956, pp. 214-215. Per la collezione di dipinti, cfr. Vallardi 1830.. Presso il dipartimento di Arti grafiche del museo si conservano centinaia di pezzi provenienti dalla raccolta; opere tra gli altri di Raffaello, Michelangelo, Leonardo e la sua cerchia, Beato Angelico, Francesco di Giorgio, Jacopo da Bologna e Bernardino Luini. Alcuni fogli della prestigiosa collezione si trovano nella Biblioteca Ambrosiana di Milano, all’Istituto Nazionale per la Grafica di Roma (collezione Osio) al Kupferstichkabinett dello Staatliche Museen di Berlino.
Note
Bibliografia
Malvasia 1678
C.C. Malvasia, Felsina pittrice, Bologna 1678 (ed. 1841), voll. III.
Pitture e scolture 1792
Pitture scolture ed architetture delle chiese luoghi pubblici, palazzi e case della città di Bologna, e suoi subborghi, Bologna 1792.
Vallardi 1830
G. Vallardi, Catalogo di quadri appartenenti a Giuseppe Vallardi dallo stesso descritti e illustrati con brevi annotazioni, Milano 1830.
Lught 1956
F. Lugt, Le marques de collections de dessins & d’estampes.., (reproduction de l’édition d’Amsterdam 1921), Le Haye 1956.
Malaguzzi Valeri 1924
F. Malaguzzi Valeri, Alessandro Tiarini, in “Cronache d’Arte”, I, 3, 1924, pp. 133-154.
Grandini 1953-1954
L. Grandini, Alessandro Tiarini , tesi di laurea, Università degli Studi di Bologna, a.a. 1953-54, relatore prof. R. Pallucchini.
Steel 1986
D. Steel, Alessandro Tiarini, in Nell’età di Correggio e dei Carracci. Pittura in Emilia nei secoli XVI e XVII, catalogo della mostra a cura di A. Emiliani (Bologna 1986), Bologna, 1986, pp. 538-542.
Alessandro Tiarini 2000
Alessandro Tiarini (1577-1668) , saggio M. Pirondini, schede E. Negro, N. Roio, regesto e documenti E. Monducci, Reggio Emilia 2000.
Benati 2001
D. Benati, Alessandro Tiarini, l’opera pittorica completa e i disegni, con la collaborazione di B. Ghelfi, Milano 2001, II voll.
Ghelfi 2004
B. Ghelfi, Letter, in ‘Master Drawings’, 2004, vol. 42, n. 2, p. 178.
Benati 2005
Invito al collezionismo. Quattro secoli di dipinti e disegni dal Cinquecento all’Ottocento, Fondantico arte e antiquariato, catalogo a cura di D. Benati, Bologna 2005.