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Nuovi studi sulla collezione di stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna

Nuovi studi sulla collezione di stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna

La collezione di stampe del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna, si compone in gran parte della raccolta ceduta nel 1881 dalla Regia Università, già Istituto delle Scienze, alla Regia Accademia di Belle Arti, la cui annessa Pinacoteca divenne autonoma nel 1882 [1]Abbreviazioni archivistiche: ASBo: Archivio di Stato di Bologna; BUB: Biblioteca Universitaria di Bologna; AABo: Archivio Arcivescovile di Bologna; ASSBo: Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici di Bologna. L’Accademia ottenne la raccolta di stampe, le cui sorti presso la Biblioteca dell’Università non erano certo state brillanti nel corso del sec. XIX, a seguito di uno scambio. La raccolta venne infatti ceduta in cambio della collezione dell’armeria oploteca cospiana e marsiliana, destinate al Museo Civico cittadino (Bortolotti 1977, p. XIX; Cammarota 2004, p. 129).. Essa è il derivato di una complessa stratificazione il cui nucleo principale si deve a donazioni ed acquisizioni del secolo XVIII. In gran parte indagata negli ultimi decenni a partire dalle ricerche di Andrea Emiliani, Giovanna Gaeta Bertelà, Marilena Tamassia, Giovanna Sapori e, in diverse occasioni, da Marzia Faietti, è attualmente oggetto di una nuova campagna di ricerche archivistiche e di indagini materiali volte al tentativo di districare i diversi nuclei collezionistici che vennero fusi in particolare nella seconda metà del Settecento [2]Si offre qui un riepilogo delle pubblicazioni sinora dedicate alla collezione: Emiliani 1968, pp. 69-79; Gaeta Bertelà, 1968a, pp. 85-86; Gaeta Bertelà, 1968b, pp. 7-9; Gaeta Bertelà, 1969, pp. nn.; Emiliani e Gaeta Bertelà 1970; Emiliani 1971, pp. XII-XIII; Gaeta Bertelà 1973, pp. 111-115; Emiliani 1979, pp. 43-47; M. Tamassia in Bologna 1981; Faietti 1983, pp. 65-81; M. Faietti in Bologna 1983; Faietti 1989, pp. 191-194; Faietti 1990, pp. 58-67; Faietti 1993, pp. 19-37; Sapori 1998, pp. pp. 307-321; Faietti 2003, pp. 28-30; Zarattini 2003-2004; Rossoni 2006.. Si tratta di un lavoro che richiederà diverse fasi di ricerca, di cui si rendono noti in questo articolo i primi risultati derivati sia dall’individuazione di nuovi documenti sia dalla rilettura di quelli in passato già rintracciati, significativi proprio per il secolo che si intende qui indagare.

La donazione del conte Luigi Ferdinando Marsili (1715)

Alcuni decenni prima che la prodigalità di Prospero Lambertini, papa Benedetto XIV, portasse alla celebre donazioni all’Istituto delle Scienze dei volumi di stampe che costituiscono il più celebre nucleo attualmente conservato in Pinacoteca, la mente illuminata del conte Luigi Ferdinando Marsili, fondatore dello stesso Istituto delle Scienze, la principale istituzione culturale bolognese del secolo, aveva intuito la necessità di dotare l’Istituto di una collezione di stampe ad uso degli studiosi, in particolare degli studenti dell’Accademia.

L’intenzione è resa chiara in una lettera spedita da Roma agli Accademici Clementini il 21 ottobre 1713, già pubblicata da Rezio Buscaroli nel 1937, qui riportata integralmente per la parte relativa alle stampe, in quanto costituisce il più dettagliato resoconto del contenuto della donazione che venne formalizzata nel 1715:

“Qui (a Roma) ho posti in ordine li susseguenti libri di stampe per ammaestrare la Gioventù uno che contiene tutte le targhe delle più belle armi di Roma, e pone regole per proporzionare gli scudi delle mede(si)me, il secondo è di sene funerali, fuochi d’artifizio, tornei e altri simili spettacoli che possono accorrere à chi dovesse proponer qualche cosa ò a Principi esteri ò per la patria. Il terzo di fiori, frutti, Animali, e (cancellata la parola “caccia”). Il quarto di Battaglie e Caccie. Il quinto di paesi de migliori maestri italiani che hanno il vero contorno, che non è ne Francesi ripieno d’un solo lecchetto di taglio. Sesto di diversi esemplari d’Alfabeto da scrivere in tutte le lingue del mondo. Settimo de i Ritratti de i migliori Scultori, Pittori, et Architetti più famosi. Ottavo della notomia de muscoli umani scheletri anche d’animali. Nono il famoso mio antico d’Alberto Duro. Decimo de disegni più esquisiti che portai di Germania, benché quelli d’Alberto Duro con la gran Carta del Portone d’Alberto Duro pure, e che per noi era di poco uso essendo stati grati a n(ost)ro Sig.re hò trasmessi ne suoi Gabinetti a S. Pietro. Undecimo de i disegni più inferiori di Germania. Duodecimo della scuola di Toscana che sono le migliori carte di Michel’Angelo, D’Andrea del Sarto, di Pietro da Cortona. Porterò meco la Galleria, e Gabinetto Farnese de Carracci per unirli à tutte le altre che costì che potrò anche raccogliere con l’assistenza delle sig.rie Loro di tutti li nostri Maestri Pittori ed intagliatori Bolognesi per ragion de quali cascheranno moltissime stampe di Raffaelle intagliate da Marc’Antonio. Di tutte le altre scuole non pretendo di dare una serie esatta di carte perché è mar grande e per la gioventù studiosa e superflua far spesa ma bensì della nostra Bolognese voglio che vi sia il reperibile rinovando à tutti lor Sig.ri le preghiere di aiuto ò chi ne avesse delle doppie ò chi volesse beneficare li vivi e Posteri nostri Concittadini, e per me farrò più che le mie forze mi permettono.

Per la scuola Veneziana porterò molte carte sciolte stimandosi più facile in Lombardia di ritrovare il resto che qui (…)” [3]Trascrizione tratta da Buscaroli 1937, p. 42.

La raccolta dovette considerarsi pressoché compiuta l’anno successivo quando, apprestandosi ad inviarla a Bologna, venne così descritta in una lettera spedita sempre dal generale agli Accademici Clementini il 4 luglio 1714, lettera già inquadrata da Lucia Tongiorgi Tomasi nell’ambito dell’interesse di Marsili per l’editoria e la stampa e da Donatella Biagi Maino in una lettura volta a mettere in luce i rapporti tra le idee artistiche di Marsili e la da poco istituita Accademia: [4]Tongiorgi Tomasi 1987, pp. 311-315, Biagi Maino 2005, pp. 32-33. Si vedano anche Sapori 1998, p. 310, Faietti 2003, p. 31.

“Fra pochi giorni partirà di qui il finale compimento di quello che ho ideato per loro, ed è una Biblioteca di molti volumi di stampe legati come vedranno per commodo de studiosi sia per figure, Paesi, Battaglie, Marine, Fiori, Animali, Teatri, Feste, Funerali, Ritratti di più celebri Pittori, e Scultori, e tirate da diverse scuole, le quali restano distinte in Tedesca, Fiamenca, Francese, Italiana, e questa suddivisa in Romana, Veneziana, Fiorentina, Bolognese, Parmigiana, Urbinata. Tali divisioni sono ne propri gran Cartoni, che si dovrebbero andare impinguando col progresso del tempo dall’amore e gratitudine degli Accademici alla propria Accademia, se non in vita almeno al punto di morte, come in tutte le Università si pratica (…). Benché questo mio Dono non sia per il numero all’intiera sua perfezione, ad ogni modo sarà bastante à stabilire co i vivi e i Posteri l’ordine nel quale deve essere la Libreria Calcografa dell’Accademia coll’oggetto d’havere l’erudizione di tutte le maniere dell’altre scuole, e la separazione di tutte le specie diverse di Carte, che possono ammaestrare la Gioventù in tutte le Parti della Pittura, oltre la principale delle Figure.” [5]La lettera è pubblicata in Buscaroli 1937, pp. 50-53.

Conferma dell’invio del materiale proviene dal manoscritto Inventario di alcune donazioni di libri ed anticaglie, ms. 418, conservato presso la Biblioteca Universitaria di Bologna, e da un documento intitolato Registro de donativi fatti all’Istituto delle Scienze e delle Arti, et all’Accademia Clementina doppo la loro fondazione, presumibilmente redatto nel 1718, visto che l’ultimo donativo registrato corrisponde a quella data [6]BUB, ms. 418, pp. 35-36; ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 22, f. 1.. All’anno 1715, vengono riportati doni lasciati dal generale Marsili in cui compaiono, oltre a libri, un nutrito nucleo di 1.101 stampe organizzate proprio in “Portafogli, o Cartoni” in cui domina, secondo la metodologia seguita in diverse altre raccolte del Seicento e dei primi decenni del Settecento, un’organizzazione del materiale di tipo geografico (le scuole locali italiane, regionali, o straniere) o iconografico, senza distinzione di tipo cronologico e senza alcuna necessità di individuare nomi di artisti inventori né tanto meno di incisori [7]Per la metodologia seguita nella raccolta delle stampe nelle collezioni Sei e Settecentesche, cfr. Pezzini Bernini 2001, pp. 66-68.. Il materiale doveva costituire un raggruppamento a parte rispetto ai veri e propri libri di stampe che, in quanto tali, erano classificati proprio all’interno della categoria libri.

L’elenco, che compare anche in diversi altre redazioni successive, risulta importante in quanto, a fianco dei titolo dei cartoni, che corrispondono per la gran parte a quanto descritto nelle lettere, viene riportato il numero di esemplari presenti in ognuno di essi:

“Indice delli Portafogli, o Cartoni
– Portafogli primo con fogli n. 96 spettanti alla pittura
– 2 Scuola italiana di Bologna con fogli 22
– 3 scuola italiana di Venezia con fogli 57
– 4 Paesi di più autori con fogli 106
– 5 Esemplari per scrivere in varie lingue e per fare ornamenti con tratti di penna. Li detti esemplari sono n. 3. Il primo contiene fogli 76; il secondo contiene fogli 27; il terzo contiene fogli 46
– 6 Scuola italiana di Firenze con fogli n. 38
– 7 Piazze ed Assedij in Pianta, et in alzata con fogli 35
– 8 Rami per li gioiellieri, et Argentieri con fogli 12
– 9 Fiori, Uccelli, Insetti con fogli n. 72
– 10 Ritratti delli più celebri pittori con fogli n. 43
– 11 Ornamenti di cappelle, sepolcri, targhe d’Armi, e Vasi, con fogli n. 127
– 12 Scuola tedesca di Alberto Duro con fogli n. 143
– 13 Vari animali di diversi Autori con fogli n. 75
– 14 Tornei, Scene, fuochi, e Funerali con fogli n. 76
– 15 Scuola italiana di Urbino con fogli n. 36
– 16 Scuola fiamminga di più autori con fogli n. 14
– Vi sono altri Portafoglii in n. 12, li quali sono vuoti, e da riempirsi nel tempo avvenire”. [8]ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 22, f. 1.

Come già suggerito nella lettera del 1713, nell’elenco compaiono ben 143 fogli riferibili alla scuola tedesca. Infatti Marsili, nel corso del suo soggiorno a Vienna, al servizio dell’Imperatore Leopoldo I, aveva acquistato, oltre a disegni, diverse stampe di Albrecht Dürer, nucleo evidentemente ampliato con l’acquisto della collezione sopra citata a Roma [9]Cfr. Tongiorgi Tomasi 1897, p. 314. La studiosa ha anche reso noto un opuscolo di Marsili intitolato Dell’Arte dell’intagliare in rame, traduzione di un capitolo del testo dell’artista francese Florent Le Comte, Cabinet des singularités d’Architecture, Peincture, Sculpture et Gravure, edito a Parigi nel 1699 (Tongiorgi Tomasi 1987, p. 311)..

Come fa presumere il numero di 12 portafogli vuoti, era presente l’intenzione di ampliare con il tempo la raccolta, come auspicava Marsili, con donazioni di altri collezionisti bolognesi, cosa che invece non si verificò nella prima metà del secolo. [10]Nel 1716 Marsili donò all’ “Officina dello Stampatore” dell’Istituto, anche diverse matrici, tra cui 84 in legno e 3 in ottone che erano state utilizzate per la realizzazione dei ritratti degli artisti inseriti nella Felsina pittrice di Carlo Cesare Malvasia. Le matrici erano state a loro volta donate al generale dall’erede del canonico, conte Cornelio Malvasia (ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 13, f. dal 32 al 37). Nel 1746, alla vigilia dell’arrivo della prima donazione Lambertini, la collezione aveva conosciuto infatti un aumento praticamente inconsistente ma, presumibilmente, una piccola riorganizzazione.

Il documento Bibliotheca Bononiensis Scientiarum et Artium Instituti, del 1746, contiene un Inventario di Rami, e di Stampe che riferisce della presenza di 1.103 stampe conservate in “cartoni in forma di libri in foglio”, dicitura che fa supporre ancora la mancanza di una vera e propria rilegatura, ma un’organizzazione che dovesse ad essa aspirare. [11]ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 27-28. Il documento riporta anche la presenza a quella data, nell’Istituto, di ben 39 “Libri di Stampe, e di Rami”.

Le voci riportate corrispondono per la gran parte all’elenco della donazione Marsili, ma con diverse mancanze numeriche in alcuni cartoni, a cui fa riscontro l’aggiunta di nuovi cartoni contenenti 75 stampe di “Battaglie, Caccia, e di Trofei”, 24 stampe di “Scuola francese di diversi autori”, 11 stampe di “Marine e di Navigli”, evidentemente frutto di una risistemazione del materiale. La scuola bolognese, di cui Marsili auspicava un notevole incremento proprio grazie all’aiuto dei collezionisti locali, rimase invece particolarmente povera di esemplari.

I fogli della donazione Marsili vennero presumibilmente in parte rilegati a partire dal 1756 quando, ormai giunti i due nuclei della donazione Lambertini su cui ci intratterremo tra poco, si decise di procedere, come affermato in un resoconto agli Assunti dell’Istituto delle Scienze redatto dall’allora bibliotecario Ludovico Montefani Caprara in data 6 Maggio 1756, “nel far legare in volumi le stampe volanti, che sono nella Biblioteca, che si crede ben fatto non farle legare fuori di questa”. [12]ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 21, n. 12. Si veda anche l’articolo di Sabrina Borsetti, in questo numero della rivista. Per la figura del bibliotecario Ludovico Montefani Caprara, cfr. Di Carlo 2000, pp. 129, 135-136.

Su come si sia potuto procedere con queste nuove legature, vale a dire se si sia optato per la creazione di nuovi volumi, o se le stampe Marsili siano invece state inserite all’interno dei volumi della donazione Lambertini, non abbiamo testimonianza, anche perché l’intera collezione fu sottoposta negli anni successivi a continue riorganizzazioni.

Prima donazione Lambertini (1751)

Andrea Emiliani, in alcuni articoli pubblicati tra il 1967 e il 1970 – interventi fondamentali in quanto rimettevano finalmente in luce, dopo decenni di quasi assoluto silenzio, l’importanza della raccolta dando così il via allo studio e alla risistemazione dei decenni successivi -, ha attentamente ricostruito tutte le notizie bibliografiche, qui ripercorse, relative alla provenienza della collezione di Benedetto XIV conservata presso la Pinacoteca di Bologna. [13]Emiliani 1968; Emiliani 1969; Emiliani 1970. Si veda, per un riepilogo delle vicende del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe negli anni successivi, Emiliani 1993. Fu Cesare Masini nella Storia della Pinacoteca di Bologna, del 1888, a riferire come le stampe della Pinacoteca provenissero dal dono all’Istituto delle Scienze, da parte di papa Benedetto XIV, della raccolta di stampe già del conte Girolamo Bolognetti. [14]Masini 1888, p. 19-20. Si trattava di una collezione che a sua volta Girolamo Bolognetti aveva acquistato dal pittore Pier Francesco Cavazza (Bologna, 1677-1733), artista che Gian Pietro Zanotti, nella sua Storia dell’Accademia Clementina, presentava, più che come valente pittore, come collezionista delle “più belle stampe di legno e di rame, che si ritrovino”. [15]Zanotti 1739, p. vol. I, p. 381. A fronte dell’elogio pubblico, Zanotti, nelle sue postille alla Storia dell’Accademia Clementina, annotava che l’artista-collezionista “nel raunare però dette stampe ha fatto pasticci immensi”, non si sa se in riferimento alla stessa organizzazione della raccolta, come farebbe immaginare il termine “raunare”, o se in merito agli interventi sui singoli esemplari (cfr. Ottani Cavina e Roli 1977, p. 134). Notizie su Pier Francesco Cavazza, in gran parte raccolte da Zanotti, compaiono anche nel manoscitto di Francesco Maria Niccolò Gaburri, Vite de pittori, conservato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze, Mas. Palatino, EB 9.5, vol. V, c. 2090. E’ lo stesso Zanotti a segnalare l’acquisto della raccolta da parte del “gentiluomo, che delle cose belle tien somma cura, e (che) può in questi tempi chiamarsi rarissimo”, Girolamo Bolognetti, uno dei cinque figli del conte Paolo Bolognetti nominato nel 1697 principe di Vicovaro. [16]Zanotti 1739, I, p. 381; Pomponi 1997, III, pp. 28-30.

Il conte aveva evidentemente apprezzato quella raccolta assolutamente singolare, che già Pellegrino Orlandi, nel suo Abecedario pittorico aveva descritto come “copiosissima Raccolta di carte stampate, in ogni genere singulari, intagliate dalli migliori Artefici d’ogni nazione”. La raccolta, come specifica ancora Orlandi, “principia (…) dalli primi Intagliatori del 1460 e cronologicamente proseguisce sino alli nostri tempi: è ordinata in cento e più tomi, cinquanta dei quali sono in foglio reale, gli altri in foglio, mezzi fogli, e forme minori: tutta la serie delle stampe ascende a circa ventimila”. [17]Orlandi 1719, p. 361. Per l’intera questione cfr. Sapori 1998, pp. 307-313. Per la storia della collezione si vedano anche, Lehrs 1889, pp. 81-84; Gaeta Bertalà 1968a; Gaeta Bertalà 1968b; Emiliani e Gaeta Bertelà 1970; Gaeta Bertalà 1973, pp. 111-115; Emiliani 1979, pp. 43-47; Bologna 1981;Faietti 1983; Faietti 1989, pp. 191-201; Faietti 1993, pp. 19-21.

Sinora riferita agli anni 1755-1756, a seguito di nuove ricerche d’archivio, la donazione Lambertini può essere indagata con maggiore precisione, mettendo in luce in particolare le diverse fasi e le diverse motivazioni che portarono il papa alla donazione.

Dalla consultazione delle lettere inviate e ricevute dall’Assunteria dell’istituto delle Scienze, e dalla lettura degli Atti del medesimo Istituto, risulta chiaro che un primo dono di stampe da parte di Benedetto XIV all’Istituto bolognese venne realizzato nel 1751. Si trattava di ben cinquanta volumi di stampe, ricevute in dono dal papa da un certo cardinale Bolognetti, identificabile con Mario Bolognetti, che a sua volta le aveva ereditate dal conte Girolamo Bolognetti, evidentemente da poco deceduto. Il Cardinale Mario Bolognetti, nato nel 1691 dal senatore bolognese Ferdinando Bolognetti e dalla contessa Flavia Teodoli, come narra una nota biografica redatta nel 1755, [18]Serie cronologica 1755, p. 70. trasferì infatti immediatamente la collezione ereditata al papa, forse proprio con l’intento di farla tornare a Bologna, dove era stata composta e acquistata.

Da questi atti non risulta nessun riferimento riguardo alla derivazione della collezione Lambertini dall’acquisto eseguito dal conte Girolamo Bolognetti della collezione di Pier Francesco Cavazza – cosa che diventerà esplicita nei documenti per la seconda donazione del 1756 -, ma un passo del testo di Giuseppe Gaetano Bolletti, Dell’origine e de’ progressi dell’Instituto delle Scienze di Bologna, del 1751, fa intuire la derivazione bolognese della collezione:

“E per ultimo (tra i doni di Benedetto XIV) cinquanta libri comprendenti la raccolta di scelte stampe tanto italiane, che oltramontane, opere de’ professori più insigni qui formata, ma purtroppo altrove smarrita; questa ora ci viene dal nostro massimo benefattor ridonata, ed è per essere di moltissima instruzione, e giovamento agli studiosi di pittura, a’ quali potrà in avvenire di norma servire, e di stimolo”. [19]Bolletti 1751, p. 103.

Il numero di cinquanta volumi in foglio donati da Lambertini, corrisponde inoltre in maniera perfetta a quanto dichiarato da Pellegrino Orlandi nel sopra citato Abecedario pittorico, quando affermava che la collezione Cavazza si componeva, tra gli altri, di “50 volumi in foglio reale”, lo stesso formato della gran parte di quelli presenti nella cosiddetta “grande collezione” della Pinacoteca di Bologna.

Vale la pena però segnalare che, essendo già stata acquistata entro il 1739, data di edizione della Storia dell’Accademia Clementina di Zanotti, ed essendo rimasta di proprietà di Girolamo Bolognetti sino alla sua morte, non si può escludere che la raccolta originaria di Cavazza, nel corso di più di un decennio, sia stata sottoposta ad ulteriore incremento. E’ facile immaginare, infatti, che il conte Girolamo, talmente sensibile all’argomento da acquistare una così copiosa raccolta, fosse stato a sua volta un conoscitore, e che abbia acquistato altri esemplari, o altri fondi, magari inseriti nella grande collezione bolognese. Purtroppo non si sono al momento individuati precisi dati biografici sul conte Girolamo che, escluso dalla primogenitura del feudo di Vicovaro che divenne di proprietà del fratello Ferdinando, ottenne insieme all’altro fratello, Camillo, in eredità il ramo famigliare bolognese. [20]Pomponi 1997, pp. 28-30. Oltre che in relazione all’acquisto della collezione Cavazza, egli è noto in quanto collezionista solo per aver commissionato agli artisti Gian Gioseffo dal Sole e Felice Torelli, due dipinti à pendant raffiguranti rispettivamente Diana con alcuni amorini e Alfeo con Aretusa, il primo conservato in una collezione privata parigina, ed il secondo attualmente disperso. [21]Zanotti 1739, II, p. 81 e p. 306; Ottani Cavina e Roli 1977, pp. 29-30; Thiem 1990, p. 101; Gardner 1998, I, p. 123; Graziani 2005, p. 225, n. 108.

La decisa volontà del papa di donare la raccolta a Bologna non doveva dunque limitarsi al legame che egli aveva con la città, di cui manteneva la carica di vescovo malgrado l’assunzione al soglio pontificio nel 1740, ma doveva riferirsi anche alla necessità di far tornare a Bologna ciò che era già stato di Bologna, e che forse trasmigrò a Roma con il passaggio dell’eredità per un tempo brevissimo. D’altra parte il papa doveva essere già a conoscenza della presenza nell’Istituto delle stampe donate da Marsili, ed intendeva così, nella sua volontà di creare una grande biblioteca che raccogliesse al proprio interno tutte le discipline, e che dovesse diventare il fulcro del progredire dello studio di ogni scienza, contribuire al suo ampliamento. [22]Il ruolo di Benedetto XIV, come uomo di cultura, in particolare in relazione alla città di Bologna e alla biblioteca dell’Istituto delle Scienze, è stato ripercorso da Carla di Carlo nel suo testo Il libro in Benedetto XIV, a cui si rimanda anche per una ricostruzione del profilo biografico del papa bolognese definito da Muratori “campione della libera ricerca” (Di Carlo 2000). Una continuità a cui forse non dovette essere idealmente estraneo lo stesso Cavazza che, in quanto accademico clementino, dovette intrattenere rapporti con Marsili, formando una collezione basata sul medesimo doppio principio geografico e iconografico. [23]Sull’ipotesi dei rapporti tra Marsili e Cavazza, cfr. Sapori 1998, p. 310; Faietti 2003, p. 31.

La notizia della donazione dei volumi Lambertini è documentata nelle lettere dell’Istituto, nel mese di giugno 1751. [24]ASBo, Assunteria di Istituto, Lettere all’Istituto, n. 4, 5 giugno 1751; ASBo, Assunteria di Istituto, Lettere dell’Istituto, n. 3, 12 giugno 1751. I volumi arrivarono concretamente nel luglio del medesimo anno e vennero affidati alla cura del Marchese senatore Sigismondo Malvezzi che ebbe l’ordine dal papa di farli rilegare a proprie spese. [25]ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 4, cc. 1258, 1261.

I volumi vennero consegnati all’Istituto dal senatore Malvezzi nel novembre del 1751, e l’operazione venne così descritta dal segretario dell’Istituto, Gabriele Manfredi:

“Attesto io infrascritto, come secretario dell’Illustrissima ed Eccellentissima Assunteria dell’Istituto delle Scienze, che sotto questo medesimo giorno è stata consegnata dall’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signor Marchese Senatore Sigismondo Malvezzi alla Illustrissima ed Eccellentissima Assunteria dell’Istituto suddetta la raccolta consistente in cinquanta volumi di intagli della santità di Nostro Signore felicemente regnante donati all’Istituto e a tal fine dalla Santità Sua trasmessi al detto Signor Senatore per farne seguire la detta consegna, li quali cinquanta volumi sono stati per ordine ed a spese della Santità Sua per ordine e coll’assistenza del detto Signor Senatore qui in Bologna propriamente legati con profili e imprese di Sua Santità posti a oro, coll’intitolazioni al di fuori di ogni volume, e colle armi di Sua Santità impresse esteriormente sopra l’uno e l’altro cartone, e interiormente sopra ciascun intaglio colle fogliature e numerate a ciascun volume, il tutto ordinatamente condizionato”. [26]ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 4, cc. 1272-1276; ASBo, Assunteria di Istituto, Lettere dell’Istituto, n. 3, 13 novembre 1751; ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 23, f. “Ricevute di libri”; ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 12.

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Figura 1: Coperta del volume 10, Stampe bolognesi di Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino da Cento © Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe
Figura 2: G. B. Pasqualini, Davide invia una lettera a Joab, bulino, mm 236×227, inv. PN 4985 © Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe

Quanto descritto in questa relazione rende chiaro come il primo nucleo della cosiddetta “grande collezione” del cardinale Lambertini si componesse di 50 volumi e solo a seguito dei diversi rimaneggiamenti a cui questi furono soggetti nel corso della seconda metà del secolo, si sia giunti al numero di 81 volumi attualmente presente in collezione. [27]In genere la collezione viene indicata come contenete 81 volumi, ma bisogna considerare la presenza anche di due volumi con numero duplicato, 35a e 36a, che portano nel conteggio finale a 83. Delle 50 coperte originarie, marchiate con lo stemma Lambertini, ne rimangono oggi 45, mentre solo le stampe in cui compare il medesimo stemma presenti negli 81 volumi, possono dirsi riferibili al primo nucleo del 1751. [28]Per una prima ricognizione delle coperte dei volumi si veda Gaeta Bertelà 1970; Faietti 1993, pp. 19-20. Cfr. anche Sabrina Borsetti, in questo numero della rivista.

Informazioni ancora più rilevanti derivano dalla Nota di diverse stampe legate in numero 50 Tomi, che si presenta alla Santità di Nostra Signoria, rinvenuta presso l’Archivio di Stato di Bologna entro un fascicolo intitolato Instrumenti vari circa oggetti d’arte, nota non datata, ma evidente resoconto del lavoro di legatura effettuato a Bologna. [29]ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Accademia Clementina, b. 31, f. 15. Da questo documento risulta, anche se descritto in maniera sommaria, il contenuto dei vari volumi, numerati in maniera progressiva, ed organizzati in maniera geografica a partire dalla scuola italiana, con 8 volumi di stampe bolognesi, 6 di romane, 8 di fiorentine, 6 di veneziane, 5 di lombarde, per proseguire con il gruppo di 10 volumi di stampe tedesche olandesi e fiamminghe, 6 volumi di stampe francesi ed un solo volume di carattere iconografico dedicato a “Stampe estratte da bronzi e marmi Greci”.

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Nota di diverse stampe legate in numero 50 Tomi, che si presenta alla Santità di Nostra Signoria, Assunteria di Istituto, Diversorum, Accademia Clementina, b. 31, f. 15 © Bologna, Archivio di Stato, su autorizzazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

E’ probabile che l’assetto con cui arrivarono le stampe a Bologna non sia stato modificato al momento della legatura, visto che in nessun documento si parla di riordino delle stampe e che il lavoro venne eseguito in breve tempo (da luglio all’inizio di novembre del 1751).

Se questo fosse vero, vorrebbe dire che, considerando l’elenco dei volumi e catalogando le stampe che attualmente ancora presentano il marchio Lambertini (integro o spezzato, a seconda che la stampa si trovi ancora incollata alla pagina originaria, o sia stata staccata e incollata ad una nuova pagina), si potrebbe ricostruire con un buon grado di approssimazione il nucleo della collezione Cavazza-Bolognetti dedicato alle diverse scuole, pervenendo così ad un’idea precisa dell’assetto della raccolta a metà Settecento.

Per raggiungere questo tipo di ricostruzione risulta prioritario ricomporre, per lo meno virtualmente, gli 83 volumi della “grande collezione” le cui stampe vennero in gran parte staccate a fine Ottocento da Paul Kristeller nell’intento di salvaguardarle e valorizzarle. [30]Per l’attività svolta da Kristeller sulla raccolta di stampe bolognese, cfr. Kristeller 1896, pp. 397-400; Gaeta Bertelà 1970, p. 24; Gaeta Bertelà 1973, p. 113; Tamassia in Bologna 1981, pp. 8-9; Faietti 1993, p. 20; Rossoni 2006, p. 60. Per il metodo utilizzato da Kristeller a Bologna, in seguito largamente riapplicato dalla studioso a Roma nella collezione Corsini, cfr. Mariani 2001, pp. 13-19; Fiorani 2004, pp. 80-87. Ma per questo argomento si rimanda all’articolo, pubblicato in questa rivista, dedicato alla ricostruzione del I volume – “Stampe di Giulio Bonasoni pittore e intagliatore” -, e all’articolo di Sabrina Borsetti dedicato alle indagini materiali svolte su coperte, legature e filigrane della medesima collezione.

Seconda donazione Lambertini (1756)

Alla donazioni di stampe di papa Benedetto XIV del 1751, fecero seguito altri numerosissimi doni, in particolare di libri e manoscritti che andarono arricchendo la Biblioteca dell’Istituto delle Scienze, destinata a diventare un’importante istituzione culturale, dal 1756 aperta al pubblico per ordine dello stesso papa. Alle donazioni librarie, Carla Di Carlo ha dedicato un’approfondita ricerca in cui è stato messo in luce come il papa lavorò diversi anni, e non senza difficoltà, alla realizzazione del progetto di fare confluire all’Istituto diverse biblioteche bolognesi, a cui si aggiunse l’invio della propria biblioteca stabilito con motu proprio del 6 settembre del 1754. [31]Di Carlo 2000, con bibliografia precedente; Tinti 2007, pp. 203-206. La costituzione di una biblioteca pubblica a Bologna era già stato un obiettivo del marchese Francesco Zambeccari e di Marco Antonio Collina Sbaraglia i quali, incontrate diverse difficoltà, fecero confluire le loro collezioni librarie presso la Libreria costituita dai Gesuiti in Santa Lucia (cfr. Cammarota 2000, p. 48).

Negli atti dell’Assunteria d’Istituto del 18 marzo 1756, oltre alla registrazione di altri doni inviati dal papa tra cui i “sei Colli de altri suoi Libri venuti già, (e) dello strascino che è per istrada”, si segnala l’intenzione del Pontefice “d’accrescer d’altri volumi le stampe già Cavazza facendone acquisto dal Sig. Conte Giacomo Bolognetti”. [32]ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 5, c. 20.

L’intenzione del papa dovette concretizzarsi pochi mesi dopo, in quanto, in una lettera inviata dall’Istituto all’Ambasciatore Giulio Bentivoglio, del 17 marzo 1756, si affermava che “ci fu palese che Nostra Santità avea ottenuto dal Signor Senatore Bolognetti gli altri libri di stampe rare seguito di quelli, ch’ebbe già in dono dal Cardinale di chiara Memoria”. [33]ASBo, Assunteria di Istituto, Lettere dell’Istituto, n. 4, 17 marzo 1756. Evidentemente il papa era intenzionato ad assicurarsi per l’Istituto l’intera collezione Cavazza e, ottenuto in dono dal cardinale Mario Bolognetti il primo blocco di 50 volumi, si prodigò, alla morte del medesimo cardinale avvenuta il 12 febbraio del 1756, per ottenere dall’erede conte Giacomo Bolognetti gli altri volumi della collezione che, negli atti d’Assunteria del 19 marzo 1756, si precisa consistesse in “cento volumi di altre stampe acquistate già dal Cavazza delle quali il Signor Malvezzi ha l’indice (…)”. [34]ASBo, Assunteria dell’Istituto, Atti, n. 5, c. 21. Alla notizia della donazione fanno seguito diverse lettere di ringraziamento da parte dell’Istituto all’Ambasciatore, e dunque a papa Benedetto XIV, e allo stesso conte Bolognetti in quanto si era privato di una tale preziosa raccolta, e che cortesemente rispose affermando di non aver potuto esimersi dall’esaudire la volontà del papa, autore nei suoi confronti di numerose grazie. [35]ASBo, Assunteria di Istituto, Lettere di Istituto, n. 4, 1 aprile 1756, 22 aprile 1756; ASBo, Assunteria di Istituto, Lettere all’Istituto, n. 5, 14 aprile 1756. Dalla corrispondenza intercorsa non appare del tutto chiaro se il conte Bolognetti abbia risposto con una nuova donazione al desiderio espresso dal papa, o se si sia trattato di una semplice vendita generosamente concessa, ma la prima ipotesi sembra decisamente la più plausibile.

Di questo secondo dono Lambertini disponiamo di un nuovo elenco redatto il 6 maggio 1756 dal bibliotecario Montefani, già segnalato da Marzia Faietti: B. Nota delle stampe mandate in dono da N. Sig. Papa Benedetto XIV felicemente regnante alla Biblioteca dell’Istituto di Bologna a di 4 Aprile 1756 indirizzate all’Ill.mo Card. Malvezzi Arcivescovo, e da questi passate a S. Ecc.za Marc. Sigismondo Malvezzi senatore e Assunto al detto Istituto, che le ha consegnate a me infrascritto Bibliotecario. [36]ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 12; Faietti in Bologna 1983, pp. 5-6.

Nella presente nota vengono elencati 115 volumi di formato in foglio e in quarto di foglio, di cui se ne sono individuati 54 nella cosiddetta “piccola collezione” della Pinacoteca. Vari volumi presenti in elenco si sono invece rintracciati in questa occasione nella Biblioteca Universitaria di Bologna, dove evidentemente rimasero al momento del passaggio della Collezione all’Accademia di Belle Arti. [37]Si ringrazia Rita De Tata per aver verificato la presenza dei volumi presso la Biblioteca Universitaria sulla base dell’inventario del 1756. Negli atti di cessione delle stampe dall’Università all’Accademia di Belle Arti del 1881, si afferma che, oltre ai volumi della “grande collezione”, vengono trasferiti anche 62 volumi della “piccola collezione” (ASSBo, Verbali della Commissione del R. Istituto per la verifica della raccolta delle Stampe di Benedetto XIV, 1881). A riprova dell’appartenenza di questi volumi alla donazione di Benedetto XIV, oltre la corrispondenza con l’elenco sopra citato, è la presenza sul frontespizio sia di quelli conservati nella Pinacoteca che di quelli conservati presso la Biblioteca Universitaria, della scritta a matita “B. XIV”.

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Figura 1: Coperta del volume 84, Stampe bolognese di Giovan Battista Coriolani © Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe
Figura 2: Frontespizio del volume 84, Stampe bolognese di Giovan Battista Coriolani © Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe
Figura 3: Foglio di sguardia del volume 84, Stampe bolognese di Giovan Battista Coriolani © Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe

Uno studio più approfondito di questa seconda donazione Lambertini sarà oggetto di future ricerche. Per il momento basti notare che i volumi, nella gran parte dei casi, risultano dedicati a singoli autori, e contengono all’interno stampe omogenee dal punto di vista iconografico (ad esempio: Santi Domenico. Stampe diverse di quadratura; Curti Francesco. Stampe di fiori; Bartolomeo Coriolano. Stampe bolognesi di uccelli). Non mancano comunque volumi di stampe con indicazione generica (ad esempio: Stradano Giovanni. Stampe fiamminghe, Perelle Niccolò. Stampe francesi diverse, Dürer Alberto. Stampe tedesche).

Non risulta, per questo nuovo invio, la realizzazione di legature ad hoc, e non compare la necessità di marcare con il proprio stemma ogni stampa, così come invece si era fatto per la donazione del 1751.

Si accennava in precedenza, a proposito del dono di Luigi Ferdinando Marsili, dell’attività di rilegatura di stampe sciolte testimoniata nel 1756, ma altra traccia dei rimaneggiamenti che interessarono la collezione nella seconda metà del secolo, può essere riscontrata nelle due righe riportate negli Atti della seduta dell’Assunteria d’Istituto del 12 dicembre 1756: “Riferì il Sig. Malvezzi di aver ordinato al Bibliotecario ad ogni buon fine di separare in libro a parte le stampe impudiche de’ Carracci. Approvato.” [38]ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 5, c. 52. Evidentemente per motivi di decoro vennero estrapolate dai volumi della “grande” e della “piccola collezione” le stampe Lascive di Agostino e di altri incisori e venne composto un tomo che si può individuare con il volume Stampe bolognesi lascive di Agostino Carracci ed altri autori attualmente contrassegnato dal numero 132. [39]Il volume presenta sia stampe con il timbro Lambertini spezzato (dunque provenienti dai volumi dalla prima donazione) che senza timbro. Il volume è stato oggetto, come la gran parte della collezione, ai tagli eseguiti da Paul Kristeller.Vol132_n Vol132front_n PN15205_n

Figura 1: Coperta del volume 132, Stampe bolognesi lascive di Agostino Carracci © Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe
Figura 2: Frontespizio del volume 132, Stampe bolognesi lascive di Agostino Carracci © Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe
Figura 3: Agostino Carracci, Reciproco amore, bulino, foglio smarginato mm 223×303, inv. PN 15205 © Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe

Si segnalano, anche se appartenenti alla tipologia dei libri di stampe e non della raccolta di stampe (e in quanto tali non sottoposti a risistemazioni all’interno della “grande collezione”), il dono di una serie di 22 volumi di autori e argomento francesi editi a Parigi dall’Imprimerie Royale, già ritenuti dono di Napoleone, ma segnalati da Marzia Faietti come donati dallo stesso papa Benedetto XIV nel 1755, [40]Faietti 1983, pp. 70-71. E’ molto probabile che il dono di Napoleone, che alcuni dicono venisse elargito nel 1796, con un moto di slancio del generale rimasto ammirato della ricchezza dell’Istituto delle Scienze (Emiliani 1968, p. 77; Gaeta Bertelà 1968b, p. 7; Emiliani 1970, p. 18; Tamassia in Bologna 1981, p. 7), sia in realtà riferibile ad anni più tardi, dopo la riforma e ridenominazione dell'Istituto in Nazionale o dopo il 1804, anno in cui Napoleone venne incoronato Imperatore. Si consideri infatti che tutta la prima fase riguardò soprattutto la spartizione e spoliazione dei beni dallo stesso Istituto delle Scienze, ed è difficile immaginare uno slancio di generosità in direzione contraria solo per le stampe. e i quattro volumi delle Antichità romane della prima edizione del 1756 di Giovanni Battista Piranesi, donati al papa nel 1757 da monsignor Rota, ed evidentemente inviati a Bologna, vista l’identificazione proposta da Silla Zamboni con i quattro volumi conservati presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna, rilegati in pelle con coperta decorata con lo stemma papale. [41]Donati 1950, pp. 231 e sgg.; S. Zamboni in Bologna 1963, pp. 55-57; Emiliani 1970, pp. 17-18; Gaeta Bertelà 1973, p. 112; Sapori 1998, p. 313.

I fogli di Dürer del Conte Legnani Ferri

Al nutrito numero di stampe tedesche già presenti nella donazione Marsili, nella prima donazione Lambertini del 1751, e in questa seconda del 1756, si andò aggiungendo nello stesso 1756, il dono da parte del conte Girolamo Legnani Ferri di un significativo numero di 50 stampe di Albrecht Dürer. Negli Atti dell’Assunteria del 1 aprile 1756, si afferma infatti che:

“il Sig. Conte Girolamo Legnani Ferri udendo mancar forse tra le stampe Bolognetti quelle in legno d’Alberto Duro, che rappresentano la Vita di Gesù Cristo, e della B. Vergine, ed altre in argento, e trovatele in casa sua per acquisto fattone da un antico suo autore, le avea consegnate al Bibliotecario, e commessogli di farle legare nobilmente con esso una Bibbia di rara edizione mancante in Biblioteca (…)”. [42]ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 5, cc. 23-24.

Le stampe vennero fatte legare in “Damaschino rosso con carte, profili, e sua Arma dorata” così come precisa il bibliotecario al punto numero 9 della relazione sopra citata del 6 Maggio 1756. [43]ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 21, f. 12.

Come emerge da una lettera inviata dallo stesso Ludovico Montefani Caprara a Flaminio Scarselli il 17 aprile 1756, la notizia della donazione di stampe di Dürer da parte del conte Legnani Ferri all’Istituto, dovette pervenire al papa, il quale inviò a sua volta un altro gruppo di stampe di Dürer – se parte o meno della “piccola collezione” non appare chiaro – come risulta da una lettera inviata dagli Assunti all’Ambasciatore in data 22 aprile 1756. [44]Ringrazio Rita De Tata per avermi segnalato la lettera di Montefani, conservata in BUB, ms. 72, vol. VII, in cui il Bibliotecario afferma di dubitare che le stampe romane siano della medesima qualità di quelle bolognesi: “So che costì si sono trovate le stampe sudette, ma ho sicuro riscontro, che non sono tutte della bellezza, e freschezza delle donate dal signor conte Legnani”. Per la lettera inviata dagli Assunti all’Ambasciatore, cfr. ASBo, Assunteria di Istituto, Lettere dell’Istituto, n. 4.

Un volume con le caratteristiche di quello Legnani Ferri non è oggi conservato in collezione, ma è presente un volume con coperta in cartone e dorso con scritta “Alb. Durer Stampe”, contenente 20 xilografie della Vita della Vergine e 36 xilografie della Passione di Gesù Cristo. E’ probabile che detto volume sia il frutto della risistemazione dell’intera raccolta realizzatasi negli anni Novanta del Settecento, quando vennero vendute molte delle stampe individuate come duplicati, per il cui approfondimento si rimanda ai paragrafi successivi. [45]Le stampe citate sono conservate nel volume attualmente numerato 140.

L’acquisto dei volumi di Ritratti di Ubaldo Zanetti (1780)

All’attività collezionistica di Ubaldo Zanetti, l’erudito speziale raccoglitore di libri, manoscritti e stampe, è stato dedicato di recente un approfondito studio da parte di Rita De Tata. [46]De Tata 2007. In questo sono pubblicate diverse stampe presenti in Pinacoteca provenienti dai 33 volumi di ritratti (5 volumi di Ritratti di Cardinali, 22 volumi di Miscellanea ritratti, 6 volumi di Raccolta ritratti) parte della sua collezione, acquistata nel 1780, insieme al resto della sua biblioteca, dall’Istituto delle Scienze per il tramite di Petronio della Volpe, che doveva averli a sua volta acquistati dall’erede Giuseppe Zanetti. [47]De Tata 2007, pp. 280-281. Nel resoconto relativo alla cessione del 1881 delle stampe dall’Università all’Accademia di Belle Arti, si dichiarava infatti che, oltre alla collezione Lambertini, venivano cedute “altre 281 stampe sciolte, e n. 33 Volumi di Ritratti diversi, che artisticamente hanno poco valore, ma che possono servire per ricerche storiche”. [48]ASSBo, Verbali della Commissione del R. Istituto per la verifica della raccolta delle Stampe di Benedetto XIV, 1881. Anche in questo caso, come avvenuto per la “piccola collezione” Lambertini, alcuni volumi della collezione Zanetti, oltre ai 33 conservati in Pinacoteca, sono rimasti presso la Biblioteca Universitaria al momento del passaggio delle stampe all’Accademia di Belle Arti. [49]Cfr. R. De Tata in Bologna 2007, p. 246.

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Figura 1: Coperta del volume 147, Miscellanea ritratti © Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe
Figura 2: Foglio di sguardia del volume 147, Miscellanea ritratti © Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe

Si tratta di una raccolta di stampe che non sembra essere stato oggetto di rimaneggiamenti nel corso del Settecento, in quanto i diversi ritratti a stampa pervenuti attraverso le diverse donazioni all’Istituto nella seconda metà del secolo, vennero organizzati nel 1791-1792, in quattro nuovi tomi, ad implemento della “grande collezione” (gli attuali volumi nn. 72-75). [50]La realizzazione di questi volumi agli inizi degli anni Novanta del Settecento si desume dalla nota firmata Antonio Magnani del 1793, di cui parleremo (ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum. b. 21, f. 35).

Alla raccolta Zanetti, i cui soggetti sono stati minuziosamente catalogati in una serie di schedine manoscritte da Gaetano Roncagli tra il 1848 e il 1861 – anni in cui si dedicò alla catalogazione dell’intera raccolta – sono state dedicati due articoli da Enrico Mauceri, il quale ha correttamente segnalato al loro interno la presenza non solo di stampe, ma anche di disegni. [51]Mauceri 1934; Mauceri 1935.

L’eredità Sovorgnan (1776)

Il patrizio veneto Padre Urbano Savorgnan, della congregazione dell’Oratorio di San Filippo Neri di Bologna, nel suo testamento lasciò in legato all’Istituto delle Scienze tutti quei libri che risultassero mancanti nella collezione del medesimo Istituto. Si trattava di una parte della cospicua eredità del suo Museo che comprendeva monete, medaglie, avori, bronzetti, disegni, stampe, gemme e dipinti, indagati questi ultimi, in particolare, da Gian Piero Cammarota. [52]Cammarota 1997, pp. 11-12, 42-43; cfr. anche Faietti 1983, p. 68. I libri vennero scelti dal bibliotecario Ludovico Montefani, come testimonia una lettera di resoconto da lui redatta, datata 30 dicembre 1776. [53]ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 24. Nell’elenco oltre ai libri, compaiono anche i seguenti fogli sciolti:

“(…) Curti Francesco Pittore Bolognese – Alcune piante incise in rame in fol. Vasi antichi del museo del P. Urbano Savorgnani – Disegnati Alcuni sarcofagi, ed antichi marmi intagliati in rame. Fogli volanti. Trionfo di Cesare – Rotolo inciso in legno” [54]Ibidem

In allegato alla lettera del 1776, è presente un resoconto del Deputato dell’Assunteria, Petronio della Volpe, datato 3 novembre 1777, in cui si rende conto dell’attività di riorganizzazione dell’intera collezione dell’Istituto proprio a seguito dell’arrivo del nuovo dono. La lettera è di estremo interesse, in quanto testimonia quale fu l’intero orientamento dell’Istituto nella seconda metà del Settecento. Ben lungi dal preoccuparsi di mantenere distinte le diverse donazioni, il fine era quello di creare una raccolta sempre più completa e prestigiosa e, venduti i duplicati provenienti da vari donatori, accorpare le diverse stampe, creando così una raccolta che potesse diventare “una delle più celebri d’Italia”.

“Memoria per l’Eccelsa Assunteria dell’Istituto

Cavalieri destinati dall’Eccelsa Assunteria dell’Istituto, ad esaminare la raccolta di stampe esistenti nella Biblioteca dell’Istituto stesso, e quella confrontare con l’altra riguardevole, lasciata in dono dal defunto P.re Savorgnani affine di separarne le dupplicate, e poscia riunire le altre in regolata e distinta serie, acciò tutte in un solo corpo di libri venissero poi disposte, a maggior lustro dell’Istituto, e a comodo maggiore dei Professori; avendo già in gran parte soddisfatto a questo onorevole desiderio dell’Eccelsa Assunteria, e per conseguenza rilevato avendo, che detta serie, quantunque ricchissima, e cospicua nel suo totale, resta non di meno difettosa in molti articoli, si di Scuole che di Maestri, li medesimi spinti da quell’istesso amor Patrio, che li ha fatti agire finora da più mesi con tutto il zelo e l’assiduità possibile al riordinamento di questa illustre raccolta, si fanno lecito di proporre all’Eccelsa Assunteria di proseguire a rendere, più che si possa, compiuta la menzionata serie, la quale con poco dispendio si può ridurre una delle più celebri dell’Italia (…). [55]Ibidem

La lettera testimonia dunque un’attività di riorganizzazione già iniziata e destinata a continuare, con l’auspicio di poter acquistare, soprattutto con il ricavato della vendita di duplicati, in quest’occasione acquistati da certo “Armanno veneziano” individuabile con Giovanni Antonio Armano, su cui torneremo, e dal canonico Fabri, stampe mancanti nella “insigne e rispettabile Raccolta”.

Dall’Indice generale delle stampe Bolognesi: o sia di Benedetto XIV e di altre Raccolte fatte da diversi, redatto dal bibliotecario Montefani prima del 1785, anno della sua morte, gentilmente segnalatomi da Rita de Tata, risultano infatti presenti all’Istituto delle Scienze 62 volumi, formati, come precisa il documento, dalla “Raccolta di Pierfrancesco Cavazza donata da Benedetto XIV, d’altre privatamente donate dal co. Jacopo Bolognetti, e ch’erano parte di detta raccolta Cavazzi, e d’altre in vari modi acquistate”, per un totale di 7.820 stampe. [56]BUB, Bibliografia bolognese, b. 35, f. III. Evidentemente dal 1751 a prima del 1785, la “grande collezione” era passata da 50 a 62 volumi, probabilmente rilegando e inserendo, nei 50 volumi già esistenti, le stampe Marsili, le stampe Savorgan e forse altre di provenienza al momento non identificata. L’ultima parte del presente Indice venne redatta alcuni anni più tardi per mano del nuovo bibliotecario dell’Istituto, Antonio Magnani, e comprende volumi evidentemente sopraggiunti dopo il 1785, quali la raccolta di stampe dai disegni originali di Mauro Tesi, pubblicata da Ludovico Inig nel 1787. [57]E' possibile identificare la scrittura di Antonio Magnani presente all'ultima pagina di questo documento di Montefani, confrontandola con la scrittura di una nota firmata dal nuovo bibliotecario datata 1793 (cfr. ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum. b. 21, f. 35.)

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Indice generale delle stampe Bolognesi: o sia di Benedetto XIV e di altre Raccolte fatte da diversi, Bibliografia bolognese, b. 35, f. III © Bologna, Biblioteca Universitaria

L’elenco dei 62 volumi, con relativa indicazione del numero di stampe in essi contenute, prima dell’arrivo all’Istituto delle Scienze della collezione Savioli e prima del grande riordino dell’ultimo decennio del Settecento, che ci accingiamo ad analizzare, risulta particolarmente significativo in quanto ci offre un’idea di un assetto perduto e crediamo, definitivamente irrecuperabile, di una fase criticamente importante della trasformazione della collezione. [58]Cfr. l’articolo di Elena Rossoni dedicato alla ricostruzione del primo volume della “grande collezione”, in questo numero della rivista.

L’acquisto della raccolta del conte Ludovico Savioli (1789)

La ricca documentazione individuata presso l’Archivio Arcivescovile di Bologna da Mario Fanti e resa nota da Giovanna Gaeta Bertelà, insieme ad altri documenti conservati presso l’Archivio di Stato della medesima città, permette di seguire quasi passo passo la lunga trattativa tra il conte Ludovico Vittorio Savioli e l’Assunteria dell’Istituto in merito alla proposta di vendita da parte del primo di una nutrita raccolta di stampe, composta di ben 5.408 esemplari. [59]Gaeta Bertelà 1968a, pp. 85-86; AABo, Miscellanee vecchie, cart. 625 (K 255), f. 43 g; ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 35. La raccolta offerta all’Istituto era quella del conte Ludovico Aurelio Savioli, indicato da Zani come già deceduto nel 1789, figlio del celebre poeta bolognese, [60]Faietti 1993, p. 32, nota 15. Per Ludovico Savioli, cfr. Binni 1963; Accorsi 1988; Montefusco Bignozzi 1988, pp. 397, 409, 410, 412, 421, 424. La notizia relativa alla scomparsa del conte Ludovico Aurelio entro il 1789, è registrata da Zani 1819, p. 13. raccolta che così venne descritta dallo stesso Zani nel 1787:

“Giunto in Bologna alloggiato in apolline in casa Bianconi, il dotto Conte Ludovico Aurelio Savioli grande amatore delle Belle Arti aprì gentilmente la doviziosa sua collezione di stampe alle mie richieste, e giunse a tale la sua generosa confidenza da affidarmi le chiavi del suo gabinetto, ogniqualvolta egli si allontanava dalla città. Ivi ebbi la soddisfazione di ritrovare due volumi di carte de’ primi maestri della scuola Tedesca, e principalmente di Martino Schoen, e dei due Israel van Mecken, tutte di superbe prove e sì ben conservate da poter reggere a confronto di quante si trovano ne’ più celebri gabinetti di Germania. Né pur una di queste sfuggì alle mie osservazioni, e tutte le notai nel mio portafoglio.” [61]Zani 1819, I, p. 9. Il resoconto di viaggio di Zani continua con la seguente notizia: “Ripassai nel tempo medesimo le stampe dell’Istituto, la collezione di Paesi forse unica di Monsignor Malvezzi, e quella del professor Giuseppe Becchetti, che sebben limitata alle sole stampe, che qualsiasi immagine racchiudono della B.V., ascendeva sin d’allora ad un numero molto considerevole” (Zani 1819, pp. 9-10). Sulla base di questo passo si è ipotizzato che le due collezioni, Malvezzi e Becchetti fossero presenti nella raccolta dell’Istituto (cfr. Gaeta Bertelà 1973, p. 111), ma in reltà qui Zani stava facendo semplicemente un elenco di luoghi visitati, evidentemente in maniera separata.

Sulle modalità con cui il conte si fosse procurato questa preziosa raccolta in cui venivano menzionate numerose rare stampe antiche tedesche, i documenti bolognesi non fanno parola. A seguito della segnalazione di Marzia Faietti che ha ipotizzato, su suggerimento di Antony Griffith, la possibile provenienza della raccolta da Mannheim, dalla collezione del Principe elettore del Palatinato Carl Theodor, dove Savioli aveva ricoperto tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta del Settecento la carica di “Directeur des Galleries et de la Collection d’estampes”, si stanno attualmente svolgendo ricerche presso la Staatliche Graphische Sammlung di Monaco, di cui si attendono con grande interesse i risultati. [62]Faietti 1993, p. 32, nota 16; Faietti 2003, p. 30.

Sorvolando sui dettagli della trattativa economica, ci si soffermerà sull’elenco delle stampe della collezione stessa, la cui valutazione venne affidata al conte Ercole Orsi ed al bibliotecario dell’istituto Antonio Magnani, dopo avere raccolto un primo parere positivo dai due Accademici Clementini, Domenico Pedrini e Angelo Ferri. [63]Il parere di Pedrini e di Ferri, del 21 febbraio 1789, e la relazione della seduta dell’Assunteria d’Istituto del 10 marzo 1789, sono contenuti, come documenti sciolti, in ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 35. Il coinvolgimento di Ercole Orsi nella fase di valutazione delle stampe Savioli, ma, come vedremo, soprattutto nella risistemazione a cui fu in seguito sottoposta l’intera raccolta, risulta significativo, in quanto il conte era egli stesso raccoglitore di stampe. [64]In conte Orsi compare, insieme a certo conte “Zini” e al conte Savioli (se padre o figlio non è dato sapere), anche come responsabile della “nuova disposizione” dei 62 volumi dell'Istituto nell’elenco stilato da Montefani, ante 1785, ma dallo stesso documento non si capisce se il riordino abbia riguardato un intervento sui singoli volumi o solo, come sembra di intuire, una loro sistemazione all’interno della biblioteca da poco rinnovata (BUB, Bibliografia bolognese, b. 35, f. III). La notizia emerge dall’elogio funebre recitato dal sacerdote Luigi Dalfiume nel 1805, due anni dopo la sua morte, sopravvenuta nel 1803. In questo testo viene detto che il conte “oltre ogni credenza fu amante delle Belle Arti e ne sapea discernere il valore, come dalla scelta collezione di stampe, e di libri a quella attinenti apparve manifesto”. [65]Dalfiume s.d. (ma 1805 circa), p. 35.

La collezione venne valutata di estremo interesse e, dopo una prima ipotesi di acquisto delle sole stampe che mancavano alla raccolta dell’Istituto – ipotesi a cui si oppose lo stesso Savioli che riteneva così di venire penalizzato economicamente dalla vendita spezzettata dell’insieme -, si decise di acquistare la collezione per intero. La decisione venne rettificata nella seduta dell’Assunteria del 26 giugno 1789, incaricando il Senatore Marchese Piriteo Malvezzi di stipulare il contratto con il Conte. [66]ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 9, cc. 93v-94r.

Nella Notizia Ristretta della Raccolta di Stampe Scelte spettante al Senator Savioli, conservata all’Archivio Arcivescovile di Bologna dove, ancora nel titolo, si segnala che “nella raccolta (…) sono compresi cinque volumi de’ Maestri Antichi Tedeschi, che dicon piccola Collezione non esistere, che si sappia, in nessun Gabinetto d’Europa”, vengono segnalati diversi tomi di stampe, indicando per ognuno il numero di esemplari in essi contenuti (ad esempio “T. 1 Stampe di Luca di Lejden quasi tutte rare”) oppure gruppi di stampe non organizzate in volume (ad esempio, “N. 25 stampe di Paolo Veronese”). [67]Acquisto di una celebre raccolta di scelte stampe in numero di 5400 per la Biblioteca dell’istituto suddetto, spettanti in proprietà al Sig. Conte Senatore Ludovico Vittorio Savioli (AABo, Miscellanee vecchie, cart. 625 (K255), f. 43 g). Nell’elenco, così come evidentemente nella raccolta, non risulta presente una vera e propria organizzazione in scuole locali, alternandosi in maniera libera autori delle diverse zone d’Europa, così come non sono organizzati a parte i volumi, o i gruppi di stampe, di carattere iconografico. Questo fu probabilmente uno dei motivi che portarono alla decisione di riorganizzare l’intera raccolta dell’Istituto subito dopo il suo acquisto.

Nella seduta del 20 agosto 1789, si determinò di procedere alla vendita dei duplicati, e si incaricarono Giuseppe Stampini e Giovanni Antonio Armano di “farne la separazione, e il confronto per trovare i dupplicati.” [68]Ibidem, cc. 95r-95v. Giuseppe Stampini era un commerciante bolognese di stampe, citato da Zani, nel corso della sua visita a Bologna del 1794, come figura introdotta presso importanti collezionisti bolognesi:

“Il Sig. Stampini mi procurò il piacere di veder quelle (stampe) del March. Paolo Spada, a cui ceduta aveva la sua raccolta per il prezzo considerevole di 88 zecchini, e quelle del Conte Ulisse Aldrovandi grande amatore e valente miniatore”. [69]Zani 1819, I, p. 28.

Del veneziano Giovanni Antonio Armano, anch’esso venditore di stampe, sappiamo invece che era all’epoca riconosciuto a livello nazionale come grande conoscitore, specializzatosi in particolare su Marcantonio Raimondi e la sua scuola. [70]Per Giovanni Antonio Armano, cfr. Turrio Baldassarri 2003, pp. 63-106, e Rossoni nell’articolo "Stampe di Giulio Bonasoni pittore e intagliatore" in questo numero della rivista. E’ ancora Zani che ci riferisce di aver visionato nel 1787 la sua raccolta “quasi compita” delle incisioni di Marcantonio, raccolta che, viene specificato in nota, divenne in seguito di proprietà del banchiere bolognese Pietro de Luca (o De Lucca). [71]Per la ricchissima presenza di collezionisti di stampe a Bologna, si vedano in particolare Emiliani 1970, Faietti 2003 (con bibliografia precedente).

A seguito dello studio dell’intera collezione da parte dei tre conoscitori, venne redatto un nutrito elenco di stampe da alienare. [72]ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 9, cc. 95r-95v. La vendita dei duplicati, per la quale venne coinvolto anche un altro venditore bolognese, Giacomo Longhi, era preliminare alla riorganizzazione dell’intera collezione, che venne portata avanti con solerzia negli anni successivi, e nel corso della quale le stesse stampe vennero anche utilizzate come pagamento ai consulenti dell’intera operazione. [73]Scrittura di convenzione ed obbligazione del Sig. Giacomo Longhi e Sig. Gius.e Stampini con l’Ecc.ma Ass.a d’Istituto per l’esito di dupplicati di stampe con inventario, 29 aprile 1791, ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 35; ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 9, c. 95v.; Estratto Inventario di tutte le stampe consegnate al S. Giuseppe Stampini per farne l’Esito come dalla scrittura di sua obbligazione conclusa e firmata li 29 Aprile 1790, ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 21, f. 35; ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 9, cc. 136r-138v.

Tra le stampe individuate da alienarsi compaiono anche 19 xilografie con Vita della Vergine e 34 con la Passione di Cristo di Albrecht Dürer, difficile dirsi se estratte tra quelle inviate dal papa, tra quelle di Legnani Ferri, o tra quelle acquistate da Ludovico Savioli. [74]Nella Notizia ristretta della raccolta di Stampe scelte spettante al Sen. Savioli, compaiono “n. 231 (stampe) in legno di Durero, fra le quali trovasi la Vita della B.V. coll’altra incisa da Marcantonio, il Cannone del 1518, il Signore nell’orto del 1515, il S. Lorenzo con altri Santi Martiri, e tant’altro”.

La risistemazione delle stampe dell’Istituto delle Scienze del 1790-1792

A seguito dell’arrivo delle stampe di Ludovico Savioli, venne percepita, come si diceva, immediatamente la necessità di un riordino dell’intera collezione. Il senatore Marcantonio Alemanno Isolani, nella seduta del 28 novembre 1790 indicò, come persona adatta a dirigere il delicato incarico di direttore dei lavori di riordino, il sopra citato conte Ercole Orsi, il quale, accettato l’incarico, procedette a stilare degli elenchi, preziosissimi, anche se non sempre semplici da interpretare, sia dei volumi di stampe che dei gruppi di stampe sciolte, in particolare segnalando quali della collezione Savioli erano interessati al riordino.

All’Archivio di Stato sono presenti due elenchi, già individuati da Marzia Faietti, uno senza data, e uno datato 25 marzo 1791, in parte sovrapponibili, salvo che quest’ultimo, evidentemente successivo all’altro, risulta più dettagliato e con un maggior numero di opere citate. [75]Cfr. Faietti 1983, pp. 67-68; Faietti 1989, p. 192; ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b, 21, f. 35. Stilato dal conte Orsi, il primo elenco inizia con la segnalazione di “62 volumi in foglio che sono quelli stessi che già esistevano in Biblioteca ai quali si devono aggiungere quelle stampe che della Raccolta Savioli possono giudicarsi appartenersi”. [76]ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 9, c. nn. (ma 155r). Segue all’indicazione dei 62 volumi (evidentemente gli stessi dell’elenco sopra citato redatto da Montefani), l’elenco di altri libri di stampe “in foglio”, “in foglio grande”, “in quarto”, “in quarto piccolo”, “in quarto per traverso”, “in ottavo”, per un totale di 74 volumi, tra i quali ne figurano diversi della “piccola collezione” Lambertini, cosa che fa sospettare che parte di questa possa essere confluita nel corso della risistemazione all’interno della “grande collezione”. Solo nel documento datato 25 marzo 1791, si prosegue con l’elenco di vari gruppi di stampe sciolte, per finire, allo stesso modo che nel primo elenco, con la segnalazione in gruppi delle stampe, sia sciolte che in volume, della collezione Savioli destinate al riordino.

Il lavoro di riordino, pur incontrando la difficoltà di reperire le risorse per coprirne le spese – quasi esclusivamente desunte dalla vendita dei duplicati -, procedette in maniera celere tra il 1791 e il 1792, ma nel 8 Novembre 1792 si registra l’impossibilità di procedere, per mancanza di risorse.

Nel fascicolo “Spese per l’ordinazione di stampe dell’Istituto”, è presente un resoconto datato 13 novembre 1792, dove vengono riassunti tutti gli estremi dell’operazione

“In Congregazione dell’Istituto di Num. IV

Illustrissimi ed Eccellentissimi, la cospicua raccolta di stampe, che in diversi volumi si aveva già nella Biblioteca dell’Istituto per dono della sempre gloriosa memoria di Benedetto XIV di mano in mano, come fortunatamente è succeduto e succede delle altre rispettive suppellettili dell’Istituto, e per nuovi doni, e per nuovi acquisti, ha conseguito al giorno d’oggi un aumento, che la rende certamente una delle più cospicue, e più ricche raccolte dell’Europa. Questo capo di studio, di storia, e di belle arti ricevasi frequentemente da quelli che visitano l’Istituto, e l’incontro quale lo hanno descritto gli Assunti dovizioso non può non essere di grandissimo decoro per quel luogo, e per la Patria, ed insieme di giovamento agli studiosi, e d’incremento e lustro alle Belle Arti. Ma l’ammasso fattosi per doni ed acquisti suddetti di stampe volanti, e perciò disordinate, soglieva, o per meglio dire, non soglieva vedere il pregio della raccolta, né ai curiosi, o studiosi poteva esser giovevole senza volersi lasciar vedere co pericolo della perdita, o del cambio delle volanti, che o l’una o l’altro, anche di una sola, potrebbe esser di grande pregiudizio in una raccolta, che acquista una gran parte del pregio dal complesso delle serie e degli autori. Videro perciò necessario gli Assunti il collocamento in Tomi come quelle che già esistevano nella Biblioteca; e ciò tanto per la dovuta gelosa custodia e conservazione delle volanti, quanto per completarne la serie, e venir gli autori, anche una si ricca suppellettile si presentasse in quell’aspetto di buon ordine e di pregevolezza, che pur si doveva. Una tale operazione, che essigeva la formazione ai nuovi Tomi, e la riordinazione dei già esistenti per l’aggiunta delle nuove stampe alle parziali raccolte dei rispettivi autori, intrapresero gli Assunti affidati all’onoratezza, e provata esperienza e perizia di benaffetto Nobile Concittadino, e colla scorta del ricavato di mano in mano della vendita dei duplicati che appunto per la unione delle volanti con le antiche dovevano riunire, e con qualche capo di effetti dell’Assunteria si è potuto supplire alla maggior parte delle spese fin’ora accorse (…). Ma quantunque siensi formati ed ordinati per oltre quaranta Tomi di stampe non è però giunta l’operazione che a poco più della metà, e si è dovuto sorpassare nell’importanza della spesa, di £ 752:4:2 la somma di £ 1939:9:10, che con il ricavato suddetto dei duplicati, ed altri pochi effetti dell’Istituto si sono pagate per farne la medesima. Non eccede già questa spesa il merito dell’opera, perché e l’importo di materiale, delle legature e molto più la mercede dell’abile operatore, che con la somma esattezza applicazione e studio l’ha eseguita, giustificano abbastanza l’importanza del dispendio. Contuttociò, consunta già la scarto dei duplicati, e delli altri pochi effetti dell’Istituto la sempre ristrettissima loro azienda non hanno voluto gli Assunti, benché con loro rincrescimento, che per ora si proseguisca l’operazione (…).” [77]ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 35.

Il riordino subì una battuta d’arresto, le stampe vennero consegnate al Bibliotecario per essere messe a disposizione degli studenti e degli studiosi che ne facessero richiesta. [78]ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 9, c. nn. (ma 156r).

Viene stilato un nuovo inventario, firmato per ricevuta da Antonio Magnani in data 15 marzo 1793, significativo proprio se messo a confronto con gli inventari del 1791. [79]ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum. b. 21, f. 35. Da quest’ultimo risulta che vennero sistemati “34 volumi in foglio ne quali sono state inserite quelle stampe che dalla raccolta acquistata dal Sig. Senatore Savioli si è giudicato appartenersi a detti volumi” venne venduto un “volume in quarto grande segnato S 19 contenente i fregi della chiesa di S. Bartolomeo del Formigine”, e venne consegnato al senatore Isolani, sempre per essere venduto, un volume in ottavo proveniente dall’acquisto Savioli, “contenente la piccola passione incisa di Alberto Durero”.

Interessante risulta il modo in cui vennero distribuite le stampe Savioli. Mentre in molti casi l’indicazione è purtroppo molto generica, in quanto si segnala solo l’inserimento di stampe “ne Tomi in fogli fatti, e da farsi, sotto li rispettivi loro autori”, in altri casi disponiamo di informazioni più specifiche, come per il gruppo dei 367 ritratti che, si dice, vennero composti in un gruppo di quattro volumi “fatti tutti di nuovo”. Estremamente significativa, soprattutto per l’individuazione delle stampe di probabile provenienza dalla raccolta del Principe Elettore del Palatinato, è l’indicazione della collocazione in tomi e della realizzazione di nuovi volumi, di diversi autori tedeschi. E’ il caso di “1 volume in foglio di stampe tedesche” e di “2 volumi più piccoli stampe tedesche”, che si dice che vennero smontati e rimontati in due volumi segnati XLII e XLVI, gli attuali volumi 43 e 48 della raccolta, dedicati rispettivamente, come indica il frontespizio, a Stampe tedesche di Martino Schoen detto il Buon Martino di Bartolomeo Schoen e di Israel van Mecken e a Stampe tedesche di David, Daniel, Lambert, e Girolamo Hopfer, il primo dei quali già oggetto di studio da parte di Marzia Faietti, con l’ausilio di Carla Pirani e Luigi Chieppa che ne hanno stilato le concordanze, nel volume Inventario degli incisori tedeschi e fiamminghi del secolo XV, del 1993. [80]Bologna 1993. Per la rinumerazione dei volumi in diverse fasi della risistemazione della raccolta, si veda Sabrina Borsetti, nell’articolo in questa rivista.

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Figura 1: Frontespizio del volume 43, Stampe tedesche di Martino Schoen detto il Buon Martino di Bartolomeo Schoen e di Israel van Mecken © Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe
Figura 2: Frontespizio del volume 48, Stampe tedesche di David, Daniel, Lambert, e Girolamo Hopfer © Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe

Furono sempre realizzati ex novo ad inizio degli anni Novanta, il volume L attuale n. 50 della raccolta, contente stampe di Gerard De Lairesse, il volume LXIV, attuale n. 68, dedicato a stampe francesi di Nicolas de la Fage.

Molti gruppi di stampe sciolte o in volume di provenienza Savioli rimasero tali, evidentemente in attesa di poterne continuare in futuro la risistemazione, mentre altre stampe vennero aggiunte a gruppi più consistenti della raccolta Lambertini, realizzando evidentemente, anche in questo caso, nuovi volumi, come i primi 5 del gruppo dei bolognesi.

L’operazione comunque doveva aver creato non poco scompiglio, se si considera che Zani, di nuovo a Bologna nel 1794, registra l’impossibilità di rintracciare esemplari da lui in precedenza visionati:

“(…) mi trasferì a Bologna, ove fatto consapevole che le stampe dell’Istituto si erano novellamente collocate nella Biblioteca, ottenni dall’illustre Signor Bibliotecario Magnani di vederle un’altra volta. Invano mi era sorta lusinga di ritrovar tra quelle, diverse stampe da me cercate con molta ansietà, e particolarmente una dell’Anonimo tedesco colla data 1466, ed un S. Giovanni Evangelista assiso in cattedra dell’antica scuola Padovana.” [81]Zani 1819, I, p. 28.

L’Acquisto di alcune stampe della collezione di Marcello Oretti

Dagli Atti dell’Istituto delle Scienze relativi alla grande risistemazione del 1790-1792, risultano anche alcuni nuovi acquisti. In particolare in una breve nota di Spese fatte per conto dell’Istituto delle Scienze dalli 9 Giugno 1791 a tutto li 25 Ottobre 1792 rapporto alla riordinazione delle stampe, viene indicato l’acquisto da parte dell’Istituto “di alcune stampe dell’Eredità Oretti che mancavano alla Raccolta”. [82]ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 35. La nota non riferisce purtroppo dettagli, ma l’importo di £ 20 spese per l’occasione, lascia intuire che l’acquisto dovette riguardare un numero contenuto di stampe.

La collezione di stampe di Marcello Oretti comprendeva, come riferisce Giovanna Perini sulla base dei manoscritti B 402 e B 405 conservati presso la Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, esemplari di diverse scuole italiane, oltre che francesi e tedesche, con particolare attenzione alla scuola bolognese che annoverava quasi 900 esemplari, organizzati per autori in ordine cronologico. [83]Perini 1979, pp. 799-800; cfr. anche Tongiorgi Tomasi 1987, p. 315. La collezione, che comprendeva anche un buon numero di disegni, andò venduta e dispersa dopo la morte dello studioso, egli stesso disegnatore e incisore, per mano dell’esecutore testamentario Giuseppe Facci Libbi. [84]Perini 1979, p. 799, nota 22. Spiace non poter oggi individuare in Pinacoteca le stampe provenienti da quella raccolta che, nella prospettiva di una ricerca ancora in gran parte da farsi dedicata al collezionismo di stampe bolognesi, meriterebbe sicuramente una particolare attenzione. [85]Per il collezionismo di stampe a Bologna, cfr. Emiliani 1970, Faietti 2003 (con bibliografia precedente).

Il riordino di fine Settecento

Negli Atti dell’Assunteria, come nella serie Diversorum, non si trovano altre notizie relative al riordino delle stampe sino al 1798, data in cui, a seguito dell’arrivo delle armate di Napoleone a Bologna nel 1796, l’Istituto delle Scienze era già divenuto Nazionale.

Il bibliotecario, Antonio Magnani, il 30 gennaio 1798 affermò di avere ricevuto da Vincenzo Marchi, custode della biblioteca, 13 volumi di stampe. Si trattava di volumi della “grande collezione”, evidentemente usciti dalla biblioteca per proseguire il lavoro di risistemazione. L’elenco presenta infatti principalmente volumi che portano sulla coperta il marchio Lambertini, e che risultano oggi chiaramente rimaneggiati, essendo in essi presenti sia fogli originali con il timbro Lambertini integro, sia stampe staccate da altri fogli con il timbro Lambertini spezzato, sia infine stampe senza timbro. [86]ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, busta 23, fasc. Ricevute di libri. Si veda anche l’articolo di Sabrina Borsetti in questo numero della rivista.

Purtroppo in data 1798 non risultano altri documenti, ma non vi è dubbio che le operazioni di riordino fossero già riprese, visto che negli Atti della deputazione dell’Assunteria d’Istituto del 26 settembre 1799 il segretario dell’Accademia Clementina, Vincenzo Martinelli, ricordava che, essendo già “incamminata d’ordine del cessato governo l’operazione della tiratura, e legatura delle stampe, che ha l’istituto e continuazione della serie già incominciata dalla passata Assunteria” chiede che vengano coperte le spese di riordino e soprattutto che si trovi, dietro richiesta del Bibliotecario, un nuovo spazio dove portare avanti le operazioni sulle stampe stesse. [87]ASBo, Assunteria di Istituto, Atti della Deputazione, n. 11, cc. 1v-2 r.

In un’altra relazione del 3 ottobre 1799, redatta da Vincenzo Martinelli e Francesco Rosaspina, incaricati del nuovo riordino dei materiali, si ricorda che, a seguito dell’incarico a loro assegnato dall’Amministrazione centrale nel settembre dell’anno precedente, di “riordinare, e numerare tutte le stampe non collazionate che da tanto tempo erano fuori della Biblioteca”, si ricevettero dal bibliotecario Dott. Pedivilla

“24 volumi, con varie cartelle e rotoli di stampe volanti, alle quali ve ne aggiunse un fascio di altre, che esistevano nella biblioteca. Senza rimuoverle dal luogo ove ci furono presentate si diede mano all’indaginosa operazione, e fatto prima lo scarto di quelle che non meritavano di essere incluse nella serie, e di quelle che si trovano duplicate, si riordinò il restante collocandole ciascheduna secondo i rispettivi autori di ogni volume, cosiché si trovarono mille cinquecento settantacinque stampe sciolte, ed originali, e seicento separatamente di minor merito, ma necessarie alla storia.” [88]ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 35.

Il progetto prevedeva la legatura di 26 volumi, ma alla data 3 ottobre 1799 si erano “stirate” solo 229 stampe da inserire in quattro volumi oltre alla battaglie di Le Brun, di grandi dimensioni. Si affermava che se i finanziamenti fossero stati continui, il lavoro sarebbe stato portato a termine alla metà dell’anno seguente, permettendo così alla collezione di tornare alla visione degli studiosi e amatori di Belle Arti. [89]Ibidem

Non si parla, negli atti relativi a questi anni, del coinvolgimento di Giovanni Antonio Armano, essendo ritenuti evidentemente già sufficientemente esperti il pittore Vincenzo Martinelli e soprattutto l’incisore Francesco Rosaspina. Ad indicare la stima riconosciuta a Rosaspina, in quanto eccellente incisore, da parte degli Assunti, si segnala la proposta avanzata nella seduta del 5 luglio 1793, ma che non ebbe applicazione, di trovare un modo per stipendiare l’artista, offrendogli un posto come “ostensore delle stampe dell’Istituto; andando egli alla Biblioteca per farle vedere a qualche Personaggio, quando fosse chiamato”. [90]ASBo, Assunteria di Istituto, Atti n. 10, cc. 14r-15r. Rosaspina, tra l’altro, a riconoscimento dell’autorità dell’Istituto, donò a questo un buon numero di proprie stampe che vennero elencate dal bibliotecario in una nota citata negli Atti, purtroppo non rintracciata, del 1795, redatta a seguito di una protesta dello stesso Rosaspina che lamentava il fatto che la sua donazione non venisse sufficientemente valorizzata. [91]Acquistata dall’Istituto la stampa di Rosaspina raffigurante il Ritratto del Duca di Parma nel 1791 (ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 9, c. 136r), l’artista donò egli stesso all’Istituto diverse stampe. Dagli Atti risulta solo la donazione di due stampe registrata il 18 novembre 1794 (ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 10, c. 57r) ma, vista la richiesta di averne un intero resoconto rivolta agli Assunti l’8 gennaio 1795 (Ibidem, c. 63r e v), i doni dovevano essere stati decisamente numerosi. D’altra parte Rosaspina affermava di avere diligentemente prestato fede al motuproprio di Benedetto XIV, che nel 1755 ordinava la consegna alla biblioteca dell’Istituto di un esemplare di qualsiasi opera a stampa venisse pubblicata a Bologna (Ibidem; Di Carlo 2000, p. 156). Molte di queste stampe dovettero poi confluire nei volumi della “grande collezione”, come ad esempio nel volume privo di frontespizio attualmente numerato 42, realizzato con una coperta “reciclata”, visto che sul dorso compare la dicitura, in parte abrasa, con la scritta “Stampe di Alberto Durer vol. I”.

Presumibilmente non rientrarono in questa fase di riordino le stampe – di numero limitato – provenienti dalle soppressioni napoleoniche, quali una nuova serie di xilografie della Vita della Vergine di Dürer proveniente questa volta dalla Compagnia di Gesù Cristo, ancora documentata presso la “galleria di S. Vitale”, insieme alle altre opere provenienti dalle corporazioni soppresse, nel 1801. [92]Cfr. Cammarota 1997, p. 510, e p. 139.

Seppure un’indagine più approfondita sulle vicende ottocentesche verrà realizzata in modo capillare in futuro, sembra di intuire che gli interventi di riordino dovettero interrompersi nel 1802 quando, due anni prima che ufficialmente si fondasse l’Accademia Nazionale di Belle Arti con l’annessa Pinacoteca, si decise, non senza polemiche, di mantenere le stampe all’interno dell’Istituto che divenne sede dell’Università a partire dal 1803. [93]Emiliani 1968, p. 77; M. Bortolotti in Bolletti 1977, p. IX. Una scelta, realizzata sulla base di un’antica tradizione che accomunava le raccolte di stampe ai libri, e che si protrasse nel corso del secolo per i successivi ottant’anni.

 

Si ringraziano per le proficue indicazioni e gli utili consigli Gian Piero Cammarota, Rita de Tata, Franco Pasti e Sabrina Borsetti e, per la fattiva collaborazione, le direzioni della Biblioteca Universitaria e dell’Archivio di Stato di Bologna.

Note

[1] Abbreviazioni archivistiche: ASBo: Archivio di Stato di Bologna; BUB: Biblioteca Universitaria di Bologna; AABo: Archivio Arcivescovile di Bologna; ASSBo: Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici di Bologna. L’Accademia ottenne la raccolta di stampe, le cui sorti presso la Biblioteca dell’Università non erano certo state brillanti nel corso del sec. XIX, a seguito di uno scambio. La raccolta venne infatti ceduta in cambio della collezione dell’armeria oploteca cospiana e marsiliana, destinate al Museo Civico cittadino (Bortolotti 1977, p. XIX; Cammarota 2004, p. 129).
[2] Si offre qui un riepilogo delle pubblicazioni sinora dedicate alla collezione: Emiliani 1968, pp. 69-79; Gaeta Bertelà, 1968a, pp. 85-86; Gaeta Bertelà, 1968b, pp. 7-9; Gaeta Bertelà, 1969, pp. nn.; Emiliani e Gaeta Bertelà 1970; Emiliani 1971, pp. XII-XIII; Gaeta Bertelà 1973, pp. 111-115; Emiliani 1979, pp. 43-47; M. Tamassia in Bologna 1981; Faietti 1983, pp. 65-81; M. Faietti in Bologna 1983; Faietti 1989, pp. 191-194; Faietti 1990, pp. 58-67; Faietti 1993, pp. 19-37; Sapori 1998, pp. pp. 307-321; Faietti 2003, pp. 28-30; Zarattini 2003-2004; Rossoni 2006.
[3] Trascrizione tratta da Buscaroli 1937, p. 42.
[4] Tongiorgi Tomasi 1987, pp. 311-315, Biagi Maino 2005, pp. 32-33. Si vedano anche Sapori 1998, p. 310, Faietti 2003, p. 31.
[5] La lettera è pubblicata in Buscaroli 1937, pp. 50-53.
[6] BUB, ms. 418, pp. 35-36; ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 22, f. 1.
[7] Per la metodologia seguita nella raccolta delle stampe nelle collezioni Sei e Settecentesche, cfr. Pezzini Bernini 2001, pp. 66-68.
[8] ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 22, f. 1.
[9] Cfr. Tongiorgi Tomasi 1897, p. 314. La studiosa ha anche reso noto un opuscolo di Marsili intitolato Dell’Arte dell’intagliare in rame, traduzione di un capitolo del testo dell’artista francese Florent Le Comte, Cabinet des singularités d’Architecture, Peincture, Sculpture et Gravure, edito a Parigi nel 1699 (Tongiorgi Tomasi 1987, p. 311).
[10] Nel 1716 Marsili donò all’ “Officina dello Stampatore” dell’Istituto, anche diverse matrici, tra cui 84 in legno e 3 in ottone che erano state utilizzate per la realizzazione dei ritratti degli artisti inseriti nella Felsina pittrice di Carlo Cesare Malvasia. Le matrici erano state a loro volta donate al generale dall’erede del canonico, conte Cornelio Malvasia (ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 13, f. dal 32 al 37).
[11] ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 27-28. Il documento riporta anche la presenza a quella data, nell’Istituto, di ben 39 “Libri di Stampe, e di Rami”.
[12] ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 21, n. 12. Si veda anche l’articolo di Sabrina Borsetti, in questo numero della rivista. Per la figura del bibliotecario Ludovico Montefani Caprara, cfr. Di Carlo 2000, pp. 129, 135-136.
[13] Emiliani 1968; Emiliani 1969; Emiliani 1970. Si veda, per un riepilogo delle vicende del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe negli anni successivi, Emiliani 1993.
[14] Masini 1888, p. 19-20.
[15] Zanotti 1739, p. vol. I, p. 381. A fronte dell’elogio pubblico, Zanotti, nelle sue postille alla Storia dell’Accademia Clementina, annotava che l’artista-collezionista “nel raunare però dette stampe ha fatto pasticci immensi”, non si sa se in riferimento alla stessa organizzazione della raccolta, come farebbe immaginare il termine “raunare”, o se in merito agli interventi sui singoli esemplari (cfr. Ottani Cavina e Roli 1977, p. 134). Notizie su Pier Francesco Cavazza, in gran parte raccolte da Zanotti, compaiono anche nel manoscitto di Francesco Maria Niccolò Gaburri, Vite de pittori, conservato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze, Mas. Palatino, EB 9.5, vol. V, c. 2090.
[16] Zanotti 1739, I, p. 381; Pomponi 1997, III, pp. 28-30.
[17] Orlandi 1719, p. 361. Per l’intera questione cfr. Sapori 1998, pp. 307-313. Per la storia della collezione si vedano anche, Lehrs 1889, pp. 81-84; Gaeta Bertalà 1968a; Gaeta Bertalà 1968b; Emiliani e Gaeta Bertelà 1970; Gaeta Bertalà 1973, pp. 111-115; Emiliani 1979, pp. 43-47; Bologna 1981;Faietti 1983; Faietti 1989, pp. 191-201; Faietti 1993, pp. 19-21.
[18] Serie cronologica 1755, p. 70.
[19] Bolletti 1751, p. 103.
[20] Pomponi 1997, pp. 28-30.
[21] Zanotti 1739, II, p. 81 e p. 306; Ottani Cavina e Roli 1977, pp. 29-30; Thiem 1990, p. 101; Gardner 1998, I, p. 123; Graziani 2005, p. 225, n. 108.
[22] Il ruolo di Benedetto XIV, come uomo di cultura, in particolare in relazione alla città di Bologna e alla biblioteca dell’Istituto delle Scienze, è stato ripercorso da Carla di Carlo nel suo testo Il libro in Benedetto XIV, a cui si rimanda anche per una ricostruzione del profilo biografico del papa bolognese definito da Muratori “campione della libera ricerca” (Di Carlo 2000).
[23] Sull’ipotesi dei rapporti tra Marsili e Cavazza, cfr. Sapori 1998, p. 310; Faietti 2003, p. 31.
[24] ASBo, Assunteria di Istituto, Lettere all’Istituto, n. 4, 5 giugno 1751; ASBo, Assunteria di Istituto, Lettere dell’Istituto, n. 3, 12 giugno 1751.
[25] ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 4, cc. 1258, 1261.
[26] ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 4, cc. 1272-1276; ASBo, Assunteria di Istituto, Lettere dell’Istituto, n. 3, 13 novembre 1751; ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 23, f. “Ricevute di libri”; ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 12.
[27] In genere la collezione viene indicata come contenete 81 volumi, ma bisogna considerare la presenza anche di due volumi con numero duplicato, 35a e 36a, che portano nel conteggio finale a 83.
[28] Per una prima ricognizione delle coperte dei volumi si veda Gaeta Bertelà 1970; Faietti 1993, pp. 19-20. Cfr. anche Sabrina Borsetti, in questo numero della rivista.
[29] ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Accademia Clementina, b. 31, f. 15.
[30] Per l’attività svolta da Kristeller sulla raccolta di stampe bolognese, cfr. Kristeller 1896, pp. 397-400; Gaeta Bertelà 1970, p. 24; Gaeta Bertelà 1973, p. 113; Tamassia in Bologna 1981, pp. 8-9; Faietti 1993, p. 20; Rossoni 2006, p. 60. Per il metodo utilizzato da Kristeller a Bologna, in seguito largamente riapplicato dalla studioso a Roma nella collezione Corsini, cfr. Mariani 2001, pp. 13-19; Fiorani 2004, pp. 80-87.
[31] Di Carlo 2000, con bibliografia precedente; Tinti 2007, pp. 203-206. La costituzione di una biblioteca pubblica a Bologna era già stato un obiettivo del marchese Francesco Zambeccari e di Marco Antonio Collina Sbaraglia i quali, incontrate diverse difficoltà, fecero confluire le loro collezioni librarie presso la Libreria costituita dai Gesuiti in Santa Lucia (cfr. Cammarota 2000, p. 48).
[32] ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 5, c. 20.
[33] ASBo, Assunteria di Istituto, Lettere dell’Istituto, n. 4, 17 marzo 1756.
[34] ASBo, Assunteria dell’Istituto, Atti, n. 5, c. 21.
[35] ASBo, Assunteria di Istituto, Lettere di Istituto, n. 4, 1 aprile 1756, 22 aprile 1756; ASBo, Assunteria di Istituto, Lettere all’Istituto, n. 5, 14 aprile 1756.
[36] ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 12; Faietti in Bologna 1983, pp. 5-6.
[37] Si ringrazia Rita De Tata per aver verificato la presenza dei volumi presso la Biblioteca Universitaria sulla base dell’inventario del 1756. Negli atti di cessione delle stampe dall’Università all’Accademia di Belle Arti del 1881, si afferma che, oltre ai volumi della “grande collezione”, vengono trasferiti anche 62 volumi della “piccola collezione” (ASSBo, Verbali della Commissione del R. Istituto per la verifica della raccolta delle Stampe di Benedetto XIV, 1881).
[38] ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 5, c. 52.
[39] Il volume presenta sia stampe con il timbro Lambertini spezzato (dunque provenienti dai volumi dalla prima donazione) che senza timbro. Il volume è stato oggetto, come la gran parte della collezione, ai tagli eseguiti da Paul Kristeller.
[40] Faietti 1983, pp. 70-71. E’ molto probabile che il dono di Napoleone, che alcuni dicono venisse elargito nel 1796, con un moto di slancio del generale rimasto ammirato della ricchezza dell’Istituto delle Scienze (Emiliani 1968, p. 77; Gaeta Bertelà 1968b, p. 7; Emiliani 1970, p. 18; Tamassia in Bologna 1981, p. 7), sia in realtà riferibile ad anni più tardi, dopo la riforma e ridenominazione dell'Istituto in Nazionale o dopo il 1804, anno in cui Napoleone venne incoronato Imperatore. Si consideri infatti che tutta la prima fase riguardò soprattutto la spartizione e spoliazione dei beni dallo stesso Istituto delle Scienze, ed è difficile immaginare uno slancio di generosità in direzione contraria solo per le stampe.
[41] Donati 1950, pp. 231 e sgg.; S. Zamboni in Bologna 1963, pp. 55-57; Emiliani 1970, pp. 17-18; Gaeta Bertelà 1973, p. 112; Sapori 1998, p. 313.
[42] ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 5, cc. 23-24.
[43] ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 21, f. 12.
[44] Ringrazio Rita De Tata per avermi segnalato la lettera di Montefani, conservata in BUB, ms. 72, vol. VII, in cui il Bibliotecario afferma di dubitare che le stampe romane siano della medesima qualità di quelle bolognesi: “So che costì si sono trovate le stampe sudette, ma ho sicuro riscontro, che non sono tutte della bellezza, e freschezza delle donate dal signor conte Legnani”. Per la lettera inviata dagli Assunti all’Ambasciatore, cfr. ASBo, Assunteria di Istituto, Lettere dell’Istituto, n. 4.
[45] Le stampe citate sono conservate nel volume attualmente numerato 140.
[46] De Tata 2007.
[47] De Tata 2007, pp. 280-281.
[48] ASSBo, Verbali della Commissione del R. Istituto per la verifica della raccolta delle Stampe di Benedetto XIV, 1881.
[49] Cfr. R. De Tata in Bologna 2007, p. 246.
[50] La realizzazione di questi volumi agli inizi degli anni Novanta del Settecento si desume dalla nota firmata Antonio Magnani del 1793, di cui parleremo (ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum. b. 21, f. 35).
[51] Mauceri 1934; Mauceri 1935.
[52] Cammarota 1997, pp. 11-12, 42-43; cfr. anche Faietti 1983, p. 68.
[53] ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 24.
[54] Ibidem
[55] Ibidem
[56] BUB, Bibliografia bolognese, b. 35, f. III.
[57] E' possibile identificare la scrittura di Antonio Magnani presente all'ultima pagina di questo documento di Montefani, confrontandola con la scrittura di una nota firmata dal nuovo bibliotecario datata 1793 (cfr. ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum. b. 21, f. 35.)
[58] Cfr. l’articolo di Elena Rossoni dedicato alla ricostruzione del primo volume della “grande collezione”, in questo numero della rivista.
[59] Gaeta Bertelà 1968a, pp. 85-86; AABo, Miscellanee vecchie, cart. 625 (K 255), f. 43 g; ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 35.
[60] Faietti 1993, p. 32, nota 15. Per Ludovico Savioli, cfr. Binni 1963; Accorsi 1988; Montefusco Bignozzi 1988, pp. 397, 409, 410, 412, 421, 424. La notizia relativa alla scomparsa del conte Ludovico Aurelio entro il 1789, è registrata da Zani 1819, p. 13.
[61] Zani 1819, I, p. 9. Il resoconto di viaggio di Zani continua con la seguente notizia: “Ripassai nel tempo medesimo le stampe dell’Istituto, la collezione di Paesi forse unica di Monsignor Malvezzi, e quella del professor Giuseppe Becchetti, che sebben limitata alle sole stampe, che qualsiasi immagine racchiudono della B.V., ascendeva sin d’allora ad un numero molto considerevole” (Zani 1819, pp. 9-10). Sulla base di questo passo si è ipotizzato che le due collezioni, Malvezzi e Becchetti fossero presenti nella raccolta dell’Istituto (cfr. Gaeta Bertelà 1973, p. 111), ma in reltà qui Zani stava facendo semplicemente un elenco di luoghi visitati, evidentemente in maniera separata.
[62] Faietti 1993, p. 32, nota 16; Faietti 2003, p. 30.
[63] Il parere di Pedrini e di Ferri, del 21 febbraio 1789, e la relazione della seduta dell’Assunteria d’Istituto del 10 marzo 1789, sono contenuti, come documenti sciolti, in ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 35.
[64] In conte Orsi compare, insieme a certo conte “Zini” e al conte Savioli (se padre o figlio non è dato sapere), anche come responsabile della “nuova disposizione” dei 62 volumi dell'Istituto nell’elenco stilato da Montefani, ante 1785, ma dallo stesso documento non si capisce se il riordino abbia riguardato un intervento sui singoli volumi o solo, come sembra di intuire, una loro sistemazione all’interno della biblioteca da poco rinnovata (BUB, Bibliografia bolognese, b. 35, f. III).
[65] Dalfiume s.d. (ma 1805 circa), p. 35.
[66] ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 9, cc. 93v-94r.
[67] Acquisto di una celebre raccolta di scelte stampe in numero di 5400 per la Biblioteca dell’istituto suddetto, spettanti in proprietà al Sig. Conte Senatore Ludovico Vittorio Savioli (AABo, Miscellanee vecchie, cart. 625 (K255), f. 43 g).
[68] Ibidem, cc. 95r-95v.
[69] Zani 1819, I, p. 28.
[70] Per Giovanni Antonio Armano, cfr. Turrio Baldassarri 2003, pp. 63-106, e Rossoni nell’articolo "Stampe di Giulio Bonasoni pittore e intagliatore" in questo numero della rivista.
[71] Per la ricchissima presenza di collezionisti di stampe a Bologna, si vedano in particolare Emiliani 1970, Faietti 2003 (con bibliografia precedente).
[72] ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 9, cc. 95r-95v.
[73] Scrittura di convenzione ed obbligazione del Sig. Giacomo Longhi e Sig. Gius.e Stampini con l’Ecc.ma Ass.a d’Istituto per l’esito di dupplicati di stampe con inventario, 29 aprile 1791, ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 35; ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 9, c. 95v.; Estratto Inventario di tutte le stampe consegnate al S. Giuseppe Stampini per farne l’Esito come dalla scrittura di sua obbligazione conclusa e firmata li 29 Aprile 1790, ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 21, f. 35; ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 9, cc. 136r-138v.
[74] Nella Notizia ristretta della raccolta di Stampe scelte spettante al Sen. Savioli, compaiono “n. 231 (stampe) in legno di Durero, fra le quali trovasi la Vita della B.V. coll’altra incisa da Marcantonio, il Cannone del 1518, il Signore nell’orto del 1515, il S. Lorenzo con altri Santi Martiri, e tant’altro”.
[75] Cfr. Faietti 1983, pp. 67-68; Faietti 1989, p. 192; ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b, 21, f. 35.
[76] ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 9, c. nn. (ma 155r).
[77] ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 35.
[78] ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 9, c. nn. (ma 156r).
[79] ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum. b. 21, f. 35.
[80] Bologna 1993. Per la rinumerazione dei volumi in diverse fasi della risistemazione della raccolta, si veda Sabrina Borsetti, nell’articolo in questa rivista.
[81] Zani 1819, I, p. 28.
[82] ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 35.
[83] Perini 1979, pp. 799-800; cfr. anche Tongiorgi Tomasi 1987, p. 315.
[84] Perini 1979, p. 799, nota 22.
[85] Per il collezionismo di stampe a Bologna, cfr. Emiliani 1970, Faietti 2003 (con bibliografia precedente).
[86] ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, busta 23, fasc. Ricevute di libri. Si veda anche l’articolo di Sabrina Borsetti in questo numero della rivista.
[87] ASBo, Assunteria di Istituto, Atti della Deputazione, n. 11, cc. 1v-2 r.
[88] ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 35.
[89] Ibidem
[90] ASBo, Assunteria di Istituto, Atti n. 10, cc. 14r-15r.
[91] Acquistata dall’Istituto la stampa di Rosaspina raffigurante il Ritratto del Duca di Parma nel 1791 (ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 9, c. 136r), l’artista donò egli stesso all’Istituto diverse stampe. Dagli Atti risulta solo la donazione di due stampe registrata il 18 novembre 1794 (ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 10, c. 57r) ma, vista la richiesta di averne un intero resoconto rivolta agli Assunti l’8 gennaio 1795 (Ibidem, c. 63r e v), i doni dovevano essere stati decisamente numerosi. D’altra parte Rosaspina affermava di avere diligentemente prestato fede al motuproprio di Benedetto XIV, che nel 1755 ordinava la consegna alla biblioteca dell’Istituto di un esemplare di qualsiasi opera a stampa venisse pubblicata a Bologna (Ibidem; Di Carlo 2000, p. 156).
[92] Cfr. Cammarota 1997, p. 510, e p. 139.
[93] Emiliani 1968, p. 77; M. Bortolotti in Bolletti 1977, p. IX.

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Turrio Baldassarri 2003
M. Turrio Baldassarri, Lettere di Giovanni Antonio Armano a Giuseppe Pelli Bencivenni (1778-1779), in “Paragone. Arte”, 49, 2003, pp. 63-106.

Cammarota 2004
G.P. Cammarota, Le origini della Pinacoteca Nazionale di Bologna. Una raccolta di fonti. Dalla rifondazione all’autonomia (1815-1907), Argelato, 2004.

Zarattini 2003-2004
D. Zarattini, Aspetti del collezionismo di stampe nel XVIII secolo. La ricostruzione di due volumi smembrati della collezione di Papa Benedetto XIV, tesi di specializzazione, Università degli Studi di Bologna, a.a. 2003-2004.

Fiorani 2004
F. Fiorani, Per una storia della tutela delle opere d’arte su carta. Cent’anni di conservazione del Fondo Corsini del Gabinetto Nazionale delle Stampe, in La Collezione del Principe. Da Leonardo a Goya. Disegni e stampe della raccolta Corsini, catalogo della mostra a cura di E. Antetomaso e G. Mariani, coordinamento scientifico di A. Emiliani (Roma 2004) Roma, 2004, pp. 80-91.

Graziani 2005
I. Graziani, La bottega dei Torelli. Da Bologna alla Russia di Caterina la Grande, Bologna, 2005.

Biagi Maino 2005
D. Biagi Maino, Luigi Ferdinando Marsili e le arti del disegno. La nuova visione del mondo, in L’immagine del Settecento da Luigi Ferdinando Marsili a Benedetto XIV, a cura di D. Biagi Maino, Torino, Londra, Venezia, New York, 2005, pp. 29-49.

Rossoni 2006
E. Rossoni, La grafica di Annibale Carracci nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna: un’indagine sulla provenienza delle opere, in Talento e impazienza. Annibale Carracci nella Pinacoteca di Bologna, catalogo della mostra a cura di E. Fiori (Bologna 2006), Milano, 2006, pp. 60-67.

Bologna 2007
Il libro illustrato a Bologna nel Settecento, catalogo della mostra a cura di B. Antonino, G. Olmi, M.G. Tavoni (Bologna 2007), Bologna, 2007.

De Tata 2007

R. De Tata, All’insegna della Fenice: vita di Ubaldo Zanetti speziale e antiquario bolognese, 1698-1769, Bologna, 2007.

Tinti 2007
P. Tinti, Protagonisti del collezionismo, in Il libro illustrato a Bologna nel Settecento, catalogo della mostra a cura di B. Antonino, G. Olmi, M.G. Tavoni (Bologna 2007), Bologna, 2007, pp. 203-206.