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Appunti sull’attività di Luigi Marchesini alla Certosa di Bologna

Appunti sull’attività di Luigi Marchesini alla Certosa di Bologna

La lettura anche affrettata di una guida di buon livello dedicata alla Certosa di Bologna, come quella di Angelo Raule [1]Abbreviazioni archivistiche: ASBo: Archivio di Stato di Bologna; ASCBo: Archivio Storico Comunale di Bologna; ABABo: Archivio Accademia Belle Arti Bologna; BCABo: Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna. Raule 1961. o quella più recentemente curata da Giovanna Pesci, [2]Pesci 2001. Su Marchesini ci fornisce informazioni di prima mano una guida coeva, quella del Bianconi (1835, p. 146), che lo ricorda come architetto e “direttore delle fabbriche le quali si erigono nel nostro Cimitero Comunale”. La stessa guida gli attribuisce la realizzazione delle navate laterali e dell’abside della chiesa parrocchiale di S. Isaia e la decorazione di quella di S. Rocco. lascia nella memoria del lettore l’impressione frequente di un nome: Luigi Marchesini. Ricorre insistentemente in rapporto a vari ambienti del cimitero, ristrutturati a partire dagli anni Venti dell’Ottocento, mentre proseguivano i lavori di trasformazione e messa ad uso cimiteriale degli antichi spazi del convento certosino. A Marchesini vengono riferiti concordemente i progetti per la Sala delle Tombe, la Sala Ellittica, la Sala delle Catacombe, il Colombario e il Loggiato delle Tombe oltre a numerosi disegni per monumenti funebri sparsi all’interno del cimitero, alcuni dei quali non più esistenti ma documentati dai repertori della prima metà dell’Ottocento, alcuni forse mai costruiti ma per cui restano disegni spesso datati, altri ancora di cui rimangono tracce solo nei documenti d’archivio, che registrano la presentazione di proposte forse non eseguite.

Ma chi era Luigi Marchesini? Una rapida ricerca tra i documenti dell’Archivio Storico Comunale di Bologna permette di tracciarne sommariamente la carriera, appena una pista per futuri ricercatori di migliore volontà. Dal Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna e da altre raccolte sono emersi diversi fogli dal tratto secco, spesso piacevolmente acquerellati, che permettono di ricostituire attorno ad un nome sicuro (Marchesini da vero ingegnere puntualmente firmava i suoi elaborati) un primo catalogo di grafica.

Nato a Bologna il 10 giugno 1796, pochi giorni prima dell’arrivo dei Francesi, Luigi Pellegrino Francesco, figlio di Gaetano e di Geltrude Vanduzzi viene battezzato il giorno successivo. [3]BCABo, Ms B 880, Carrati, Battesimi 1788-1800, c. 170. La laurea in Filosofia e Matematica, conseguita nel 1818, è documentata da una nota autografa, oggi la definiremmo un’autocertificazione, che Marchesini spedisce al Comune nel 1859, appellandosi contro il concorso bandito per il ruolo di Ingegnere Capo. [4]ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. La documentazione, conservata in un fascicolo assieme ad altri documenti relativi alla stessa questione, si riferisce alla vertenza apertasi tra Marchesini e il Municipio riguardo al concorso per ingegnere capo del Comune, vinto da Coriolano Monti. Il 29 aprile 1859 Marchesini presenta un esposto alla Magistratura comunale in cui autocertifica la sua carriera sottolineando i meriti, l’impegno pluriennale e le promesse fattegli dall’amministrazione che lo avevano lusingato al punto da ritenere che la sua posizione di ingegnere capo facente funzione sarebbe divenuta definitiva. L’indizione di un pubblico concorso nel 1859, contraria alle procedure vigenti che ricorrevano alle assunzioni di personale interno già conosciuto utilizzando il sistema dei concorsi per soli titoli e che solo in mancanza di candidati idonei rivolgevano la loro attenzione all’esterno, era stata per lui un fulmine a ciel sereno. Ritenendosi ormai troppo anziano per essere sottoposto “alle eventualità di un concorso” e pensando che “molto meno sarebbe poi decoroso che dopo aver presieduto come capo per tanti anni al corpo degl’Ingegneri Comunali, si rimanesse ora soggetto, e dipendente dal suo successore” l’ingegnere preferisce considerare conclusa la sua carriera e rassegnare le dimissioni, non senza però prima presentare un ristretto professionale e avanzare precise richieste economiche. Marchesini appare uomo di mondo, discreto e dimesso nelle sue rivendicazioni, valutate però con accurata precisione (dalla cifra consistente del mensile dopo la giubilazione alla pensione per la moglie, dalla richiesta di mantenere il ruolo di Ingegnere onorario con incarico sui teatri e tessera di accesso gratuito alla tomba di famiglia alla Certosa), pronto a togliersi di torno senza protestare se tale è la volontà dei superiori, ma in cambio di una congrua liquidazione. Dal luglio 1818, sempre secondo le sue dichiarazioni, inizia ad essere impiegato al Catasto Pontificio, dove lavora come geometra fino al 1820. A partire da questa data inizia la sua attività presso il cimitero comunale come aiuto dell’ingegner Tubertini e qui, con incarichi diversi, trascorrerà tutta la sua attività lavorativa, fino alla pensione, accordata in via definitiva e tra gravi contestazioni nel 1861.

La prima traccia di questa attività presso il cimitero è la grande pianta conservata presso il Gabinetto Disegni e Stampe della Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, datata 1822 e firmata “Luigi Marchesini Ingegnere Bolognese fece”. [5]BCABo, GDS, Disegni Autori Vari Cart. 13, n. 3, penna nera e acquerello policromo su carta applicata su tela, mm 1115 x 1255. In alto compare la scritta: “Pianta generale del Campo Santo di Bologna detto volgarmente la Certosa rilevata il 30 luglio 1822”. In basso a destra: “Scala di piedi 80 di Bologna”. Sulla destra in basso è disegnato un cippo cilindrico sul cui corpo compare la scritta: ”La Pietà de’ Bolognesi eresse alla memoria de’ trapassati”; alla base dello stesso cippo si legge: “Luigi Marchesini Ingegnere Bolognese fece”. Si segnalano altri disegni di Marchesini presso il GDS della BCABo che qui non si prendono in esame data la specificità dell’argomento trattato, limitato alla Certosa: Disegni Autori Vari Cart. 1, nn. 323 e 324, Piante e spaccati dell’Archiginnasio; Disegni Autori Vari Cart. 8, n. 1292, Pianta dell’Archiginnasio; Disegni Autori Vari Cart. 13, n. 3, Pianta di edificio; Gozzadini Cart. 23, n. 131, Pianta di S. Giacomo dei Carbonesi.

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L. Marchesini, Pianta della Certosa di Bologna, 1822, Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, Disegni Autori Vari Cart. 13, n.3, penna nera e acquerello policromo su carta applicata su tela, mm 1115 x 1255 © Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe

La pianta traduce in immagini il progetto stabilito dall’Assunteria del cimitero, l’organo preposto all’amministrazione e gestione della Certosa, per una ordinata crescita del luogo, progetto che verrà più volte disatteso negli anni a venire. A questo elaborato il giovane Marchesini si riferisce in un documento presentato al Consiglio comunale dove, ricordando di averlo eseguito, si impegna a continuare il suo lavoro fornendo entro due anni una descrizione a stampa di ciò che esisteva all’interno del cimitero, accompagnata da disegni di piante e alzati. [6]ASCBo, Atti del Consiglio comunale, 1822, seduta del 19.12.1822. Nel 1824 i documenti raccolti e gli elaborati grafici realizzati dovevano costituire un nucleo consistente se il senatore, interpellato dal cardinal legato Spina sull’eventualità di concedere al calcografo Natale Salvardi una privativa per la sua raccolta di stampe dedicata ai monumenti del cimitero, fa presente la necessità di confrontarsi con questo lavoro in corso presso l’Assunteria a capo del cimitero, che ne risulta committente, prima di prendere qualunque decisione a favore del progetto di Salvardi. [7]ASBo, Legazione e Prefettura, 1824, Istruzione. Ringrazio Domenico Medori per la segnalazione. Si opterà per una pacifica coesistenza tra i due lavori, constatando che il Marchesini prendeva in esame e illustrava appena [8]Il volume cui si fa riferimento è il repertorio edito da Natale Salvardi tra il 1825 e il 1836 col titolo Collezione scelta dei monumenti sepolcrali del comune cimitero di Bologna, 1825 (Collezione 1825). Su questo repertorio vedi anche Mampieri 2003. monumenti funebri, che dunque costituivano una parte limitata della sua opera, mentre il taglio dato dal Salvardi, che si occupava esclusivamente di monumenti, rendeva la sua Collezione un’utile integrazione. [9]La guida precedente della Certosa a cui si allude nell’avviso tipografico e’ il libretto tascabile intitolato Giornale a Comodo di quelli che frequentano il Cimitero di Bologna e la sua Chiesa, pubblicato nel 1821, estremamente dettagliato ma privo di piante e illustrazioni dei monumenti (Giornale 1821).

Quale destino sia stato riservato agli appunti del giovane Marchesini e ai suoi disegni per questo progetto editoriale rimane al momento un mistero; risultano sfortunatamente dispersi con gran dispetto del ricercatore, dato che permetterebbero di tracciare un quadro significativo dello sviluppo della Certosa in un momento così delicato della sua storia, quando si prendono decisioni fondamentali sia sulle sue direttrici di sviluppo che sulle modifiche strutturali da attuare sul delicato tessuto storico del monastero, decisioni che comporteranno demolizioni e importanti ristrutturazioni.

Certo il progetto editoriale di Marchesini era giunto ad uno stadio molto avanzato, come fa pensare un avviso tipografico bilingue, in italiano e francese, pubblicato nell’aprile 1824. L’opera,considerata come un completamento della guida del cimitero uscita nel 1821, ritenuta insufficiente a soddisfare le richieste dei visitatori, [10]BCABo, Manoscritti, Collocazione provvisoria Miscellanea Bellica, n. 537. In parte il piano dell'opera potrebbe essere confluito nel repertorio edito, a partire dal 1825, da Giovanni Zecchi, in una raffinata edizione tascabile italiana e francese, illustrata da incisioni e corredata da una pianta pieghevole e da una descrizione della chiesa (Collezione 1825-1827 ). viene descritta come articolata in quattro parti. La prima era dedicata alla chiesa e al monastero fino alla soppressione. La seconda, più tecnica, dava una descrizione del luogo con ripartizione e ordine delle tumulazioni. Le due parti restanti descrivevano rispettivamente i chiostri esterni e quelli interni. Si prevedeva un’opera in due volumi che sarebbe stata completata in due anni mediante quattro distribuzioni. Come avveniva comunemente per questo tipo di pubblicazioni la realizzazione dell’opera era subordinata alla raccolta di un certo numero di sottoscrizioni, secondo l’avviso tipografico almeno duecento. Possiamo ipotizzare che le sottoscrizioni non siano state sufficienti e che il progetto sia stato abbandonato. [11]Sibaud 1837. Sui dimostratori e sul loro ruolo all’interno della Certosa vedi Bagattoni 1998, pp. 123-129. Un destino comune, quello dell’interruzione di un’opera sulla Certosa, anche alla guida intrapresa alcuni anni dopo dal dimostratore Marcellino Sibaud che inizia la pubblicazione ma si ferma al primo volume di un progetto che dal piano editoriale appariva promettente, anche se pesantemente inquinato da un enciclopedismo a volte un po’ greve e con qualche caduta nel folkloristico. [12]ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1823, Tit. XV, Rub. 2. Il 22 maggio 1823 il senatore trasmette all’Accademia di Belle Arti il disegno di Luigi Marchesini da eseguirsi da Giungi per persona vivente, sfortunatamente non ricordata (vedilo citato anche in ABABo, Cartone 1823). Il 23 marzo dello stesso anno il Comune inviava all’Accademia un disegno di Marchesini per il monumento del negoziante Fiocchi, specificando che l’erede, sig. Mezzetti, avrebbe preferito la versione indicata con la lettera B (anche in ABABo, Ib.). Per i rapporti tra Comune e Accademia relativi alla valutazione dei monumenti vedi anche Mampieri 2007, pp. 249 – 259 e Mampieri 2008.

In questi anni trascorsi alla Certosa a fianco di Tubertini, Marchesini dovette sviluppare un’attività parallela di libero professionista, progettando monumenti per committenti privati. Al solo 1823 datano infatti ben cinque riferimenti a interventi di questo tipo. Due monumenti compaiono citati nei documenti che registrano fedelmente il passaggio delle proposte da sottoporre al vaglio dell’apposita commissione dell’Accademia di Bologna, incaricata di vegliare sulla qualità delle tombe realizzate nel cimitero. [13]Il monumento di Camillo Bassi si trova nel Chiostro maggiore e quello della famiglia Cesari De Maria nella Cella prima del Loggiato delle Tombe. Altri due monumenti, quello a Camillo Bassi e quello della famiglia Cesari De Maria, realizzati in materiale deperibile, probabilmente stucco, furono successivamente distrutti e sostituiti con altri più durevoli. [14]Il monumento fu realizzato da Camillo Bassi, in occasione della traslazione delle ceneri del padre Angelo dalla chiesa dei Francescani Riformati, dove era stato sepolto al momento della morte, nel 1796. Nella forma che aveva nella prima metà dell’Ottocento, ideata da Marchesini e realizzata da Giovanni Putti, è documentato in Collezione 1825-1827, n. 131. Il progetto di Marchesini per il monumento fu presentato dal senatore all’Accademia di Belle Arti il 22 marzo 1823 (ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1823, XV, 2, n. 579; ABABo, 1823, Fasc. Marzo, n. 579). I lavori per la nuova tomba, opera dello scultore Giuseppe Pacchioni, si collocano dopo il 1873, quando la guida della Certosa di quell’anno (p. 261) ricorda ancora il monumento di Marchesini e Putti e il 1890, quando la guida del Gatti (Gatti 1890, p. 106) menziona la nuova versione. Un riferimento alla tomba Bassi ricorre nel protocollo del cimitero alla data 1880, quando si richiede all’amministrazione terreno per un “maggiore sfondo”, un tipo di richiesta che era frequente in occasione della realizzazione di monumenti scolpiti e che fa pensare che l’intervento di Pacchioni si possa collocare intorno a questa data (ASCBo, Cimiteri, Protocollo 1880-81, Lett. S, n. 101). Di essi rimangono le immagini tramandateci dal repertorio dello Zecchi, che ne attribuisce in entrambi i casi l’invenzione a Marchesini.

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Monumento di Angelo Bassi, in Collezione dei monumenti sepolcrali, n. 131 © Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio

Il monumento Bassi, posto nel Chiostro maggiore e rifatto in marmo dallo scultore Giuseppe Pacchioni nel 1880 circa, era immaginato da Marchesini come una struttura dalle linee classiche, inserita entro un arco, animata dalla presenza di un piccolo genio seduto al vertice, appoggiato ad una face rovesciata in atto dolente. Come spesso avviene in questo periodo, l’idea di in architetto o di un ingegnere viene realizzata da uno scultore, in questo caso Giovanni Putti. Non mancano nel monumento i riferimenti simbolici funerari coevi, come la lucerna appoggiata di fianco al piccolo genio o le due torcere fiammeggianti, simmetricamente disposte ai lati dell’edicola. [15]Collezione 1825-1827, n. 104. Il monumento di famiglia fu voluto dai fratelli Francesco, Gaetano e Filippo De Maria per accogliere il corpo del fratello Giacomo e di due zii sacerdoti, Domenico e Marco, oltre che di due fanciulli. Il testo dello Zecchi ricorda che fu eseguito nel 1823 e conferma la paternità del progetto a Luigi Marchesini.

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Monumento della famiglia Cesari De Maria, in Collezione dei monumenti sepolcrali, n. 104 © Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio

Il più architettonico monumento della famiglia Cesari De Maria, dove a fianco di Marchesini opera l’ornatista Luigi Roncagli, esiste ancora, nella cella prima del Loggiato delle Tombe, completamente rifatto nelle forme convenzionali tipiche della seconda metà dell’Ottocento seppur in un materiale più nobile e gradito al pubblico e alle commissioni accademiche, il marmo; mantiene comunque nell’impostazione generale e negli ornati un chiaro riferimento all’idea originaria. Questa, che dall’incisione dello Zecchi appare inserita entro una nicchia, è composta da un’edicola contenente l’iscrizione poggiante su un alto zoccolo. Gli stacchi decorativi sono costituiti da una cornice con meandro e da un coronamento a volute convergenti da cui emerge al centro un viluppo d’acanto. Non mancano i simboli tradizionali del vocabolario funerario come la conchiglia alata, le faci rovesciate che affiancano l’iscrizione e le anfore lacrimali simmetricamente disposte ai lati dello stemma di famiglia coronato. [16]ASBo, Famiglia Moreschi, Busta R Recapiti e Memorie della famiglia Casolari. Il foglio eseguito a penna nera e acquerello grigio reca in alto la scritta “Monumento, dell’Illma Famiglia Casolari, da erigersi in basso rilievo, nel Cimitero di Bologna, nell’anno 1823”. Al centro della lapide posta nel basamento si legge, a lettere capitali, “Luogo della Lapida della deffunta”. In basso al centro è posta la scala metrica in piedi bolognesi, mentre in basso a sinistra compare la firma “Luigi Marchesini Ing(egner)e”. Al momento non risultano riferimenti al monumento nei documenti del Comune e dell’Accademia, per lo meno con riferimento alla famiglia Casolari. Ringrazio Domenico Medori per avermi segnalato l’esistenza di questo foglio.

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L. Marchesini, Progetto per il monumento della famiglia Casolari, 1823, Bologna, Archivio di Stato, penna nera e inchiostro grigio acquerellato, mm 425×305 © Bologna, Archivio di Stato di Bologna, su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Dello stesso anno sopravvive un disegno, conservato presso l’Archivio di Stato di Bologna, al momento non collegabile ad un monumento esistente né tanto meno a documenti che ne segnalino il passaggio attraverso gli organi di controllo preposti. Si tratta di un progetto corredato di scala metrica per il monumento della famiglia Casolari, disegnato a penna e acquerellato, recante la firma di Marchesini e la data 1823. Anche in questo caso il monumento, impostato entro un arco, presenta un sarcofago di gusto rinascimentale poggiante su zampe leonine e una lunetta con un piccolo genio piangente che regge lo stemma di famiglia e una face rovesciata. [17]Collezione 1825-1827, n. 141. Il monumento è databile posteriormente alla morte dell’avvocato Patuzzi, avvenuta il 12 aprile 1823. Il busto collocato sulla mensola è opera di Innocenzo Giungi.

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Monumento di Vincenzo Patuzzi, in Collezione dei monumenti sepolcrali, n. 141 © Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio

Poco tempo dopo Marchesini progetta il monumento Patuzzi, posto nel Chiostro terzo, per il quale si avvale della collaborazione dello scagliolista Agostino Canturio e del decoratore Giuseppe Ferri, un esempio sopravvissuto della sua capacità compositiva estremamente semplice, che accosta sobriamente citazioni classiche funzionali allo scopo. [18]Collezione 1825-1827, n. 121. La datazione si evince dalla Zecchi stesso e così le attribuzioni ai diversi autori. L’arco trasformato in un nicchione è rivestito di scagliola. Al centro della parete di fondo è collocata una struttura ad ara, occupata al centro dall’iscrizione e sormontata dal busto dell’avvocato Vincenzo Patuzzi. Ai lati sono già predisposte cornici circolari e mensole per accogliere altri due busti di famigliari, mai realizzati. La volta a cassettoni rettangolari, con rosette entro esagoni, è dipinta con effetto di rilievo illusivo.

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Monumento di Antonio Bentivoglio, in Collezione dei monumenti sepolcrali, n. 121 © Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio

Al 1825 risale il progetto per l’imponente monumento ad Antonio Bentivoglio, posto nella seconda cella del Loggiato delle Tombe, realizzato in collaborazione con Giovanni Putti e Agostino Canturio, che sopravvive, anche se privato dei suoi grandiosi leoni, in seguito ad un furto negli anni ’90 del Novecento. [19]Collezione 1825-1827, n. 137. Anche in questo caso la parte in scagliola è opera di Agostino Canturio. La datazione approssimativa al 1826 si può dedurre dalla data di morte del commerciante Giuseppe Levi, il 25 marzo 1826 appunto, e dall’atto di acquisto della tomba, registrato nel 1826 (ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1826, XV, 2, n. 22). Normalmente dall’acquisto alla realizzazione dei monumenti trascorreva circa un anno ed è probabile che sia stato così anche per la tomba Levi, visto anche che non risultano solleciti alla proprietà da parte dell’amministrazione del cimitero, fatto invece frequente nel caso di ritardi nella consegna. Marchesini sembra qui riproporre, ampliandolo con la grande scalinata fiancheggiata dai leoni, lo schema del monumento Casolari di cui riprende il sarcofago a vasca con il fiorone d’acanto al vertice del coperchio e la struttura centinata con lo stemma nel coronamento.

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L. Marchesini, G. Putti, A. Canturio, Monumento di Giuseppe Levi, Bologna, Cimitero Comunale della Certosa, Chiostro Maggiore © Bologna, Comune di Bologna

Attorno al 1826 Marchesini realizza la sua tomba artisticamente più rilevante, il monumento Levi per il Chiostro maggiore, dove le statue della Fede e della Liberalità e i due puttini al vertice sono realizzati da Giovanni Putti. In questo caso l’invenzione dell’ingegnere cede il passo alla creatività dello scultore per il quale si limita a tracciare quel percorso piramidale così amato dalle commissioni accademiche su cui disporre le figure. [20]Collezione 1825-1827, n. 119. Il monumento fu commissionato da don Filippo Gambarini, sacerdote alla Certosa e figlio della defunta. In altri repertori come quello del Terry (1817, n. LII) e quello miniato del Ricci (P. Ricci, Monumenta Inlustriora Coemeterii Bononiensis quae Petronius Riccius ad fidem Archetyporum lineari pictura expressit ab anno MDCCCI ad an. MDCCCXIII, BCABo, GDS, Disegni Autori Vari Cart. 13, I/ 22) lo stesso monumento presenta tuttavia due figure, quella inginocchiata attualmente esistente e una distesa sopra l’iscrizione di cui non rimangono tracce. Entrambi repertori presentano la tomba come Monumento di Domenica Comani e Luigia Fornasari e ne attribuiscono la commissione al marito e padre delle due donne, Giovanni Fornasari. La paternità risulta poi del solo Giovanni Putti, cui si attribuiscono sia l’invenzione che l’esecuzione. Una discordanza tra le fonti che merita sicuramente una ulteriore verifica in futuro.

Più difficilmente collocabili nel tempo risultano altre tre monumenti attribuiti a Marchesini dallo Zecchi, due dei quali probabilmente perduti.

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Figura 1: Monumento di Maria Marchi, in Collezione dei monumenti sepolcrali, n. 119 © Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio
Figura 2: Monumento di Petronio Bassani, in Collezione dei monumenti sepolcrali, n. 115 © Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio
Figura 3: Monumento di Vincenzo Galli, in Collezione dei monumenti sepolcrali, n.133 © Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio

Si tratta del piccolo ma elegante sepolcro di Maria Marchi, posto nel Chiostro d’Ingresso, caratterizzato da un’articolata sovrapposizione di zoccoli variamente modanati e coronato dalla figura di una giovane inginocchiata davanti ad un’urna, a mani giunte e con i capelli sciolti, opera di Giovanni Putti.20 Forse rifatte in forme più moderne e dunque difficili da identificare sono le tombe di Petronio Bassani e di Vincenzo Galli. In entrambi i casi una grande urna corona un cippo a forma di ara, con decorazioni allusive a temi sepolcrali come le urne lacrimali, la farfalla simbolo dell’anima e l’ouroboros, cioè il serpente che si morde la coda, simbolo dell’eterno, ciclico scorrere del tempo. [21]Collezione 1825-1827, n. 115 e 133. Per il monumento Galli Canevelli lo Zecchi ricorda che oltre a Marchesini vi lavorarono Giovanni Putti e Agostino Canturio.

L'ingegner Luigi Marchesini

Nel 1825 incontriamo nuovamente il giovane praticante Marchesini in una scarna documentazione del protocollo della Magistratura comunale. Assieme a Paolo Mastellari presenta una richiesta per sostituire il defunto cavallaro della Deputazione d’ornato, Dionisio Mastellari. [22]ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1825, n. 3446. Documenti successivi ci informano che non riuscirà ad ottenere il posto, ma nello stesso anno la sua posizione sarà definita: il 12 dicembre 1825, infatti, l’Assunteria del Cimitero gli assegna il ruolo di direttore dei lavori della Certosa. [23]ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. Nell’autocertificazione del 1859 Marchesini ricorda di essere stato nominato direttore di tutti i lavori del cimitero con atto dell’Assunteria del 12 dicembre 1825. Che la sua richiesta di subentrare al cavallaro Mastellari non era stata accolta viene invece affermato dall’avvocato Sassoli che in una pratica facente parte dello stesso fascicolo ricostruisce la carriera in Comune dell’ingegnere per permettere all’Amministrazione di prendere un’equa decisione nei confronti del suo ricorso. L’anno dopo lo ritroviamo Ingegnere aspirante dell’Ufficio d’Ornato; inizia così la lunga e brillante carriera di precariato di Luigi Marchesini. [24]ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1826.

Per consolidare la posizione raggiunta completa gli studi di architettura civile, riportando il diploma di ingegnere nell’anno accademico 1829-30. [25]Giumanini 1999.

La morte di Tubertini, avvenuta nel 1831, comporta la nomina interinale di Marchesini a ingegnere comunale in seconda. [26]ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1831; Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. Il legame personale con Tubertini può essere desunto dalla partecipazione di Marchesini all’erezione della sua tomba alla Certosa (Loggia a Ponente) che lo ricorda nella lapide latina come uno dei committenti; l’altro era Filippo Miserocchi, anch’egli ingegnere comunale, le cui vicende si intrecciano altre volte con quelle di Marchesini. Si registrano in questo decennio alcune delle operazioni più significative della sua carriera che si apre ad altre attività e cantieri, uscendo dal confine ristretto della Certosa. Per il cimitero, comunque, data al 1830 il progetto della sistemazione della cella Bentivoglio, successivamente arricchita dalle sculture di Cincinnato Baruzzi. A questa attività si riferisce il foglio del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna, depositato presso i Musei Civici d’Arte Antica, che presenta studi per la cella, posta nella Sala delle Tombe, riveduta in questo periodo da Marchesini partendo dal progetto iniziale di Angelo Venturoli.

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L. Marchesini, Progetto per la cella Bentivoglio alla Certosa di Bologna, penna nera e acquerello grigio, mm 395×575, inv n. 309/ 1894, collezione Faccioli © Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe

Il foglio presenta tre vedute affiancate della cella “di Sua Eccellenza il Signor Conte Filippo Bentivoglio”. Da sinistra a destra una veduta dell’ingresso della cella posta sotto la trabeazione poggiante su colonne ioniche. Al di sopra della porta lineare, sormontata da una cornice liscia su mensole, è collocato lo stemma della famiglia, controfondato da un drappo. La parte centrale del foglio è occupata dallo spaccato della cella, a pianta rettangolare, con volta a botte cassettonata. Le pareti, scandite in cinque riquadri da lesene corinzie scanalate, sono delimitate da fasce orizzontali che dividono la spazio in due porzioni tra loro proporzionate; al di sopra della fascia si dispongono clipei con i ritratti di membri della famiglia visti di fronte e al di sotto lapidi orizzontali, destinate a contenere le iscrizioni commemorative. La parete centrale è occupata da un imponente monumento simile ai tanti, dipinti o scolpiti, realizzati nel decennio precedente per il Chiostro Terzo. Un alto basamento con al centro l’iscrizione, è sormontato da un sarcofago che ospita nella fiancata la classica scena del letto di morte. [27]Rosenblum 1984. Il coronamento del sarcofago è occupato dalla figura giacente della Carità con tre puttini. La parte sinistra del foglio contiene il prospetto di una delle pareti di fondo al centro della quale, inquadrato da due lesene corinzie, è posto un complesso monumento composto da un cippo cilindrico con busto maschile tra le due allegorie del Tempo e di Minerva o Felsina. [28]GDS, Pinacoteca Nazionale, inv n. 309/ 1894, collezione Faccioli, penna nera e acquerello grigio, mm 395x575. Il disegno verrà sottoposto ad intervento di restauro nel corso del 2008. In basso al centro è disegnata la pianta della cella con i due monumenti in proiezione. Si tratta del progetto per un intero complesso funerario sul quale negli anni ’40, al momento della realizzazione delle sculture da parte di Cincinnato Baruzzi, interverranno sostanziali modifiche. Al monumento a sarcofago ne sarà sostituito uno a stele, estremamente semplice, e quello a cippo verrà molto semplificato, fino a ridursi a un busto su plinto. [29]Per l’attività di Baruzzi nella cella Bentivoglio e un primo riferimento a questo foglio vedi Mampieri 2007 (1), p. 378, nota 249.

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L. Marchesini, Progetto di una stele per la Sala delle Tombe, Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, penna acquerellata su carta, mm 378 x 201, n. 428 © Bologna, Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

E’ probabile che allo stesso periodo dell’attività progettuale di Marchesini appartenga anche il disegno conservato presso le Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, firmato dall’autore e chiaramente in rapporto con la Sala delle Tombe, come recita la scritta in alto. Si tratta del progetto per una delle grandi stele appoggiate alle pareti che marcano il ritmo della lunga sala. Queste memorie dalla tipologia molto semplice obbligavano gli acquirenti a un progetto decorativo fisso, comprendente iscrizione e medaglione circolare con l’effigie di profilo del defunto. [30]Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, n. 428, penna acquerellata su carta, mm 378 x 201. In alto la scritta “Progetto de Cippi da farsi nella Sala delle Tombe” e in basso a sinistra, sotto la scala metrica, “Luigi Marchesini Ing(egner)e”. Vedilo riprodotto in Emiliani 1973. Per cippi di questo tipo spesso non era nemmeno richiesta la presentazione di un progetto da sottoporre all’Accademia, data l’omogeneità della tipologia. Ritroviamo anche in questo progetto il segno sottile e mosso, riconoscibile nelle prove grafiche precedenti, e l’acquerellatura monocroma.

 

Tra il Cimitero e la città

Gli incarichi attribuiti a Marchesini in questi anni aumentano sensibilmente di numero e spostano il suo interesse dalla Certosa, che era stata fino a questo momento luogo deputato di azione, alla città intera. Nel 1831 viene nominato, stando alla sua testimonianza, Capitano della Guardia Civile, con l’incarico di sovrintendere alle Caserme, [31]ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. un dato puntualmente confermato dai protocolli della Magistratura dove si segnala la sua attività per la trasformazione in caserme destinate all’alloggio delle truppe austriache dei conventi soppressi di S. Ludovico, S. Francesco e degli Abbandonati. [32]ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1831. Dagli stessi atti risulta anche una attività per l’individuazione e la conversione di locali precedentemente destinati ad altro uso, da utilizzare per il ricovero di malati. [33]ASCbo, Ib.

Per la Certosa l’ingegnere continua a lavorare seguendo la costruzione del “muro che costeggia S. Isaia e il rio Meloncello” [34]ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1831. cioè la prosecuzione del grande progetto di Ercole Gasparini per collegare il cimitero con il portico di S. Luca, interrotto e ripreso più volte dal 1811, anno dell’inizio dei lavori. [35]Sul portico di collegamento tra la Certosa e il Meloncello, opera di Gasparini, vedi De Angelis 1998, in particolare pp. 171-174 e Ceccarelli 2007, pp. 75-83. Dai protocolli della Magistratura Marchesini riceve pagamenti sia nel 1831 che nel 1832 per i lavori e gli operai attivi in questo progetto (ASCBo, Protocolli della Magistratura, 1831-32). Ai portici sarà impegnato per alcuni anni, almeno fino al 1835, quando vengono registrati i pagamenti per i lavori e gli operai impegnati nell’operazione. [36]ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1835.

Per quanto riguarda l’interno del cimitero, già nel 1832 Marchesini comunica alla Magistratura che un quinto della Sala delle Catacombe è terminato e può essere visionato per approvare la prosecuzione dei lavori, lavori che appaiono in forse, dato che si richiede anche con quale somma portarli avanti. [37]ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1832. Dagli stessi documenti emerge il particolare curioso della richiesta di rimborso, oggi lo definiremmo un buono benzina, per il mantenimento del cavallo “di servizio” abitualmente usato per raggiungere il posto di lavoro alla Certosa (ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1832). L’attività di libera professione come progettista di tombe registra in questo periodo la realizzazione del monumento Fangarezzi. [38]La realizzazione di questo monumento, che parrebbe perduto, si desume dalla documentazione presente presso l’ASCBo (Carteggio Amministrativo, 1832, XV, 2) da cui risulta che il 2 giugno i fratelli e le sorelle Fangarezzi si impegnano a costruire la tomba del padre Gaetano sotto la direzione di Luigi Marchesini. A partire dal 1832 inizia anche il lungo servizio nel corpo dei pompieri che Marchesini svolgerà per molti anni, distinguendosi in particolare nello spegnimento di alcuni incendi generati dai bombardamenti del 1848. [39]ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. La nomina a vigile aggiunto sarebbe avvenuta per ammissione del Marchesini il 30 agosto 1832. Sempre da dichiarazioni autografe risulta che l’ingegnere fu coinvolto nello spegnimento di numerosi incendi nel 1839 e che nel 1840 ricevette una medaglia d’oro del sovrano per questa sua attività. Nell’agosto del 1848 Marchesini rischia di essere colpito da una granata mentre con i pompieri si reca a spegnere un incendio causato dai bombardamenti. Il periodo 1848-49 appare particolarmente irto di rischi, dato che rischia addirittura il linciaggio accompagnando un colonnello austriaco al suo quartier generale posto fuori porta S. Felice. Sempre alla testa dei pompieri è incaricato di forzare le barricate per permettere il passaggio alla Deputazione che esce da Bologna per capitolare. Con la nomina ad ingegnere in seconda del Comune, avvenuta nel maggio 1834, [40]ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4 in cui dichiara che la lettera di nomina risale al 31 maggio 1834. Tale nomina risulta anche dai protocolli del Comune e dalla dichiarazione dell’avvocato Sassoli, incaricato nel 1860 dalla magistratura di ricostruire la carriera dell’ingegnere per far luce sulle pretese avanzate da Marchesini al posto di ingegnere capo (Ib.; anche Protocollo della Magistratura, 1834). l’attività si allarga ulteriormente alla città. Nel promemoria presentato nel 1859 Marchesini ricorda tra le cose realizzate in questo incarico la costruzione delle Scuole Pie, a fianco della piazza di S. Domenico, e l’allargamento della stessa via S. Domenico, i lavori alla rete idraulica che lo impegneranno per buona parte della carriera e la complessa impresa della riforma dell’illuminazione notturna che passa progressivamente da quella ad olio a quella a gas. [41]ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. Al 1835 risalgono anche i lavori di adattamento a biblioteca comunale dei locali dell’Archiginnasio, per cui Marchesini stila una perizia e alcuni progetti. [42]BCABo, ms B 3793, L. Marchesini, Perizia per l’adattamento dell’antico Archiginnasio ad uso di Biblioteca Comunale, Scuole e Gabinetti Aldini, e Valeriani, 1835. Legati ai lavori dell’Archiginnasio sono probabilmente alcuni disegni conservati presso il GDS della BCABo precedentemente segnalati. Probabilmente la sua esperienza nella costruzione e manutenzione di cimiteri porterà ad incaricarlo di seguire la costruzione dei camposanti destinati al forense. [43]ASCBo, Protocollo della Magistratura,1837.

Nel 1837, in occasione della decennale eucaristica della parrocchia di S. Isaia, viene inaugurato l’ampliamento della chiesa, portata dalla precedente pianta ad aula a quella attuale a tre navate e realizzata da Marchesini su richiesta del parroco, don Giacomo Negri. Contemporaneamente l’ingegnere innalza il presbiterio costruendo la cupola e la lanterna e progettando una imponente ancona d’altare decorata da Massimiliano Putti, figlio di Giovanni. Nella stessa occasione Marchesini rimodella la sagrestia della chiesa e costruisce il portico che la fiancheggia su via S. Isaia. [44]Decennale 1967, pp. 15-16.

Dal 1840 al 1850

Il decennio 1840 lo vede attivo alacremente alla Certosa dove la sua presenza è da ritenersi stabile, tanto da comportare l’assegnazione di una medaglia d’argento da parte del cardinal Tosti come riconoscimento per la sua attività in questo campo. [45]ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. La medaglia sarebbe stata assegnata, secondo Marchesini, nel 1844. Già nel 1836 Marchesini aveva realizzato una seconda, grande pianta della Certosa da sottoporre alla Commissione “Antichità e Belle Arti”.

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L. Marchesini, Pianta della Certosa (1836), Bologna, Cimitero Comunale della Certosa, penna nera e acquerello policromo su carta, mm 1320×1220 © Bologna, Comune di Bologna

Tale pianta, che dichiara il suo rapporto con quella conservata all’Archiginnasio almeno nell’origine comune, posta nel 1821, risulta tuttavia molto più complessa e articolata. [46]La grande pianta della Certosa, che ancora si conserva negli uffici del cimitero, mm 1320x1220, penna nera e acquerello policromo su carta, reca nel cartiglio in alto questa scritta: “1836 Matrice del Piano Generale del Cimitero Comunale stabilito fin dal 1821 dall’Illustrissima Assunteria del Cimitero, e redatta ora in regolare Pianta per sottoporla all’esame dell’Illustrissima Commissione di Belle Arti ed Antichità acciocché stabilito deffinitivamente detto Piano Generale, sia proposto dall’Eccelsa Magistratura all’Illustrissimo Consiglio Comunale per la sua sanzione”. In basso a destra compare la firma di Marchesini e a sinistra la data 1846 accompagnata da quella del segretario Landini. Ad una prima rapida osservazione spiccano due inserimenti importanti: in alto a destra uno spazio in precedenza vuoto è colmato dal Chiostro del Cinquecento, abbattuto all’inizio del XX secolo e sostituito da una struttura moderna che ne mantiene il nome. In questo luogo erano stati trasportati, dopo un lungo periodo di immagazzinamento che non dovette certo giovare alla loro conservazione, oggetti artistici di epoche diverse, prevalentemente tombe, provenienti da chiese soppresse, che vennero disposti entro le arcate del chiostro, anch’esso opera di Marchesini, con un intento vagamente museografico. [47]Su questo argomento e per una trattazione più dettagliata sul Chiostro del Cinquecento e sugli ambienti adiacenti anch’essi dedicati alle antichità vedi Mampieri in corso di stampa negli atti del convegno Monumento e Memoria. Dall’Antichità al Contemporaneo (Bologna, Università degli Studi, Dipartimento di Arti Visive, 11-13 Ottobre 2006). A sinistra in alto si può invece osservare la grande mole circolare del pantheon, di fatto mai costruito, che occupava secondo l’intenzione dell’Assunteria e dello stesso ingegnere, che nel 1872 se ne attribuirà l’invenzione, [48]ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1872, VIII, 5. lo spazio dell’attuale Campo Carducci, affacciandosi sul futuro Chiostro sesto o del Pantheon che probabilmente deriva dunque il nome da un progetto molto più antico del sacrario dei caduti della Prima Guerra Mondiale. Il vasto slargo naturale, aperto, con prati ed alberi, che circonda scenograficamente la struttura a tempio preceduta da un pronao ricorda ancora soluzioni urbanistiche neoclassiche e introduce nello spazio pesantemente edificato della Certosa un’area verde che ricorda anche l’articolazione di molti cimiteri europei della metà dell’Ottocento dove natura e architettura si combinano, a creare spazi di romantica suggestione.

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L. Marchesini e V. Testoni, Monumento della famiglia Brunetti, Bologna, cimitero monumentale della Certosa, Sala Ellittica © Bologna, Comune di Bologna

Nel 1841 risulta compiuta la Sala Ellittica, per la quale si richiedono al Comune i fondi per la tinteggiatura, un segno evidente che i lavori erano decisamente al termine. [49]ASCBo, Ufficio d’Igiene, Atti della Sezione Cimitero, 1841. Nello stesso anno Marchesini presenta al Comune il disegno, perduto, e la perizia per ridurre il monumento a Domenico Tesi, la cui collocazione nel Chiostro terzo risulta infatti differente rispetto all’attuale se confrontata con il repertorio dello Zecchi. Marchesini propone di ridurre il monumento e di rifarlo sul modello proposto avvalendosi della collaborazione di Vincenzo Testoni, con cui sviluppa in questo decennio un rapporto quasi esclusivo. Il busto del defunto sarebbe stato riutilizzato dal monumento precendente. (ASCBo, Ufficio d’Igiene, Atti della Sezione Cimitero, 1841). Nell’ambito di questo nuovo spazio dalla sobria pianta ovale, movimentata da nicchioni e piccole edicole a pianta rettangolare, Marchesini colloca due progetti per monumenti di famiglia: quello Brunetti e quello Garagnani.

Il monumento Brunetti, i cui progetti vengono presentati all’Accademia fin dal 1836, sarà terminato tra solleciti e ritardi solo nel 1844. La forma lineare del sarcofago, con la fiancata occupata dalla scena del letto di morte, richiama in parte il progetto già apparso nel disegno per la cella Bentivoglio e si rifà ad una tipologia datata, ancora di forte matrice neoclassica sia nelle citazioni antiche che nel commiato dove un genio classico e famigliari in abiti ottocenteschi si mescolano senza contrasti. Lo scultore Testoni, che in questo caso affianca Marchesini e ne svolge l’idea, mantiene la rappresentazione sulla superficie del primo piano e vi dispone i tre gruppi famigliari. A sinistra, seduto, il padre sostiene i figli bambini che assistono alla scena. Nella scena centrale, più ampia per la maggiore importanza narrativa, la defunta giace riversa su un letto a barca mentre un genio alato la prende per mano e le indica la clessidra, segno del finire del tempo assegnatole. A destra una piccola scena d’interno, con la servente che appoggia sul tavolo da notte una caraffa . [50]Il progetto grafico per il monumento di Anna Sermasi e del figlio Carlo Brunetti , voluto da Antonio Brunetti nella Sala Ellittica, viene trasmesso del conservatore Venturoli al senatore di Bologna il 5 settembre 1836 (ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1836, XV, 2, n. 159) e dal Comune girato all’Accademia di Belle Arti il 6 dello stesso mese (ABABo, 1836, Funzioni Pubbliche-Disposizioni d’Arte, VII, 2). Il disegno di Marchesini era accompagnato, secondo l’uso invalso a partire dalla metà degli anni ’20, da una descrizione che integrava il disegno permettendo di mettere meglio a fuoco la volontà dell’autore. La commissione accademica, composta da Antonio Serra, Giovanni Battista Frulli e Pietro Fancelli, riunitasi per valutare il disegno il 13 settembre 1836, propone alcune varianti. Tra queste la diminuzione del numero dei cassettoni per ottenere un effetto di maggiore ampiezza, e l’introduzione di un miglior ritmo nell’alternanza delle faci rovesciate e dei medaglioni circolari, destinati a contenere ritratti di famigliari. Il sarcofago doveva presentarsi piuttosto tozzo se si consiglia di allungarlo e di sollevare il fregio che altrimenti rischiava di essere coperto dalla cassa. Nonostante l’approvazione accademica il monumento risulta ancora in fase di costruzione nel 1844, quando la famiglia Brunetti viene più volte sollecitata dal Comune a completare la propria tomba, con la minaccia che i lavori vengano terminati d’ufficio e addebitati al proprietario (ASCBo, Ufficio d’Igiene, Atti della Sezione Cimitero, 1844).

Per la cella Garagnani è possibile identificare un disegno acquerellato di Luigi Marchesini, conservato presso il GDS della Pinacoteca Nazionale . [51]Gabinetto Disegni e Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna, inv. 28269 r., Penna nera e acquerello grigio su cartoncino ocra, mm 385x252, in basso, a sinistra “Sala Eletica” , a destra “L. Marchesini Ing.”

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L. Marchesini, Progetto per la cella Garagnani, penna nera e acquerello grigio su cartoncino ocra, mm 385×252, inv. 28269 r. © Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe

Il foglio mostra una visione frontale della piccola cella a pianta rettangolare, adiacente a quella Brunetti. All’interno, sul basamento a gradoni oggi occupato da un’urna a due manici, è collocato un busto maschile, forse originariamente esistente, come farebbe pensare anche la soluzione del motivo a cerchi concentrici, simile ad un catino, molto utilizzata da Marchesini e da altri progettisti come sfondo per erme e busti. Rispetto al progetto iniziale compaiono alcune varianti minime nella decorazione a racemi, che contiene tra i due viluppi simmetrici fioroni d’acanto nella versione realizzata e civette nel progetto. Anche lo stemma con banda trasversale previsto nel disegno al centro è sostituito da un medaglione con un ariete rampante.

A questo periodo si può riferire anche un altro bel foglio del GDS della Pinacoteca Nazionale, non collegabile ad alcun monumento esistente, neppure a quelli documentati dai repertori.

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L. Marchesini, Progetto per monumento funebre, penna nera, acquerello grigio, verde e azzurro su cartoncino ocra, mm 383×250, inv. 3992 © Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe

Si tratta di un progetto per monumento funebre raffigurante una figura femminile inginocchiata e con i capelli sciolti, che abbraccia un’urna. L’idea originale applicata a questa tomba è quella dell’apertura alle spalle della statua che viene così a proiettarsi contro uno spazio aperto e alberato, intensamente romantico. Lo spazio è schermato da un basso cancello metallico e da alcune colonne e semicolonne ioniche. Al vertice, nella lunetta a conchiglia, è accolto uno stemma entro corone d’alloro.

Uno spazio con queste caratteristiche potrebbe essere individuato sul fondo della Sala delle Tombe di cui negli anni ’30 Marchesini stava curando la ristrutturazione, spazio per il quale era previsto fin dal progetto iniziale un grande monumento entro un’esedra. Tale assetto è tuttora presente, con il catino a lacunari sostenuto dalle colonne ioniche, proprio come nel nostro foglio, e la cancellata aperta su uno spazio alberato esterno. Solo il monumento è differente: il grande leone ferito di Carlo Monari, dedicato ai martiri delle guerre d’Indipendenza. [52]Gabinetto Disegni e Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna, inv. 3992, Cart. 58; penna nera, acquerello grigio, verde e azzurro su cartoncino ocra; mm 383x250; in basso a destra “L. Marchesini Ing.” Al centro in basso scala in piedi bolognesi. Proviene dalla Collezione Faccioli. Colgo l’occasione per segnalare un altro disegno di Marchesini, recentemente emerso all’attenzione degli studiosi. Si tratta di un foglio acquerellato in grigio e conservato in collezione privata, pubblicato sul museo virtuale della Certosa di Bologna (www.certosadibologna.it). Il foglio, di cui non sono in grado di fornire i dati, è chiaramente un progetto per un monumento funebre, ancora una volta non identificabile. Tutti i fogli di Marchesini presi in esame e appartenenti al GDS della Pinacoteca Nazionale di Bologna provengono da uno stesso nucleo, quello della Collezione Faccioli, acquisita da Francesco Malaguzzi Valeri tra il 1916 e il 1918 per arricchire le collezioni di grafica della Pinacoteca. [53]Gabinetto Disegni e Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna, inv. 3992, Cart. 58; penna nera, acquerello grigio, verde e azzurro su cartoncino ocra; mm 383x250; in basso a destra “L. Marchesini Ing.” Al centro in basso scala in piedi bolognesi. Proviene dalla Collezione Faccioli. Colgo l’occasione per segnalare un altro disegno di Marchesini, recentemente emerso all’attenzione degli studiosi. Si tratta di un foglio acquerellato in grigio e conservato in collezione privata, pubblicato sul museo virtuale della Certosa di Bologna (www.certosadibologna.it). Il foglio, di cui non sono in grado di fornire i dati, è chiaramente un progetto per un monumento funebre, ancora una volta non identificabile.

Al 1842 risale un disegno lineare di Marchesini, per un altare da collocare a spese della famiglia Pallavicini all’interno della Cappella dei Suffragi, di fatto mai eseguito. [54]ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1842, XV, 2. Il disegno è allegato alla dichiarazione di Pietro Pallavicini Centurioni di essere disposto a realizzare a sue spese un altare in marmo bianco su disegno di Marchesini, da porsi nella Cappella dei Suffragi.

Tra il 1846 e il ’49 il carico di lavoro e di responsabilità aumenta in seguito all’assenza di altri colleghi all’interno dell’ufficio, in questo periodo l’ingegner Miserocchi risulta ammalato e Atti trasferito ad altro ufficio. [55]ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. Incaricato di allestire feste pubbliche e luminarie ad esse collegate è probabile che Marchesini realizzi in questa occasione il disegno con la fiancata di Palazzo del Podestà, oggi esposto alle Collezioni Comunali d’Arte. [56]Il disegno (Gabinetto Disegni e Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna, inv. 310/1895) a penna nera con acquerello grigio, mm 405x590, è firmato in basso a destra “Luigi Marchesini Ing”. E’ attualmente in deposito dalla Pinacoteca Nazionale ai Musei Civici d’Arte ed è esposto nella sala 3 delle Collezioni Comunali, risulta proveniente dalla Raccolta Faccioli, come altri disegni di Marchesini. Sembra da collegare con l’affermazione di Marchesini che ricorda di aver realizzato negli anni ‘40 disegni per l’illuminazione e il restauro del Palazzo del Podestà (ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4).

Contemporaneamente la sua posizione di spicco nel contesto locale è sancita dalla nomina a socio onorario dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. [57]ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. L’impegno profuso in tanti e così diversi campi lo porta inoltre a ricevere nel 1851 la promozione a facente funzione di ingegnere in capo, [58]ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. proprio mentre si impegna per sistemare i prati di Caprara di cui segue l’inventario delle arborature e realizza un progetto di sistemazione. [59]ASCBo, Protocollo della Magiustratura, 1850. All’interno del cimitero, dove continua intanto a svolgere intensamente il suo incarico, l’ingegnere è impegnato per la valutazione dei monumenti sottoposti alla commissione. Sono gli anni dello sfilacciamento dei rapporti tra l’Accademia di Belle Arti e il Comune e più volte progetti per monumenti ripetitivi o di scarso valore artistico non vengono nemmeno inoltrati ad un giudizio esterno, ma valutati dall’ingegnere d’ufficio. [60]ASCBo, Protocollo della Magiustratura, 1850. Marchesini continuerà ad essere utilizzato per questo incarico fino al 1853, quando comincia ad affiancarglisi Antonio Zannoni, destinato rapidamente a subentrare. [61]ASCbo, Ufficio d’Igiene, Atti della Sezione Cimitero, ad annum. Negli anni ’50 si devono ancora a lui l’allargamento del cimitero degli Acattolici [62]ASCbo, Protocollo della Magistratura, 1855. e il progetto per la cella Masetti in Colombario. [63]ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1856, 23 ottobre. Viene inviato al senatore il disegno della cella Masetti nel Colombario, le statue saranno eseguite dallo scultore ferrarese Giuseppe Ferrari. Nello stesso periodo gli verrà richiesto dall’amministrazione di compilare degli elenchi con piante e di enumerare i tumuli del cimitero. [64]ASCbo, Protocollo della Magistratura, 1858. Continua però anche l’attività alla rete idraulica: nel 1856 Marchesini viene pagato per la pianta generale delle pubbliche fonti e nel ‘57 compie degli studi sul canale di Savena e sul condotto di Fiaccacollo. [65]ASCbo, Protocollo della Magistratura, 1857. Tali ricerche confluiranno in una pianta generale delle fonti nello stesso 1857. [66]ASCbo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. Sempre in questo periodo è ancora impegnato nella modifica della rete di illuminazione, con sopralluoghi notturni e visite alla centrale del Gas. [67]ASCbo, Protocollo della Magistratura, 1855. Nel 1858 è talmente oberato che dalla sua autocertificazione risulta incaricato di sbrigare l’incarico di tre reparti del settore ingegneria, [68]ASCbo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. forse anche per questo riceve da monsignor Amici, ministro pontificio per il commercio, la croce di S. Gregorio Magno. [69]ASCbo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. L’onorificenza, istituita nel 1831, era destinata a ricompensare meriti civili e militari, dentro e fuori dallo Stato della Chiesa.

 

La giubilazione

Nel 1859 Marchesini invia all’amministrazione una pacata ma risentita lettera di lamentele. Il concorso bandito per il ruolo di ingegnere capo del Comune, al quale non ha partecipato perché le promesse fattegli nei decenni precedenti lo avevano portato a ritenere che la sua nomina di Facente funzione sarebbe stata ufficializzata, suscita una risentita presa di posizione. Enumerando i servigi resi alla pubblica amministrazione dalla giovinezza, Marchesini stigmatizza l’ingiustizia di quanto è avvenuto, ribadendo tuttavia la volontà di non cimentarsi in un concorso inadatto ad un uomo della sua età e affermando che l’ingresso di un nuovo ingegnere capo e il quotidiano rapportarsi a un superiore rinunciando ad un ruolo duramente conquistato sul campo non è tollerabile. L’ingegnere presenta insomma le sue dimissioni, salvo ripensamenti da parte dell’amministrazione. [70]ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. Ripensamenti che di fatto non ci saranno: Luigi Marchesini viene giubilato il 21 dicembre 1860 con regolare decisione del Consiglio Comunale dopo una ricognizione della carriera effettuata dall’avvocato Sassoli, appositamente incaricato dal Comune. [71]ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1860 e ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. Il riferimento alla decisione del Consiglio Comunale di assegnare la pensione nella seduta del 21 dicembre 1860 è citato dall’estratto del verbale di Giunta del 12 aprile 1867 dove, rispondendo alla successiva richiesta di Marchesini di vedersi assegnata gratuitamente una tomba di famiglia, il Comune ricorda come la somma cospicua che si era deciso in tale sede di assegnargli fosse stata concordata a patto che l’istante rinunciasse a tutte le pretese ulteriori, sepoltura compresa (ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1867, VIII, 5). Il pensionamento non sarà tanto semplice se nei protocolli della Magistratura troviamo nuove rimostranze dell’ingegnere che si rifiuta di consegnare la pianta delle cloache che gli era stata commissionata come atto di protesta nei confronti della pensione, concessa ed immediatamente sospesa. [72]ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1860. Finalmente l’anno successivo l’ammontare dell’appannaggio mensile pare stabilito con reciproca soddisfazione e il Comune chiede un passaggio ufficiale di consegne tra l’antico ingegnere d’ufficio e il nuovo ingegnere capo, Coriolano Monti. Di questo passaggio rimane traccia nella consegna di una pianta della città, avvenuta secondo i documenti nel 1862, [73]ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1862. e nel compenso assegnato a Marchesini per il campione delle chiaviche, versato ancora nel 1864. [74]ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1864.

Dopo l’amarezza del forzato pensionamento sopraggiungono nuove complicazioni: nel 1866 si apre un contenzioso col Comune per l’assegnazione della tomba di famiglia. Già in documenti precedenti Marchesini aveva ricordato che gli era stata assegnata dall’Assunteria una tomba di famiglia come compenso per i servigi resi presso il cimitero. Tale tomba, posta in una zona del cimitero successivamente assorbita nel Colombario, non era stata di fatto mai realizzata, rimanendo tuttavia area marcata come proprietà col nome della famiglia. In tempi successivi lo spazio era stato assegnato alla famiglia Gauch col consenso del Marchesini che si era però riservato il diritto di scegliere una nuova collocazione per i propri morti, cosa peraltro mai fatta. Nel 1866, sollecitato dal Comune come proprietario di sepolture interinali affinché acquistasse una tomba di famiglia e provvedesse a traslarvi i suoi cari, Marchesini reclama l’assegnazione gratuita del luogo, che gli spettava di diritto in base ad un accordo verbale stabilito nel 1859, quando aveva accettato di cedere ai Gauch la sua area, e di cui non aveva mai fruito. Sentiti diversi pareri, alcuni dei quali favorevoli alla richiesta dell’ingegnere, la giunta comunale, nel verbale del 12 aprile dello stesso anno, si pronuncia duramente contro l’assegnazione gratuita, facendo riferimento all’alta pensione accordata al Marchesini a patto che rinunciasse a tutte le sue pretese precedenti. La tomba era da ritenersi tra queste e andava considerata perciò annullata. [75]ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1867, VIII, 5.

La questione non risulta tuttavia ancora risolta nel 1872, quando Marchesini sollecita nuovamente l’assegnazione della tomba, elencando i molti servigi svolti alla Certosa tra cui la costruzione delle Sala delle Catacombe e di quella delle Tombe, della Sala Ellittica, del Colombario e di un pantheon mai realizzato e producendo testimonianze scritte di persone che attestano il suo possesso dello spazio successivamente assegnato ai Gauch. La risposta della giunta comunale è nuovamente negativa. [76]ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1872, VIII, 5.

Quando il 5 gennaio 1882 l’ingegnere muore il suo corpo verrà sepolto nel Loggiato delle Tombe, al n. 26/1. [77]ASCBo, Permesso di seppellimento n. 6931, 5.1.1882.Gli ultimi anni della sua vita risultano costellati, oltreché dalla “tragedia della sepoltura”, da una precaria situazione economica che emerge frequente dalle pagine dei protocolli della Magistratura.

Colgo l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno agevolato con la loro disponibilità e i loro consigli la realizzazione di questo contributo: Domenico Medori; Elda Brini, William Baietti e il personale dell’Archivio Storico Comunale; il personale del Gabinetto Disegni e Stampe e della sezione Manoscritti della Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio; Elena Rossoni del Gabinetto Disegni e Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna che ha incoraggiato la ricerca. Le fotografie realizzate presso il Cimitero Comunale della Certosa sono di Roberto Martorelli.

Regesto

1796 – (11 giugno) Luigi Pellegrino Francesco, nato il 10 giugno, viene battezzato a Bologna, in S. Pietro. E’ figlio di Gaetano e Getrude Vanduzzi (Carrati)

1818 – Impiegato come geometra dal Governo per il catasto pontificio fino al 1820 (ASCBo, 1860)

(Luglio) Consegue la laurea in Filosofia e Matematica

1820 – Inizia a lavorare per il Comune di Bologna come coadiutore di Tubertini alla Certosa. Sorveglia l’esecuzione dei lavori del cimitero (ASCBo, 1860)

1822 – Realizza per l’Assunteria la pianta della Certosa (BCABo, GDS)

1822 – (19 dicembre) Il giovane ingegnere Marchesini dichiara di aver realizzato una pianta per l’Assunteria. Si impegna a dare una descrizione a stampa di ciò che esiste alla Certosa entro due anni, con piante e alzati (ASCBo, Atti del Cons. Com., 1822)

1823 – Progetto per il monumento Cesari De Maria con lo scultore Luigi Roncagli. Distrutto e rifatto in stile più moderno (Zecchi)
Disegno per il monumento Fiocchi (ABABo e ASCBo)
Disegno per il monumento Mezzetti (ABABo e ASCBo)
Disegno per il monumento di Camillo Bassi rifatto in marmo nel 1880 circa da Giuseppe Pacchioni (ABABo e ASCBo)
Disegno per il monumento Casolari (ASBo)

1823 (post) – Monumento Patuzzi con Agostino Canturio e Giuseppe Ferri (Zecchi)

1824 – Disegno per il monumento di Antonio Bentivoglio (Zecchi)
Disegni e testi per un libro coordinato dall’Assunteria in possibile concorrenza con il progetto di Natale Salvardi (ASBo)

1825 – Assieme a Paolo Mastellari fa domanda per sostituire il defunto cavallaro dell’Ufficio d’Ornato, Dionisio Mastellari (ASCbo, protocollo, 1825). Verrà scelto Paolo Mastellari (ASCBo, 1860)

1825 – (12 dicembre) Atto dell’Assunteria che gli assegna il posto di direttore dei lavori della Certosa (ASCBo, 1860)

1826 – Nominato ingegnere aspirante nell’ufficio d’Ornato.

Mandato di 50 scudi a favore (ASCBo, protocollo, 1826)

1826 (post) –  Monumento di Giuseppe Levi con Giovanni Putti e Agostino Canturio (Zecchi)

1828 – Marchesini e Miserocchi chiedono il compenso per le spese di viaggio. Marchesini chiede una gratificazione (ASCBo, protocollo, 1828)

1829-1830 – Consegue la laurea in ingegneria e architettura civile (Giumanini)

1830 – Marchesini ingegnere aspirante chiede che gli venga accordata la metà dell’assegno di scudi 25 (ASCBo, protocollo, 1830)

1831 – Muore Tubertini. Marchesini è nominato ingegnere in seconda del Comune interinalmente (ASCBo, 1860; protocollo 1831).
Cerca luoghi per ricoverare i malati (ASCBo, protocollo 1831)
Chiede una ricognizione per sostenere le funzioni di ingegnere in seconda (ASCBo, protocollo 1831)
Chiede gli stipendi passati (ASCBo, protocollo 1831)
Chiede assegno come Perlustratore d’ornato (ASCBo, protocollo 1831)
Preventivo per accomodare e sanare le camere della custode Bezzi (ASCBo, protocollo 1831)
Lavori alle caserme degli Abbandonati, di S. Ludovico e di S. Francesco (ASCBo, protocollo 1831)
Gli è affidato il casermaggio (ASCBo, 1860)
Muro da costruirsi che costeggia la strada S. Isaia e il Rio Meloncello (ASCBo, protocollo 1831)
Chiede di essere posto nella paga che gli compete (ASCBo, protocollo 1831)
Con Miserocchi chiede una gratificazione per lo straordinario posto nell’allestimento delle caserme per gli Austriaci e il raddoppio di quattro mesi (ASCBo, protocollo 1831)
Viene creato capitano della Guardia Civica con sorveglianza delle Caserme (ASCBo, 1860)

1832 – (30 agosto) Viene creato Vigile aggiunto dei pompieri (ASCBo, 1860)
Domanda il primo quadrimestre per il mantenimento del cavallo per sorvegliare i lavori in Certosa (ASCBo, protocollo 1832)
Chiede con quali fondi portare avanti i lavori al cimitero (ASCBo, protocollo 1832)
Mandato di pagamento per gli operai che hanno lavorato alla strada da Saragozza a S. Isaia (ASCBo, protocollo 1832)
Progetto per il monumento Fangarezzi (ASCBo)

1833 – Ottiene il permesso di aprire una finestra nella via Piccoli Vinazzi (ASCBo, protocollo 1833)

1834 – Mandato di 50 scudi come gratifica per il lavoro dei nuovi portici (ASCBo, protocollo 1834)
Nomina a ingegnere in prima del Comune (ASCBo, protocollo 1834)
31 maggio Lettera di nomina a ingegnere in prima (ASCBo, 1860)
Nomina a ingegnere in seconda con stipendio di 20 scudi (ASCBo, 1860)

1835 – Mandato di scudi 50 per i nuovi portici (ASCBo, protocollo 1835)
Mandato di scudi 40 come gratifica per il trasloco della biblioteca nel locale delle Scuole Pie (ASCBo, protocollo 1835)
Perizia di adattamento dell’Archiginnasio (BCABo)

1836 – Progetto per il monumento Brunetti (ABABo)

1837 – Chiede gratifica per assistenza alla costruzione dei cimiteri del Forese (ASCBo, protocollo 1837)
Inaugura la nuova chiesa di S. Isaia (Decennale)
Chiede gratificazione (ASCBo, protocollo 1831)

1838 – Partecipa allo spegnimento di numerosi incendi (ASCBo, 1860)

1840 – Nota delle operazioni eseguite per il Comune (ASCBo, protocollo 1840)
Passaporto notturno (ASCBo, protocollo 1840)
Decorato con medaglia d’oro (ASCBo, 1860)

1841 – Proposta di riduzione del monumento Tesi (ABABo)
Comunica che la Sala Ellittica è terminata e si può tinteggiare (ASCBo)
(29 settembre) Chiede una gratificazione (ASCBo, protocollo 1841)

1842 – Disegno per l’altare della cappella dei Suffragi (ASCBo)
Nota di spese per diverse operazioni per il Comune (ASCBo, protocollo 1842)
Rapporto di diverse ornature nell’Archiginnasio (ASCBo, protocollo 1842)
Chiede un mandato di scudi 19.98 per operazioni eseguite (ASCBo, protocollo 1842)

1843 – Nominato socio onorario dell’Accademia di Belle Arti (ASCBo, 1860)
Chiede un mandato di scudi 35.22 per lavori straordinari (ASCBo, protocollo 1843)
Chiede di farsi coadiuvare nelle visite di diverse chiaviche (ASCBo, protocollo 1843)

1844 – Chiede di assentarsi da Bologna (ASCBo, protocollo 1844)
Mandato di scudi 12.40 per spese incontrate nello spirante anno per operazioni (ASCBo, protocollo 1844)
Medaglia d’argento del card. Tosti per lavori al cimitero (ASCBo, 1860)

1845 – Mandato di scudi 35 acconto di spese per lavori ordinati dall’illustrissimo conservatore
Bevilacqua (ASCBo, protocollo 1845)

1846 – Mandato di scudi 27.60 per diverse operazioni fatte per il Comune (ASCBo, protocollo 1846)
Mandato di scudi 10.70 per pianta fatta per ordine del Comune ed altro mandato (ASCBo, protocollo 1846)
Inizia a svolgere le funzioni di ingegnere primario. Su di lui incombono tutti i carichi degli ingegneri comunali perché Miserocchi è morto e Atti è stato trasferito ad altro ufficio. Collabora all’allestimento di feste pubbliche (ASCBo, 1860)

1848 – Mandato di scudi 80 da dividere con Atti per indennità di via (ASCBo, protocollo 1848)
Mandato di scudi 50 per la descrizione delle chiaviche e del canale principale di S. Ruffillo (ASCBo, protocollo 1848)
Progetti di lavori da eseguirsi di diverse strade interne ed esterne di città (ASCBo, protocollo 1848)
Richiesta di gratifica per servigi straordinari (ASCBo, protocollo 1848)
(agosto) Rischia di essere colpito da una granata mentre con i pompieri si reca a spegnere un incendio (ASCBo, 1860)

1849 – Chiede promozione d’impiego o aumento di soldo (ASCBo, protocollo 1849)
Riferimento intorno all’ufficio degli ingegneri comunali tanto per difetto di locale e di personale (ASCBo, protocollo 1849)
Proposte di ordinamento. Apertura della comunicazione colla Residenza d’Ornato (ASCBo, protocollo 1849)
Rischia il pubblico linciaggio per aver accompagnato un colonnello austriaco al suo quartier generale fuori Porta San Felice (ASCBo 1860)
Incarico di atterrare gli alberi repubblicani (ASCBo 1860) con i pompieri rompe le barricate per far passare la Deputazione che esce per capitolare (ASCBo 1860)
(gennaio) Marchesini e Regazzi Giuseppe chiedono un compenso per visite notturne ai fanali per loro collocamento e traslocamento (ASCBo, protocollo 1849)

1850 – Mandati per gratificazione (ASCbo, protocollo 1850)
Trasmissione dell’inventario delle arborature esistenti nei Prati di Caprara a traccia per stabilire i competenti all’atto della consegna (ASCBo, protocollo 1850)

1851 – Promozione del Marchesini a facente funzione d’Ingegnere in capo. Sue deduzioni e pretese di un coadiutore oltre che uno scrittore (ASCBo, protocollo 1851)
(7 luglio) Lettera di nomina a facente funzione ingegnere capo (ASCBo, 1860)

1852 – Pagamento per la pianta del Palazzo del Podestà e dei Bagni pubblici (ASCBo, protocollo 1852)

1853 – Compenso richiesto e assegnatogli per ogni 100 fanali rimossi, e per la riforma e sistemazione della notturna illuminazione (ASCBo, protocollo 1853)
Pagamento delle spese incontrate per la pianta dei grandi restauri occorrenti al Teatro comunale (ASCBo, protocollo 1853)
Mandato di scudi 33.40 a rimborso spese per copie e piante (ASCBo, protocollo 1853)

1854 – Agli atti menzione onorifica del suo operato (ASCBo, 1860)
Chiede con Regazzi un compenso per visite praticate in occasione di reclami per collocazioni di fanali (ASCBo, protocollo 1855)
Rapporto sulla visita all’officina del gas (ASCBo, protocollo 1855)
(19 settembre) Ratificazione per servigi straordinari resi (ASCBo, protocollo 1854)
(20 settembre) Chiede di aggiungere due arcate al cimitero degli Acattolici (ASCBo, protocollo 1855)

1856 – Gratificazioni a diversi titoli (ASCBo, protocollo 1856)
Mandati per spese per amanuensi sperticatori ed altro per piante (ASCBo, protocollo 1856)

1857 – Compenso per l’operazione indicante le Bocche e le chiaviche di derivazione del Canale di Savena e condotto di Fiaccacollo (ASCBo, protocollo 1857)
Progetti e tipi per formare piazze per la vendita di commestibili (ASCBo, protocollo 1857)
Rimborsi spese e compensi per operazioni straordinarie (ASCBo, protocollo 1857)
L’arco di sua proprietà al cimitero è assegnato alla famiglia Gauch (ASCBo, 1860)

1858 – Gratifica (ASCBo, protocollo 1858)
Chiede il compenso dovutogli per la compilazione degli elenchi con piante ed enumerazione dei tumuli del cimitero (ASCBo, protocollo 1858)
Incarico di compiere la descrizione delle chiaviche del comprensorio superiore (ASCBo, protocollo 1858)
(24 settembre) riceve dal ministro del commercio, mons. Amici, la croce di S. Gregorio Magno (ASCBo, 1860)

1859 – Lettera di dimissioni (ASCBo, 1860)
Richiede compenso per esercizio straordinario prestato per la riforma dell’illuminazione (ASCBo, protocollo 1859)
Chiede compenso per servizio straordinario prestato durante l’infermità di Atti (ASCBo, protocollo 1859)
Ingiunzione a Marchesini di terminare la pianta del cimitero per cui è già stato pagato (ASCBo, protocollo 1859)
1860 – Pianta delle cloache e condotti di tutta la città (ASCBo, protocollo 1860)
Assegnazione della pensione (ASCBo, protocollo 1860)
Invito a passare le consegne all’ingegner Monti (ASCBo, protocollo 1860)
Rapporto della commissione incaricata di riferire sulle sue pretese in quanto a pensione e consegne di piante. Mandato a compimento dell’assegno di pensione (ASCBo, protocollo 1860)

1862 – Consegna di una pianta della città (ASCBo, protocollo 1862)

1863 – Nomina a cavaliere mauriziano (ASCBo, protocollo 1863)

1864 – Compenso per campione delle chiaviche e tipi (ASCBo, protocollo 1864)

1867 – Per il sepolcro in Certosa (ASCBo, protocollo 1867)
(12 aprile) Verbale di giunta sulla questione della tomba (ASCBo)

1872 – Sollecito dell’assegnazione gratuita della tomba (ASCBo)

1882 – (5 gennaio) Muore (ASCBo, foglio di seppellimento)
(7 gennaio) Seppellito in Loggiato Tombe n. 26/1 (ib.)

Note

[1] Abbreviazioni archivistiche: ASBo: Archivio di Stato di Bologna; ASCBo: Archivio Storico Comunale di Bologna; ABABo: Archivio Accademia Belle Arti Bologna; BCABo: Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna. Raule 1961.
[2] Pesci 2001. Su Marchesini ci fornisce informazioni di prima mano una guida coeva, quella del Bianconi (1835, p. 146), che lo ricorda come architetto e “direttore delle fabbriche le quali si erigono nel nostro Cimitero Comunale”. La stessa guida gli attribuisce la realizzazione delle navate laterali e dell’abside della chiesa parrocchiale di S. Isaia e la decorazione di quella di S. Rocco.
[3] BCABo, Ms B 880, Carrati, Battesimi 1788-1800, c. 170.
[4] ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. La documentazione, conservata in un fascicolo assieme ad altri documenti relativi alla stessa questione, si riferisce alla vertenza apertasi tra Marchesini e il Municipio riguardo al concorso per ingegnere capo del Comune, vinto da Coriolano Monti. Il 29 aprile 1859 Marchesini presenta un esposto alla Magistratura comunale in cui autocertifica la sua carriera sottolineando i meriti, l’impegno pluriennale e le promesse fattegli dall’amministrazione che lo avevano lusingato al punto da ritenere che la sua posizione di ingegnere capo facente funzione sarebbe divenuta definitiva. L’indizione di un pubblico concorso nel 1859, contraria alle procedure vigenti che ricorrevano alle assunzioni di personale interno già conosciuto utilizzando il sistema dei concorsi per soli titoli e che solo in mancanza di candidati idonei rivolgevano la loro attenzione all’esterno, era stata per lui un fulmine a ciel sereno. Ritenendosi ormai troppo anziano per essere sottoposto “alle eventualità di un concorso” e pensando che “molto meno sarebbe poi decoroso che dopo aver presieduto come capo per tanti anni al corpo degl’Ingegneri Comunali, si rimanesse ora soggetto, e dipendente dal suo successore” l’ingegnere preferisce considerare conclusa la sua carriera e rassegnare le dimissioni, non senza però prima presentare un ristretto professionale e avanzare precise richieste economiche. Marchesini appare uomo di mondo, discreto e dimesso nelle sue rivendicazioni, valutate però con accurata precisione (dalla cifra consistente del mensile dopo la giubilazione alla pensione per la moglie, dalla richiesta di mantenere il ruolo di Ingegnere onorario con incarico sui teatri e tessera di accesso gratuito alla tomba di famiglia alla Certosa), pronto a togliersi di torno senza protestare se tale è la volontà dei superiori, ma in cambio di una congrua liquidazione.
[5] BCABo, GDS, Disegni Autori Vari Cart. 13, n. 3, penna nera e acquerello policromo su carta applicata su tela, mm 1115 x 1255. In alto compare la scritta: “Pianta generale del Campo Santo di Bologna detto volgarmente la Certosa rilevata il 30 luglio 1822”. In basso a destra: “Scala di piedi 80 di Bologna”. Sulla destra in basso è disegnato un cippo cilindrico sul cui corpo compare la scritta: ”La Pietà de’ Bolognesi eresse alla memoria de’ trapassati”; alla base dello stesso cippo si legge: “Luigi Marchesini Ingegnere Bolognese fece”. Si segnalano altri disegni di Marchesini presso il GDS della BCABo che qui non si prendono in esame data la specificità dell’argomento trattato, limitato alla Certosa: Disegni Autori Vari Cart. 1, nn. 323 e 324, Piante e spaccati dell’Archiginnasio; Disegni Autori Vari Cart. 8, n. 1292, Pianta dell’Archiginnasio; Disegni Autori Vari Cart. 13, n. 3, Pianta di edificio; Gozzadini Cart. 23, n. 131, Pianta di S. Giacomo dei Carbonesi.
[6] ASCBo, Atti del Consiglio comunale, 1822, seduta del 19.12.1822.
[7] ASBo, Legazione e Prefettura, 1824, Istruzione. Ringrazio Domenico Medori per la segnalazione.
[8] Il volume cui si fa riferimento è il repertorio edito da Natale Salvardi tra il 1825 e il 1836 col titolo Collezione scelta dei monumenti sepolcrali del comune cimitero di Bologna, 1825 (Collezione 1825). Su questo repertorio vedi anche Mampieri 2003.
[9] La guida precedente della Certosa a cui si allude nell’avviso tipografico e’ il libretto tascabile intitolato Giornale a Comodo di quelli che frequentano il Cimitero di Bologna e la sua Chiesa, pubblicato nel 1821, estremamente dettagliato ma privo di piante e illustrazioni dei monumenti (Giornale 1821).
[10] BCABo, Manoscritti, Collocazione provvisoria Miscellanea Bellica, n. 537. In parte il piano dell'opera potrebbe essere confluito nel repertorio edito, a partire dal 1825, da Giovanni Zecchi, in una raffinata edizione tascabile italiana e francese, illustrata da incisioni e corredata da una pianta pieghevole e da una descrizione della chiesa (Collezione 1825-1827 ).
[11] Sibaud 1837. Sui dimostratori e sul loro ruolo all’interno della Certosa vedi Bagattoni 1998, pp. 123-129.
[12] ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1823, Tit. XV, Rub. 2. Il 22 maggio 1823 il senatore trasmette all’Accademia di Belle Arti il disegno di Luigi Marchesini da eseguirsi da Giungi per persona vivente, sfortunatamente non ricordata (vedilo citato anche in ABABo, Cartone 1823). Il 23 marzo dello stesso anno il Comune inviava all’Accademia un disegno di Marchesini per il monumento del negoziante Fiocchi, specificando che l’erede, sig. Mezzetti, avrebbe preferito la versione indicata con la lettera B (anche in ABABo, Ib.). Per i rapporti tra Comune e Accademia relativi alla valutazione dei monumenti vedi anche Mampieri 2007, pp. 249 – 259 e Mampieri 2008.
[13] Il monumento di Camillo Bassi si trova nel Chiostro maggiore e quello della famiglia Cesari De Maria nella Cella prima del Loggiato delle Tombe.
[14] Il monumento fu realizzato da Camillo Bassi, in occasione della traslazione delle ceneri del padre Angelo dalla chiesa dei Francescani Riformati, dove era stato sepolto al momento della morte, nel 1796. Nella forma che aveva nella prima metà dell’Ottocento, ideata da Marchesini e realizzata da Giovanni Putti, è documentato in Collezione 1825-1827, n. 131. Il progetto di Marchesini per il monumento fu presentato dal senatore all’Accademia di Belle Arti il 22 marzo 1823 (ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1823, XV, 2, n. 579; ABABo, 1823, Fasc. Marzo, n. 579). I lavori per la nuova tomba, opera dello scultore Giuseppe Pacchioni, si collocano dopo il 1873, quando la guida della Certosa di quell’anno (p. 261) ricorda ancora il monumento di Marchesini e Putti e il 1890, quando la guida del Gatti (Gatti 1890, p. 106) menziona la nuova versione. Un riferimento alla tomba Bassi ricorre nel protocollo del cimitero alla data 1880, quando si richiede all’amministrazione terreno per un “maggiore sfondo”, un tipo di richiesta che era frequente in occasione della realizzazione di monumenti scolpiti e che fa pensare che l’intervento di Pacchioni si possa collocare intorno a questa data (ASCBo, Cimiteri, Protocollo 1880-81, Lett. S, n. 101).
[15] Collezione 1825-1827, n. 104. Il monumento di famiglia fu voluto dai fratelli Francesco, Gaetano e Filippo De Maria per accogliere il corpo del fratello Giacomo e di due zii sacerdoti, Domenico e Marco, oltre che di due fanciulli. Il testo dello Zecchi ricorda che fu eseguito nel 1823 e conferma la paternità del progetto a Luigi Marchesini.
[16] ASBo, Famiglia Moreschi, Busta R Recapiti e Memorie della famiglia Casolari. Il foglio eseguito a penna nera e acquerello grigio reca in alto la scritta “Monumento, dell’Illma Famiglia Casolari, da erigersi in basso rilievo, nel Cimitero di Bologna, nell’anno 1823”. Al centro della lapide posta nel basamento si legge, a lettere capitali, “Luogo della Lapida della deffunta”. In basso al centro è posta la scala metrica in piedi bolognesi, mentre in basso a sinistra compare la firma “Luigi Marchesini Ing(egner)e”. Al momento non risultano riferimenti al monumento nei documenti del Comune e dell’Accademia, per lo meno con riferimento alla famiglia Casolari. Ringrazio Domenico Medori per avermi segnalato l’esistenza di questo foglio.
[17] Collezione 1825-1827, n. 141. Il monumento è databile posteriormente alla morte dell’avvocato Patuzzi, avvenuta il 12 aprile 1823. Il busto collocato sulla mensola è opera di Innocenzo Giungi.
[18] Collezione 1825-1827, n. 121. La datazione si evince dalla Zecchi stesso e così le attribuzioni ai diversi autori.
[19] Collezione 1825-1827, n. 137. Anche in questo caso la parte in scagliola è opera di Agostino Canturio. La datazione approssimativa al 1826 si può dedurre dalla data di morte del commerciante Giuseppe Levi, il 25 marzo 1826 appunto, e dall’atto di acquisto della tomba, registrato nel 1826 (ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1826, XV, 2, n. 22). Normalmente dall’acquisto alla realizzazione dei monumenti trascorreva circa un anno ed è probabile che sia stato così anche per la tomba Levi, visto anche che non risultano solleciti alla proprietà da parte dell’amministrazione del cimitero, fatto invece frequente nel caso di ritardi nella consegna.
[20] Collezione 1825-1827, n. 119. Il monumento fu commissionato da don Filippo Gambarini, sacerdote alla Certosa e figlio della defunta. In altri repertori come quello del Terry (1817, n. LII) e quello miniato del Ricci (P. Ricci, Monumenta Inlustriora Coemeterii Bononiensis quae Petronius Riccius ad fidem Archetyporum lineari pictura expressit ab anno MDCCCI ad an. MDCCCXIII, BCABo, GDS, Disegni Autori Vari Cart. 13, I/ 22) lo stesso monumento presenta tuttavia due figure, quella inginocchiata attualmente esistente e una distesa sopra l’iscrizione di cui non rimangono tracce. Entrambi repertori presentano la tomba come Monumento di Domenica Comani e Luigia Fornasari e ne attribuiscono la commissione al marito e padre delle due donne, Giovanni Fornasari. La paternità risulta poi del solo Giovanni Putti, cui si attribuiscono sia l’invenzione che l’esecuzione. Una discordanza tra le fonti che merita sicuramente una ulteriore verifica in futuro.
[21] Collezione 1825-1827, n. 115 e 133. Per il monumento Galli Canevelli lo Zecchi ricorda che oltre a Marchesini vi lavorarono Giovanni Putti e Agostino Canturio.
[22] ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1825, n. 3446.
[23] ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. Nell’autocertificazione del 1859 Marchesini ricorda di essere stato nominato direttore di tutti i lavori del cimitero con atto dell’Assunteria del 12 dicembre 1825. Che la sua richiesta di subentrare al cavallaro Mastellari non era stata accolta viene invece affermato dall’avvocato Sassoli che in una pratica facente parte dello stesso fascicolo ricostruisce la carriera in Comune dell’ingegnere per permettere all’Amministrazione di prendere un’equa decisione nei confronti del suo ricorso.
[24] ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1826.
[25] Giumanini 1999.
[26] ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1831; Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. Il legame personale con Tubertini può essere desunto dalla partecipazione di Marchesini all’erezione della sua tomba alla Certosa (Loggia a Ponente) che lo ricorda nella lapide latina come uno dei committenti; l’altro era Filippo Miserocchi, anch’egli ingegnere comunale, le cui vicende si intrecciano altre volte con quelle di Marchesini.
[27] Rosenblum 1984.
[28] GDS, Pinacoteca Nazionale, inv n. 309/ 1894, collezione Faccioli, penna nera e acquerello grigio, mm 395x575. Il disegno verrà sottoposto ad intervento di restauro nel corso del 2008.
[29] Per l’attività di Baruzzi nella cella Bentivoglio e un primo riferimento a questo foglio vedi Mampieri 2007 (1), p. 378, nota 249.
[30] Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, n. 428, penna acquerellata su carta, mm 378 x 201. In alto la scritta “Progetto de Cippi da farsi nella Sala delle Tombe” e in basso a sinistra, sotto la scala metrica, “Luigi Marchesini Ing(egner)e”. Vedilo riprodotto in Emiliani 1973. Per cippi di questo tipo spesso non era nemmeno richiesta la presentazione di un progetto da sottoporre all’Accademia, data l’omogeneità della tipologia.
[31] ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4.
[32] ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1831.
[33] ASCbo, Ib.
[34] ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1831.
[35] Sul portico di collegamento tra la Certosa e il Meloncello, opera di Gasparini, vedi De Angelis 1998, in particolare pp. 171-174 e Ceccarelli 2007, pp. 75-83. Dai protocolli della Magistratura Marchesini riceve pagamenti sia nel 1831 che nel 1832 per i lavori e gli operai attivi in questo progetto (ASCBo, Protocolli della Magistratura, 1831-32).
[36] ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1835.
[37] ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1832. Dagli stessi documenti emerge il particolare curioso della richiesta di rimborso, oggi lo definiremmo un buono benzina, per il mantenimento del cavallo “di servizio” abitualmente usato per raggiungere il posto di lavoro alla Certosa (ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1832).
[38] La realizzazione di questo monumento, che parrebbe perduto, si desume dalla documentazione presente presso l’ASCBo (Carteggio Amministrativo, 1832, XV, 2) da cui risulta che il 2 giugno i fratelli e le sorelle Fangarezzi si impegnano a costruire la tomba del padre Gaetano sotto la direzione di Luigi Marchesini.
[39] ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. La nomina a vigile aggiunto sarebbe avvenuta per ammissione del Marchesini il 30 agosto 1832. Sempre da dichiarazioni autografe risulta che l’ingegnere fu coinvolto nello spegnimento di numerosi incendi nel 1839 e che nel 1840 ricevette una medaglia d’oro del sovrano per questa sua attività. Nell’agosto del 1848 Marchesini rischia di essere colpito da una granata mentre con i pompieri si reca a spegnere un incendio causato dai bombardamenti. Il periodo 1848-49 appare particolarmente irto di rischi, dato che rischia addirittura il linciaggio accompagnando un colonnello austriaco al suo quartier generale posto fuori porta S. Felice. Sempre alla testa dei pompieri è incaricato di forzare le barricate per permettere il passaggio alla Deputazione che esce da Bologna per capitolare.
[40] ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4 in cui dichiara che la lettera di nomina risale al 31 maggio 1834. Tale nomina risulta anche dai protocolli del Comune e dalla dichiarazione dell’avvocato Sassoli, incaricato nel 1860 dalla magistratura di ricostruire la carriera dell’ingegnere per far luce sulle pretese avanzate da Marchesini al posto di ingegnere capo (Ib.; anche Protocollo della Magistratura, 1834).
[41] ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4.
[42] BCABo, ms B 3793, L. Marchesini, Perizia per l’adattamento dell’antico Archiginnasio ad uso di Biblioteca Comunale, Scuole e Gabinetti Aldini, e Valeriani, 1835. Legati ai lavori dell’Archiginnasio sono probabilmente alcuni disegni conservati presso il GDS della BCABo precedentemente segnalati.
[43] ASCBo, Protocollo della Magistratura,1837.
[44] Decennale 1967, pp. 15-16.
[45] ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. La medaglia sarebbe stata assegnata, secondo Marchesini, nel 1844.
[46] La grande pianta della Certosa, che ancora si conserva negli uffici del cimitero, mm 1320x1220, penna nera e acquerello policromo su carta, reca nel cartiglio in alto questa scritta: “1836 Matrice del Piano Generale del Cimitero Comunale stabilito fin dal 1821 dall’Illustrissima Assunteria del Cimitero, e redatta ora in regolare Pianta per sottoporla all’esame dell’Illustrissima Commissione di Belle Arti ed Antichità acciocché stabilito deffinitivamente detto Piano Generale, sia proposto dall’Eccelsa Magistratura all’Illustrissimo Consiglio Comunale per la sua sanzione”. In basso a destra compare la firma di Marchesini e a sinistra la data 1846 accompagnata da quella del segretario Landini.
[47] Su questo argomento e per una trattazione più dettagliata sul Chiostro del Cinquecento e sugli ambienti adiacenti anch’essi dedicati alle antichità vedi Mampieri in corso di stampa negli atti del convegno Monumento e Memoria. Dall’Antichità al Contemporaneo (Bologna, Università degli Studi, Dipartimento di Arti Visive, 11-13 Ottobre 2006).
[48] ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1872, VIII, 5.
[49] ASCBo, Ufficio d’Igiene, Atti della Sezione Cimitero, 1841. Nello stesso anno Marchesini presenta al Comune il disegno, perduto, e la perizia per ridurre il monumento a Domenico Tesi, la cui collocazione nel Chiostro terzo risulta infatti differente rispetto all’attuale se confrontata con il repertorio dello Zecchi. Marchesini propone di ridurre il monumento e di rifarlo sul modello proposto avvalendosi della collaborazione di Vincenzo Testoni, con cui sviluppa in questo decennio un rapporto quasi esclusivo. Il busto del defunto sarebbe stato riutilizzato dal monumento precendente. (ASCBo, Ufficio d’Igiene, Atti della Sezione Cimitero, 1841).
[50] Il progetto grafico per il monumento di Anna Sermasi e del figlio Carlo Brunetti , voluto da Antonio Brunetti nella Sala Ellittica, viene trasmesso del conservatore Venturoli al senatore di Bologna il 5 settembre 1836 (ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1836, XV, 2, n. 159) e dal Comune girato all’Accademia di Belle Arti il 6 dello stesso mese (ABABo, 1836, Funzioni Pubbliche-Disposizioni d’Arte, VII, 2). Il disegno di Marchesini era accompagnato, secondo l’uso invalso a partire dalla metà degli anni ’20, da una descrizione che integrava il disegno permettendo di mettere meglio a fuoco la volontà dell’autore. La commissione accademica, composta da Antonio Serra, Giovanni Battista Frulli e Pietro Fancelli, riunitasi per valutare il disegno il 13 settembre 1836, propone alcune varianti. Tra queste la diminuzione del numero dei cassettoni per ottenere un effetto di maggiore ampiezza, e l’introduzione di un miglior ritmo nell’alternanza delle faci rovesciate e dei medaglioni circolari, destinati a contenere ritratti di famigliari. Il sarcofago doveva presentarsi piuttosto tozzo se si consiglia di allungarlo e di sollevare il fregio che altrimenti rischiava di essere coperto dalla cassa. Nonostante l’approvazione accademica il monumento risulta ancora in fase di costruzione nel 1844, quando la famiglia Brunetti viene più volte sollecitata dal Comune a completare la propria tomba, con la minaccia che i lavori vengano terminati d’ufficio e addebitati al proprietario (ASCBo, Ufficio d’Igiene, Atti della Sezione Cimitero, 1844).
[51] Gabinetto Disegni e Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna, inv. 28269 r., Penna nera e acquerello grigio su cartoncino ocra, mm 385x252, in basso, a sinistra “Sala Eletica” , a destra “L. Marchesini Ing.”
[52] Gabinetto Disegni e Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna, inv. 3992, Cart. 58; penna nera, acquerello grigio, verde e azzurro su cartoncino ocra; mm 383x250; in basso a destra “L. Marchesini Ing.” Al centro in basso scala in piedi bolognesi. Proviene dalla Collezione Faccioli. Colgo l’occasione per segnalare un altro disegno di Marchesini, recentemente emerso all’attenzione degli studiosi. Si tratta di un foglio acquerellato in grigio e conservato in collezione privata, pubblicato sul museo virtuale della Certosa di Bologna (www.certosadibologna.it). Il foglio, di cui non sono in grado di fornire i dati, è chiaramente un progetto per un monumento funebre, ancora una volta non identificabile.
[53] Gabinetto Disegni e Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna, inv. 3992, Cart. 58; penna nera, acquerello grigio, verde e azzurro su cartoncino ocra; mm 383x250; in basso a destra “L. Marchesini Ing.” Al centro in basso scala in piedi bolognesi. Proviene dalla Collezione Faccioli. Colgo l’occasione per segnalare un altro disegno di Marchesini, recentemente emerso all’attenzione degli studiosi. Si tratta di un foglio acquerellato in grigio e conservato in collezione privata, pubblicato sul museo virtuale della Certosa di Bologna (www.certosadibologna.it). Il foglio, di cui non sono in grado di fornire i dati, è chiaramente un progetto per un monumento funebre, ancora una volta non identificabile.
[54] ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1842, XV, 2. Il disegno è allegato alla dichiarazione di Pietro Pallavicini Centurioni di essere disposto a realizzare a sue spese un altare in marmo bianco su disegno di Marchesini, da porsi nella Cappella dei Suffragi.
[55] ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4.
[56] Il disegno (Gabinetto Disegni e Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna, inv. 310/1895) a penna nera con acquerello grigio, mm 405x590, è firmato in basso a destra “Luigi Marchesini Ing”. E’ attualmente in deposito dalla Pinacoteca Nazionale ai Musei Civici d’Arte ed è esposto nella sala 3 delle Collezioni Comunali, risulta proveniente dalla Raccolta Faccioli, come altri disegni di Marchesini. Sembra da collegare con l’affermazione di Marchesini che ricorda di aver realizzato negli anni ‘40 disegni per l’illuminazione e il restauro del Palazzo del Podestà (ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4).
[57] ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4.
[58] ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4.
[59] ASCBo, Protocollo della Magiustratura, 1850.
[60] ASCBo, Protocollo della Magiustratura, 1850.
[61] ASCbo, Ufficio d’Igiene, Atti della Sezione Cimitero, ad annum.
[62] ASCbo, Protocollo della Magistratura, 1855.
[63] ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1856, 23 ottobre. Viene inviato al senatore il disegno della cella Masetti nel Colombario, le statue saranno eseguite dallo scultore ferrarese Giuseppe Ferrari.
[64] ASCbo, Protocollo della Magistratura, 1858.
[65] ASCbo, Protocollo della Magistratura, 1857.
[66] ASCbo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4.
[67] ASCbo, Protocollo della Magistratura, 1855.
[68] ASCbo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4.
[69] ASCbo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. L’onorificenza, istituita nel 1831, era destinata a ricompensare meriti civili e militari, dentro e fuori dallo Stato della Chiesa.
[70] ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4.
[71] ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1860 e ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1860, Tit. XI, Rub. 4. Il riferimento alla decisione del Consiglio Comunale di assegnare la pensione nella seduta del 21 dicembre 1860 è citato dall’estratto del verbale di Giunta del 12 aprile 1867 dove, rispondendo alla successiva richiesta di Marchesini di vedersi assegnata gratuitamente una tomba di famiglia, il Comune ricorda come la somma cospicua che si era deciso in tale sede di assegnargli fosse stata concordata a patto che l’istante rinunciasse a tutte le pretese ulteriori, sepoltura compresa (ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1867, VIII, 5).
[72] ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1860.
[73] ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1862.
[74] ASCBo, Protocollo della Magistratura, 1864.
[75] ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1867, VIII, 5.
[76] ASCBo, Carteggio Amministrativo, 1872, VIII, 5.
[77] ASCBo, Permesso di seppellimento n. 6931, 5.1.1882.

Bibliografia

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