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Relazioni e collegamenti: la catalogazione dei fondi grafici

Relazioni e collegamenti: la catalogazione dei fondi grafici

Presso il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Pinacoteca Nazionale di  Bologna la catalogazione dei fondi grafici  con le modalità di descrizione scheda S (stampa) e scheda D (disegni), elaborate dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD),  ha avuto applicazioni limitate  e rapsodiche dagli anni settanta in poi.

Un primo significativo utilizzo della scheda S su modulo informatico (2.000 schede) fu in una occasione ancora “esterna” al Gabinetto, nel corso della istruttoria per il  procedimento di dichiarazione di importante interesse della collezione di stampe di Luciana Tabarroni,  poi acquisita dallo Stato ed ora importante nucleo novecentesco della raccolta.

Ma è con il progetto ART PAST (2006-2008) volto al recupero per la messa in rete dei dati delle schede cartacee o già informatizzate, nel corso del quale l’Ufficio catalogo della Soprintendenza di Bologna ha informatizzato-validato l’ingente quantità di  80.514 schede, di cui 6.000 schede S e D relative al patrimonio del GDS,  che la catalogazione informatizzata, secondo gli standard ICCD, è entrata decisamente nella gestione della conoscenza della raccolta.

Il progetto ha portato alla digitalizzazione delle vecchie schedature cartacee e della documentazione  fotografica, alla revisione e informatizzazione nei modelli S inventariali di schede di lavoro redatte da Luigi Chieppa.

Le  attività procedono con il progetto ICCD  di Catalogazione speditiva dei depositi dei musei che L’Ufficio catalogo ha incentrato in particolare sui fondi del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe.

Lo screening catalografico marcia  insieme alle indagini sulla  genesi complessa  della raccolta nata in seno all’Istituto delle Scienze. Sono approfondimenti dovuti a  Elena Rossoni  che ne dà conto nell’articolo,  Nuovi studi sulla collezione di stampe della Pinacoteca Nazionale: ricerche su donazioni e acquisti del secolo XVIII pubblicato in questa rivista. La studiosa  chiarisce in particolare le circostanze dell’ingresso e della sistemazione dell’importante nucleo di stampe che a metà Settecento, grazie al mecenatismo di papa Benedetto XIV Lambertini, accrebbe notevolmente la raccolta dell’Istituto delle Scienze di Bologna.

Dalla maggiore conoscenza della formazione dei fondi emergono con più evidenza sia i “confini”dei vari nuclei grafici nei quali disegni e stampe sono legati in contesti collezionistici significativi, sia  l’evoluzione dei  criteri gestionali, di riordino, di rimaneggiamento, di vendita, di acquisizioni, di scorporo, nonché il succedersi delle responsabilità alla direzione del Gabinetto, tutti fatti che hanno portato all’attuale assetto (ordinamento per autori – con tutte le relative incertezze e le forzature attributive –  e parzialmente per fondi collezionistici). Insomma la storia complessa e a tutto tondo della politica di  valorizzazione della più importante raccolta grafica di Bologna.

Ricerca e catalogazione

La complementarietà tra ricerche e catalogazione informatizzata la quale per sua natura è aperta all’aggiornamento continuo, permetterà l’integrazione delle nuove informazioni, dunque l’avvio di un processo di conversione delle conoscenze in dati catalografici, mentre l’impiego ragionato dei dati porterà a elaborare nuova conoscenza.

La schedatura prodotta è per il momento soprattutto inventariale o speditiva e registra oggetti “separati”; consente di accertare se esista un determinato bene  e permette anche alcuni raggruppamenti di beni correlati da una o più caratteristiche comuni (autori, soggetto, datazione, ecc.).

La concomitanza tra ricerche sulla formazione della raccolta e campagna catalografica stimola la riflessione su come catturare all’interno del modello di “scheda ICCD” le conoscenze sul percorso e sullo status collezionistico sia degli esemplari sciolti,  sia di quelli legati in beni composti (volumi, taccuini, ecc), sia di quelli disaggregati nel corso di rimaneggiamenti.

Per quanto riguarda gli standard di catalogazione e le relative normative si fa riferimento alle varie versioni pubblicate nel sito www.iccd.beniculturali.it. Per la normativa relativa alla grafica, oltre ai tracciati 3.0 per Stampe, Matrici e Disegni e alle indicazioni relative ai paragrafi trasversali è da consultare in particolare: Strutturazione dei dati delle schede di catalogo e precatalogo. Beni artistici e storici: schede S, MI a cura di Serenita Papaldo,1995 con l’intervento di Oreste Signore, La rappresentazione concettuale.

La possibilità di registrare raggruppamenti collezionistici storici che facciano capo a Ente o Persona che sia, non appare “in chiaro” nei tracciati elaborati da ICCD. Più in generale attualmente la  catalogazione del patrimonio conservato in musei avviene per unità discrete, distinte, di cui non si registra l’appartenenza a  insiemi storici, collezioni o fondi che sono entrati nel tempo a far parte del museo. Di conseguenza è assente anche il ruolo del collezionista-responsabile a vario titolo di una raccolta. L’esigenza di identificare le collezioni originarie come punti focali di aggregazione dei beni museali, di rappresentare l´articolazione dei vari nuclei collezionistici al momento dell’entrata nella raccolta e  come si presentano attualmente, dopo ordinamenti successivi, è un bisogno metodologico e pratico, che se soddisfatto renderà possibile  ordinare la raccolta  virtualmente secondo ipotesi di ricerca che salvaguardino nella realtà fisica, ove le condizioni di conservazione lo consentano, l’ordinamento originale o attuale. O ricostruire assetti storici che per motivi di conservazione (si vedano oggetti compositi quali volumi o album interfogliati,  con problemi di tenuta e  conservazione delle legature e dei fogli stessi) non sia opportuno mantenere.

Una scheda per i fondi collezionistici

E’ necessaria quindi la formulazione di una  mappa descrittiva della porzione di mondo  “Gabinetto dei Disegni e delle Stampe di Bologna”, con schede di struttura gerarchica  per i vari nuclei collezionistici che ne fanno parte, in grado di fornire informazioni generali: collezionista-costitutore, cronologia (del fondo, dell’entrata in GDS, dei pezzi), tipi di materiali, quantità degli esemplari, autori, soggetti, ordinamento attuale, rimaneggiamenti subiti, stato di conservazione, ecc. Alla scheda del fondo collezionistico o alle sue eventuali sottopartizioni,  vanno collegate le schede dei singoli beni ognuna con il proprio codice identificativo NCTN (numero di catalogo generale). Una scheda fondo collezionistico non è attualmente tra quelle elaborate  dall’ ICCD. Nella forma di Scheda Fondo Fotografico  è stata presentata da Corinna Giudici, tra le altre occasioni, in La scheda per i fondi fotografici all’interno di A. Stanzani, O. Orsi, C.Giudici, Lo spazio il tempo le opere, catalogo della mostra, Bologna 2001. La scheda è stata utilizzata dall’Archivio Fotografico della Soprintendenza di Bologna in varie occasioni e dalla Regione Lombardia nell’ambito del SIRBEC.

Uno spazio di apertura per collegare, a livello di banca dati locale, le schede di singoli beni a una scheda del fondo collezionistico di appartenenza, è l’istituzione nel tracciato ICCD, versione 3.0, del paragrafo trasversale AC Altri codici, ripetitivo. La normativa prevede che il paragrafo vada compilato  “nel caso in cui gli Enti schedatori abbiano l’esigenza di assegnare alle schede di catalogo un codice identificativo all’interno della propria banca dati, oppure nel caso in cui sia necessario evidenziare la presenza di schede di altro tipo (di vulnerabilità, di restauro, ecc.) contenute in altre banche dati, correlate alla scheda catalografica”. Non sembra arbitrario utilizzare questa possibilità per legare i beni alla scheda della collezione storica.  Nel campo ACSS vanno indicate informazioni “utili alla individuazione e specificazione della scheda che viene collegata”, in questo caso “scheda collezione”.

Schema1 Altri-codici(1)

“Non c’è niente di più pratico di una buona teoria”, affermava qualche anno fa Stefano Tartaglia. Nell’apparente ossimoro è condensata la concreta necessità della riflessione su principi e metodi  nell’affrontare casi e contesti. In particolare, casi e contesti nei quali i beni sono multipli cartacei che di fatto vengono catalogati da ambiti disciplinari diversi (biblioteconomico, storico artistico), con relativi criteri di approccio. Una riflessione didattica sui principi e sui metodi della catalogazione dei beni culturali è avvertita come necessaria anche nell’ambito dei compiti formativi di chi lavora in una soprintendenza o in un museo e che sempre più si trova a seguire tirocini e progetti in convenzione con l’Università (come del resto  richiamato dal Codice dei beni culturali,  dalla Carta della professioni museali e dal Codice di deontologia). In questo caso sono state elaborate alcune “riflessioni pratiche” che possono  chiarire in genere il processo e accompagnare il passaggio da una catalogazione descrittiva (catalogo come individuazione a scopi amministrativi, accertativi) a una catalogazione relazionale semantica che cioè colga almeno in parte l’identità squisitamente relazionale del patrimonio. Lo scopo è rispondere alla domanda: quali possibilità offre il tracciato della scheda per creare correlazioni in stati di cose che vadano al di là del bene in sé?

“Non il tavolo, ma il tavolo è nella stanza”

Nella prima metà del Novecento tra i più lucidi ad affermare il ruolo della relazione nella descrizione del mondo è Ludwig Wittgensteinnel Tractatus Logico-philosophicus del 1922. Se è vero che il linguaggio rispecchia la realtà, affermava, la struttura del linguaggio rispecchia la struttura della realtà. Come il linguaggio non è un elenco di nomi, ma un sistema di regole per costruire proposizioni che pongono i nomi in relazione tra loro, così il mondo non è un elenco di oggetti, cioè di cose isolate, ma un sistema dove gli oggetti si combinano, cioè sono in relazione in uno “stato di cose: “il mondo è la totalità dei fatti non delle cose” quindi “non il tavolo, ma il tavolo è nella stanza”.

Che il patrimonio culturale non sia costituito da cose che hanno avuto e hanno esistenza separata ma da cose in relazioni tra loro, cioè dai fatti per usare la terminologia di Wittgenstein, è un  principio generalmente condiviso: i prodotti della cultura  sono legati in “catena e collezione” come scriveva nel 1796  nelle Lettres sur les préjudices qu’occasionnerait aux arts et à la science le déplacement des monuments de l’art de l’Italie,  a sfavore dello sradicamento napoleonico delle opere d’arte dall’Italia, Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy. Per Roberto Longhi, l’opera  è prima di tutto un rapporto. E Krzysztof Pomian sottolinea la qualità di semioforo: “Ciò che si vede è solo una parte di ciò che è”. E ciò che non si vede sono le relazioni che il bene in quanto fatto ha intrattenuto. Sulla natura relazionale del bene culturale dal punto di vista di una teoria della catalogazione, si veda Sandra Vasco Rocca, Beni culturali e catalogazione. Principi teorici e percorsi di analisi, 2002.

Ignorare legami riduce valore e significato. Esplicitare l’intreccio delle relazioni (con  committente, con il luogo di esecuzione, con collezionisti, con altre opere, ecc.) è costruire conoscenza. E l’opera acquisisce attributi aggiuntivi oltre a quelli meramente descrittivi

La parola “relazione”  ha un duplice significato: da una parte  “legame tra”, in senso stretto è la connessione tra due o più oggetti, è l’intra-oggettività, sia come vincolo-dipendenza della parte dipendente dal tutto, sia come  struttura-funzione. Dall’altra relazione significa  “riferimento a”, nel senso  che i legami sono un quadro di riferimenti passati, una “memoria” che immette l’oggetto nella storia, lo riannoda ad altri fatti, che lo rendono significativo. La cosa sensibile che osservo va messa in relazione con qualcos’altro che può non essere visibile o presente ma è necessaria per cogliere la piena identità del fatto.

Fondamentale  sul  piano della esperienza, sul piano logico e della riflessione epistemologica, la relazione non può che esserlo anche  nella messa a punto di schemi ontologici per elaborare la struttura di banche dati che raccolgano in modo coerente ed efficace informazioni descrittive su una certa realtà. Il modello Entità- Relazioni individua e descrive delle entità con ruoli diversi  legate da relazioni.

La scheda e le relazioni

Dipendenze o collegamenti, le relazioni sono indicate da un predicato verbale: “è custodito in”, “fa parte di”, “faceva parte di”, “è composto di”, “è simile a”, “è prodotto da”, “è reimpiegato in”, “ è disegno preparatorio”, “è variante di”, “è traduzione di”, ecc.

Certo non tutte le informazioni di relazione possono essere (o è proficuo vengano) destrutturate in dati e metadati e inserite nei campi di un modello di scheda (le relazione di somiglianza stilistica su cui si basano le inferenze attributive, per esempio, o la relazione transitiva tra gli elementi di un insieme, relazione che porta alla ricostruzione filologica di complessi smembrati: se A è in tale relazione con B e B con C allora lo è anche A con C).

Ma gli ultimi aggiornamenti catalografici assumono più chiaramente una “prospettiva relazionale”, allontanandosi da un catalogo come totalità  di oggetti separati. Questi aggiornamenti dovevano fare i conti con la gran quantità di casi diversi, con la  necessità di  mantenere criteri di omogeneità nella registrazione delle informazioni e di compatibilità con il passato, sia come informazione già acquisita, sia come metodologie.

Pur mantenendo diversi tracciati descrittivi (S stampe, MI matrice incisione, D disegno, OA oggetto artistico, A architettura, ecc) in relazione alle specificità categoriali-disciplinari, anzi attivando sempre nuovi modelli, l’ICCD ha ultimamente evidenziato  i paragrafi trasversali, costanti cioè in  tutte le descrizioni categoriali, fra questi il paragrafo Relazione è espressamente dedicato alle possibilità combinatorie dei beni.

Paragrafo Relazioni

Unisce e riorganizza due paragrafi che nella precedente versione 2.0 del tracciato erano chiamati “Gerarchia” e “Riferimento altre schede”. È  composto da due campi strutturati, Struttura complessa e Relazioni dirette e da un campo semplice Altre relazioni. È così possibile registrare tre ordini di relazioni attraverso il codice unico della scheda, NCTN, che è elemento di collegamento tra i beni in relazione.

Relazioni

Le  Relazioni gerarchiche caratterizzano  un oggetto dalla struttura complessasono “relazioni primarie” fra l’oggetto-struttura  e gli oggetti-elementi che lo compongono; sono del tipo “è divisibile in”, “è un sottoinsieme di”, “ha come componente ” (un servizio da tè, un monumento sepolcrale).

Le relazioni gerarchiche vanno indicate nel primo campo strutturato Struttura complessa RVE.

La registrazioni della gerarchia deve tener conto della descrizione che si svolge nel paragrafo Oggetto, nel campo OGTV Identificazione (complesso decorativo, insieme, serie, ciclo, opera isolata, elemento d’insieme).

Come sottolineato dalla Normativa ICCD l’individuazione del bene come semplice o complesso dipende dalla sua struttura, ma la descrizione catalografica in forma semplice o complessa, cioè rappresentando o no le relazioni gerarchiche e gli elementi che compongono la struttura, dipende dalla quantità delle informazioni che si vogliono riportare, è influenzata cioè, oltre che alle conoscenze del catalogatore, dalle risorse di tempo e di denaro. Tuttavia la descrizione in un primo momento solo sintetica, come oggetto semplice, potrà approfondirsi successivamente.

La rappresentazione del bene complesso si espande in più schede, dal generale al particolare, secondo un sistema che prevede una scheda madre o principale per l’oggetto nella sua interezza, scheda che è titolare  del numero di codice identificativo NCTN e che contiene informazione generali sul bene  e schede figlie o sottoschede con informazioni pertinenti ai componenti,  che non hanno un codice proprio ma ereditano quello della madre che va registrato in RVER (codice radice). Ogni scheda componente è poi numerata progressivamente (in RVEL livello 1,2,3…).

La descrizione delle ventisei tavole, una per ogni lettera, del Alfabeto Pittorico ossia Raccolta di Pensieri Pittorici Composti di Oggetti Comincianti dalle Singole Lettere Alfabetiche di Antonio Basoli, in forma di bene complesso, ha questa struttura.

Relazioni dirette

La normativa ICCD definisce Relazioni dirette  un secondo nucleo tipologico di correlazioni. Si tratta di un insieme eterogeneo e predefinito da una lista, a cui  è dedicato il secondo campo strutturato RSE, ripetitivo. Sono legami extra-oggetto, al di fuori dell’oggetto, non intra oggetto come le relazioni “parentali” della struttura gerarchica. Sono legami instaurati fin dall’origine o nel corso del tempo che possono o no aver lasciato tracce sulla evidenza fisica del bene, sullo stato di conservazione.

I beni in relazione con il bene catalogato devono essere a loro volta catalogati poiché la gestione del collegamento passa dalla registrazione del numero di catalogo  generale della scheda. La scheda assume più decisamente il carattere di ipertesto puntando verso altre schede.

I beni correlati possono essere di diversa tipologia categoriale: è possibile  esplicitare la relazione di un oggetto artistico con un edificio, con una fotografia, una stampa, un disegno, ecc.

I tipi di relazione predefinite sono:

luogo di collocazione/localizzazione [è contenuto in]; sede di provenienza [era contenuto in]; sede di rinvenimento [è stato rinvenuto in]; esecuzione/evento di riferimento [è coinvolto in]; relazione urbanistico ambientale [è in relazione urbanistico ambientale con]; sede di realizzazione [è stato realizzato in]; bene composto [è riutilizzato da]; fonte di rappresentazione [è documentato in]; riferimento alla matrice [si riferisce alla matrice];

Come si vede diversi tipi di relazione vanno  coordinati con quanto registrato nei paragrafi  Localizzazione attuale, Altre Localizzazione e Rapporto.

La sottolineatura delle relazioni con i luoghi che hanno fatto parte della storia dell’oggetto è significativa sia sul piano della ricerca in sé, come approfondimento storico sul bene, sia perché risponde all’esigenza, richiamata anche dal Codice di deontologia dell’ICOM, di stabilire la provenienza come mezzo per scoraggiare il traffico illecito di beni culturali.

I paragrafi Localizzazione attuale, Altre Localizzazione e Rapporto non prevedono la valorizzazione con il numero di catalogo generale della scheda del bene a cui si fa riferimento; se ciò non consente il passaggio diretto a tale scheda, permette però, in quei paragrafi, di segnalare beni che non si trovano sul territorio nazionale, o  non sono schedati, o con entità che non sono considerate beni culturali, oppure, per quanto riguarda il paragrafo Rapporto, anche con opere non più esistenti, o mai esistite,  solo progettate.

Non c’è una perfetta coincidenza tra tipi di relazione e tipi di localizzazione. Non sono previste, infatti, come relazioni significative quelle con il  luogo di deposito temporaneo per restauro, per calamità naturali; con il luogo di esposizione (diverso da mostra) per esempio per asta, con l’area rappresentata, con  area di ripresa e il luogo di ripresa.

Tralasciamo approfondimenti sulle relazioni dirette con i luoghi per una riflessione, invece, sui tipi di relazioni dirette che devono essere coordinate con il paragrafo Rapporto.

La relazione “è parte di un bene composto” intercorre tra  un’opera (o quello che ne rimane, un elemento, un frammento) e un’altra nella quale la prima viene inglobata.  Lo scopo può essere ornamentale e/o funzionale (sarcofago che diventa vasca di fontana, tendendo a escludere quello brutalmente utilitaristico che riduce un manufatto a mero materiale costitutivo, come nel caso di lastra scolpita usata capovolta, per pavimentazione).

Nell’ambito dei casi riscontrabili in un Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, è evidente che non si dà il caso di stampa al cui interno è riutilizzato un altro bene, tanto che, come si vedrà più avanti, il campo strutturato Reimpiego del paragrafo Rapporto non è presente nel modello S. Ma è possibile che una stampa sia reimpiegata in altro bene.

In realtà, nell’ambito dei fondi grafici o fotografici, la relazione di una o più stampe con un bene composto, subisce uno slittamento di senso:  si devia dal riutilizzo in senso stretto, verso una più decisa connotazione di  sistemazione conservativa e  presentazione collezionistica, anche a scopi didattici, come è avvenuto al momento nell’ingresso nell’Istituto delle Scienze della collezione di stampe Lambertini. Con  legature di formato e materie uguali, con stemma pontificio impresso ai piatti, i Volumi Lambertini sono manufatti descrivibili con scheda OA oggetto artistico, con relativo codice di catalogo. In essi si  conserva, in una cornice  unitaria e riconoscibile, una miscellanea o “antologia” di stampe di vari autori e cronologie, ognuna delle quali schedata con modello S dotato di proprio codice identificativo. Le schede delle stampe sono legate alla scheda del volume dalla relazione diretta  “è parte del bene composto” (schema 1).

Diverso è il caso di un taccuino, sui cui fogli un autore ha disegnato in successione degli appunti grafici, che si può configurare come bene complesso di cui mettere in luce la struttura gerarchica.

Nella scheda OA del bene che conserva-presenta saranno indicate, nel paragrafo Rapporto, campo strutturato Reimpiego  le opere inserite-conservate, cioè le stampe (si veda più avanti).

Come definire gli oggetti composti  secondo i quali è ordinata la collezione donata dal pontefice? Le liste terminologiche della scheda OA campo OGTD (definizione dell’oggetto), offrono due possibilità: album e legatura. Album è un oggetto che raccoglie  stampe, disegni o foto,  può preesistere all’insieme degli  elementi, i quali in genere vengono fissati (o disegnati) sulle sue pagine bianche (dal latino albus, “bianco”). Legatura è forse definizione più pertinente al caso: si riferisce ad un  manufatto che non preesiste agli elementi che rilega in volume per fornire una  presentazione più elegante, duratura  e funzionale.

Altra relazione diretta è quella con una fonte di rappresentazione/ documentazione: “è documentato, rappresentato, in” o “ha come fonte di rappresentazione”. Un disegno, una stampa, una fotografia, un dipinto possono rappresentare o documentare un altro bene.

E’ da notare che nel paragrafo  Altre Localizzazione, è possibile fornire l’indicazione dell’ “area rappresentata” (è una relazione che può caratterizzare specificatamente una fotografia,  una stampa, in particolare una carta geografica, ma anche un dipinto). Tale area può non essere un bene culturale (come per esempio uno stabilimento industriale) o un bene catalogato.

La Fontana del Nettuno di Giambologna è rappresentata nella stampa di Pio Panfili, Veduta della Piazza della Fontana, e Palazzo pubblico della Città di Bologna. Nella scheda OA della fontana è attivabile tale relazione diretta, tramite NTCN. Nella scheda S della stampa di Pio Panfili in Altre Localizzazioni, potrà essere indicata l’area rappresentata (la piazza del Nettuno).

L’acquaforte di Francesco Rosaspina, “B. Vergine In Trono Col Bambino E Li Santi Francesco, Domenico, Monica, E Mra Maddalena / L. Carracci”è stampa di traduzione che rappresenta la cosiddetta Pala Bargellini, realizzata da Ludovico Carracci, conservata in Pinacoteca Nazionale di Bologna (inv. 578) e sarà registrata come fonte di rappresentazione del dipinto.

La relazione diretta con la matrice – “è stato prodotto per mezzo di ” – lega un multiplo all’oggetto da cui è stato generato, come la madre-forma per i  calchi, lo stampo per le lucerne o le statuette votive ecc. Nella scheda S il legame  tra la stampa e la matrice di incisione ha un paragrafo dedicato, RM Riferimento Matrice, con dati aggiuntivi: oltre (ma anche in alternativa, se la matrice non è schedata) al numero di catalogo generale della scheda della matrice, il luogo di conservazione, la cronologia della matrice.

Il tema dei multipli introduce le relazioni di uguaglianza, di cui più sotto.

Altre relazioni

La terza categoria di relazioni (oltre a gerarchiche e dirette) è quella residuale che riguarda relazioni associative non predefinite nel sistema ICCD e chiamate Altre relazioni (nella normativa precedente definite relazioni orizzontali). La normativa non può  prevedere tutti i possibili collegamenti, per questo il campo semplice Altre relazioni ROZ  è disponibile per collegamenti  che il sistema non individua a priori attraverso un vocabolario chiuso, ma che  sono identificati dal catalogatore. In pratica, avendo due o più opere da porre in relazione, scelto  come riferimento il codice identificativo della scheda di una di esse, tale codice sarà riportato nei campi ROZ delle schede da collegare (compresa quello della scheda presa come punto di riferimento).  Il campo è ripetitivo.

La correlazione tra i volumi che raccolgono le stampe della collezione Lambertini, può essere indicata in questo modo (schema 1).

Per quanto riguarda la registrazione dei rapporti tra stampe derivate da una stessa matrice, essendo, allo stato attuale della catalogazione dei fondi, ancora difficoltoso ricostruire la storia delle varianti alla matrice, la normativa prevede il collegamento tra esemplari uguali (stesso stato) o quasi uguali (stati diversi) solo a livello locale, del fondo grafico che si sta catalogando. Serenita Papaldo notando che occorre  rimandare  “a un secondo tempo, avvalendosi proprio dello strumento informatico, la ricostruzione della rete di connessioni tra matrice, le varianti di matrici e stampe da esse derivate” (La catalogazione informatizzata del patrimonio grafico e fotografico in Primo Seminario Nazionale sulla catalogazione, 1999, atti a cura di Cinzia Morelli, Elena Plances, Floriana Sattalini,  2000),  proponeva che il ruolo di polo informatico di coordinamento fosse svolto dall’Istituto Nazionale della Grafica.

Il tema delle opere multiple introduce dunque le relazioni di uguaglianza e di  quasi-uguaglianza,  fenomeno che nell’ambito della grafica è legato alle trasformazioni che la matrice  può subire ad opera dell’autore o di altri, connesse a vicende editoriali o collezionistiche.

Si dà dunque il caso di esemplari “quasi uguali” appartenenti cioè a diversi stati di una matrice.

La normativa ICCD attualmente rileva il legame, oltre che nel paragrafo relativo alla Matrice se esistente ed è nota, legando le stampe di diverso stato, ognuna delle quali con proprio codice identificativo, attraverso il codice di una scheda  di una di esse registrato nel  campo Altre relazioni ROZ.

Altro caso è la presenza  di più esemplari di uno stesso stato della matrice, cioè uguali. La relazione di uguaglianza tra multipli non va indicata nel paragrafo Relazioni, ma nel campo Quantità nel paragrafo Oggetto (Identificazione: “serie”). Nel campo QNTN numero si  indica la relazione di uguaglianza tra esemplari presenti nella raccolta.

Quindi attualmente si rinuncia (al di là di ciò che, naturalmente, è sempre possibile indicare nel campo a testo libero Notizie storico critiche) a segnalare esemplari tratti dalla stessa matrice presenti in altre raccolte. Tale  relazione potrebbe istituirsi introducendo tra le relazioni dirette altri due tipi di legami: “è uguale a” ed “è quasi uguale a”.

Inoltre se si tratti di replica o di copia, cioè di stampa derivante da una altra matrice,  va indicato in Rapporto.

Paragrafo Rapporto

Il  primo campo strutturato di questo paragrafo raccoglie informazioni su un’area di relazioni che rispetto a quelle gerarchiche e associative,  sono interne al processo di elaborazione (artistica-creativa). Il campo, come recita la normativa, affronta la “ definizione del rapporto del bene in esame con l’opera da cui è tratto o di cui rappresenta uno stadio preparatorio”. Il campo si valorizza solo nel caso in cui il bene che si sta descrivendo è  il prodotto, in quanto modello, bozzetto, disegno preparatorio, calco, cartone, sinopia, di una elaborazione progettuale o preparatoria di un’opera definita finale, oppure è un bene che deriva, in quanto calco, replica, riproduzione, falso, copia, da un’altra opera definita originale nel medium materico espressivo dell’opera di riferimento o in un altro.

Il campo non si compila nel corso della descrizione dell’opera finale/originale.

L’opera originale o finale può non essere mai esistita, oppure può essere distrutta, irreperibile (ma esistono i frutti della elaborazione progettuale o riproduttiva che si sta schedando) o comunque non catalogata. Infatti, il paragrafo non istituisce il collegamento con una scheda del bene in rapporto, quindi non richiede la registrazione del relativo codice identificativo.

Disegni e incisioni sono  tecniche espressive privilegiate nell’ambito della progettazione o della traduzione-rappresentazione di opere architettoniche pittoriche, archeologiche, ecc.

Rapporto-a-dex

Per chiarire l’uso incrociato del paragrafo Rapporto e del campo relazione diretta facciamo un esempio.

La scheda D relativa al disegno preparatorio per la Pala dei Bargellini di Ludovico Carracci, disegno che rappresenta lo studio della figura di San Domenico (inv. 6478), farà riferimento nel paragrafo Rapporto all’opera finale di cui è stadio preparatorio.

La scheda S della stampa di traduzione di Francesco Rosaspina rappresentate la pala di Ludovico Carracci farà riferimento nel paragrafo Rapporto allo status di derivazione incisoria dall’opera originale.

La scheda OA del dipinto di Ludovico Carracci avrà il campo Relazione diretta, tipo di relazione “è rappresentato-documentato”,  valorizzato con il numero identificativo delle scheda D relativa al disegno preparatorio di Ludovico e della S relativa alla stampa di Francesco Rosaspina.

Come si nota nel tracciato della scheda S il paragrafo Rapporto è peculiare:

prevede infatti sia la possibilità di segnalare copie  note (non esemplari di stato) della stampa  oggetto della scheda. Il campo strutturato Copie è ripetitivo.  Inoltre il campo strutturato Area del libro (non ripetitivo) permette di indicare la relazione della stampa, con la pubblicazione di cui la stampa eventualmente è, o è stata, parte integrante.

Reimpiego

Il tracciato S non prevede invece il campo Reimpiego presente in altri modelli (non essendo possibile che una stampa abbia una parte reimpiegata). Abbiamo visto però che può succedere il contrario.

Rapporto-a-sin

La nozione di bene composto è già stata toccata, infatti, a proposito di Relazioni dirette:

a un certo punto della sua storia un’opera (spesso in stato ormai frammentario) o un elemento un tempo facente parte di un’opera, è stato incluso in altra anche di diversa area categoriale-disciplinare  (un bene archeologico in un bene architettonico, o bene numismatico in uno storico artistico, ecc.). Il fine non è l’annullamento ma il riconoscimento di interesse storico, di qualità estetica, di valenze didattiche-educative. Motivazioni che si possono rintracciare all’origine della donazione Lambertini,  un consistente gruppo di stampe rilegate in più  volumi al momento dell’ingresso.

Il meccanismo da utilizzare per descrivere questo particolare stato di cose è il seguente:

Schema2

Schema 2

nel campo Relazione diretta della scheda S delle stampe Lambertini  si  indica che il bene “è riutilizzato nel bene composto” al quale si punta registrando il numero di codice della scheda che lo descrive (OA del volume);  nel campo Reimpiego (ripetitivo) del paragrafo Rapporto della scheda OA del volume rilegato  si segnalano le “parti reimpiegate” cioè le stampe.

Nella descrizione di un bene composto il problema è mantenere la specificità culturale – disciplinare del bene reimpiegato, che era “nato libero”, si potrebbe dire, e che non va riassorbito-annullato nella facies del bene composto. Il sistema sopra esposto istituisce la relazione-rapporto e salvaguardia l’identità (sia in fase di descrizione, sia di successiva ricerca nella banca dati), tanto dei beni inclusi-raccolti, tanto dell’oggetto composto, specificità che è sottolineata dalla diversità dei tracciati catalografici usati e dai relativi codici identificativi.

Bibliografia

Pomian 1989
K. Pomian,  Collezionisti, amatori e curiosi, Milano, 1989.

Papaldo 1995
S. Papaldo(a cura di), Strutturazione dei dati delle schede di catalogo e precatalogo. Beni artistici e storici: schede S, MI, ICCD, Bologna,1995.

Signore 1995
O. Signore, La rappresentazione concettuale, in Serenita Papaldo( a cura di),  Strutturazione dei dati delle schede di catalogo e precatalogo. Beni artistici e storici: schede S, MI, ICCD, Bologna, 1995.

Wittgenstein 1998
Ludwig Wittgenstein, Tractatus Logico-philosophicus [1921], Torino, 1921 (edizione consultata 1998).

Papaldo 2000
S. Papaldo, La catalogazione informatizzata del patrimonio grafico e fotografico,in Primo Seminario nazionale sulla catalogazione,  1999, atti a cura di Cinzia Morelli, Elena Plances, Floriana Sattalini,  ICCD, 2000.

Giudici 2001
C. Giudici, La scheda per i fondi fotografici in  A. Stanzani, O. Orsi, C.Giudici, Lo spazio il tempo le opere, catalogo della mostra a cura di A. Stanzani, O. Orsi, C.Giudici  (Bologna 2001), Cinisello Balsamo (MI), 2001, pp. ……

Quatremère de Quincy 2002
A.C. Quatremère de Quincy, Lettere a Mirando, con scritti di Edouard Pommier
a cura di Michela Scolaro, Argelato, 2002.

Rocca 2002
S.V. Rocca, Beni culturali e catalogazione. Principi teorici e percorsi di analisi, Roma Cangemi, 2002.

Tartaglia 2003
S. Tartaglia, Controllo d’autorità e linguaggi di indicizzazione per soggetto, International Conference Authority Control. Definition and International Experiences, Firenze, 10-12 febbraio 2003.