Articolo 2 di 9

Stampe dalla “grande collezione” Lambertini presso la Biblioteca Universitaria di Bologna

Premessa

Le Collezioni Speciali della Biblioteca Universitaria di Bologna custodiscono una cartella con 69 stampe sciolte realizzate tra il Cinquecento e l’Ottocento da artisti italiani e stranieri, in particolar modo tedeschi e francesi [1]Alla base del presente intervento vi è lo studio condotto per la tesi della Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell'Università di Bologna, realizzato con la direzione di Marzia Faietti: Carozza 2018 -2019. Per le 69 stampe, comprese quelle provenienti dalla "grande collezione" Lambertini, di cui si parlerà in seguito, si veda l'appendice al presente articolo. Ancora da indagare è una più piccola sottocartella nominata “Satire e Caricature contro Napoleone I°”, dove il soggetto è trattato in 13 stampe sciolte.. Le sue vicende si legano a quelle della raccolta oggi conservata al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna che, come è noto, accoglie anche la collezione trasferita nel 1881 dalla Regia Università, già Istituto delle Scienze, alla Pinacoteca della Regia Accademia di Belle Arti, il cui nucleo principale risale a donazioni e acquisizioni pervenute all’Istituto nel corso del Settecento [2]Per un riepilogo degli studi e delle indagini condotte sulle varie donazioni, con bibliografia precedente, si rimanda a Rossoni 2008a; Rossoni 2025. Abbreviazioni archivistiche: ASBo: Archivio di Stato di Bologna; AABo: Archivio Arcivescovile di Bologna; ASSBo: Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici di Bologna; BUB: Biblioteca Universitaria di Bologna.. Una parte delle opere nella cartella proviene dalla “grande collezione” della Pinacoteca. Sappiamo che quest’ultima trae origine dai 50 volumi donati da papa Benedetto XIV Lambertini nel 1751, e riportati nella Nota di diverse stampe legate in numero di 50 Tomi, che si presenta alla Santità di Nostra Signoria (1751), volumi entro e accanto ai quali dalla seconda metà del XVIII secolo confluì materiale di altra provenienza [3]D’ora in poi abbreviata come Nota (1751). ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 31, f. 15. Pubblicato in Rossoni 2008a, capitolo “Prima donazione Lambertini (1751)”. . Elena Rossoni rende noto che alcuni lavori di riordino della complessiva raccolta di stampe ebbero luogo prima del 1785, data entro la quale il bibliotecario dell’Istituto Ludovico Montefani Caprara, morto quell’anno, redasse l’Indice generale delle stampe Bolognesi: o sia di Benedetto XIV e di altre Raccolte fatte da diversi [4]D’ora in poi abbreviato come Indice (ante 1785). BUB, Bibliografia bolognese, b. 35, f. III. Pubblicato in Rossoni 2008a, capitolo “L’eredità Sovorgnan (1776)”. . Nel documento i 50 tomi risultano essere già diventati 62, accompagnati da un volume con “Stampe lascive di Agostino Carracci e altri” e da una “Raccolta di stampe di diversi Autori_Segnato A”. Un incremento che si deve probabilmente all’inserimento delle stampe donate dal conte Luigi Ferdinando Marsili nel 1715 e di quelle giunte con il lascito di padre Urbano Savorgnan nel 1776 [5]Rossoni 2008a, capitolo “L’eredità Sovorgnan (1776)”. . Gli acquisti della collezione del conte Ludovico Aurelio Savioli nel 1789 e di “alcune stampe dell’Eredità Oretti” nel 1791, nonché l’ingresso di incisioni realizzate e donate da Francesco Rosaspina, comportarono la necessità di portare avanti il lavoro di riordino e di integrazione della raccolta [6]Faietti 1983, p. 68; Faietti 1989, p. 192; Rossoni 2008a; Rossoni 2025, p. 266-267.. Forse venne coinvolta in parte anche la “piccola collezione” donata sempre da papa Lambertini nel 1756 in 115 volumi, di cui 54 oggi in Pinacoteca e altri rimasti in Biblioteca Universitaria [7]Rossoni 2025, pp. 265-267. Per l’elenco della “piccola collezione”: ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 12. Già pubblicato in Faietti 1983, pp. 5-6.. Alcuni risultano infatti citati in due elenchi, già individuati da Marzia Faietti, redatti dal conte Ercole Orsi nel 1791 per identificare i nuclei da sottoporre a riordino in seguito all’ingresso nell’Istituto della raccolta Savioli. Tale dato porta Elena Rossoni a presupporre che anche parte dei volumi di stampe oggi mancanti dalla “piccola collezione” siano quindi confluiti nella “grande collezione” [8]ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 21, f. 35. Si veda Faietti 1983, pp. 67-68; Faietti 1989, p. 192; Rossoni 2025, pp. 266-267.. Rispetto ai 50 del 1751, quest’ultima è in effetti oggi conosciuta in 81 volumi, suddivisi per scuole italiane e straniere (1–71), ritratti (72–75) e appendici di formato maggiore (76–81) [9] Rossoni rende noto che, sebbene comunemente conosciuta in 81 volumi, la “grande collezione” presenta i volumi 35 e 36 duplicati (35a e 36a), portando così il totale a 83: Rossoni 2025, p. 267 nota 35.. Tra le stampe in Biblioteca Universitaria vi si possono ricondurre quelle marchiate con i timbri Lambertini, in quanto sappiamo essere caratteristica solo delle opere un tempo negli originari 50 volumi, e altre prive del marchio, per le quali invece non abbiamo certezze circa la provenienza, essendo gli elenchi dei diversi nuclei entrati nella “grande collezione” spesso molto sommari. Le stampe dell’Universitaria non sono in alcun modo menzionate dal bibliotecario della Regia Università Giuseppe Gaetano Roncagli nel Documento D e nel Documento E, ovvero nella catalogazione di tutte le opere all’epoca negli 81 volumi da lui svolta tra il 1848 e il 1861, la cui redazione circoscritta fornisce, quantomeno, un sicuro ante quem al loro allontanamento dalla raccolta [10] Il Documento E è un catalogo composto da singole schede relative alle opere in ogni volume, con numero d’inventario, soggetto, breve descrizione, indicazione sommaria dello stato di conservazione e, in alcuni casi, fonti bibliografiche. Il Documento D è invece un elenco delle stampe presenti in progressione in ciascun volume, con il solo nome dell’autore e senza il soggetto. Sono conservati presso: ASSBo. Cfr: Rossoni 2008b, capitolo “Gli strumenti per la ricostruzione”.. I documenti di Roncagli offrono un’immagine dettagliata della sistemazione dei volumi successiva ai riordini. Un’immagine che risulta però oggi perduta. Nel 1868 e nel 1881, quando la collezione si trovava ancora presso la Biblioteca, si verificarono infatti due grossi furti di stampe che determinarono la separazione e la dispersione di diverse opere un tempo nei volumi [11]La portata dei furti è quantificata in elenchi stilati alla luce delle mancanze verificate nei tomi partendo dal Documento E e dal Documento D di Roncagli. Le stampe nella cartella, già assenti nel catalogo del bibliotecario, non si trovano in questi elenchi: Documento F, già da Elena Rossoni identificato come la Nota delle mancanze verificate a tutto il 12 marzo 1868 nella Collezione di Stampe di Benedetto XIV nella R. Biblioteca dell’Università di Bologna. I documenti sono conservati presso: ASSBo. Cfr: Ibidem.. A tali eventi, che fecero maturare la decisione del trasferimento dell’intera raccolta nel 1881, si aggiunsero le operazioni attuate dal 1894 in Pinacoteca da Paul Kristeller. Con lo studioso tedesco, incaricato del riordino del Gabinetto delle stampe della Pinacoteca di Bologna, si assistette allo stacco sistematico e al posizionamento entro cartoni di un gran numero di stampe, tra le più pregiate, per fini conservativi [12] “Si sono staccate dai volumi, nei quali stavano sparse, le incisioni di maggior valore, e sono state ordinate in maniera che tutte quelle del medesimo autore si trovino riunite”: Kristeller 1894, p. 163.  

Non potendo contare sui documenti di Roncagli, la relazione tra le stampe in Biblioteca Universitaria e la “grande collezione” si indaga grazie ad alcune evidenze materiali. Le opere sono tutte di grande formato e presentano annotazioni manoscritte sul recto o sul verso, oppure sul controfondo o sulla pagina di volume cui tutt’ora sono incollate (fig.1).

Fig. 1: Annotazione sull’angolo superiore destro del foglio di volume su cui è incollata la stampa di Giorgio Ghisi, Disputa del Santissimo Sacramento, 1552, bulino, mm 522×840, particolare © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

La loro storia si lega alle appendici (costituite dai volumi 76 – 81), nate per accogliere gli esemplari che, per ragioni di formato, risultavano costretti nei primi tomi della “grande collezione”, spesso ripiegati più volte su loro stessi. Nei volumi 76, 80, 78 e 77 il criterio seguito per la ricollocazione è generalmente progressivo e con opere aggregate in base al tomo di provenienza, procedendo dal primo in poi. Ciò è suggerito da annotazioni simili a quelle presenti su alcune stampe nella cartella, dove un numero romano indica il volume originario, preceduto da un numero arabo che annota invece la nuova collocazione dell’esemplare in relazione agli altri prelevati dallo stesso volume (fig.2). Il volume 81 non pare invece seguire le stesse direttive, essendo composto principalmente da incisioni francesi e italiane disposte senza ordine, così come il 79 che ospita opere di diversi autori. 

Fig. 2: Annotazione presente nel volume 76, particolare, Musei Nazionali di Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe

La composizione delle appendici può essere sintetizzata come segue:
volume 76 con stampe dalla “1a Tomo I” alla “14a Tomo XV”;
volume 80 con stampe dal tomo XVI alla “7a: Tom: XXXIII”;
volume 78 con stampe dalla “9a: Tom: XXXIII” alla “12a Tom LII”;
volume 77 con stampe dalla “14a Tom LII” alla “10a Tom LXV”;
volume 81 con stampe principalmente francesi e italiane provenienti da diversi volumi [13]Il Tomo 81 è attualmente in restauro. Accoglie stampe con annotazioni riferite, ad esempio, ai volumi LXVI; IX; XXXIII; XV; XXXVI; LVIII e XIII.
volume 79 con stampe di diversi autori, alcune segnate “A”.  

L’analisi condotta da Sabrina Borsetti su legature e filigrane tenderebbe a datare a fine Settecento la loro redazione, sebbene il 79 ne abbia certamente incontrata almeno una precedente entro il 1785, essendo identificabile come quella “Raccolta di stampe di diversi Autori_Segnato A” già citata nell’Indice (ante 1785) [14]Borsetti 2008.. Fino a ora, quest’ultimo è l’unico documento che presenta i volumi della “grande collezione”, ricordiamo all’epoca 62, ordinati progressivamente con una numerazione romana. Tenendo conto della redazione delle appendici, possiamo presumere che tale sistemazione fosse in uso almeno fino alla conclusione del Settecento, senza escludere il suo perdurare sino alla catalogazione di Roncagli (1848-1861), con la quale cambiò l’ordinamento in base alle scuole di appartenenza. A metà Ottocento si poteva ad esempio trovare il “Tomo 1°” delle stampe romane, ma anche il “Tom 1°” delle fiorentine. L’attuale sistemazione, con un numero arabo progressivo dal primo all’ultimo tomo, venne infine approntata in seguito al passaggio in Pinacoteca. In linea di massima, il recupero della numerazione romana proposta nelle annotazioni può avvenire grazie a un’attenta analisi dei documenti, specialmente l’Indice (ante 1785), e dei volumi, dove talvolta si può ancora scorgere sul dorso e nei frontespizi, obliterata e sostituita da quella in uso ai tempi di Roncagli (fig.3). All’interno, i frammenti delle carte tagliate recano invece, in alcuni casi, gli appunti dei numeri di pagina mancanti (fig.4). Tali evidenze consentono di individuare le provenienze e le vecchie collocazioni di tutte le opere nella cartella caratterizzate dalle annotazioni e, a volte, ancora accompagnate dalle vecchie carte di volume (figg.28-29). L’osservazione di queste ultime consente una riflessione. Una volta staccata la pagina con la stampa incollata, per essere inserita nelle appendici era necessario raggiungere la loro dimensione maggiore. Ciò avveniva addizionando porzioni di foglio, oppure sostituendo direttamente il supporto. Nel nostro caso, tale prassi si riscontra solo per alcune opere provenienti direttamente dall’appendice 79, mentre le carte a cui sono incollate le altre stampe, quando presenti, recano le dimensioni dei tomi ordinari. Si presuppone quindi che le stampe della Biblioteca Universitaria vennero coinvolte quantomeno in un riordino delle appendici, dove però non trovarono nuova collocazione, rimanendo infine in Biblioteca invece che seguire il resto della collezione nel trasferimento in Pinacoteca. 

Per alcune non si esclude del tutto la possibilità di uno scarto dalla collezione in quanto duplicati [15]Grazie ai documenti sappiamo che i duplicati venivano spesso venduti per sostenere i costi dei lavori di riordino. Tra gli elenchi delle stampe da alienare non risultano però gli esemplari oggi in Biblioteca Universitaria: ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 9, cc. 95r-95v; ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 35. . È il caso del San Domenico in gloria fra Gesù e la Vergine di Giovanni Antonio Lorenzini (n.64 e fig.6) e del famoso bulino di Agostino Carracci con La Crocifissione (n.66 e fig.14), entrambi noti anche in esemplari conservati in Pinacoteca: il primo senza timbri papali (PN35243-PN35246-PN35247) e il secondo contrassegnato dai marchi pontifici (PN3598/1-3) [16]Per la stampa in Pinacoteca, oggi sciolta e conservata entro pass-partout in cassettiera, si vedano: Le incisioni dei Carracci 1965, p. 27, n. 37-bis; Gaeta Bertelà e Ferrara 1973, III, n. 153. 

Fig. 3: Frontespizio del volume 21, “Diverse stampe fiorentine prima di Baldassarre Peruzzi Senese pit.”, Musei Nazionali di Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe

Fig. 4: Annotazione del numero di una pagina tagliata dal volume 15, “Stampe romane di Raffaello Santio d’Urbino pittore”, particolare, Musei Nazionali di Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe

La stessa situazione si può presupporre per altre stampe nella cartella, come la Sibilla Eritrea di Gaetano Gandolfi da Guido Reni (n. 38) e l’Autoritratto di Francesco Raibolini realizzato da Carlo Faucci nel 1763 su disegno di Domenico Maria Fratta a partire da un dipinto un tempo ritenuto del Raibolini, oggi concordemente assegnato a Francesco del Cossa (n. 37) [17]La stampa di Faucci, stando alla lunga iscrizione, traduceva un autoritratto del Francia all’epoca nella collezione bolognese Boschi. L’opera, oggi al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid (105 (1956.14)), mostra i caratteri di Francesco del Cossa ed è datata agli anni Settanta del Quattrocento. Il dipinto è conosciuto attualmente come il Ritratto d'uomo con anello (1472-1477). Si vedano: Hadeln 1913, p. 20, n. 20; Longhi 1940-1955, p. 197, n. 7; Bacchi 1991, pp. 44-45, n. 3; Negro e Roio 1998, pp. 127-128, n. 1; The Renaissance Portrait 2011, pp. 273-276, n.112.. Un esemplare della Sibilla Eritrea (PN4643) si conserva anche entro il tomo 4 dedicato a “Stampe bolognesi di Guido Reni pittore e incisore”, studiato e ricostruito nel numero precedente di questa rivista da Elena Rossoni e Francesca Candi [18]Rossoni e Candi 2018, n. 168 del “Repertorio delle opere”.; mentre nel tomo 14 con “Diverse stampe bolognesi prima di Francesco Francia pittore” vi sono ben due prove dell’Autoritratto di Francesco Raibolini (PN5347; PN5346). Infine, anche per il Martirio dei santi Pietro e Paolo inciso nella prima metà del XVIII secolo da Johann Daniel Herz (n. 43) è noto un esemplare attualmente nell’appendice 81 (PN11893).  

La genesi dell’intera cartella andrebbe in effetti ricercata nelle profonde operazioni di riordino; negli scollaggi, separazioni e scarti che sappiamo vennero realizzati al fine di creare un’unica e grande raccolta “a comodo maggiore dei Professori”, affinché potesse diventare “una delle più celebri dell’Italia” [19]Cit: ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 24. Documento pubblicato in: Rossoni 2008a, capitolo “L’eredità Sovorgnan (1776)”. Si tratta di un resoconto scritto nel 1777 dal Deputato dell’Assunteria d’Istituto Petronio della Volpe in seguito all’ingresso delle stampe Savorgnan, dove si rende nota la volontà di accorpamento delle diverse raccolte. 

Tra le altre stampe dell’Universitaria è possibile trovare un’acquaforte con Lot e le figlie incisa da Francesco Providoni nel 1651 da un dipinto del Guercino (n. 35), segnalata come rara da Bartsch [20] Bartsch 1819, XIX, pp. 196-197, n. 1. Il dipinto di Guercino, datato 1650-1651, è conservato alla Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda (Gal. – Nr. 368). Altri esemplari: Istituto Centrale per la Grafica, Gabinetto Disegni e Stampe, Fondo Corsini (volume 41H15, inv. S-FC52690); Alberghini 1991, p. 224, n. 450., ventotto stampe di Benigno Bossi (nn. 4-31) realizzate per le serie Suite des Vases (1764) e Mascarade à la Grecque (1771) [21]Entrambe realizzate su disegno del francese Ennemond-Alexandre Petitot e dedicate a Monsieur du Tillot Marchese di Felino, primo ministro della corte ducale di Parma, a Suite des Vases corrispondono 19 esemplari conservati in Biblioteca Universitaria, mentre le 9 tavole restanti afferiscono a Mascarade à la Grecque. Le serie non sono complete. Per un approfondimento si vedano: Disegni neoclassici 1983; Cole 1993, pp. 156-160; Cusatelli 1997, 18-20; Fornari Schianchi 1997, pp. 116-119; Mingardi 1997, pp. 121-131; Cirillo 2002; A. Malinverni, in Guglielmo Du Tillot 2012, pp. 128-129., o ancora due acqueforti con i paesaggi di Vestigi delle Terme di Dioclitiano Imperatore, in Roma e Vestigi del famosissimo Anfiteatro di Tito, detto il Coliseo in Roma di Perelle (nn. 32-33). Queste ultime sono rispettivamente le tavole “5” e “6” di una serie di rovine dell’antica Roma, i cui soli primi quattro esemplari sono ospitati nel volume 121 della “piccola collezione” [22]Le stampe hanno matrici di simili dimensioni recanti in basso a sinistra l’iscrizione “Perelle fecit” e a destra “Daman excudit”. Nel volume 121 in Pinacoteca si trovano: Vestigi delle Terme di Antonino Caracala, in Roma segnata “1” (PN14672), Vestigi del Settizonio di Severo Imperatore, detto la Scola di Vergilio in Roma segnata “2” (PN14673), Veduta del Anfiteatro di Tito, edificato da Vespitiano suo Padre, detto il Coliseo in Roma segnata “3” (PN14674) e Parte del monte Palatino in Roma segnata “4” (PN14675). Il British Museum attribuisce tutte le stampe semplicemente segnate “Perelle” a Gabriel Perelle, padre di Adam e Nicolas, in qualità di capostipite della famiglia. Cfr: British Museum, (D,8.18).. Si tratta di un volume dedicato a “Stampe francesi di Nicolò Perelle inventore e intagliatore”, che risulta inserito negli elenchi stilati nel 1791 dal conte Ercole Orsi per identificare i nuclei di stampe da sottoporre a riordino [23]L’elenco cita “Stampe Francesi di Nicolò Perelli V: Sandrart. Fol: 375. Volumi 2. A. V. sub. Tab. MM. I.”: ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 21, f. 35. . 

Mentre finora sono stati indagati i lavori svolti sulla raccolta sino a conclusione del Settecento, importante sarebbe approfondire anche le vicende relative agli interventi successivi, emersi chiaramente grazie all’indagine svolta a partire dalle stampe conservate in Universitaria. Tra le prove ottocentesche, la cartella ospita infatti il Ritratto di Antonio Basoli realizzato nel 1827 da Antonio Marchi (n. 36) [24]Su disegno di Napoleone Angiolini, a partire da un dipinto eseguito nel 1824 da Ludovico Lipparini. . Di quest’ultimo incisore, attivo nel XIX secolo, si è trovato riscontro nel corso delle ricerche entro il volume 5 della “grande collezione”. Dedicato a “Stampe bolognesi di Domenico Zampieri detto il Domenichino e di Francesco Albani pittori”, il volume 5 ospita la sua Madonna col Bambino in Gloria e i santi Giovanni Battista, Matteo e Francesco (PN4751) dal dipinto di Francesco Albani conservato in Pinacoteca. Questa incisione venne realizzata per La Pinacoteca della Pontificia Accademia delle Belle arti in Bologna pubblicata da Francesco Rosaspina. Professore dell’Accademia suddetta. Bologna 1830, pubblicazione che intendeva divulgare la raccolta bolognese attraverso stampe di riproduzione [25] Cammarota 2004, pp. 49-50, p. 52, nota 6; Antonio Canova e Bologna 2021, p. 138, n. 45; Pollini 2017, pp. 142-162, nn. 413-486.. Tale dato potrebbe in effetti segnalare una continuità dei lavori, o quantomeno alcuni interventi, oltre il XVIII secolo, quando ormai l’Istituto, già divenuto Nazionale, cedette il posto a partire dal 1803 alla Regia Università. 

Le vicende che le stampe contenute nella cartella della Biblioteca Universitaria hanno conosciuto nel tempo ne hanno compromesso in diversi casi le condizioni conservative. L’accento messo sui diversi esemplari grazie al lavoro svolto e presentato in questo articolo, che ha visto anche la collaborazione tra la Biblioteca e la Pinacoteca di Bologna, costituisce lo stimolo per futuri interventi di restauro nella prospettiva di recuperarne il prima possibile l’integrità. 

Le stampe dalla “grande collezione” Lambertini

Tra le stampe che si possono ricondurre all’appendice 79 troviamo la Sommersione dell’esercito del Faraone nel Mar Rosso di Andrea Andreani (n.67 e fig.5), il San Domenico in gloria fra Gesù e la Vergine di Giovanni Antonio Lorenzini (n.64 e fig.6) e tre esemplari con la grandiosa Caduta dei Giganti di Bartolomeo Coriolano (nn.61-63) [26]Le stampe recano annotazioni che riconducono al “Tomo A”, identificato come quella “Raccolta di Stampe di diversi Autori. Segnato A. Fol. Magno. Aula. V. Sub Tabula. C. 1” riportata nell’Indice (ante 1785). Il volume venne catalogato da Roncagli nel Documento D e nel Documento E - Stampe Diverse, “Volume Unico” (13a Serie) - probabilmente tra “Li 30 Decembre 1846” e “Li 9 Gennaio 1847”, come si può ipotizzare delle date in apertura e in chiusura del tomo, con calligrafia attribuibile al bibliotecario. Cita 46 stampe in volume, le stesse osservabili tutt’ora. Si tratta di un numero diverso rispetto a quello appuntato su un’etichetta nella controguardia anteriore: “A/ Stampe di Diversi Autori ̳ ̳ n°: 16/ Fogli ………………..…... n°: 44”. Ricordiamo che Borsetti informa che il volume subì almeno una seconda redazione a fine Settecento: Borsetti 2008. Segnalo che nell’elenco datato 25 marzo 1791 relativo ai volumi oggetto dei riordini è presente “N. 1 In foglio segnato Lettera A contenente Stampe di diversi Autori”: ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 21, f. 35.. Realizzata nel 1589 a Siena con dedica a Fabio Bonsignori, la stampa di Andreani è abbastanza rara e riproduce con la tecnica del chiaroscuro la composizione della silografia con la Sommersione dell’esercito del Faraone nel Mar Rosso su invenzione di Tiziano, legata al privilegio di stampa richiesto il 9 febbraio 1515 da Bernardino Benalio al Senato Veneziano e conosciuta nella sua interezza solo nell’edizione pubblicata da Domenico dalle Greche nel 1549 [27] Benalio fece richiesta di privilegio per tre silografie, ovvero la “sommersione del Faraone, Susanna, il Sacrificio di Abramo”: Fulin 1882, p. 181, doc. 196. Nell’ideazione delle stampe venne coinvolto Tiziano e la sua bottega. Un esemplare della stampa edita da Domenico dalle Greche è a Londra, British Museum, Department of Prints and Drawings (inv. 1980, U.9). Per un approfondimento si rimanda alla scheda di S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0180.1, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/7678/stampa-7678.html, ISBN 978-88-96445-24-2 (con bibliografia precedente). . Andreani tradusse in modo speculare il soggetto, diminuendone il formato e conservando il nome altisonante di “TITIAN inventor” entro un cartiglio posizionato al centro, probabilmente per incrementare il pregio dell’opera [28]J. Gabbarelli, in The Chiaroscuro woodcut 2018, p. 243. La copia a cui è dedicata la scheda di Gabbarelli è conservata al Metropolitan Museum of Art di New York, Roger Fund, 1922 (22.73.3(80-81). Rispetto a quest’ultima, l’esemplare in Biblioteca Universitaria vede qualche cm in più nella parte sommitale, mostrando una porzione ulteriore di nuvole sulla destra e concludendo il profilo della parete rocciosa sulla sinistra.. Il San Domenico in gloria fra Gesù e la Vergine di Lorenzini traduce invece l’affresco eseguito da Guido Reni nella Basilica di San Domenico a Bologna [29]Per l’affresco di Reni e la citazione della traduzione di Lorenzini: Pepper 1988, p. 235, n. 43. Per la stampa: Nagler 1839, p. 60, n. 74; Le Blanc 1854-1890, II, p. 571, n. 42..

Fig. 5_Andrea Andreani, Sommersione dell’esercito del Faraone nel Mar Rosso, 1589, chiaroscuro su tre fogli (quattro legni per ogni foglio), mm 620×1130 © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Fig. 6: Giovanni Antonio Lorenzini, San Domenico in gloria fra Gesù e la Vergine, XVII – XVIII secolo, acquaforte, mm 683×1193 © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Anche il chiaroscuro con la Caduta dei Giganti di Coriolano si lega a un’invenzione di Reni, forse da rintracciare in un modello grafico [30]Pepper 1988, pp. 284-285. Malvasia ricorda che Reni si dedicò più di una volta a questo soggetto e cita in collezione Sacchetti a Roma un “pensiero de’ Giganti fulminati, disegnati in tela di chiaroscuro a olio”: Malvasia 1678, II, p. 42. Alla Royal Library di Windsor Castle è stato individuato un disegno realizzato per uno dei giganti: Kurz 1955, p. 124, n. 364; McBurney e Turner 1988, pp. 233-241. . La stampa è nota in due versioni [31]Conosciute in diversi stati: Bartsch 1811a, XII, pp. 113-116, nn. 11-12; Takahatake 2010, p. 127, nn. 18-19.. La prima del 1638 conta dodici giganti e reca in alto a destra la dedica a Francesco I d’Este duca di Modena, il cui stemma è sul lato opposto. Vi fanno riferimento due esemplari in Biblioteca Universitaria: uno a otto legni e privo del marchio papale (n.61 e fig.7), l’altro a dodici legni e con un timbro Lambertini spezzato sul recto (n.62 e fig.8) [32]Carozza 2019, pp. 136-138.. Quest’ultimo risale sicuramente al nucleo originario dei 50 volumi della “grande collezione” donati dal papa, provenendo forse dall’unico riportato nella Nota (1751) come dedicato a “Guido Reno”. La seconda versione del 1641, ripubblicata nel 1647, vede l’aggiunta di due giganti, dello stemma d’arme del Coriolano e un cambiamento nelle iscrizioni. Al posto dell’insegna del duca di Modena vi è una citazione dalla Gigantomachia di Claudiano e sul lato opposto l’esaltazione alla vittoria di Giove sui giganti accompagnata da: “(…)/ GVIDO RHENVS/ Iterum auxit,/ Barthol. Coriolanus/ Eq./ Incidit, & iterum/ Euulgauit./ 1647.”. Seguendo Takahatake, dalla lettura pare che Coriolano tradusse nuovamente un modello al quale Reni aveva “aggiunto ancora” (“iterum auxit”) alcuni particolari [33]Takahatake 2010, p. 120. . La Biblioteca Universitaria conserva anche un chiaroscuro di questa ripubblicazione, a dodici legni e senza marchio papale (n. 63 e fig.9) [34]Carozza 2019, pp. 136-138..

Fig. 7: Bartolomeo Coriolano, Caduta dei Giganti, 1638, chiaroscuro su quattro fogli (due legni per ogni foglio), mm 877×624 © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Fig. 8: Bartolomeo Coriolano, Caduta dei Giganti, 1638, chiaroscuro su quattro fogli (tre legni per ogni foglio), mm 877×624 © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Fig. 9: Bartolomeo Coriolano, Caduta dei Giganti, 1647, chiaroscuro su quattro fogli (tre legni per ogni foglio), mm 875×623 © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Prive del timbro sono anche le ultime due stampe provenienti dall’appendice 79, ovvero la Lapidazione di santo Stefano di Johann Daniel Herz (n.47 e fig.10), incisa e pubblicata dall’artista tedesco nella prima metà del XVIII secolo ad Augusta, e il monumentale bulino di Gérard Edelinck da un’invenzione di Charles Le Brun, realizzato dall’incisore fiammingo per illustrare la Thèse de la Guerre dedicata a Louis XIV e difesa da Jacques-Nicolas Colbert il 30 dicembre 1677 alla Sorbonne (n.69 e fig.11) [35]Nella stampa di Edelinck il Re compare a cavallo vittorioso sui nemici e accompagnato dalla Provvidenza con la corona di Francia: Robert-Dumesnil 1844, VII, pp. 292-293, n. 259; Courboin 1900, I, p. 410, n. 5428; Weigert 1961, IV, pp. 22-23, n. 77; Beauvais 2000, II, p. 658; V. Meyer, in Kingdom of images 2015, pp. 62-63, n. 4. . Quest’ultima reca sul verso il numero “23”. Lo stesso si trova appuntato su un frammento di pagina mancante nell’appendice 79. Probabilmente l’incisione di Edelinck seguiva originariamente il Mosè e il serpente di bronzo di Antoine Masson (PN11742), sempre da Le Brun, che si trova ancora in volume a pagina “22”, mettendo così in relazione le traduzioni dall’artista francese [36]Le Blanc 1854-1890, II, p. 618, n. 1.  

Fig. 10: Johann Daniel Herz, Lapidazione di santo Stefano, prima metà XVIII secolo, bulino e acquaforte, mm 842×580 © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Fig. 11:  Gérard Edelinck, Thèse de la Guerre, 1677 ca., bulino, mm 1075×752 (due stampe unite), particolare © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Riguardo alla provenienza collezionistica degli esemplari senza timbro papale, le stampe con la Caduta dei Giganti di Coriolano e il San Domenico in gloria fra Gesù e la Vergine di Lorenzini potrebbero ad esempio discendere dalla donazione Marsili, che annoverava 22 fogli di “Scuola italiana di Bologna”, o dal piccolo nucleo Oretti che, tra le stampe da Guido Reni, comprendeva anche “La Caduta dei Giganti inc. dal Coriolano del 1641 e del 1647 (…)” e “Il Cabino di S. Domenico dip.to da Guido Reni (…) Intagliata all’acquf. da Frà Ant. Lorenzini” [37]L’elenco dei cartoni contenenti le stampe donate da Marsili è pubblicato in Rossoni 2008a, capitolo “La donazione del conte Luigi Ferdinando Marsili (1715)”. La collezione di stampe appartenuta a Oretti è indicata nei manoscritti B 402 e B 405 presso la Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna e analizzata da: Perini 1979, pp. 799-800. Per il riferimento alle stampe di Coriolano e Lorenzini: B 402 c. 37. Non si sa di preciso quali stampe del nucleo Oretti vennero acquistate dall’Istituto delle Scienze ma, come scrive Rossoni sulla base della spesa contenuta nei documenti, dovette forse trattarsi di un insieme circoscritto: Rossoni 2008a, capitolo “L’acquisto di alcune stampe della collezione di Marcello Oretti”. . O potrebbero ancora derivare dai gruppi generici indicati nell’elenco della collezione Savioli e catalogati sulla base dell’inventore, come stampe in “N. 13 tutte di Guido Reni, fra le quali molte incise dal mede…” o “N 66 nella Cartella la più grande marcata O, e sono di Raffaelo, Guido Reni, Carlo Lebrun (…)” [38]Acquisto di una celebre raccolta di scelte stampe in numero di 5400 per la Biblioteca dell’istituto suddetto, spettanti in proprietà al Sig. Conte Senatore Ludovico Vittorio Savioli: AABo, Miscellanee vecchie, cart. 625 (K255), f. 43 g. Cfr: Gaeta Bertelà 1968, pp. 85-86; Rossoni 2008a, capitolo “L’acquisto della raccolta del conte Ludovico Savioli (1789)”.. Anche il bulino di Gérard Edelinck potrebbe quindi provenire da quest’ultima collezione, che riporta ancora stampe in “N 7 in forma grande di Loyr, Lebrun, (..) ed altri” e di generici artisti francesi e fiamminghi, o potrebbe forse derivare dalle 14 stampe di “Scuola fiamminga” presenti nella donazione Marsili [39]Per la donazione Marsili si veda nota 37; per acquisto delle stampe Savioli: Ibidem. 

Al volume 25, che ospita “Diverse stampe fiorentine prima di Andrea del Sarto pittore”, riconducono il bulino con la Conversione di Saulo di Enea Vico (n.46 e fig.12) e il chiaroscuro con le Storie di Mosè di Andrea Andreani (n. 59 e fig. 13), entrambi senza timbri papali [40]Le stampe recano annotazioni che riconducono al “tomo XXII”. Il numero è ancora visibile sul dorso e nel frontespizio del volume 25 dove è stato sostituito da “.V.”, corrispondente al secondo volume di “Scuola Fiorentina” riportano nell’Indice (ante 1785): “Vol. XXII. Stampe di Andrea del Sarto. Aula. V. sub. Tabula. F. 12 Stampe. n° 101”. Il tomo, risalente alla prima donazione Lambertini, era già al secondo posto nelle “Stampe Fiorentine” entro la Nota (1751): “n°. 16. Di Andrea del Sarto, ed altri: s’osservi Vasari par. 3a., lib: I., fol: 155.”. Sicuramente nel corso di un riordino successivo al 1785 venne ricollocato nel gruppo quale “Tomo V” e, come tale, catalogato da Roncagli nel Documento D e nel Documento E. La posizione venne mantenuta anche con il passaggio in Pinacoteca, stando a quanto riporta l’appunto di Kristeller sulla sguardia anteriore: “Fiorentine V vol 25”. Dal Documento D e al Documento E - Stampe Fiorentine, Tomo 5° (3a Serie) – si desume che a metà Ottocento il tomo contava 128 stampe in totale. Dopo i furti e gli stacchi di Kristeller, oggi ospita 52 opere. Stampe prive di timbro Lambertini sono distribuite sia su fogli senza numero progressivo in alto a destra che su carte con numero di pagina, forse risalenti alla prima donazione in quanto accolgono anche le uniche stampe con timbri Lambertini integri. . Quest’ultimo propone solo due dei sei episodi – ossia Gli ebrei lamentano l’assenza di Mosè ad Aronne e Mosè riceve le tavole della legge – della più grande composizione intagliata e pubblicata dall’artista nel 1590 a traduzione delle tarsie marmoree disegnate da Domenico Beccafumi per il pavimento del Duomo di Siena [41]Completano la stampa La fusione del vitello d’oro in basso a sinistra, Mosè spezza le tavole in basso al centro, Gli adoratori sorpresi dalla collera di Mosè in basso a destra e L’uccisione degli idolatri in alto. Esemplari completi: Museum of Fine Arts Boston, Bequest of W. G. Russell Allen, (2004.629); The Metropolitan Museum of Art, Roger Found, (22.73.3-183(a-h)). Stando a Romagnoli, la stampa venne realizzata a partire da un disegno creato appositamente da Francesco Vanni, secondo Evelyn Lincoln tratto probabilmente dal pavimento e non dai cartoni di Beccafumi: Romagnoli ante 1835 (1976), VIII, p. 491, IX, p. 17; Lincoln 2000, p. 50. Al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi si trova un disegno (inv. 802 E) che Pasquale Nerino Ferri assegnava a Francesco Vanni da Beccafumi, corrispondente a tutta la parte inferiore della stampa di Andreani. Ferri nel 1881 specificava che su questo disegno del Vanni l’incisore Andrea Andreani realizzò la sua stampa. Cfr: Petroli Tofani 1987, pp. 347-348, n. 802 E (con bibliografia precedente). . L’opera di Vico, che Pietro Aretino loda nel suo “stupendo componimento” e ricorda Vasari “diede gran nome ad Enea”, venne invece realizzata nel 1545 a Firenze da un’invenzione di Francesco Salviati [42]Per la lettera dell’Aretino: Landau e Parshall 1994, pp. 293-294. Per la citazione di Vasari: Vasari 1568 (1984), V, p. 18. L’invenzione del Salviati è probabilmente legata al suo dipinto con la Conversione di San Paolo oggi in Galleria Doria Pamphilj a Roma: Laundau – Parshall 1994, p. 403, nota 127. Per il dipinto: De Marchi 2016, pp. 334-335. . Si tratta di un primo stato, già messo in luce da Barbara Maria Savy grazie a un altro esemplare conservato presso la Pinacoteca Repossi, privo dell’aggiunta “appresso Luca Guarinoni” sullo scudo in basso a destra (secondo stato) e di “Giacomo Paulini forma Venetia” entro l’iscrizione in basso a sinistra (terzo stato) [43]Fondo Calcografico Antico e Moderno, Pinacoteca Repossi: B.M. Savy, in Il giovane Tintoretto 2018, p. 181, n. 33. . La stampa pare sposarsi bene con l’attuale composizione del volume, che vede prevalentemente traduzioni da Andrea del Sarto, Rosso Fiorentino, Baccio Bandinelli e, per l’appunto, Francesco Salviati. Nel nucleo Marsili si citano 38 stampe di “Scuola italiana di Firenze”, mentre nell’elenco Savioli “N. 9 di Agostin Veneziano e di Enea Vico, in questa trovansi delle rare” [44]Per donazione Marsili si veda nota 37; per l’acquisto delle stampe Savioli si veda nota 38.. 

Fig. 12: Enea Vico, Conversione di Saulo, 1545, bulino, mm 540×937 © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Fig. 13: Andrea Andreani, Storie di Mosè (episodi parte superiore sinistra: Gli ebrei lamentano l’assenza di Mosè ad Aronne e Mosè riceve le tavole della legge), 1590, chiaroscuro su due fogli (quattro legni per ogni foglio), mm 492×861, © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

In Biblioteca Universitaria è possibile ammirare anche il famoso bulino con La Crocifissione di Agostino Carracci, tratto dalla tela di Tintoretto per la Scuola Grande di san Rocco (n.66 e fig. 14). Proviene dal tomo 35 con “Diverse stampe Venetiane prima di Iacopo Palma da Serinalta pittore e intaglio”, ospitante opere derivate da Palma il Vecchio e il Giovane, Jacopo Bassano e Tintoretto [45]La stampa riconduce al “tomo XXXIV”, numero ancora presente sul dorso del volume 35 e sul frontespizio, dove si scorge cancellato e sostituito da “.VI.”. Corrisponde al quinto volume di “Scuola Veneziana” riportato nell’Indice (ante 1785): “Vol. XXXIV Stampe di Jacopo Palma, Bassano, Tintoretto. V. Aula V sub. Tabula. G. 9 Stampe n° 105”. Appartenente al nucleo della prima donazione Lambertini, lo ritroviamo al quinto posto delle “Stampe Veneziane” entro la Nota (1751): “n°. 27. Di Giacomo Palma, Bassani, e Tintoretti: s’osservi Ridolfi par: prima, fol: 119.”. Sicuramente nel corso di un riordino post 1785 venne ricollocato nel gruppo e catalogato come “Tomo 6°” da Roncagli nel Documento D e nel Documento E. In Pinacoteca Kristeller appunterà sulla sguardia anteriore: “Veneziane VI vol 35”. Il tomo appare rimaneggiato, composto da stampe senza timbro Lambertini, o con il marchio parziale, distribuite sia su fogli privi del numero progressivo in alto a destra che su carte con il numero di pagina, dove si scorgono anche stampe con timbri Lambertini integri. . Edita da Donato Rascicotti nel 1589 e priva di marchi papali, l’opera conservata in Biblioteca Universitaria è, seguendo Diane De Grazia Bohlin, un secondo stato: sopra il margine inferiore nel foglio a sinistra vi è l’aggiunta di “AUGU. CAR. FE”, nel foglio centrale di “Iacobus Tinctoretus Inuentor” e “cum priuilegio Senatus Veneti per annos. 15”, nel foglio a destra di “Venetijs Donati Rascichotti formis/ 1589”; mentre una lunga iscrizione completa il margine inferiore del foglio centrale [46]De Grazia Bohlin 1979, n. 147, pp. 254-255. . Presenta una qualità esecutiva piuttosto alta e offre qualche diversità rispetto al dipinto: certe figure mancano e si notano leggere variazioni [47]M.A. Chiari Moretto Wiel, in Jacopo Tintoretto 1994, pp. 23-24.. Non si tratta comunque di differenze sostanziali rispetto all’originale; ciò pare confermarlo anche Bellori quando, in merito ad Agostino, scrive che “migliorava egli certamente l’opere altrui nel disegnarle, à proposito, e senza quelle alterationi solite de gl’Intagliatori, li quali hanno più mira alli belli tratti che al buon disegno. Dicesi che il Tintoretto vedendo la stampa della sua Crocifissione dipinta nella scuola di San Rocco, se ne compiacque tanto che abbracciò Agostino” [48] Cit: Bellori 1672, p. 110.. Non appartenendo alla donazione papale, potrebbe discendere dal nucleo Marsili dove, oltre al gruppo delle stampe bolognesi, si citano 57 fogli di “Scuola italiana di Venezia” [49] Per la donazione Marsili si veda nota 37.. Anche la collezione Savioli cita “N. 5 del Tintoretto” e “N. 52 d’Agostino Caracci, fra le quali trovansi delle Prove rare, e qualcuna delle Lascive”, mentre la collezione Oretti riporta la stampa proprio nell’edizione di Rascicotti [50]Per l’acquisto delle stampe Savioli si veda nota 38. Per la stampa in collezione Oretti si veda nota 37: manoscritto B 402, c. 18.  

Fig. 14: Agostino Carracci, La Crocifissione, 1589, bulino, mm 502×1189 © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Estranee alla donazione pontificia sono anche San Giuseppe di Copertino di Domenico Cunego (n.53 e fig.15) e il Battesimo di Sant’Agostino di Philipp Andreas Kilian (n.52 e fig.16). La prima è tratta da un’opera, oggi dispersa, realizzata per la chiesa di San Fermo Maggiore a Verona dal pittore Felice Boscaratti; mentre la seconda deriva dalla piccola tela con San Prosdocimo battezza san Daniele eseguita verso il 1725 da Giambattista Pittoni in preparazione di un dipinto per la chiesa di Santa Giustina a Padova, che oggi è conservato presso i Musei Civici della città ed è attribuito internamente alla mano dell’allievo boemo Anton Kern [51] Per l’opera di Felice Boscaratti e l’incisione di Cunego: Thieme e Becker 1910, p. 385; Marulli 2013, p. 141. La teletta con San Prosdocimo battezza san Daniele di Giambattista Pittoni è conservata alla York Art Gallery di York. Passata come opera di Sebastiano Ricci nel 1957 in asta Christie’s e alla Arcade Gallery, venne acquistata da F. D. Lycett Green che decise di donarla nello stesso anno tramite il N.A.C.F. alla York Art Gallery. Per il confronto tra quest’ultima e il dipinto di Padova, nonché la sua attribuzione a Kern, si veda: Zava Boccazzi 1979, p. 181, n. 246; F. Zava Boccazzi, in Da Padovanino a Tiepolo 1997, pp. 262-264, n. 209. “Sul perché il Pittoni non abbia personalmente realizzato il dipinto, preferendo incaricarne uno scolaro, si possono formulare solo delle ipotesi; per carenza di tempo, o per un mancato accordo sul prezzo dell’opera (…)”. Cit. F. Zava Boccazzi, in Da Padovanino a Tiepolo 1997, p. 263, n. 209.. Kilian pare tradurre l’opera di Pittoni e non quella di Kern, la quale, rispetto alla teletta del maestro, presenta alcune differenze nel numero, nelle pose e nelle caratteristiche dei personaggi. Kilian, con alcuni piccoli accorgimenti e aggiunte, utilizza poi la composizione di Pittoni per offrire un’altra lettura iconografica grazie all’iscrizione: “Præfiguratio baptismi Sti: AVGVSTINI (…)” [52]Zava Boccazzi ricorda che la tela con San Prosdocimo battezza san Daniele oggi attribuita a Anton Kern, “non citata da Giovanni De Lazara tra i dipinti della “Chiesa e Monastero di S. Giustina de RR. Monaci Benedettini Cassinesi” (1793, 31 luglio), (…) si trova bensì registrata, ma come Battesimo di Sant’Agostino di Sebastiano Ricci, secondo le puntualizzazioni della Mariani Canova (1980), fra i migliori dipinti di Santa Giustina nell’elenco del 1810” e negli inventari demaniali del 1812 e 1822: F. Zava Boccazzi, in Da Padovanino a Tiepolo 1997, p. 262, n. 209. Alla luce attuale delle ricerche, non sappiamo se anche la piccola opera del Pittoni possa aver avuto nel tempo tale lettura iconografica, magari in un momento in cui si era perso l’originario legame con la committenza della chiesa di Santa Giustina e i tre santi protettori della città di Padova (Prosdocimo, Daniele e Giustina) raffigurati nella tela. Sappiamo però che tra le opere dell’incisore Kilian, Le Blanc riporta un “Battesimo di S. Agostino” da Pittoni: Le Blanc 1854-1890, II, p. 454, n. 17.. Le due stampe sono incollate rispettivamente sul verso e sul recto di carta “53”, proveniente dal tomo 36 con “Stampe veneziane prima di Battista Zelotti Veronese pittore ed altri autori”, dove un tempo erano collocate tra altre traduzioni settecentesche di opere realizzate da artisti veneti [53]Per queste due stampe, l’annotazione riconduce al “Tom: XXXVI”. L’attuale volume 36 reca il numero sia sul dorso che nel frontespizio, coperto da “.VII.”. Come scrive Borsetti, sembra presentare una legatura provvisoria e, grazie all’analisi materiale, può essere avvicinato al tomo 132 con “Stampe bolognesi lascive di Agostino Carracci ed altri autori”, redatto nel 1756: Borsetti 2008. La Nota (1751) non menziona alcun volume dedicato a Battista Zelotti, che invece si scorge nell’Indice (ante 1785) all’ultimo posto entro la “Scuola Veneziana”: “Vol. XXXVI Stampe di Battista Zelotti Veronese ed altri. Aula V Sub. Tabula. G. 11 Stampe n° 30”. La sua posizione rimane invariata fino a oggi, classificato come “Tomo 7°” da Roncagli e, come tale, ancora ordinato a fine Ottocento da Kristeller: “Veneziane vol VII vol. 36”. Dal tomo sono stati tagliati molti fogli, a volte indicando il numero di pagina mancante sul frammento rimasto, come il “53” che ospita le due stampe in Universitaria. . Per quanto riguarda la provenienza collezionistica, l’elenco della raccolta Savioli comprendeva alcuni gruppi di stampe di Kilian e altri di ambito veneziano, così come i nuclei Oretti e Marsili [54] Nell’elenco Savioli sono riportate “N. 26 quasi tutti incisi da Kilian”, si veda nota 38. Per le stampe Oretti si veda nota 37: manoscritto B 402. Per donazione Marsili si veda sempre nota 37..

Fig. 15: Domenico Cunego, San Giuseppe di Copertino, seconda metà XVIII secolo, bulino, mm 675×374 © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria
Fig. 16: Philipp Andreas Kilian, Il battesimo di Sant’Agostino, secolo XVIII secolo, acquaforte, mm 874×660 © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Senza timbri papali è anche le Nozze di Cana di Andrea Bolzoni (n.50 e fig.17), realizzata nel 1727 e tratta dalla tela di Carlo Bononi per la chiesa di Santa Maria in Vado a Ferrara [55]Barotti 1770, p. 146; Cittadella 1782, IV, pp. 297-298; Avventi 1838, p. 131; Baruffaldi 1844-1846, II, pp. 143-145, 375 e 543; Varese 1973, p. 267; Novelli 1983-1984, p. 127; E. Russo, in Incisioni ferraresi 1990, n. 12, p. 41.. La stampa proviene dal Tomo 38 con “Diverse stampe lombarde prima di Polidoro da Caravaggio pittore”, che ospita traduzioni da Polidoro da Caravaggio, Giovanni Lanfranco, Bartolomei Schedoni e Bononi. Dalla ricevuta firmata dal bibliotecario dell’Istituto Antonio Magnani in data 30 gennaio 1798 sappiamo che il volume fu oggetto di un riordino a fine Settecento, dove non si esclude l’inserimento di stampe Savioli [56]Cfr. Borsetti 2008. Il tomo è riportato entro il gruppo di “Scuola Lombarda” nell’Indice (ante 1785): “Vol. XXXVIII Stampe di Polidoro da Caravaggio, Lanfranco ed altri. V. Aula V sub. Tabula. G. 13 Stampe n°. 157”. Appartiene al nucleo della prima donazione e, come tale, è possibile individuarlo nella Nota (1751), già al secondo posto nelle “Stampe Lombarde”: “n°. 30. Di Polidoro da Caravaggio, del Lanfranco, ed’ altri: s’osservi il Vasari par: 3a. fol: 202”. Ricollocato nel gruppo dopo il 1785, venne catalogato come “Tomo 1°” da Roncagli, mantenendo la posizione anche in seguito al trasferimento nella Regia Pinacoteca. Dalle 157 stampe citate da Montefani Caprara nell’Indice (ante 1785) si passò a 136 esemplari catalogati a metà Ottocento da Roncagli nel Documento E - Stampe Lombarde, Tomo 1° (6a Serie) - dei quali attualmente se ne riscontrano solo 85 in volume. Tra le pagine mancanti anche la “63”, alla quale fa riferimento la nostra stampa.  

Fig. 17: Andrea Bolzoni, Nozze di Cana, 1727, bulino, mm 875×615, particolare  © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Dal volume 68, con “Stampe francesi prima di Claudio Mellan e di Raimondo Lafage” provengono infine le ultime due stampe senza timbri Lambertini riconducibili alla “grande collezione”: Cristo crocifisso e Adamo ed Eva ai piedi della croce, realizzate nel 1647 da Claude Mellan (n.58 e fig.18) [57]L’annotazione suggerisce un collegamento con il “tomo 64”. Dopo l’analisi filologica dell’odierno tomo 64, con “Diverse stampe francesi prima di C. Vignon da Polemburgh”, in precedenza volume LVIII, si è esclusa la possibilità che la nota manoscritta fosse riferita a esso. L’attuale tomo 68 reca la numerazione “T. LXIV” impressa sul dorso, forse trasformata in numero arabo da chi si occupò dell’annotazione. Assente nella Nota (1751) e nell’Indice (ante 1785), venne realizzato negli anni Novanta del Settecento. Con la sua redazione i volumi delle stampe francesi passarono da 7 a 8. La collocazione entro il gruppo come “Tomo V”, già con Roncagli nel Documento D e nel Documento E, rimase tale con il passaggio in Pinacoteca: “Francesi V vol. 68”. . L’intenzione dell’artista era che potessero unirsi l’un l’altra, come la composizione oggi in Biblioteca Universitaria [58]Cfr: Montaiglon 1856, p. 89, n. 26 e p. 90, n. 27; Inventaire du Fonds Française 1988, XVII, p. 47, nn. 22-23; L’oeil d’or 1988, p. 125, nn. 159-160.. La stampa con Adamo ed Eva ai piedi della croce è rifilata in larghezza e unita al Cristo crocifisso, le cui iscrizioni nella porzione inferiore sono state tagliate; tra queste, solo la dedica è recuperata e posizionata in fondo alla nuova composizione [59]Il Cristo sulla croce mostrava le seguenti iscrizioni: ai piedi della croce “C. Mellan G. pinx. Et sc.”; a destra su una roccia: “1647/ Cum priv. Reg.”. Il taglio operato sull’Adamo ed Eva ai piedi della croce ha invece troncato l’iscrizione presente in basso a sinistra su una roccia: “CMellan inuen. et scul./ cum pr. R.”. Il volume 68 venne redatto negli anni Novanta del Settecento dopo l’acquisto della collezione Savioli, entro la quale si riportano “N.31 stampe da Claudio Mellan, fra le quali trovasi il Sudario a un segno solo, ed altre rare”, mentre altre 24 stampe di più generica “Scuola francese di diversi autori” erano già nella donazione Marsili [60]Per la donazione Marsili si veda nota 37; per l’acquisto delle stampe Savioli si veda nota 38.. Le opere in volume sono in prevalenza senza timbro Lambertini, parziale solo in sette, e montate suddividendo il corpus relativo a Claude Mellan e Raymond Lafage.Le stampe oggi in Universitaria sono incollate su carta “27”. Lo stesso numero è appuntato su un frammento di pagina mancante nel volume 68 entro la sezione dedicata a Mellan, in un gruppo con scene afferenti al tema dalla Passione di Cristo. Da qui provengono il Cristo crocifisso e Adamo ed Eva ai piedi della croce, un tempo tra la Crocifissione con le tre Marie (PN 10803) a pagina “26” e la Pietà (PN 10804) a pagina “28”.

Fig. 18: Claude Mellan, Cristo crocifisso e Adamo ed Eva ai piedi della croce, 1647, bulini, totale mm 1052×560 (due stampe unite) © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Oltre alla Caduta dei Giganti di Coriolano, la Biblioteca Universitaria accoglie varie stampe con timbri Lambertini integri o spezzati, riconducibili ai volumi delle romane, veneziane, fiorentine e tedesche. Dal tomo 15, il primo di due dedicati a “Stampe romane di Raffaello Santio d’Urbino pittore”, provengono tre riproduzioni degli affreschi in Vaticano [61]Le stampe recano annotazioni che riconducono al “tomo XV”. Nell’Indice (ante 1785) le “Stampe di Raffaello Sancio da Urbino” erano nei tomi XV e XVI, mentre oggi le “Stampe romane di Raffaello Santio d’Urbino pittore” sono nei volumi 15 e 16 i quali, redatti tra il 1790 e il 1798, ospitano esemplari senza timbro o con timbro parziale su carte di fine Settecento: Borsetti 2008, p. 104. L’attuale tomo 15 reca ancora il numero romano “XV” sul dorso e nell’ultima riga del frontespizio, dove è stato sostituito da “.I.”. Roncagli lo cataloga quale “Tomo 1°” delle “Stampe Romane” nel Documento D e nel Documento E. Al suo interno presenta molti fogli tagliati, spesso con gli appunti dei numeri di pagina mancati. Tra questi, anche quelli a cui sono ancora incollate le tre stampe in Biblioteca Universitaria. . La prima è la Disputa del Santissimo Sacramento di Giorgio Ghisi (n.60 e fig.19), tratta forse da disegni o direttamente dall’opera realizzata dal Sanzio nella Stanza delle Segnatura, pubblicata nel 1552 da Hieronymus Cock ad Anversa [62]Gori Gandellini 1771, II, p. 242; The engravings of Giorgio Ghisi 1985, p. 70; Raphael Invenit 1985, p. 33, n. 1; Joubert 1821, II, p. 82; Nagler 1858-1879, V, p. 138; D’Arco 1840, p. 106, n. 30; Le Blanc 1854-1890, II, p. 295, n. 25; Petrucci 1964, p. 53; Bury 1993, p. 17. Per quanto riguarda lo stato, Le Blanc ne menziona un secondo senza descriverlo, Andersen ne cita uno più tardo, mentre Massari descrive un primo stato “sconosciuto a Bartsch”. Michal e R.E. Lewis sostengono che questi siano in realtà copie tarde, mentre l’unico stato conosciuto è lo stesso proposto dall’esemplare in Biblioteca Universitaria: The engravings of Giorgio Ghisi 1985, p. 69..

Fig. 19: Giorgio Ghisi, Disputa del Santissimo Sacramento, 1552, bulino, mm 522×840 © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Nell’appendice 81 in Pinacoteca si conserva una stampa con lo stesso soggetto e senza timbri papali, che Stefania Massari riconduce tramite Passavant al “Cavalleris”, edita da Nicola van Aelst e ritoccata da Thomassin Philippe nel 1617, pubblicata nuovamente da Giacomo De Rossi nel 1648 a Roma (PN11878) [63]Raphael Invenit1985, p. 33, n. 2.. Anche quest’ultima proviene dal tomo 15, un tempo collocata in posizione precedente all’esemplare di Giorgio Ghisi oggi in Biblioteca Universitaria [64]L’esemplare in Biblioteca Universitaria della Disputa è incollato a carta “73” con annotazione “8a. Tom: XV.” L’esemplare nell’appendice 81 in Pinacoteca è invece su carta “72” con annotazione “7a. Tom: XV.”.. Le altre due stampe propongono invece la Battaglia di Costantino e Massenzio a Ponte Milvio, dall’episodio nella Sala di Costantino terminato su progetto di Raffaello. Una è opera del Monogrammista SK (n.68 e fig.20), ovvero un incisore talvolta confuso con le iniziali SR e con origini variatamente ascritte da Passavant, Malaspina e Nagler all’ambiente nordico per la presenza della lettera K nel monogramma e per ragioni stilistiche [65]Malaspina 1824, III, pp. 9-10; Nagler 1858-1879, V, p. 21, n. 9; Passavant 1860-1864, VI, pp. 164-165. . L’esemplare in Biblioteca Universitaria è un secondo stato, contrassegnato in basso a destra dal luogo di edizione, la città di Anversa, e dal nome dell’editore Martin Petri, attivo tra il 1525 e il 1558; dettagli che portando anche Paola Coccia a propendere per un’origine nordica dell’incisore e a proporre una datazione intorno alla metà del Cinquecento [66]Coccia 1993, pp. 52-53, n. 44. Martin Petri (Peeters) era noto per il lavoro di riedizione realizzato grazie a vecchie matrici: Kramm 1974, II, p. 1265. La stampa del Monogrammista SK riproduce l’affresco in controparte, semplificando il cielo ed eliminando gli angeli [67] Riguardo al modello non ci sono certezze. Si conosce un disegno di insieme dell’affresco al Louvre (inv. 3872) considerato inizialmente di Raffaello, attribuito in seguito a Penni e poi restituito all’Urbinate, seppur ancora con qualche riserva: Coccia 1993, pp. 52-53, n. 44 (con bibliografia precedente). . Presenta analogie con l’altra Battaglia di Costantino e Massenzio a Ponte Milvio in Biblioteca Universitaria, incisa da Giovan Battista de’ Cavalieri in un momento successivo, circa nel 1571, restituendo la giusta direzione, gli angeli e introducendo alcuni elementi decorativi assenti nell’affresco (n.65 e fig.21). Ciò pare dichiarato in alto a sinistra con quel “Raphael pinxit in Vaticano/ Jo. Baptista de Cavallerrijs. Lagherinus in aere denuo incisit additis multis” inserito in coda alla descrizione della scena, per la quale troviamo le stesse parole usate anche (o già) dal Monogrammista SK. La coesistenza dei marchi papali e la dipendenza da invenzioni ascritte all’urbinate, esplicitata nelle iscrizioni, fa presupporre che in origine queste stampe fossero parte di uno dei due volumi dedicati a “Raffaello Sancio d’Urbino” donati da Benedetto XIV e riportati nella Nota (1751). Attualmente le stampe di grande formato dal tomo 15 si trovano sia nell’appendice 81, già citata, che nell’appendice 76, dove forse si sarebbero dovute collocare anche le tre opere oggi in Biblioteca Universitaria.  

Fig. 20: Monogrammista SK, Battaglia di Costantino e Massenzio a Ponte Milvio, metà XVI secolo, bulino, mm 366×1229 © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Fig. 21: Giovan Battista de’ Cavalieri, Battaglia di Costantino e Massenzio a Ponte Milvio, 1571, bulino, mm 400×1194 © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Di grande interesse sono le silografie provenienti dai volumi delle veneziane e fiorentine. La prima, a quattro blocchi su quattro fogli, è il Diluvio (n.54 e fig.22). La composizione mostra uomini e animali travolti dalle acque, in cerca di salvezza sulla terraferma in primo piano, su zattere e altri mezzi di fortuna. A sinistra si trova l’arca, in alto nel cielo due angeli e nei quattro angoli altrettante teste dei Venti. Si tratta di un’opera vista da Zani nella “Collezione del Cav. Ottley Inglese, ed in Parigi nel Gab. Di Mr. De Non.” [68] Cit: Zani 1819, II, parte seconda, p. 303, n. II.. Questa stampa di notevoli dimensioni, nota nell’esemplare conservato in Biblioteca Universitaria, presenta una tiratura tarda con numerose tarlature e spaccature nei blocchi [69] Stampato su carta con una filigrana che presente le lettere “b V” unite da un trifoglio. Simile a Briquet 1923, I, n. 662; Heawood 1950, I, n. 3102. . Nell’angolo inferiore sinistro si trova una tavoletta vuota, forse predisposta per accogliere il nome o il monogramma dell’inventore o dell’intagliatore.

Fig. 22: Anonimo, Diluvio, quinto decennio del XVI secolo ca., silografia a quattro blocchi su quattro fogli, mm 790×1060, particolare © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Come già segnala Zani, i quattro Venti sono ripresi dalla silografia della Santissima Trinità di Dürer, mentre uno degli uomini nudi e di spalle in primo piano deriva dalla stampa de Gli scheletri di Agostino Veneziano [70]Per l’opera di Dürer: Bartsch 1808, VII, pp. 141-142, n. 122. Per l’opera di Agostino Veneziano: Bartsch 1813a, XIV, p. 320, n. 424. Zani nella descrizione della silografia del Diluvio riporta la stampa di Veneziano come derivata da un disegno di Baccio Bandinelli. Agli Uffizi si conserva un disegno forse preparatorio per questa stampa, la cui attribuzione, che ha portato a fare i nomi di Bandinelli e Rosso Fiorentino, oggi vede una preferenza per Rosso: Roma e lo stile classico di Raffaello 1999, p. 190, n. 126.. Emergono anche prestiti dagli affreschi di Michelangelo nella volta della Cappella Sistina, conclusi nel 1512. Da una delle vele con gli Antenati di Cristo, quella che sormonta la lunetta di Ozias-Ioatham-Achaz, deriva il gruppo in basso a sinistra raffigurante la figura femminile inginocchiata con turbante e il bambino che si protende verso il suo seno, citato anche da Zani [71] Zani 1819, II, parte seconda, p. 303, n. II. Dalla scena al centro della volta con il Diluvio Universale provengono la figura aggrappata al tronco d’albero sulla sinistra e quella adagiata al centro; mentre il giovane che solleva il mantello con le braccia, raffigurato a destra, è ripreso dall’episodio dell’Ebbrezza di Noè. Sempre a destra, l’uomo con il turbante che tenta di salire sulla terraferma facendo perno sulle braccia potrebbe richiamare il risorto, raffigurato in basso a sinistra, nel Giudizio Universale di Michelangelo, indicando forse una datazione della silografia successiva alla conclusione dell’affresco nel 1541 [72] La forma dell’arca e l’idea del barile come mezzo di salvataggio richiamano alla mente l’incisione del Diluvio attribuita a Francesco Rosselli e datata tra il 1470-1490 circa: Bartsch 1811b, XIII, pp. 71, n. 3. Un esemplare della stampa si trova presso: British Museum, (1845,0825.232). L’incisione riprende il disegno di Maso Finiguerra con stesso soggetto realizzato nel 1460 circa e conservato presso Hamburger Kunsthalle, collection: KK Zeichnungen, Italien, 15.-19. Jh. (Inv. Nr.: 21080). Per il rapporto tra la stampa e il disegno di Maso si veda: Landau e Parshall 1994, pp. 108-112.. Una relazione sempre con gli affreschi realizzati negli anni ’40 dal Buonarroti in Vaticano si trova anche in un’altra silografia conservata in Universitaria. Si tratta della Conversione di Saulo (n.55 e fig.23), stampa monumentale dove Silvia Urbini trova punti di contatto e citazioni dalla Conversione di Saulo nella Cappella Paolina [73] S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0183.5, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/62263/stampa-62263.html, ISBN 978-88-96445-24-2. La Conversione di Saulo è stampata su carta con filigrana simile a quella riscontrata nella silografia del Diluvio. Cfr: nota 69.. La silografia, che ha avuto diverse attribuzioni, è forse “quella brava conversione di S. Paolo” riportata nella lettera scritta a Tiziano il 13 marzo 1567 dall’umanista fiorentino Domenico Lampsonio, che egli considerava opera del cadorino [74] Cit: Gaye 1840, III, p. 243. Per le diverse attribuzioni e datazioni della stampa si veda: Tiziano e la silografia 1976, p. 89, n. 16. . Per Urbini la composizione potrebbe esser stata elaborata a partire da disegni di Tiziano e forse da qualcuno della sua bottega dopo il 1545, data non solo della conclusione dell’affresco da parte di Michelangelo, ma anche del viaggio del Vecellio a Roma [75]Vedi nota 73..

Fig. 23: Anonimo, Conversione di Saulo, 1545 ca., silografia a quattro blocchi su quattro fogli, mm 782×1050, particolare © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

L’attribuzione dell’intaglio è inoltre complicata dall’esistenza di due stati; il secondo con la tavoletta in basso a sinistra vuota, come l’esemplare in Biblioteca Universitaria, mentre il primo con il monogramma “La”, riconducibile a Lucantonio degli Uberti [76] Lo stesso soggetto è conosciuto anche in una stampa che vede l’aggiunta di caratteri gotici entro cartigli, facendo ipotizzare la presenza di due diverse matrici. Per tutti gli esemplari conosciuti e gli stati si rimanda alla scheda di S. Urbini già citata in nota 73 e https://www.robinhalwas.com/004925-conversion-of-saint-paul. Per Lucantonio degli Uberti si rimanda a Lonigro 2020-2021.. Attivo come editore, tipografo, incisore su rame e intagliatore, a Lucantonio degli Uberti si ascrivono due importanti e monumentali silografie in Universitaria: il San Giorgio e il drago (n.48 e fig.24) e il Martirio dei diecimila cristiani sul monte Ararat (n.56 e fig.25). Del San Giorgio e il Drago è attualmente nota solo un’altra copia a Copenaghen presso lo Statens Museum for Kunst [77]Per l’esemplare completo conservato in Biblioteca Universitaria: Carozza 2018-2019, p. 83, n. 48; L. Aldovini, E. Lonigro, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0202.2, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/62230/stampa-62230.html, ISBN 978-88-96445-24-2. Per la stampa a Copenaghen si veda: L. Aldovini, E. Lonigro, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0202.1, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/11211/stampa-11211.html, ISBN 978-88-96445-24-2.. Quest’opera, indicata da Carl Friedrich von Rumohr come di anonimo e ricondotta da Nagler e Passavant a Lucantonio Giunta, venne restituita a Lucantonio degli Uberti da Kristeller, seguito da Hind [78]Rumohr 1835, p. 39, n. 5; Nagler 1858-1879, II, p. 262, n. 894; Passavant 1860-1864, V, p. 64, n. 7; Kristeller 1897, p. XLII; Hind 1935 (1963), II, p. 452. . La stampa era conosciuta in passato come San Giorgio e santa Caterina d’Alessandria forse, come affermano Michelangelo Muraro e David Rosand, per la presenza sullo sfondo della città di “Alexandria”, in quanto non si trovano raffigurazioni della santa [79]Tiziano e la silografia 1976, p. 72 nota 7.. La composizione si ispira al San Giorgio che sconfigge il drago di Vittore Carpaccio, richiamandone l’ambientazione in primo piano e la città sullo sfondo [80] L’opera di Carpaccio è alla Scuola di San Giorgio degli Schiavoni a Venezia: Vittore Carpaccio 2022, pp. 180-181, n. 30.. Lucantonio seguì forse il pittore anche per l’elaborazione del Martirio dei diecimila cristiani sul monte Ararat [81]Per l’esemplare completo conservato in Biblioteca Universitaria: Carozza 2018-2019, p. 93, n. 56; L. Battagliotti, S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0201.4, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/62185/stampa-62185.html, ISBN 978-88-96445-24-2. Molte delle prove conosciute presentano in aggiunta l’indirizzo del Vieceri in basso a destra, stampatore veneziano attivo nella seconda metà del Seicento. . L’invenzione, di complessa attribuzione, è tradizionalmente ascritta a Tiziano, ma è stata avvicinata anche a Cariani e Previtali, Pordenone e Pellegrino da San Daniele [82] Papillon, Muther e Hirt individuano Tiziano come inventore, mentre Kristeller sottolinea il solo carattere tizianesco della composizione, senza attribuirla all’artista. Per Dreyer l’opera spetta a Domenico Campagnola. Accolta da von Heusinger, la tesi è respinta già da von Hadeln per la distanza nello stile grafico presente tra le opere note di Campagnola e il Martirio dei diecimila cristiani sul monte Ararat, più vicino secondo Oberhuber a quello di artisti come Cariani o Previtali. Muraro e Rosand colgono una mescolanza tra linguaggio grafico veneto e una qualche influenza ferrarese, soprattutto nei volti dei soldati, portando Laundau a proporre il nome di Pellegrino da San Daniele come disegnatore. Cfr: Papillon 1766, I, p. 160; Muther e Hirth 1893, p. XXXV; Hadeln 1911, V, p. 450; Kristeller 1922, p. 300; Dreyer 1972, pp. 62-63; Heusinger 1976, p. 33; Early Italian engravings 1973, p. 417, nota 9; Hind 1935 (1963), II, p. 454; Tiziano e la silografia 1976, pp. 90-91, n. 18; D. Landau, in The Genius of Venice 1983, pp. 329-330, n. 27.. Con la pala del Martirio dei diecimila cristiani sul monte Ararat di Carpaccio [83] Per un approfondimento dell’opera di Carpaccio si veda Vittore Carpaccio 2022, pp. 271-275, n. 73 (con bibliografia precedente). la silografia condivide le molteplici crocifissioni su grossi alberi e citazioni da Michelangelo: dalla Battaglia di Cascina deriva il soldato che si sporge verso il basso, mentre l’Aman della Cappella Sistina è il modello per un martire crocifisso [84] La ripresa della Battaglia di Cascina è forse avvenuta tramite il bulino di Marcantonio Raimondi con Gli arrampicatori: scheda di L. Battagliotti, S. Urbini citata in nota 81. Per questa stampa di Raimondi: Bartsch 1813a, XIV, pp. 361-363, n. 487. . Gli studiosi hanno segnalato anche prestiti dal San Giorgio a cavallo e dal frontespizio della Grande Passione di Dürer [85] Bartsch 1808, VII, n. 54 e 4. , in fondo a sinistra nell’immagine del cavallo senza cavaliere e in primo piano nell’uomo in ginocchio che si rivolge alle truppe [86] Per le riprese da Michelangelo e Dürer: Dreyer 1972, pp. 62-63; Dreyer 1997, pp. 45-47; Tiziano e la silografia 1976, pp. 90-91, n. 18; Lonigro 2020-2021, pp. 96-99, n. IV.7. Le citazioni sono in controparte sia nella stampa che nell’opera di Carpaccio. Per la datazione, Dreyer pone in risalto la relazione con un disegno di Carpaccio sul verso di un foglio conservato alla National Gallery of Art di Washington, comunemente considerato un primo studio per la Crocifissione e Apoteosi del pittore datato ca. 1514. Per Dreyer l’impaginazione orizzontale e alcune scelte compositive avvicinano il disegno molto più alla silografia che al dipinto, come l’arrivo delle truppe sulla sinistra e l’idea dei martiri posti di fronte al monte sullo sfondo, sulla cui sommità sembra intravedersi la figura di Dio. Anche il soldato inginocchiato a sinistra, l’aguzzino verso il centro e il terzo martire posizionato sulla croce sembra accennino nello specifico alla posa dagli stessi personaggi nella stampa. Secondo lo studioso, la silografia sarebbe stata realizzata partendo da questa idea compositiva, alla quale si sarebbero sommati i vari prestiti che in seguito Carpaccio avrebbe utilizzato nel dipinto: Dreyer 1997, pp. 45-47. . Del San Giorgio e il drago e del Martirio dei diecimila cristiani sul monte Ararat sono note solo tirature tarde, con tarlature e spaccature nei blocchi [87] Il Martirio dei diecimila cristiani sul monte Ararat in Biblioteca Universitaria è stampato su carta con filigrana simile a quella rilevata nel Diluvio e nella Conversione di Saulo: vedi nota 69. Il San Giorgio e il drago presenta invece una filigrana caratterizzata da lettere “TBP” sovrastate da un trifoglio, simile a: Churchill 1935, n. 507.

Fig. 24: Lucantonio degli Uberti, San Giorgio e il drago, 1510-1520 ca., silografia a nove blocchi su nove fogli, mm 854×1190, particolare © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Fig. 25: Lucantonio degli Uberti, Martirio dei diecimila cristiani sul monte Ararat, 1512 ca. – 1520 ca., silografia a otto blocchi su otto fogli, mm 1055×1523, particolare © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

L’ultima stampa di questo gruppo è la Susanna e i vecchioni (n.49 e fig.26), anch’essa pervenuta in un’impressione un po’ stanca e con segni di tarli, comuni tra le altre prove conosciute [88] Non si è riusciti a leggere perfettamente la filigrana, della quale si scorge distintamente solo un trifoglio. In basso a destra si individua il luogo dove probabilmente si collocava la dedica o il privilegio, interpreta come zona erasa da Witcombe 2004, p. 101. Per l’esemplare completo conservato in Biblioteca Universitaria e una ricognizione delle altre riproduzioni parziali: Carozza 2018-2019, p. 84, n. 49; L. Battagliotti, S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0182.4, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/62340/stampa-62340.html, ISBN 978-88-96445-24-2. . Si tratta di una silografia a quattro blocchi su quattro fogli, di cui un secondo esemplare è conservato presso lo Statens Museum for Kunst di Copenaghen [89]Per l’esemplare di Copenaghen: S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0182.1, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/7830/stampa-7830.html, ISBN 978-88-96445-24-2. Nella collezione di Ferdinand Columbus era presente un esemplare della stampa costituito da sei fogli uniti, due in più rispetto a quelli presenti nelle prove conosciute: McDonald 2004, II, p. 498, n. 2730. Cfr anche: Landau 2016, p. 132.. In basso al centro si trova il monogramma dell’inventore, un tempo identificato con Girolamo da Treviso il giovane, recentemente indagato da Marco Tanzi e ricondotto al Monogrammista HIR-TV [90] Tanzi 2022; Tanzi 2024. L’incisore dimostra una grande capacità nella rappresentazione degli elementi naturalistici e nelle figure, che rievocava l’attitudine di Girolamo da Treviso il Giovane. Tali caratteristiche emergono in particolare nella posa di Susanna, per la quale Mancini notava una certa vicinanza col gruppo scultoreo del Laocoonte, portando così all’ipotesi di una sua desunzione quantomeno da un modello dalla statuaria antica, come afferma Ervas: V. Mancini, in Il Cinquecento a Bologna 2002, pp. 181-183, n. 44; Ervas 2014, p. 77, n. 1. Potrebbe trattarsi di una Venere accovacciata o di una Venus pudica: Tanzi 2022, pp. 16-30; Tanzi 2024.. La stampa è riconosciuta da Michelangelo Muraro e David Rosand come la “hystoria de Susanna” per la quale Bernardino Benalio chiese nel 1515 il già citato privilegio di stampa al Senato Veneziano, assieme alla Sommersione dell’esercito del Faraone nel Mar Rosso e al Sacrificio di Isacco da Tiziano [91]Cfr: nota 27; Fulin 1882, p. 181, doc. 196; Tiziano e la silografia 1976, p. 18..

Fig. 26: Anonimo, Susanna e i vecchioni, 1515 ca., silografia a quattro blocchi su quattro fogli, mm 790×1050, particolare © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Rispetto alla “grande collezione”, il Diluvio si riconduce al volume 31 dedicato a “Diverse stampe venetiane prima di Benedeto Montagna Vicentino pittore” [92] La stampa reca un'annotazione che riconduce al tomo “XXXII”, corrispondente con quanto riportato nell’Indice (ante 1785) per il terzo volume nel gruppo di “Scuola Veneziana”: “Vol. XXXII. Stampe di Benedetto Montagna, Battista Franco// Aula V. Sub. Tabula. G. 7”. Il tomo risale al nucleo della prima donazione Lambertini, già citato nella Nota (1751) al terzo posto nelle “Stampe Veneziane”: “n°. 25. Di Benedetto Montagna, Vicentino, ed altri: s’osservi il Ridolfi par: prima, fol: 91.”. Roncagli nel Documento D e nel Documento E lo catalogata come “Tomo 2°”. Sulla sguardia anteriore: “Veneziane II vol. 31”. .  Seguendo la catalogazione di Roncagli conclusa nel 1861, prima dei furti e degli stacchi, il volume accoglieva stampe di Montagna, Francesco Denanto, Cornelis Cort, Battista Franco, Campagnola e altri [93]Delle 81 stampe catalogate dal bibliotecario, oggi se ne scorgono 7 senza il marchio papale e 14 con timbri Lambertini integri. . La Conversione di Saulo, il Martirio dei diecimila cristiani sul monte Ararat e la Susanna e i vecchioni riconducono invece al tomo 33 con “Stampe venetiane di Ticiano Veccelli da Cadoro pittore” [94]Tutte le stampe recano annotazioni che riconducono al “tomo XXX”. L’odierno tomo 33 si identifica con il primo volume di “Scuola Veneziana” riportato nell’Indice (ante 1785): “Vol. XXX// Vol. XXXI Stampe_di Tiziano Vecello da Cadore, Aula V sub. Tabula. G. 5 e 6 Stampe n. 147”. Si tratta di un tomo risalente alla prima donazione Lambertini, citato già in apertura delle “Stampe Veneziane” entro la Nota (1751): “n. 23 Di Ticiano Vecelli da Cadoro Tom: primo: osservisi il Vasari part: 3a., fol: 805.”, seguito dal secondo volume “n. 24 Dello Stesso Tom. 2°.”. Ricollocato nel gruppo, venne catalogato come “Tomo 4°” da Roncagli nel Documento D e nel Documento E. Sulla sguardia anteriore: “Veneziane IV vol 33”. . In questo volume oggi resta solo la porzione inferiore del primo foglio, dove si ammira un piccolo ritratto di Titiano Vecellio Pittore, e Cavaliere (PN7305) privo del timbro Lambertini. Sempre grazie a Roncagli sappiamo che a metà Ottocento erano 37 le opere presenti, attribuite a Niccolò Boldrini, Andrea Andreani, Giuseppe Scolari o artisti anonimi, principalmente tratte da invenzioni di Tiziano. Il San Giorgio e il drago presenta invece sul verso l’appunto “Non a Tiziano” e riconduce al volume 23. Quest’ultimo, che attualmente ospita solo opere legate a invenzioni di Michelangelo, è dedicato nel frontespizio a “Diverse stampe fiorentine prima di Maso Finiguerri orefice et argentiere”, mentre sul dorso della coperta si legge: “Stampe fiorentine del Finigverri Buonaroti et altri” [95] Nell’ultima riga del frontespizio “III.” ha sostituito “XXI”, coerente con quanto riportato nell’Indice (ante 1785) per il primo volume di “Scuola Fiorentina”: “Vol. XXI. Stampe di Maso Finiguerra, Michelangelo Bonarotti/ Aula. V. sub. Tabula. F. 11 stampe. n. 92.”. Il tomo risale alla prima donazione Lambertini, presente già nella Nota (1751) al primo posto nelle “Stampe Fiorentine”: “n. 15: Di Maso Finiguerra, Bonarotta: s‟osservi Baldinucci lib: 1., fol: 2.”. Ricollocato entro il gruppo sicuramente dopo il 1785, forse durante un riordino, lo ritroviamo catalogato da Roncagli nel Documento D e nel Documento E come “Tomo 3°”, in accordo con quanto scriverà sulla sguardia anteriore Kristeller: “Fiorentine III vol 23”. Il tomo ha evidentemente subito almeno un riordino. Stampe prive di timbro Lambertini, o con il marchio conservato parzialmente, sono distribuite su fogli senza numero progressivo in alto a destra e su carte con numero di pagina, sicuramente risalenti alla prima donazione in quanto accolgono anche le uniche stampe con timbri Lambertini integri. Di certo il contenuto era già in parte dedicato a Buonarroti dal 1751, come riportano la Nota (1751) e Indice (ante 1785), ma sicuramente significative sono anche le parole di Cesare Masini, il quale ricordava che la raccolta dell’Istituto venne trasferita “non senza accordo di scambi” e, purtroppo, “menomata di stampe fra le più rare e preziose, fra le altre di alcune di Maso Finiguerra, l’inventore dell’incisione in rame”. Cit: Masini 1888, p. 20. 

All’ambiente tedesco si lega infine la silografia con l’Adorazione dei Magi (n.51 e fig.27), la quale, inizialmente attribuita a un anonimo Maestro dell’Adorazione dei Re Magi e collocata all’incirca attorno al 1550, seguendo Max Geisberg e Campbell Dodgson viene ascritta a Matthias Gerung, identificato come allievo di Hans Schäufelein a Nördlingen, proponendo una datazione precedente al 1536 [96] Hollstein 1955, XIII, p. 53; Geisberg 1974, I, p. 242 e pp. 254-255, fig. 2; Dodgson 1980, n. 1, p. 214. L’opera non è menzionata in: Bartrum 1995, pp. 163-164..

Fig. 27: Matthias Gerung, Adorazione dei Magi, 1536 ca, silografia a otto blocchi su otto fogli, mm 680×1050, particolare © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Ispirata nella composizione all’Adorazione dei Magi entro la serie della Vita delle Vergine di Dürer, la silografia era parte del volume 45 con “Stampe tedesche in legno volume III. di Alberto Durero” [97] L’apertura ad arco e l’ultimo dei Magi richiamano L’adorazione dei Magi nella Vita della Vergine di Dürer: The Illustrated Bartsch 1980, 10, 87 (132) p. 182.. Stando ai timbri Lambertini, l’Adorazione dei Magi dell’Universitaria discende sicuramente dall’originaria “grande collezione” donata dal papa in 50 tomi e, non essendo intitolato alcun volume a Dürer nella Nota (1751), forse dal gruppo dedicato alle stampe tedesche. Il corpus “di” e “da” Dürer iniziò a essere raccolto entro il 1785, essendo nell’Indice (ante 1785) citati i “Vol. XLII/ Vol. XLIII Stampe di Alberto Durero”. In seguito all’acquisto della raccolta Savioli (1789), che annoverava numerosi esemplari di scuola tedesca, questi nuclei vennero coinvolti nella redazione degli attuali volumi 44, 45 e 46, tutti dedicati a Dürer [98]Sabrina Borsetti, grazie alle analisi materiali, ha rintracciato caratteristiche simili tra i tomi 44, 45 e 46 di Dürer e altri nello stesso gruppo, come il 43 con “Stampe tedesche di Martino Schoen detto il Buon Martino di Bartolomeo Schoen e di Israel van Mecken”, il 47 contenente stampe di autori tedeschi vari, il 48 dedicato agli Hopfer e il 49 di autori tedeschi e olandesi: Borsetti 2008, p. 114-115. . Dopo i riordini, i furti e i ritagli di Kristeller, solo 4 delle 75 stampe catalogate da Roncagli si trovano attualmente nel volume 45. Tra i frammenti, in un caso vi è l’appunto relativo al numero della pagina mancante: “64”, la stessa a cui tutt’ora è incollata l’Adorazione dei Magi (figg.28-29). La stampa doveva forse precedere l’ultima opera catalogata da Roncagli e tutt’ora in volume, ovvero il Volto di Cristo (PN8018) su carta “63”; collocandosi quindi un tempo entro un gruppo ad argomento religioso che il bibliotecario riporta a Dürer, a Marcantonio Raimondi e a molti anonimi. 

Fig. 28: Annotazione nell’angolo superiore destro del foglio del volume su cui è incollata la stampa di Matthias Gerung, Adorazione dei Magi, 1536 ca., silografia a otto blocchi su otto fogli, mm 680×1050, particolare © Alma Mater Studiorum Università di Bologna, Biblioteca Universitaria

Fig. 29: Annotazione con il numero di una pagina tagliata dal volume 45, “Stampe tedesche in legno volume III. di Alberto Durero”, particolare, Musei Nazionali di Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe

La cartella di stampe conservata alla Biblioteca Universitaria di Bologna si è rivelata essere lo scrigno di uno straordinario patrimonio; fondamentale per la ricostruzione della raccolta un tempo nell’Istituto delle Scienze e oggi conservata al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna. Lo studio delle singole opere, tra le quali anche prove di grande interesse e piuttosto rare, è stato accompagnato da un lavoro di ricerca che ha permesso di identificare 23 esemplari riconducibili ai volumi della “grande collezione” Lambertini, dai quali vennero estrapolati nel corso dei riordini, cercando di fornire un contributo alla ricomposizione di quella straordinaria raccolta.

Appendice

Collocazione cartella: Bologna, Biblioteca Universitaria di Bologna, Aula VI, Cartella 1a, Bancone Rotuli.

1. Giovanni Paolo Lasinio (Firenze, 1789 – 1855)
da Raffaello Sanzio (?) (Urbino, 1483 – Roma, 1520)
San Giovannino
1817
Bulino, mm 189×123.
Iscrizioni: in basso a sinistra “Raph. Santius pinx.”; in basso a destra “Lasin. Filius scupl.”; in alto a sinistra “I”; in alto a destra “1.”.
Bibliografia: Firenze 1817, pp. 1-2; Raffael und die Folgen 2001, C 17.4, p. 267.

 

2. Giovanni Paolo Lasinio (Firenze, 1789 – 1855)
da Sebastiano del Piombo (Venezia, 1485 – Roma, 1547)
Ritratto di donna (La Fornarina)
1817
Bulino, mm 189×134.
Iscrizioni: in basso a sinistra “Raph: Sant. Pinx:”; in basso a destra “Lasinius Filius Sct:”; a sinistra “1512”; in alto a sinistra “I”; in alto a destra “2.”.
Bibliografia: Firenze 1817, pp. 4-5; Raffael und die Folgen 2001, B 31.2, p. 245.

 

3. Giovanni Paolo Lasinio (Firenze, 1789 – 1855)
da Raffaello (Urbino, 1483 – Roma, 1520)
Giulio II
1817
Bulino, mm 189×134.
Iscrizioni: in basso a sinistra “Raph. Santius pinxit”; in basso a destra “Lasin. Filius sculp.”; in alto a sinistra “I”; in alto a destra”3.”.
Bibliografia: Firenze 1817, pp. 7-8; Raffael und die Folgen 2001, B 21.5, p. 239.

 

4-31. Benigno Bossi (Arcisate, 1727 – Parma, 1792 ca.)
da Ennemond-Alexandre Petitot (Lione, 1727 – Parma, 1801)
Suite des Vases
1764
Acquaforte, misure varie (max. mm 230×164; min. mm 173×225).
Iscrizioni: in basso a sinistra “Petitot In.”; a destra “Bossi Sc.”; nell’angolo superiore destro è presente un numero che indica la posizione delle stampe nella serie: “3”; “4”; “6”; “8”; “10”; “12”; “14”; “15”; “17”; “21”; “22”; “23”; “24”; “26”; “27”; “28”; “29”; “30”; “31”.
Mascarade à la Grecque
1771
Acquaforte, mm 275×185.
Iscrizioni: in basso a sinistra “Chevr. E. A. Petitot inv.”; in basso a destra “Gravè par Benigno Bossi”; al centro il titolo della tavola e in alto a destra il numero. Rispettivamente: La Vivandiere à la Grecque “2”; Grenadier à la Grecque “3”; Berger à la Grecque “5”; Bergere à la Grecque “4”; La Marièe à la Grecque “6” ; L’Epoux à la Grecque “7”; Sacerdotesse à la Grecque “8”; Jeune Moine à la Grecque “9”; L’Auteur des Figures à la Grecque “10”.
Bibliografia: Disegni neoclassici 1983; Cole 1993, pp. 156-160; Cusatelli 1997, 18-20; Fornari Schianchi 1997, pp. 112-120; Mingardi 1997, pp. 121-131; Cirillo 2002; A. Malinverni, in Guglielmo Du Tillot 2012, pp. 128-129.

 

32. Perelle (attività, secolo XVII)
Vestigi delle Terme di Dioclitiano Imperatore, in Roma
Secolo XVII
Acquaforte, mm 254×310.
Iscrizioni: in basso a sinistra “Perelle fecit”; in basso al centro “Vestigi delle Terme di Dioclitiano Imperatore, in Roma// Avec privilege du Roy”; in basso a destra “5// Daman excudit”.
Sul verso, nell’angolo inferiore destro: “Scuola Francese Perelle”.
Bibliografia: Thieme e Becker 1932, XXVI, p. 401.

 

33. Perelle (attività, secolo XVII)
Vestigi del famosissimo Anfiteatro di Tito, detto il Coliseo in Roma
Secolo XVII
Acquaforte, mm 251×310.
Iscrizioni: in basso a sinistra “Perelle fecit”; in basso al centro “Vestigi dell famosissimo Anfiteatro di Tito, detto il Coliseo in Roma // Avec privilege du Roy”; in basso a destra “6// Daman excudit”.
Sul verso, nell’angolo inferiore destro: “Scuola Francese Perelle”.
Bibliografia: Thieme e Becker 1932, XXVI, p. 401.

 

34. Adam von Bartsch (Vienna, 1757 – 1821)
da Ludovico Carracci (Bologna, 1555 – 1619)
Cristo sul Monte degli Ulivi
1786
Acquaforte e acquatinta, mm 233×321.
Iscrizioni: in basso a sinistra “Lud: Carracci del.”; in basso a destra “A. Bartsch sc: 1786.”.
Bibliografia: F. Bartsch 1818, p. 121, n. 310; Leipzig 1865, p. 108, n. 28; Rieger 2014, II, n. 97.

 

35. Francesco Providoni (Bologna, 1633 – Bastia Umbra, 1703)
da Giovanni Francesco Barbieri, detto Guercino (Cento, 1591 – Bologna, 1666)
Lot e le figlie
1651
Acquaforte, mm 390×454. Esemplare controfondato.
Iscrizioni: in basso a sinistra “Ion: Franco Barbri: Cnt .I:”; in basso a destra “Francco Providoni: F Bl (..)”.
Sul verso nel controfondo, nell’angolo inferiore destro “Scuola bolognese Guercino”.
Bibliografia: Malvasia 1678, I, pp. 104-105; Bartsch 1819, XIX, pp. 196-197, n. 1; Le Blanc 1854-1890, vol. 3, p 257; Thieme e Becker 1933, XXVII, p. 428.

 

36. Antonio Marchi (XIX secolo)
da Ludovico Lipparini (Bologna, 1800 – Venezia, 1856), su disegno di Napoleone Angiolini (Bologna, 1797 – 1871)
Ritratto di Antonio Basoli
1827
Acquaforte e bulino, mm 383×310.
Iscrizioni: in basso a sinistra “L. Lipparini dip.”; in basso al centro “N. Angiolini dis.// ANTONIO BASOLI/ Gli amici in attestato di stima/ D.D.D.”; in basso a destra “A. Marchi inc.”.
Bibliografia: Gualandi 1828, p. 23; Frattarolo 2008, p. 22, nota 1 e p. 130, n. 3; Schiavina 2008, p. 10 e ss.

 

37. Carlo Faucci (Firenze, 1729 – 1784 ca.)
da Francesco del Cossa (Ferrara, 1436 ca. – Bologna, 1476/77) Ritratto d’uomo con anello, su disegno di Domenico Maria Fratta (Bologna, 1696 – 1763)
Autoritratto di Francesco Raibolini
1763
Bulino, mm 449×266.
Iscrizioni: in basso al centro lunga iscrizione “Francisci de Raibolinis Franciae dicti Effigies descripta ex tabula, qua extat in Pinacotheca/ Egregii, ac Nobilis Bononiae Viri Valerii Boschi, Franciae ipsius manu, ubi se ita representavit,/ ut vel Aurificem possis agnoscere, quo titulo, cum et Caelator optimus et eximius formarum/ audendis numilismatibus Artifex, et summus Pictor extiterit praecaeteris delectari visus est./ Subscriptus enim fere invenitur excellentissimus tabulis, Francia Aurifex. In Quadam etiam,/ accuratissimo teste Masinio, legitur annus 1526. Unde quod habet Vasarius de tempore, et causa mortis eius, nempe anno 1518 decessisse ob maerorem ex invidia/ contractum, visa Raphaelis Diva Caecilia, utrumq. Falsum evincitur. Contra/ nihil est quod eiusdem Vasarii tradentis eum natum Bononiae anno 1450/ auctoritati inficietur: Caeterum quem ad ennum praecise vitam produxerit ignoratur.”; nel margine inferiore sinistro “Dom. M. Fratta Bononien. del.”; nel margine inferiore destro “Carol. Faucci Florentin. Sc. an. 1763”.

 

38. Gaetano Gandolfi (San Matteo della Decima, 1734 – Bologna, 1802)
da Guido Reni (Bologna, 1575 – 1642)
Sibilla Eritrea
1795
Bulino e acquaforte, mm 459×304.
Iscrizioni: in basso al centro “SIBILLA ERYTHRÆA // Ex Insigni Tabula Guidonis Reni / que abservatur in Collectione Bonfilioli/ Bononie // G. Gandolfi del. et incidit 1795”.
Bibliografia: De Vesme 1906, p. 513, n. 10; Gaeta Bertelà e Ferrara 1974, n. 303.

 

39-41. Anonimo
Monumento funebre di Torquato Tasso
secolo XIX
Acquaforte, mm 494×386.
Iscrizioni: in alto al centro “A TORQUATO TASSO/ IL SECOLO XIX”; in basso a sinistra “Fabris inv.”; in basso a destra “Canina dis. l’arch.”; in basso al centro “Alla Emnza Rma del Sign Cardinale/ GIVLIO MARIA DELLA SOMAGLIA/ decano del Sacro Collegio/ e della Santita di N. S. PAPA LEONE XII Segretario di Stato/ ec. ec. ec.// G. Fabris e P. Visconti O. D.”.

 

42. Édouard Hocquart (Francia, 1789 – 1870 ca.)
Le Cours des Tems
1822
Acquaforte e bulino rifinita con colore dato a mano, mm 1340×726.
Iscrizioni: in alto al centro “Le/ COURS DES TEMS/ ou/ TABLEAU/ de/ L’HISTOIRE UNIVERSELLE/ depuis l’Antiquité la plus reculée/ jusqu’à nos jours.// D’après le Carte Chronologique de/ Frederic Strass,// Professeur d’Histoire au Corps royal des Cadets à Berlin// Terminé en 1822.”; in basso al centro “A Paris chez Saintin Libraire, Rue du Foin St. Jacques. N°. 11.// 1822.”.
Sul verso, in alto a destra, “A. MIII. Tab. I C. I. …”.

 

43. Johann Daniel Herz (Augusta, 1693 – 1754)
Martirio dei santi Pietro e Paolo
Prima metà XVIII secolo
Bulino e acquaforte, mm 840×582. Esemplare controfondato.
Iscrizioni: in basso a sinistra “I. D. Herz delin. sculp./ et excud Aug. Vind.”.

 

44. Francesco Rosaspina (Montescudo, 1762 – Bologna, 1841)
da Giuseppe Bossi (Busto Arsizio, 1777 – Milano, 1815)
L’apoteosi di Bodoni
1817
Acquaforte e acquatinta, mm 540×747.
Iscrizioni: in basso a sinistra “J. Bossi inv. et del. 1800”; in basso a destra “F. Rosaspina f. 1817”; in basso al centro “HOC TIBI PALLADIVM GENIVS, MIRA ARTE TYPORVM INCLYTE BODONI, DONAT HABERE DECVS. Pagnini.”.
Bibliografia: Bernucci e Pasini 1995, p. 98; Pollini 2017, p. 126, n. 366.

 

45. Francesco Rosaspina (Montescudo, 1762 – Bologna, 1841)
da Giuseppe Bossi (Busto Arsizio, 1777 – Milano, 1815)
L’apoteosi di Bodoni
1817
Acquaforte, mm 540×747.
Iscrizioni: in basso a sinistra “J. Bossi inv. et del. 1800”; a destra “F. Rosaspina f. 1817”; al centro, “HOC TIBI PALLADIVM GENIVS, MIRA ARTE TYPORVM INCLYTE BODONI, DONAT HABERE DECVS. Pagnini.”.
Bibliografia: Bernucci e Pasini 1995, p. 98.

 

46. Enea Vico (Parma, 1523 – Ferrara, 1567)
da Francesco de’ Rossi, detto Salviati (Firenze, 1509 ca. – Roma, 1563)
Conversione di Saulo
1545
Da “grande collezione” Lambertini.
Bulino su due fogli, mm 540×937. Esemplare controfondato.
I stato.
Iscrizioni: in basso a sinistra sul masso “COSMI MED. FLORENTIÆ/ DVCIS. II. LIBERALITATI/ D./ FRANCISCI FLOR. IO. CAR. SALVIATI/ ALVMNI INVENTVM.// AENEAS PARMEN. EXCIDEBAT.// ANNO. D. M.D.XLV”.
Sul verso nel controfondo, nell’angolo superiore destro “Tom: XXII”.
Bibliografia: Vasari 1568 (1984), V, p. 18; Bartsch 1813b, XV, pp. 286-287, n. 13; Mortari 1992, p. 305, n. 47; Landau e Parshall 1994, pp. 293-295; A. Nova, in Francesco Salviati 1998, p. 66 e cat. 29 (con bibliografia precedente); Gregory 2012, p. 29; Rinascimento in bianco e nero 2024, pp. 226-227, n. VII.2 Ba.

 

47. Johann Daniel Herz (Augusta, 1693 – 1754)
Lapidazione di santo Stefano
Prima metà XVIII
Da “grande collezione” Lambertini.
Bulino e acquaforte, mm 842×580. Esemplare controfondato e incollato a un foglio di volume.
Iscrizioni: in basso a destra “Johann David Herz delin. sculps. et exc./ Aug. Vind.”.
Sul recto del foglio di volume, nell’angolo superiore destro “14”; in basso a sinistra “6 Tom a”; sul verso al centro su un’etichetta “Incognite”.

 

48. Lucantonio degli Uberti (notizie 1503-1557)
San Giorgio e il drago
1510-1520 ca.
Da “grande collezione” Lambertini.
Silografia a nove blocchi su nove fogli, mm 854×1190. Incollata nei due fogli centrali inferiori a un foglio di volume.
Filigrana: “TBP” sovrastata da un trifoglio (Churchill 1935, n. 507).
Iscrizioni: in alto a destra “Alexandia”; a sinistra al centro “OPVS LVCE A/ TONII V / F”; in basso a sinistra “XVI”.
Sul verso nel foglio centrale superiore, “26” e nell’angolo inferiore destro “Non a Tiziano”. Sul recto del foglio di volume, nell’angolo superiore destro “2a. Tom: XXI.” accanto “42a”.
Timbri: Benedetto XIV Lambertini.
Bibliografia: Hind 1935 (1963), II, p. 452; Rumohr 1835, p. 39, n. 5; Nagler 1858-1879, II, p. 262, n. 894; Passavant 1860-1864, V, p. 64, n. 7; Kristeller 1897, p. XLII; McDonald 2004, I, p. 108 e p. 467; McDonald 2004, II, p. 481, n. 2656; Callegari 2005, pp. 62-63; McDonald 2005, p. 75.
Bibliografia specifica: Carozza 2018-2019, p. 38 e p. 83, n. 48; Lonigro 2020-2021, pp. 94-96, n.IV.6; L. Aldovini, E. Lonigro, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0202.2, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/62230/stampa-62230.html, ISBN 978-88-96445-24-2.

 

49. Anonimo
inventore, Monogrammista HIR-TV (1515 ca.)
Susanna e i vecchioni
1515 ca.
Da “grande collezione” Lambertini.
Silografia a quattro blocchi su quattro fogli, mm 790×1050. Incollata al centro a un foglio di volume.
Sul verso del foglio di volume, nell’angolo superiore sinistro “Susanna nel Bagno, To: 33”; al centro su un’etichetta “101”.
Iscrizioni: al centro in basso entro cartiglio monogramma “HIR-TV”.
Timbri: Benedetto XIV Lambertini.
Bibliografia: Le Blanc 1854-1890, IV, p. 55; Nagler 1858-1879, III, p. 561; Passavant 1860-1864, VI, p. 224, n. 7a; Zava Boccazzi 1958, p. 71; Tiziano e la silografia 1976, p. 83-84, n. 10; McDonald 2004, v. 2, n. 2730; Witcombe 2004, p. 101; McDonald 2005, p. 75; Ervas 2014, p. 77, n. 1; Landau 2016, p. 132; Tanzi 2022, pp. 16-30; Tanzi 2024.
Bibliografia specifica: Carozza 2018-2019, p. 84, n. 49; L. Battagliotti, S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0182.4, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/62340/stampa-62340.html, ISBN 978-88-96445-24-2.

 

50. Andrea Bolzoni (Ferrara, 1689 – 1760)
da Carlo Bononi (Ferrara, 1569 – 1632)
Nozze di Cana
1727
Da “grande collezione” Lambertini.
Bulino su quattro fogli (una matrice per foglio), mm 875×615.
Iscrizioni: in basso a sinistra “Carlo Bononi Ferrarese Dipinse nella Canonica di S: Maria in Vado di Ferrara.”; in basso a destra “Andrea Bolzoni Ferrarese Disegnò, et Incise l’Anno 1727.”.
Sul verso, in alto a destra “12a Tom XXXVIII” e a sinistra “63”.
Bibliografia: Barotti 1770, p. 146; Cittadella 1782, IV, pp. 297-298; Avventi 1838, p. 131; Baruffaldi 1844-1846, II, pp. 143-145, 375 e 543; Varese 1973, p. 267; Novelli 1983-1984, p. 127; E. Russo, in Incisioni ferraresi 1990, n. 12, p. 41.

 

51. Matthias Gerung (Nördlingen, 1500 ca. – Lausingen, 1570)
Adorazione dei Magi
1536 ca.
Da “grande collezione” Lambertini.
Silografia a otto blocchi su otto fogli, mm 680×1050. Incollata al centro a un foglio di volume.
Sul recto del foglio di volume, nell’angolo superiore destro “2a. Tom: XLV”; accanto “64”; in alto al centro “Legno Ted: ant. contemporaneo ad Alb. Dur.”; in basso a sinistra “Pare di Luca d’Olanda”.
Timbri: Benedetto XIV Lambertini.
Bibliografia: Hollstein 1955, XIII, p. 53; Geisberg 1974, I, p. 242 e fig. 2 pp. 254-255; Dodgson 1980, p. 214, n. 1.

 

52. Philipp Andreas Kilian (Augusta, 1714 – 1759)
da Giambattista Pittoni (Venezia, 1687 – 1767) San Prosdocimo battezza san Daniele
Il Battesimo di Sant’Agostino
Secolo XVIII
Da “grande collezione” Lambertini.
Acquaforte, mm 874×660. Incollata a un foglio di volume.
Iscrizioni: in alto al centro “Præfiguratio baptismi Sti: AVGVSTINI./ In dia ille erit fons patens domui David/ et habitantibus Ierusalem in abluitio-/ nē peccatoris et menstrua-/ tæ/ Zach. XII. v.1”; in basso a sinistra “Io Bāa Pittoni Venet. Pinxit.”; in basso a destra “Phil. Andr. Kilian Reg. Maj. Pol. Et F.l. Sax. Chalcogr. excudit Aug. Vind.”.
Sul verso, in alto a destra “Tom: XXXVI”.
Nell’angolo superiore destro del foglio di volume, a inchiostro “53”.
Bibliografia: Huber e Rost 1796-1808, I, p. 252, n. 6; Bryan 1816, I, p. 603; Le Blanc 1854-1890, II, p. 454, n. 17; Thieme e Becker 1927, XX, pp. 301-302.

 

53. Domenico Cunego (Verona, 1724 ca. – Roma 1803)
da Felice Boscaratti (Verona, 1721 – Venezia, 1807),
San Giuseppe di Copertino
Seconda metà XVIII
Da “grande collezione” Lambertini.
Bulino, mm 675×374. Incollata a un foglio di volume.
II stato.
Iscrizioni: in basso “SAN GIUSEPPE DI COPERTINO/ DE P.P. MINORI CONVENTUALI./ Dedicato al NOBIL Signr. Il Signor Marchese & c./ FRANCESCO MALASPINA// Felice Boscaratti Inven°: e, Dipe: in Verona.// Luigi Guidotti forma in Bologna// Dominico Cunego del°: e Sc°: in Verona.”.
Bibliografia: Thieme e Becker 1910, p. 385.

 

54. Anonimo
Diluvio
Quinto decennio del XVI secolo ca.
Da “grande collezione” Lambertini.
Silografia a quattro blocchi su quattro fogli, mm 790×1060. La stampa presenta sul verso tracce del vecchio foglio di volume.
Filigrana: “b V” unite da un trifoglio (simile a Briquet 1923, I, n. 662; Heawood 1950, I, n. 3102.).
Sul recto, nell’angolo superiore destro “2a. Tom: XXXII.”; sul verso in alto a sinistra “27”; in basso a destra “Domenico Campagnola Scol di Tiziano Va nella Scuola Veneta”.
Timbri: Benedetto XIV Lambertini.
Bibliografia: Zani 1819, II, parte seconda, pp. 303-304, n. II.

 

55. Anonimo
inventore, bottega di Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, 1489/1490 – Venezia, 1576)
Conversione di Saulo
1545 ca.
Da “grande collezione” Lambertini.
Silografia a quattro blocchi su quattro fogli, mm 782×1050. La stampa presenta sul verso tracce del vecchio foglio di volume.
II stato.
Filigrana: “b V” unite da un trifoglio (simile a Briquet 1923, I, n. 662; Heawood 1950, I, n. 3102.).
Sul verso, in alto al centro “5a. Tom: XXX.”; accanto su etichetta “23”; a sinistra “312”; a destra su etichetta “Vincenzo Magno”.
Timbri: Benedetto XIV Lambertini.
Bibliografia: Baseggio 1844, pp. 25-27; Passavant 1860-1864, VI, p. 231, n. 43; Korn 1897, p. 47, n. 3, p. 53; Gheno 1905, p. 349, n. 44; Hartlaub 1911, pp. 119-120; Tietze, Tietze Conrat 1938a, p. 14; Tietze, Tietze Conrat 1938b, p. 341; S. Siegfried, in Rome and Venice 1974, pp. 91-93, n. 56; Heusinger 1976, pp. 33-34; Karpinski 1976, p. 268, nota 47; Tiziano e la silografia 1976, p. 89, n. 16; Karpinski 1977, p. 637.
Bibliografia specifica: Carozza 2018-2018, p. 91, n. 55; Lonigro 2020-2021, pp. 115-117, n.IV.17; S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0183.5, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/62263/stampa-62263.html, ISBN 978-88-96445-24-2.

 

56. Lucantonio degli Uberti (notizie 1503-1557)
Martirio dei diecimila cristiani sul monte Ararat
1512 ca. – 1520 ca.
Da “grande collezione” Lambertini.
Silografia a otto blocchi su otto fogli, mm 1055×1523. La stampa presenta sul verso tracce del vecchio foglio di volume.
Filigrana: “b V” unite da un trifoglio (simile a Briquet 1923, I, n. 662; Heawood 1950, I, n. 3102.).
Iscrizioni: in basso a destra monogramma “L*”.
Sul verso, nel secondo foglio in alto a sinistra “6a. Tom: XXX.”; accanto su etichetta “24”; nel primo foglio in alto a sinistra “520”.
Timbri: Benedetto XIV Lambertini.
Bibliografia: Papillon 1766, I, p. 160; Muther e Hirth 1893, p. XXXV; Hadeln 1911, V, p. 450; Kristeller 1922, p. 300; Hind 1935 (1963), II, p. 454; Dreyer 1972, pp. 62-63; Heusinger 1976, p. 33; Early Italian engravings 1973, p. 417, nota 9; Tiziano e la silografia 1976, pp. 90-91, n. 18; D. Landau, in The Genius of Venice 1983, pp. 329-330, n. 27; Dreyer 1997, pp. 45-47; Grand Scale 2008, cat 8.
Bibliografia specifica: Carozza 2018-2019, p. 93; Lonigro 2020-2021, pp. 96-99, n. IV.7; L. Battagliotti, S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento,
ALU.0201.4, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/62185/stampa-62185.html, ISBN 978-88-96445-24-2.

 

57. Antonio Baldi (Cava de’ Tirreni, 1692 – Fiesole, 1773 ca.)
Coeli Terraque Reginae Potentissimae Primigeniae Labis ..
Secolo XVIII
Acquaforte, mm1315x585.
Iscrizioni: in basso a sinistra “Joseph Baldo Pictor et Architectus delin.”; a destra “Ant. Baldo sculp. Neap.”; al centro “Coeli Terræque Reginæ potentissimæ/ Primigeniæ labis experti/ MARIÆ VIRGINI DEIPARÆ/ Totivs Reginæ Ditionis Patronæ principi/ Ad Regnantum Vrbisque Tutamentum, & gloriam// Pyramis erecta”; in basso a sinistra “Vestigium geometricum &/ Orthographia Pyramidis”; in basso a destra “Vestigium & elevatio/ geometrica Pyramidis”; in basso al centro “Scala Neapolitana palmarum”.
Bibliografia: Artemisio 2003, p. 72, nota 18; De Ruvo 2010, pp.16-21.

 

58. Claude Mellan (Abbéville, 1598 – Parigi, 1688)
Cristo crocifisso e Adamo ed Eva ai piedi della croce
1647
Da “grande collezione” Lambertini.
Bulino, totale mm 1052×560 (due stampe unite). Adamo ed Eva ai piedi della croce rifilata in larghezza è unita al Cristo crocifisso, le cui iscrizioni in basso sono state tagliate. Incollate a un foglio di volume.
Iscrizioni: al centro “IPSE ENIM EST PAX NOSTRA QVI FECIT VTRAQVE VNVM// Eph. Cap. 2.// AVDI/ ISREAL/ Diliges Dominum/ Deum tuum/ ex toto corde tuo/ et in tota anima tua et/ in tota mente tua.”; in basso a sinistra “[…]ellan inuen. et scul./ […] pr. R.”; in basso al centro, “DEDIé AV ROY TRES CHRESTIEN DE FRANCE ET DE NAVARRE LOVIS XIIII// Par son tres humble et tres fidelle subiet C. Mellan/ Aux Galleries du Louure”.
Sul recto del foglio di volume, nell’angolo superiore sinistro “27” e nell’angolo inferiore destro “1a: Tom 64.
Bibliografia: Montaiglon 1856, p. 89, n. 26 e p. 90, n. 27; Inventaire du Fonds Française 1988, XVII, p. 47 nn. 22-23; L’oeil d’or 1988, p. 125, nn. 159-160.

 

59. Andrea Andreani (Mantova, 1559 ca. – Mantova (?) 1623 ca.)
da Domenico Beccafumi (Montaperti, 1486 – Siena, 1551)
Storie di Mosè (episodi parte superiore sinistra: Gli ebrei lamentano l’assenza di Mosè ad Aronne e Mosè riceve le tavole della legge)
1590
Da “grande collezione” Lambertini.
Chiaroscuro su due fogli (quattro legni per ogni foglio), mm 492×861. Esemplare controfondato e incollato a un foglio di volume.
Sul verso del foglio di volume, nell’angolo superiore sinistro “4 Tom XXII”.
Bibliografia: Romagnoli ante 1835 (1976), VIII, p. 491, IX, p. 17; Lincoln 2000, p. 50; Bury 2001, pp. 213-214, 220; Grand scale 2008, cat. 14.

 

60. Giorgio Ghisi (Mantova, 1520 – 1582)
da Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 – Roma, 1520)
Disputa del Santissimo Sacramento
1552
Da “grande collezione” Lambertini.
Bulino su due fogli, mm 522×840. Esemplare controfondato e incollato a un foglio di volume.
Iscrizioni: sulla colonna a sinistra “HIERONY/ MVS/ COCK/ PICTOR/ EXCU./ M.D.LII/ CUM/ GRATIA/ ET PRIVIL/ EGIO”; a sinistra sul lato interno del basamento “RA/ PHA/ EL/ URBI/ IN/ GIE/ OR/ G?/ MAN/ TUA /N/ F”; a destra sul fronte del basamento “COLLAUDANT HIC TRINI-/ UNIUSQUE DEI MAIESTATE/ COELITES ADMIRANTUR/ AC RELIGIOSE ADORANT/ SACROSANCTAE ECCLESIAE/ PROCERES QUIS VEL ISTOR/ EXEMPLO PROVOCATUS […]/ PIETATE. NON INFLAMAETUR/ MAGNO HEROI. D. ANTON PERE/ NOTO EPISC. ATREBAT. CARO[…]/ CAES A CONSIL PRIMARIO INSI/ GNIUM INGENIOR […]/ DICAT.”.
Sul recto del foglio di volume, nell’angolo superiore destro “8a. Tom: XV.” e accanto “73”.
Timbri: Benedetto XIV Lambertini.
Bibliografia: Gori Gandellini 1771, II, p. 242; Joubert 1821, II, p. 82; D’Arco 1840, p. 106, n. 30; Le Blanc 1854-1890, II, p. 295, n. 25; Nagler 1858-1879, V, p. 138; Petrucci 1964, p. 53; The engravings of Giorgio Ghisi 1985, p. 70; Raphael Invenit 1985, p. 33; Bury 1993, p. 17; Raffael und die Folgen 2001, F 1.1, p. 371; Amburgo 2021, p. 162, n. 24.

 

61. Bartolomeo Coriolano (Bologna, 1599 ca. – 1676)
da Guido Reni (Bologna, 1575 – 1642)
Caduta dei Giganti
1638
Da “grande collezione” Lambertini.
Chiaroscuro su quattro fogli (due legni per ogni foglio), mm 877×624. Esemplare controfondato, presenta sul verso tracce del vecchio foglio di volume.
Iscrizioni: in alto a destra “FRANCISCO/ ATESTINO/ Sereniss. Mutinæ & c./ DVCI/ Iouem Giganteom Trimpho/ … GVIDONIS RHENI/ manu delineatum imitati, utque/ ille Titanas impios, Sic Ma-/ iestate sua aequissimisque./ legibus flagitiosos/ proterenti./ Barthol’. Coriolanus/ Eques/ D. D. D.”; in basso a sinistra, “G. R. B. F./ B. C. EQS. SC./ 1638.”.
Sul verso del controfondo, nell’angolo superiore sinistro su etichetta “2”.
Bibliografia: Malvasia 1678, I, pp. 94-95; Bartsch 1811a, XII, pp. 113-114, n. 11; Takahatake 2010, p. 127, n. 18; Candi 2016, p. 70 e p. 282, n. 159.
Bibliografia specifica: Carozza 2019, pp. 136-138.

 

62. Bartolomeo Coriolano (Bologna, 1599 ca. – 1676)
da Guido Reni (Bologna, 1575 – 1642)
Caduta dei Giganti
1638
Da “grande collezione” Lambertini.
Chiaroscuro su quattro fogli (tre legni per ogni foglio), mm 877×624. Esemplare controfondato, presenta sul verso tracce del vecchio foglio di volume.
Iscrizioni: in alto a destra “FRANCISCO/ ATESTINO/ Sereniss. Mutinæ & c./ DVCI/ Iouem Giganteom Trimpho/ … GVIDONIS RHENI/ manu delineatum imitati, utque/ ille Titanas impios, Sic Ma-/ iestate sua aequissimisque./ legibus flagitiosos/ proterenti./ Barthol’. Coriolanus/ Eques/ D. D. D.”; in basso a sinistra “G. R. B. F./ B. C. EQS. SC./ 1638.”.
Sul verso del controfondo a inchiostro, nell’angolo superiore sinistro, “3: Tom a”; accanto, “3”.
Timbri: Benedetto XIV Lambertini.
Bibliografia: Malvasia 1678, I, pp. 94-95; Bartsch 1811a, XII, pp. 113-114, n. 11; Takahatake 2010, p. 127, n. 18; Candi 2016, p. 70 e p. 282, n. 159.
Bibliografia specifica: Carozza 2019, pp. 136-138.

 

63. Bartolomeo Coriolano (Bologna, 1599 ca. – 1676)
da Guido Reni (Bologna, 1575 – 1642)
Caduta dei Giganti
1647
Da “grande collezione” Lambertini.
Chiaroscuro su quattro fogli (tre legni per ogni foglio), mm 875×623. Esemplare controfondato, presenta sul verso tracce del vecchio foglio di volume.
Iscrizioni: in alto a sinistra “TERRA PARENS/ Quondam Cœlestibus/ Inuida Regnis/ Claud. Gigantom”; a destra “VICTORIAM/ IOVIS/ ARCES GIGANTVM,/ Superimpositis montibus/ Fabricatas,/ Fulmine deijcientis,/ GVIDO RHENVS/ Iterum auxit,/ Barthol. Coriolanus/ Eq./ Incidit, & iterum/ Euulgauit./ 1647”; in basso a sinistra “G. R. In./ Barthol. Coriolanus Eques/ Sculp. & Form. Bonon./ 1641”.
Sul verso nel controfondo, nell’angolo inferiore sinistro “2a: Tom A”.
Bibliografia: Malvasia 1678, I, pp. 94-95; Bartsch 1811a, XII, pp. 114-116, n. 12; Graf e Mildenberger 2001, p. 93, cat. 60; Takahatake 2010, p. 127, n. 19.
Bibliografia specifica: Carozza 2019, pp. 136-138.

 

64. Giovanni Antonio Lorenzini (Bologna, 1655 – 1740)
da Guido Reni (Bologna, 1575 – 1642)
San Domenico in gloria fra Gesù e la Vergine
XVII – XVIII secolo
Da “grande collezione” Lambertini.
Acquaforte su tre fogli, mm 683×1193. Esemplare controfondato e incollato a un foglio di volume.
Iscrizioni: in basso a sinistra “Guidus Renus Inuentor Pinxit.”; a destra “F. Ant. Lorenzini Min: Conu: delineauit. et incidit.”.
Sul recto del foglio di volume, nell’angolo superiore destro “1”; in basso a destra “1a: Tom A”; sul verso a inchiostro e calligrafia moderna, al centro su etichetta “Guido. Reni, Vedi/ anche li Tomi/ IX e X”.
Bibliografia: Nagler 1839, p. 60, n. 74; Le Blanc 1854-1890, II, p. 571, n. 42.

 

65. Giovan Battista de’ Cavalieri (Villa Lagarina, 1525 ca. – Roma, 1601)
da Giulio Romano (Roma, 1499 ca.– Mantova, 1546) e Scuola di Raffello
Battaglia di Costantino e Massenzio a Ponte Milvio
1571
Da “grande collezione” Lambertini.
Bulino su quattro fogli, mm 400×1194. La stampa è incollata a tre fogli di volume.
Iscrizioni: in alto a sinistra entro cartiglio “IMPERATOR CAESAR CONSTANTINUS PROSTRATO/ AD PONTEM MILVIUM TYRANNO MAXENTIO/ POST GRAVISS. C.C.C.
FERE ANNORUM PERSECUTI-/ ONEM AFFLICTAM CHRISTI ECCLESIAM LIBER-/ TATI ASSERVIT/ Raphael pinxit in Vaticano/ Jo. Baptista de Cauallerijs. Lagherinus in aere denuo incisit additis multis,/ et Marcello de Melchioribus equiti nobilissimo dicauit.”.
Sul recto dei fogli di volume, in alto a sinistra “22”; a destra “11a. Tom: XV.”; accanto “76”.
Timbri: Benedetto XIV Lambertini.
Bibliografia: Gori Gandellini 1771, I, p. 256; Mariette 1853-1860, IV, p. 335; Le Blanc 1854-1890, I, p. 616, n. 40; Raphael Invenit 1985, p. 113, n. 5; Raffael und die Folgen 2001, F 21.3, p. 416. Amburgo 2021, p. 214, n. 51.

 

66. Agostino Carracci (Bologna, 1557 – Parma, 1602)
da Jacopo Robusti, detto Tintoretto (Venezia, 1519 ca. – 1594)
La Crocifissione
1589
Da “grande collezione” Lambertini.
Bulino su tre fogli, mm 502×1189. Esemplare controfondato.
II stato.
Iscrizioni: nel primo foglio in basso a sinistra “AUGU. CAR. FE”; nel secondo foglio in basso a sinistra “Iacobus Tincto­ retus Inuentor”, a destra “cum priuilegio Senatus Veneti per annos. 15”; nel terzo foglio in basso a destra “Venetijs Donati Rascichotti formis/ 1589”; sul margine inferiore “Ill.mo et R.mo Card. ac Ser.mo Magno/ […] Duci. DD. FERDINANDO/ MEDICI// Cum Iacobus Tinctoretus Venerus Pictor celeberrimus aedem sodalitatis Diui Rochi i n hac Urbe constructam egregijs suis operibus decorauerit, et potissimum CHRISTI DNI mortis horrendo lachrymabilique spectaculo […]/ à me summo studio et labore tabulis impressu Sereniss nomini tuo iure merito dicandum […] quia Catholicae Religionis Cultor sacra semper foues, et amplecteris, tu[…] et quia praeter […] grauissimarum […] cognit. hac […]/ […] delectaris. Hilari igitur benignaque fronte, ur soles, excipe signu observantiae […], quod […] Sereniss. Princeps hum[…]./ […] C[…]tudinis humil. Seruus/ Augustinus Carracius.// Aspice Peccator crucifixi uulnera CRISTI/ E quibus emanat sanguinis unda sacri,/ Qui sordes anima foetentes abl[…]/ Humanum redimit, restituitq[…] genus/ Si lapide ex duro possunt erumpere fon[…]s/ R[…], et fluuijs arua rigare solent;/ Cur non é rigido lachrimar, corde tuarum,/ […] ac sordes fons lauat inde tuas./ Ille caput praebet spinis ac terga flagellis,/ […] lacus […]ro, cunctaque membra cruci:/ Brachiaque extendens Cru[…] alto è stipite sancta,/ Ingratas gentes ad sua […]na uocat:/ Saeuior es Tygri. et saxo es durior o[…], / Nec pietas rigidum cor […]/ Si te nulla mouet ta[…]a pietat[…]/ Quae maria, ac terras mouit, et […].”.
Sul verso nel controfondo, al centro su etichetta “49/ To: XXXIV/ tt. I.”.
Bibliografia: Bellori 1672, p. 110; Malvasia 1678, I, pp. 74-75; Gori Gandellini 1771, I, pp. 229-230; Bartsch 1818, XVIII, pp. 51-52, n. 23; Le Blanc 1854-1890, I, pp. 599-600, n. 48; Le incisioni dei Carracci 1965, p. 27, n. 37-bis; Gaeta Bertelà e Ferrara, 1973, III, n. 153; De Grazia Bohlin 1979, pp. 254-255, n. 147; M. A. Chiari Moretto Wiel, in Jacopo Tintoretto, 1994, pp. 22-24, n. 3; Cristofori 2005, pp. 202-203; Grand Scale 2008, cat. 11; Rinascimento in bianco e nero 2024, p. 302, n. IX.10 Ba.

 

67. Andrea Andreani (Mantova, 1559 ca. – Mantova (?) 1623 ca.)
da Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, 1489/1490 – Venezia, 1576)
Sommersione dell’esercito del Faraone nel Mar Rosso
1589
Da “grande collezione” Lambertini.
Chiaroscuro su tre fogli (quattro legni per ogni foglio), mm 620×1130. Esemplare controfondato.
Iscrizioni: in basso al centro “TITIAN inventor/ Aa Intagliator Mantouano/ ALS. Fabio Bonsignori Gentil-/ huomo Senese dedica l’anno/ 1589 Siena”.
Sul verso nel controfondo, nell’angolo superiore destro “6”; in basso “4a Tom a”; al centro su etichetta “Tiziano Vecellio/ vedi anche li to:/ mi XXX, e XXXI”.
Bibliografia: Bartsch 1811a, XII, p. 25, n. 6; D’Arco 1840, p. 117; Mauroner 1943, p. 54, n. 24; Tiziano e la silografia 1976, pp. 83, n. 9; Goldfarb 1981, p. 325-327; Boscarelli 1990, p. 11; Lapape 2018, pp. 304-305; J. Gabbarelli, in The Chiaroscuro woodcut, 2018, pp. 242-243, n. 15.

 

68. Monogrammista SK (attivo nel XVI secolo)
da Giulio Romano (Roma, 1499 ca. – Mantova, 1546) e Scuola di Raffello
Battaglia di Costantino e Massenzio a Ponte Milvio
metà XVI secolo
Da “grande collezione” Lambertini.
Bulino su quattro fogli, mm 366×1229. La stampa è incollata a tre fogli di volume.
II stato.
Iscrizioni: in alto a destra entro cartiglio “IMP · CAES · CONSTANTINVS PROSTRA/ TO AD PONTEM MILVIVM TYRā/ NO MAXENTIO, POST […]/ C.C.C. · FERE ANNORUM […]/ ONEM [….] CHRISTI E[…]/ SIAM LIBERTATI ASSERVIT// RAPHAEL PINXIT IN VATICANO/ SK”; in basso a destra “Antuerpiae/ Excudebat Mart[….]eius in insigni/ fontis prope [….] Bu[….]m.”.
Sul recto del foglio di volume a inchiostro, nell’angolo superiore destro “10a. Tom: XV.”; accanto “75”.
Timbri: Benedetto XIV Lambertini.
Bibliografia: Malaspina 1824, III, pp. 9-10; Brulliot 1832-1834, I, p. 363; Nagler 1858-1879, V, p. 21, n. 9; Passavant 1860-1864, VI, pp. 164-165; Thieme e Becker 1950, XXXVII, pp. 447-448; Raphael Invenit 1985, p. 113; Kristeller 1890, pp. 242-248; Coccia 1993, pp. 52-53, n. 44; Illustrated and other rare books 1995, pp. 110-111.

 

69. Gérard Edelinck (Anversa, 1640 – Parigi, 1707)
da Charles Le Brun (Parigi, 1619 – 1690)
iscrizioni incise da Jean Richer (attivo 1656-1684)
Thèse de la Guerre
1677 ca.
Da “grande collezione” Lambertini.
Bulino, mm 1075×752. Esemplare controfondato.
Iscrizioni: in basso “C. le Brun Inuenit – G. Edelinck Sculpsit c.p.r.// Ludouico Magno […] In exterioribus Sorbonæ scholis Pro Maiore ordinaria// Richer scripsit.”.
Sul verso nel controfondo, nell’angolo superiore sinistro su etichetta “23”; nell’angolo superiore destro “10 Tom a”.
Bibliografia: Robert-Dumesnil 1844, VII, pp. 292-293, n. 259; Courboin 1900, I, p. 410, n. 5428; Weigert 1961, IV, pp. 22-23, n. 77; Beauvais 2000, II, p. 658; V. Meyer, in Kingdom of images 2015, pp. 62-63, n. 4.

Note

[1] Alla base del presente intervento vi è lo studio condotto per la tesi della Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici dell'Università di Bologna, realizzato con la direzione di Marzia Faietti: Carozza 2018 -2019. Per le 69 stampe, comprese quelle provenienti dalla "grande collezione" Lambertini, di cui si parlerà in seguito, si veda l'appendice al presente articolo. Ancora da indagare è una più piccola sottocartella nominata “Satire e Caricature contro Napoleone I°”, dove il soggetto è trattato in 13 stampe sciolte.
[2] Per un riepilogo degli studi e delle indagini condotte sulle varie donazioni, con bibliografia precedente, si rimanda a Rossoni 2008a; Rossoni 2025. Abbreviazioni archivistiche: ASBo: Archivio di Stato di Bologna; AABo: Archivio Arcivescovile di Bologna; ASSBo: Archivio Storico della Soprintendenza per i Beni Artistici, Storici ed Etnoantropologici di Bologna; BUB: Biblioteca Universitaria di Bologna.
[3] D’ora in poi abbreviata come Nota (1751). ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 31, f. 15. Pubblicato in Rossoni 2008a, capitolo “Prima donazione Lambertini (1751)”.
[4] D’ora in poi abbreviato come Indice (ante 1785). BUB, Bibliografia bolognese, b. 35, f. III. Pubblicato in Rossoni 2008a, capitolo “L’eredità Sovorgnan (1776)”.
[5] Rossoni 2008a, capitolo “L’eredità Sovorgnan (1776)”.
[6] Faietti 1983, p. 68; Faietti 1989, p. 192; Rossoni 2008a; Rossoni 2025, p. 266-267.
[7] Rossoni 2025, pp. 265-267. Per l’elenco della “piccola collezione”: ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 12. Già pubblicato in Faietti 1983, pp. 5-6.
[8] ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 21, f. 35. Si veda Faietti 1983, pp. 67-68; Faietti 1989, p. 192; Rossoni 2025, pp. 266-267.
[9] Rossoni rende noto che, sebbene comunemente conosciuta in 81 volumi, la “grande collezione” presenta i volumi 35 e 36 duplicati (35a e 36a), portando così il totale a 83: Rossoni 2025, p. 267 nota 35.
[10] Il Documento E è un catalogo composto da singole schede relative alle opere in ogni volume, con numero d’inventario, soggetto, breve descrizione, indicazione sommaria dello stato di conservazione e, in alcuni casi, fonti bibliografiche. Il Documento D è invece un elenco delle stampe presenti in progressione in ciascun volume, con il solo nome dell’autore e senza il soggetto. Sono conservati presso: ASSBo. Cfr: Rossoni 2008b, capitolo “Gli strumenti per la ricostruzione”.
[11] La portata dei furti è quantificata in elenchi stilati alla luce delle mancanze verificate nei tomi partendo dal Documento E e dal Documento D di Roncagli. Le stampe nella cartella, già assenti nel catalogo del bibliotecario, non si trovano in questi elenchi: Documento F, già da Elena Rossoni identificato come la Nota delle mancanze verificate a tutto il 12 marzo 1868 nella Collezione di Stampe di Benedetto XIV nella R. Biblioteca dell’Università di Bologna. I documenti sono conservati presso: ASSBo. Cfr: Ibidem.
[12] “Si sono staccate dai volumi, nei quali stavano sparse, le incisioni di maggior valore, e sono state ordinate in maniera che tutte quelle del medesimo autore si trovino riunite”: Kristeller 1894, p. 163.
[13] Il Tomo 81 è attualmente in restauro. Accoglie stampe con annotazioni riferite, ad esempio, ai volumi LXVI; IX; XXXIII; XV; XXXVI; LVIII e XIII.
[14] Borsetti 2008.
[15] Grazie ai documenti sappiamo che i duplicati venivano spesso venduti per sostenere i costi dei lavori di riordino. Tra gli elenchi delle stampe da alienare non risultano però gli esemplari oggi in Biblioteca Universitaria: ASBo, Assunteria di Istituto, Atti, n. 9, cc. 95r-95v; ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 35.
[16] Per la stampa in Pinacoteca, oggi sciolta e conservata entro pass-partout in cassettiera, si vedano: Le incisioni dei Carracci 1965, p. 27, n. 37-bis; Gaeta Bertelà e Ferrara 1973, III, n. 153.
[17] La stampa di Faucci, stando alla lunga iscrizione, traduceva un autoritratto del Francia all’epoca nella collezione bolognese Boschi. L’opera, oggi al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid (105 (1956.14)), mostra i caratteri di Francesco del Cossa ed è datata agli anni Settanta del Quattrocento. Il dipinto è conosciuto attualmente come il Ritratto d'uomo con anello (1472-1477). Si vedano: Hadeln 1913, p. 20, n. 20; Longhi 1940-1955, p. 197, n. 7; Bacchi 1991, pp. 44-45, n. 3; Negro e Roio 1998, pp. 127-128, n. 1; The Renaissance Portrait 2011, pp. 273-276, n.112.
[18] Rossoni e Candi 2018, n. 168 del “Repertorio delle opere”.
[19] Cit: ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, Biblioteca, b. 21, f. 24. Documento pubblicato in: Rossoni 2008a, capitolo “L’eredità Sovorgnan (1776)”. Si tratta di un resoconto scritto nel 1777 dal Deputato dell’Assunteria d’Istituto Petronio della Volpe in seguito all’ingresso delle stampe Savorgnan, dove si rende nota la volontà di accorpamento delle diverse raccolte.
[20] Bartsch 1819, XIX, pp. 196-197, n. 1. Il dipinto di Guercino, datato 1650-1651, è conservato alla Gemäldegalerie Alte Meister di Dresda (Gal. – Nr. 368). Altri esemplari: Istituto Centrale per la Grafica, Gabinetto Disegni e Stampe, Fondo Corsini (volume 41H15, inv. S-FC52690); Alberghini 1991, p. 224, n. 450.
[21] Entrambe realizzate su disegno del francese Ennemond-Alexandre Petitot e dedicate a Monsieur du Tillot Marchese di Felino, primo ministro della corte ducale di Parma, a Suite des Vases corrispondono 19 esemplari conservati in Biblioteca Universitaria, mentre le 9 tavole restanti afferiscono a Mascarade à la Grecque. Le serie non sono complete. Per un approfondimento si vedano: Disegni neoclassici 1983; Cole 1993, pp. 156-160; Cusatelli 1997, 18-20; Fornari Schianchi 1997, pp. 116-119; Mingardi 1997, pp. 121-131; Cirillo 2002; A. Malinverni, in Guglielmo Du Tillot 2012, pp. 128-129.
[22] Le stampe hanno matrici di simili dimensioni recanti in basso a sinistra l’iscrizione “Perelle fecit” e a destra “Daman excudit”. Nel volume 121 in Pinacoteca si trovano: Vestigi delle Terme di Antonino Caracala, in Roma segnata “1” (PN14672), Vestigi del Settizonio di Severo Imperatore, detto la Scola di Vergilio in Roma segnata “2” (PN14673), Veduta del Anfiteatro di Tito, edificato da Vespitiano suo Padre, detto il Coliseo in Roma segnata “3” (PN14674) e Parte del monte Palatino in Roma segnata “4” (PN14675). Il British Museum attribuisce tutte le stampe semplicemente segnate “Perelle” a Gabriel Perelle, padre di Adam e Nicolas, in qualità di capostipite della famiglia. Cfr: British Museum, (D,8.18).
[23] L’elenco cita “Stampe Francesi di Nicolò Perelli V: Sandrart. Fol: 375. Volumi 2. A. V. sub. Tab. MM. I.”: ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 21, f. 35.
[24] Su disegno di Napoleone Angiolini, a partire da un dipinto eseguito nel 1824 da Ludovico Lipparini.
[25] Cammarota 2004, pp. 49-50, p. 52, nota 6; Antonio Canova e Bologna 2021, p. 138, n. 45; Pollini 2017, pp. 142-162, nn. 413-486.
[26] Le stampe recano annotazioni che riconducono al “Tomo A”, identificato come quella “Raccolta di Stampe di diversi Autori. Segnato A. Fol. Magno. Aula. V. Sub Tabula. C. 1” riportata nell’Indice (ante 1785). Il volume venne catalogato da Roncagli nel Documento D e nel Documento E - Stampe Diverse, “Volume Unico” (13a Serie) - probabilmente tra “Li 30 Decembre 1846” e “Li 9 Gennaio 1847”, come si può ipotizzare delle date in apertura e in chiusura del tomo, con calligrafia attribuibile al bibliotecario. Cita 46 stampe in volume, le stesse osservabili tutt’ora. Si tratta di un numero diverso rispetto a quello appuntato su un’etichetta nella controguardia anteriore: “A/ Stampe di Diversi Autori ̳ ̳ n°: 16/ Fogli ………………..…... n°: 44”. Ricordiamo che Borsetti informa che il volume subì almeno una seconda redazione a fine Settecento: Borsetti 2008. Segnalo che nell’elenco datato 25 marzo 1791 relativo ai volumi oggetto dei riordini è presente “N. 1 In foglio segnato Lettera A contenente Stampe di diversi Autori”: ASBo, Assunteria di Istituto, Diversorum, b. 21, f. 35.
[27] Benalio fece richiesta di privilegio per tre silografie, ovvero la “sommersione del Faraone, Susanna, il Sacrificio di Abramo”: Fulin 1882, p. 181, doc. 196. Nell’ideazione delle stampe venne coinvolto Tiziano e la sua bottega. Un esemplare della stampa edita da Domenico dalle Greche è a Londra, British Museum, Department of Prints and Drawings (inv. 1980, U.9). Per un approfondimento si rimanda alla scheda di S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0180.1, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/7678/stampa-7678.html, ISBN 978-88-96445-24-2 (con bibliografia precedente).
[28] J. Gabbarelli, in The Chiaroscuro woodcut 2018, p. 243. La copia a cui è dedicata la scheda di Gabbarelli è conservata al Metropolitan Museum of Art di New York, Roger Fund, 1922 (22.73.3(80-81). Rispetto a quest’ultima, l’esemplare in Biblioteca Universitaria vede qualche cm in più nella parte sommitale, mostrando una porzione ulteriore di nuvole sulla destra e concludendo il profilo della parete rocciosa sulla sinistra.
[29] Per l’affresco di Reni e la citazione della traduzione di Lorenzini: Pepper 1988, p. 235, n. 43. Per la stampa: Nagler 1839, p. 60, n. 74; Le Blanc 1854-1890, II, p. 571, n. 42.
[30] Pepper 1988, pp. 284-285. Malvasia ricorda che Reni si dedicò più di una volta a questo soggetto e cita in collezione Sacchetti a Roma un “pensiero de’ Giganti fulminati, disegnati in tela di chiaroscuro a olio”: Malvasia 1678, II, p. 42. Alla Royal Library di Windsor Castle è stato individuato un disegno realizzato per uno dei giganti: Kurz 1955, p. 124, n. 364; McBurney e Turner 1988, pp. 233-241.
[31] Conosciute in diversi stati: Bartsch 1811a, XII, pp. 113-116, nn. 11-12; Takahatake 2010, p. 127, nn. 18-19.
[32] Carozza 2019, pp. 136-138.
[33] Takahatake 2010, p. 120.
[34] Carozza 2019, pp. 136-138.
[35] Nella stampa di Edelinck il Re compare a cavallo vittorioso sui nemici e accompagnato dalla Provvidenza con la corona di Francia: Robert-Dumesnil 1844, VII, pp. 292-293, n. 259; Courboin 1900, I, p. 410, n. 5428; Weigert 1961, IV, pp. 22-23, n. 77; Beauvais 2000, II, p. 658; V. Meyer, in Kingdom of images 2015, pp. 62-63, n. 4.
[36] Le Blanc 1854-1890, II, p. 618, n. 1.
[37] L’elenco dei cartoni contenenti le stampe donate da Marsili è pubblicato in Rossoni 2008a, capitolo “La donazione del conte Luigi Ferdinando Marsili (1715)”. La collezione di stampe appartenuta a Oretti è indicata nei manoscritti B 402 e B 405 presso la Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna e analizzata da: Perini 1979, pp. 799-800. Per il riferimento alle stampe di Coriolano e Lorenzini: B 402 c. 37. Non si sa di preciso quali stampe del nucleo Oretti vennero acquistate dall’Istituto delle Scienze ma, come scrive Rossoni sulla base della spesa contenuta nei documenti, dovette forse trattarsi di un insieme circoscritto: Rossoni 2008a, capitolo “L’acquisto di alcune stampe della collezione di Marcello Oretti”.
[38] Acquisto di una celebre raccolta di scelte stampe in numero di 5400 per la Biblioteca dell’istituto suddetto, spettanti in proprietà al Sig. Conte Senatore Ludovico Vittorio Savioli: AABo, Miscellanee vecchie, cart. 625 (K255), f. 43 g. Cfr: Gaeta Bertelà 1968, pp. 85-86; Rossoni 2008a, capitolo “L’acquisto della raccolta del conte Ludovico Savioli (1789)”.
[39] Per la donazione Marsili si veda nota 37; per acquisto delle stampe Savioli: Ibidem.
[40] Le stampe recano annotazioni che riconducono al “tomo XXII”. Il numero è ancora visibile sul dorso e nel frontespizio del volume 25 dove è stato sostituito da “.V.”, corrispondente al secondo volume di “Scuola Fiorentina” riportano nell’Indice (ante 1785): “Vol. XXII. Stampe di Andrea del Sarto. Aula. V. sub. Tabula. F. 12 Stampe. n° 101”. Il tomo, risalente alla prima donazione Lambertini, era già al secondo posto nelle “Stampe Fiorentine” entro la Nota (1751): “n°. 16. Di Andrea del Sarto, ed altri: s’osservi Vasari par. 3a., lib: I., fol: 155.”. Sicuramente nel corso di un riordino successivo al 1785 venne ricollocato nel gruppo quale “Tomo V” e, come tale, catalogato da Roncagli nel Documento D e nel Documento E. La posizione venne mantenuta anche con il passaggio in Pinacoteca, stando a quanto riporta l’appunto di Kristeller sulla sguardia anteriore: “Fiorentine V vol 25”. Dal Documento D e al Documento E - Stampe Fiorentine, Tomo 5° (3a Serie) – si desume che a metà Ottocento il tomo contava 128 stampe in totale. Dopo i furti e gli stacchi di Kristeller, oggi ospita 52 opere. Stampe prive di timbro Lambertini sono distribuite sia su fogli senza numero progressivo in alto a destra che su carte con numero di pagina, forse risalenti alla prima donazione in quanto accolgono anche le uniche stampe con timbri Lambertini integri.
[41] Completano la stampa La fusione del vitello d’oro in basso a sinistra, Mosè spezza le tavole in basso al centro, Gli adoratori sorpresi dalla collera di Mosè in basso a destra e L’uccisione degli idolatri in alto. Esemplari completi: Museum of Fine Arts Boston, Bequest of W. G. Russell Allen, (2004.629); The Metropolitan Museum of Art, Roger Found, (22.73.3-183(a-h)). Stando a Romagnoli, la stampa venne realizzata a partire da un disegno creato appositamente da Francesco Vanni, secondo Evelyn Lincoln tratto probabilmente dal pavimento e non dai cartoni di Beccafumi: Romagnoli ante 1835 (1976), VIII, p. 491, IX, p. 17; Lincoln 2000, p. 50. Al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi si trova un disegno (inv. 802 E) che Pasquale Nerino Ferri assegnava a Francesco Vanni da Beccafumi, corrispondente a tutta la parte inferiore della stampa di Andreani. Ferri nel 1881 specificava che su questo disegno del Vanni l’incisore Andrea Andreani realizzò la sua stampa. Cfr: Petroli Tofani 1987, pp. 347-348, n. 802 E (con bibliografia precedente).
[42] Per la lettera dell’Aretino: Landau e Parshall 1994, pp. 293-294. Per la citazione di Vasari: Vasari 1568 (1984), V, p. 18. L’invenzione del Salviati è probabilmente legata al suo dipinto con la Conversione di San Paolo oggi in Galleria Doria Pamphilj a Roma: Laundau – Parshall 1994, p. 403, nota 127. Per il dipinto: De Marchi 2016, pp. 334-335.
[43] Fondo Calcografico Antico e Moderno, Pinacoteca Repossi: B.M. Savy, in Il giovane Tintoretto 2018, p. 181, n. 33.
[44] Per donazione Marsili si veda nota 37; per l’acquisto delle stampe Savioli si veda nota 38.
[45] La stampa riconduce al “tomo XXXIV”, numero ancora presente sul dorso del volume 35 e sul frontespizio, dove si scorge cancellato e sostituito da “.VI.”. Corrisponde al quinto volume di “Scuola Veneziana” riportato nell’Indice (ante 1785): “Vol. XXXIV Stampe di Jacopo Palma, Bassano, Tintoretto. V. Aula V sub. Tabula. G. 9 Stampe n° 105”. Appartenente al nucleo della prima donazione Lambertini, lo ritroviamo al quinto posto delle “Stampe Veneziane” entro la Nota (1751): “n°. 27. Di Giacomo Palma, Bassani, e Tintoretti: s’osservi Ridolfi par: prima, fol: 119.”. Sicuramente nel corso di un riordino post 1785 venne ricollocato nel gruppo e catalogato come “Tomo 6°” da Roncagli nel Documento D e nel Documento E. In Pinacoteca Kristeller appunterà sulla sguardia anteriore: “Veneziane VI vol 35”. Il tomo appare rimaneggiato, composto da stampe senza timbro Lambertini, o con il marchio parziale, distribuite sia su fogli privi del numero progressivo in alto a destra che su carte con il numero di pagina, dove si scorgono anche stampe con timbri Lambertini integri.
[46] De Grazia Bohlin 1979, n. 147, pp. 254-255.
[47] M.A. Chiari Moretto Wiel, in Jacopo Tintoretto 1994, pp. 23-24.
[48] Cit: Bellori 1672, p. 110.
[49] Per la donazione Marsili si veda nota 37.
[50] Per l’acquisto delle stampe Savioli si veda nota 38. Per la stampa in collezione Oretti si veda nota 37: manoscritto B 402, c. 18.
[51] Per l’opera di Felice Boscaratti e l’incisione di Cunego: Thieme e Becker 1910, p. 385; Marulli 2013, p. 141. La teletta con San Prosdocimo battezza san Daniele di Giambattista Pittoni è conservata alla York Art Gallery di York. Passata come opera di Sebastiano Ricci nel 1957 in asta Christie’s e alla Arcade Gallery, venne acquistata da F. D. Lycett Green che decise di donarla nello stesso anno tramite il N.A.C.F. alla York Art Gallery. Per il confronto tra quest’ultima e il dipinto di Padova, nonché la sua attribuzione a Kern, si veda: Zava Boccazzi 1979, p. 181, n. 246; F. Zava Boccazzi, in Da Padovanino a Tiepolo 1997, pp. 262-264, n. 209. “Sul perché il Pittoni non abbia personalmente realizzato il dipinto, preferendo incaricarne uno scolaro, si possono formulare solo delle ipotesi; per carenza di tempo, o per un mancato accordo sul prezzo dell’opera (…)”. Cit. F. Zava Boccazzi, in Da Padovanino a Tiepolo 1997, p. 263, n. 209.
[52] Zava Boccazzi ricorda che la tela con San Prosdocimo battezza san Daniele oggi attribuita a Anton Kern, “non citata da Giovanni De Lazara tra i dipinti della “Chiesa e Monastero di S. Giustina de RR. Monaci Benedettini Cassinesi” (1793, 31 luglio), (…) si trova bensì registrata, ma come Battesimo di Sant’Agostino di Sebastiano Ricci, secondo le puntualizzazioni della Mariani Canova (1980), fra i migliori dipinti di Santa Giustina nell’elenco del 1810” e negli inventari demaniali del 1812 e 1822: F. Zava Boccazzi, in Da Padovanino a Tiepolo 1997, p. 262, n. 209. Alla luce attuale delle ricerche, non sappiamo se anche la piccola opera del Pittoni possa aver avuto nel tempo tale lettura iconografica, magari in un momento in cui si era perso l’originario legame con la committenza della chiesa di Santa Giustina e i tre santi protettori della città di Padova (Prosdocimo, Daniele e Giustina) raffigurati nella tela. Sappiamo però che tra le opere dell’incisore Kilian, Le Blanc riporta un “Battesimo di S. Agostino” da Pittoni: Le Blanc 1854-1890, II, p. 454, n. 17.
[53] Per queste due stampe, l’annotazione riconduce al “Tom: XXXVI”. L’attuale volume 36 reca il numero sia sul dorso che nel frontespizio, coperto da “.VII.”. Come scrive Borsetti, sembra presentare una legatura provvisoria e, grazie all’analisi materiale, può essere avvicinato al tomo 132 con “Stampe bolognesi lascive di Agostino Carracci ed altri autori”, redatto nel 1756: Borsetti 2008. La Nota (1751) non menziona alcun volume dedicato a Battista Zelotti, che invece si scorge nell’Indice (ante 1785) all’ultimo posto entro la “Scuola Veneziana”: “Vol. XXXVI Stampe di Battista Zelotti Veronese ed altri. Aula V Sub. Tabula. G. 11 Stampe n° 30”. La sua posizione rimane invariata fino a oggi, classificato come “Tomo 7°” da Roncagli e, come tale, ancora ordinato a fine Ottocento da Kristeller: “Veneziane vol VII vol. 36”. Dal tomo sono stati tagliati molti fogli, a volte indicando il numero di pagina mancante sul frammento rimasto, come il “53” che ospita le due stampe in Universitaria.
[54] Nell’elenco Savioli sono riportate “N. 26 quasi tutti incisi da Kilian”, si veda nota 38. Per le stampe Oretti si veda nota 37: manoscritto B 402. Per donazione Marsili si veda sempre nota 37.
[55] Barotti 1770, p. 146; Cittadella 1782, IV, pp. 297-298; Avventi 1838, p. 131; Baruffaldi 1844-1846, II, pp. 143-145, 375 e 543; Varese 1973, p. 267; Novelli 1983-1984, p. 127; E. Russo, in Incisioni ferraresi 1990, n. 12, p. 41.
[56] Cfr. Borsetti 2008. Il tomo è riportato entro il gruppo di “Scuola Lombarda” nell’Indice (ante 1785): “Vol. XXXVIII Stampe di Polidoro da Caravaggio, Lanfranco ed altri. V. Aula V sub. Tabula. G. 13 Stampe n°. 157”. Appartiene al nucleo della prima donazione e, come tale, è possibile individuarlo nella Nota (1751), già al secondo posto nelle “Stampe Lombarde”: “n°. 30. Di Polidoro da Caravaggio, del Lanfranco, ed’ altri: s’osservi il Vasari par: 3a. fol: 202”. Ricollocato nel gruppo dopo il 1785, venne catalogato come “Tomo 1°” da Roncagli, mantenendo la posizione anche in seguito al trasferimento nella Regia Pinacoteca. Dalle 157 stampe citate da Montefani Caprara nell’Indice (ante 1785) si passò a 136 esemplari catalogati a metà Ottocento da Roncagli nel Documento E - Stampe Lombarde, Tomo 1° (6a Serie) - dei quali attualmente se ne riscontrano solo 85 in volume. Tra le pagine mancanti anche la “63”, alla quale fa riferimento la nostra stampa.
[57] L’annotazione suggerisce un collegamento con il “tomo 64”. Dopo l’analisi filologica dell’odierno tomo 64, con “Diverse stampe francesi prima di C. Vignon da Polemburgh”, in precedenza volume LVIII, si è esclusa la possibilità che la nota manoscritta fosse riferita a esso. L’attuale tomo 68 reca la numerazione “T. LXIV” impressa sul dorso, forse trasformata in numero arabo da chi si occupò dell’annotazione. Assente nella Nota (1751) e nell’Indice (ante 1785), venne realizzato negli anni Novanta del Settecento. Con la sua redazione i volumi delle stampe francesi passarono da 7 a 8. La collocazione entro il gruppo come “Tomo V”, già con Roncagli nel Documento D e nel Documento E, rimase tale con il passaggio in Pinacoteca: “Francesi V vol. 68”.
[58] Cfr: Montaiglon 1856, p. 89, n. 26 e p. 90, n. 27; Inventaire du Fonds Française 1988, XVII, p. 47, nn. 22-23; L’oeil d’or 1988, p. 125, nn. 159-160.
[59] Il Cristo sulla croce mostrava le seguenti iscrizioni: ai piedi della croce “C. Mellan G. pinx. Et sc.”; a destra su una roccia: “1647/ Cum priv. Reg.”. Il taglio operato sull’Adamo ed Eva ai piedi della croce ha invece troncato l’iscrizione presente in basso a sinistra su una roccia: “CMellan inuen. et scul./ cum pr. R.”
[60] Per la donazione Marsili si veda nota 37; per l’acquisto delle stampe Savioli si veda nota 38.
[61] Le stampe recano annotazioni che riconducono al “tomo XV”. Nell’Indice (ante 1785) le “Stampe di Raffaello Sancio da Urbino” erano nei tomi XV e XVI, mentre oggi le “Stampe romane di Raffaello Santio d’Urbino pittore” sono nei volumi 15 e 16 i quali, redatti tra il 1790 e il 1798, ospitano esemplari senza timbro o con timbro parziale su carte di fine Settecento: Borsetti 2008, p. 104. L’attuale tomo 15 reca ancora il numero romano “XV” sul dorso e nell’ultima riga del frontespizio, dove è stato sostituito da “.I.”. Roncagli lo cataloga quale “Tomo 1°” delle “Stampe Romane” nel Documento D e nel Documento E. Al suo interno presenta molti fogli tagliati, spesso con gli appunti dei numeri di pagina mancati. Tra questi, anche quelli a cui sono ancora incollate le tre stampe in Biblioteca Universitaria.
[62] Gori Gandellini 1771, II, p. 242; The engravings of Giorgio Ghisi 1985, p. 70; Raphael Invenit 1985, p. 33, n. 1; Joubert 1821, II, p. 82; Nagler 1858-1879, V, p. 138; D’Arco 1840, p. 106, n. 30; Le Blanc 1854-1890, II, p. 295, n. 25; Petrucci 1964, p. 53; Bury 1993, p. 17. Per quanto riguarda lo stato, Le Blanc ne menziona un secondo senza descriverlo, Andersen ne cita uno più tardo, mentre Massari descrive un primo stato “sconosciuto a Bartsch”. Michal e R.E. Lewis sostengono che questi siano in realtà copie tarde, mentre l’unico stato conosciuto è lo stesso proposto dall’esemplare in Biblioteca Universitaria: The engravings of Giorgio Ghisi 1985, p. 69.
[63] Raphael Invenit1985, p. 33, n. 2.
[64] L’esemplare in Biblioteca Universitaria della Disputa è incollato a carta “73” con annotazione “8a. Tom: XV.” L’esemplare nell’appendice 81 in Pinacoteca è invece su carta “72” con annotazione “7a. Tom: XV.”.
[65] Malaspina 1824, III, pp. 9-10; Nagler 1858-1879, V, p. 21, n. 9; Passavant 1860-1864, VI, pp. 164-165.
[66] Coccia 1993, pp. 52-53, n. 44. Martin Petri (Peeters) era noto per il lavoro di riedizione realizzato grazie a vecchie matrici: Kramm 1974, II, p. 1265
[67] Riguardo al modello non ci sono certezze. Si conosce un disegno di insieme dell’affresco al Louvre (inv. 3872) considerato inizialmente di Raffaello, attribuito in seguito a Penni e poi restituito all’Urbinate, seppur ancora con qualche riserva: Coccia 1993, pp. 52-53, n. 44 (con bibliografia precedente).
[68] Cit: Zani 1819, II, parte seconda, p. 303, n. II.
[69] Stampato su carta con una filigrana che presente le lettere “b V” unite da un trifoglio. Simile a Briquet 1923, I, n. 662; Heawood 1950, I, n. 3102.
[70] Per l’opera di Dürer: Bartsch 1808, VII, pp. 141-142, n. 122. Per l’opera di Agostino Veneziano: Bartsch 1813a, XIV, p. 320, n. 424. Zani nella descrizione della silografia del Diluvio riporta la stampa di Veneziano come derivata da un disegno di Baccio Bandinelli. Agli Uffizi si conserva un disegno forse preparatorio per questa stampa, la cui attribuzione, che ha portato a fare i nomi di Bandinelli e Rosso Fiorentino, oggi vede una preferenza per Rosso: Roma e lo stile classico di Raffaello 1999, p. 190, n. 126.
[71] Zani 1819, II, parte seconda, p. 303, n. II
[72] La forma dell’arca e l’idea del barile come mezzo di salvataggio richiamano alla mente l’incisione del Diluvio attribuita a Francesco Rosselli e datata tra il 1470-1490 circa: Bartsch 1811b, XIII, pp. 71, n. 3. Un esemplare della stampa si trova presso: British Museum, (1845,0825.232). L’incisione riprende il disegno di Maso Finiguerra con stesso soggetto realizzato nel 1460 circa e conservato presso Hamburger Kunsthalle, collection: KK Zeichnungen, Italien, 15.-19. Jh. (Inv. Nr.: 21080). Per il rapporto tra la stampa e il disegno di Maso si veda: Landau e Parshall 1994, pp. 108-112.
[73] S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0183.5, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/62263/stampa-62263.html, ISBN 978-88-96445-24-2. La Conversione di Saulo è stampata su carta con filigrana simile a quella riscontrata nella silografia del Diluvio. Cfr: nota 69.
[74] Cit: Gaye 1840, III, p. 243. Per le diverse attribuzioni e datazioni della stampa si veda: Tiziano e la silografia 1976, p. 89, n. 16.
[75] Vedi nota 73.
[76] Lo stesso soggetto è conosciuto anche in una stampa che vede l’aggiunta di caratteri gotici entro cartigli, facendo ipotizzare la presenza di due diverse matrici. Per tutti gli esemplari conosciuti e gli stati si rimanda alla scheda di S. Urbini già citata in nota 73 e https://www.robinhalwas.com/004925-conversion-of-saint-paul. Per Lucantonio degli Uberti si rimanda a Lonigro 2020-2021.
[77] Per l’esemplare completo conservato in Biblioteca Universitaria: Carozza 2018-2019, p. 83, n. 48; L. Aldovini, E. Lonigro, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0202.2, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/62230/stampa-62230.html, ISBN 978-88-96445-24-2. Per la stampa a Copenaghen si veda: L. Aldovini, E. Lonigro, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0202.1, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/11211/stampa-11211.html, ISBN 978-88-96445-24-2.
[78] Rumohr 1835, p. 39, n. 5; Nagler 1858-1879, II, p. 262, n. 894; Passavant 1860-1864, V, p. 64, n. 7; Kristeller 1897, p. XLII; Hind 1935 (1963), II, p. 452.
[79] Tiziano e la silografia 1976, p. 72 nota 7.
[80] L’opera di Carpaccio è alla Scuola di San Giorgio degli Schiavoni a Venezia: Vittore Carpaccio 2022, pp. 180-181, n. 30.
[81] Per l’esemplare completo conservato in Biblioteca Universitaria: Carozza 2018-2019, p. 93, n. 56; L. Battagliotti, S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0201.4, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/62185/stampa-62185.html, ISBN 978-88-96445-24-2. Molte delle prove conosciute presentano in aggiunta l’indirizzo del Vieceri in basso a destra, stampatore veneziano attivo nella seconda metà del Seicento.
[82] Papillon, Muther e Hirt individuano Tiziano come inventore, mentre Kristeller sottolinea il solo carattere tizianesco della composizione, senza attribuirla all’artista. Per Dreyer l’opera spetta a Domenico Campagnola. Accolta da von Heusinger, la tesi è respinta già da von Hadeln per la distanza nello stile grafico presente tra le opere note di Campagnola e il Martirio dei diecimila cristiani sul monte Ararat, più vicino secondo Oberhuber a quello di artisti come Cariani o Previtali. Muraro e Rosand colgono una mescolanza tra linguaggio grafico veneto e una qualche influenza ferrarese, soprattutto nei volti dei soldati, portando Laundau a proporre il nome di Pellegrino da San Daniele come disegnatore. Cfr: Papillon 1766, I, p. 160; Muther e Hirth 1893, p. XXXV; Hadeln 1911, V, p. 450; Kristeller 1922, p. 300; Dreyer 1972, pp. 62-63; Heusinger 1976, p. 33; Early Italian engravings 1973, p. 417, nota 9; Hind 1935 (1963), II, p. 454; Tiziano e la silografia 1976, pp. 90-91, n. 18; D. Landau, in The Genius of Venice 1983, pp. 329-330, n. 27.
[83] Per un approfondimento dell’opera di Carpaccio si veda Vittore Carpaccio 2022, pp. 271-275, n. 73 (con bibliografia precedente).
[84] La ripresa della Battaglia di Cascina è forse avvenuta tramite il bulino di Marcantonio Raimondi con Gli arrampicatori: scheda di L. Battagliotti, S. Urbini citata in nota 81. Per questa stampa di Raimondi: Bartsch 1813a, XIV, pp. 361-363, n. 487.
[85] Bartsch 1808, VII, n. 54 e 4.
[86] Per le riprese da Michelangelo e Dürer: Dreyer 1972, pp. 62-63; Dreyer 1997, pp. 45-47; Tiziano e la silografia 1976, pp. 90-91, n. 18; Lonigro 2020-2021, pp. 96-99, n. IV.7. Le citazioni sono in controparte sia nella stampa che nell’opera di Carpaccio. Per la datazione, Dreyer pone in risalto la relazione con un disegno di Carpaccio sul verso di un foglio conservato alla National Gallery of Art di Washington, comunemente considerato un primo studio per la Crocifissione e Apoteosi del pittore datato ca. 1514. Per Dreyer l’impaginazione orizzontale e alcune scelte compositive avvicinano il disegno molto più alla silografia che al dipinto, come l’arrivo delle truppe sulla sinistra e l’idea dei martiri posti di fronte al monte sullo sfondo, sulla cui sommità sembra intravedersi la figura di Dio. Anche il soldato inginocchiato a sinistra, l’aguzzino verso il centro e il terzo martire posizionato sulla croce sembra accennino nello specifico alla posa dagli stessi personaggi nella stampa. Secondo lo studioso, la silografia sarebbe stata realizzata partendo da questa idea compositiva, alla quale si sarebbero sommati i vari prestiti che in seguito Carpaccio avrebbe utilizzato nel dipinto: Dreyer 1997, pp. 45-47.
[87] Il Martirio dei diecimila cristiani sul monte Ararat in Biblioteca Universitaria è stampato su carta con filigrana simile a quella rilevata nel Diluvio e nella Conversione di Saulo: vedi nota 69. Il San Giorgio e il drago presenta invece una filigrana caratterizzata da lettere “TBP” sovrastate da un trifoglio, simile a: Churchill 1935, n. 507.
[88] Non si è riusciti a leggere perfettamente la filigrana, della quale si scorge distintamente solo un trifoglio. In basso a destra si individua il luogo dove probabilmente si collocava la dedica o il privilegio, interpreta come zona erasa da Witcombe 2004, p. 101. Per l’esemplare completo conservato in Biblioteca Universitaria e una ricognizione delle altre riproduzioni parziali: Carozza 2018-2019, p. 84, n. 49; L. Battagliotti, S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0182.4, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/62340/stampa-62340.html, ISBN 978-88-96445-24-2.
[89] Per l’esemplare di Copenaghen: S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0182.1, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/7830/stampa-7830.html, ISBN 978-88-96445-24-2. Nella collezione di Ferdinand Columbus era presente un esemplare della stampa costituito da sei fogli uniti, due in più rispetto a quelli presenti nelle prove conosciute: McDonald 2004, II, p. 498, n. 2730. Cfr anche: Landau 2016, p. 132.
[90] Tanzi 2022; Tanzi 2024. L’incisore dimostra una grande capacità nella rappresentazione degli elementi naturalistici e nelle figure, che rievocava l’attitudine di Girolamo da Treviso il Giovane. Tali caratteristiche emergono in particolare nella posa di Susanna, per la quale Mancini notava una certa vicinanza col gruppo scultoreo del Laocoonte, portando così all’ipotesi di una sua desunzione quantomeno da un modello dalla statuaria antica, come afferma Ervas: V. Mancini, in Il Cinquecento a Bologna 2002, pp. 181-183, n. 44; Ervas 2014, p. 77, n. 1. Potrebbe trattarsi di una Venere accovacciata o di una Venus pudica: Tanzi 2022, pp. 16-30; Tanzi 2024.
[91] Cfr: nota 27; Fulin 1882, p. 181, doc. 196; Tiziano e la silografia 1976, p. 18.
[92] La stampa reca un'annotazione che riconduce al tomo “XXXII”, corrispondente con quanto riportato nell’Indice (ante 1785) per il terzo volume nel gruppo di “Scuola Veneziana”: “Vol. XXXII. Stampe di Benedetto Montagna, Battista Franco// Aula V. Sub. Tabula. G. 7”. Il tomo risale al nucleo della prima donazione Lambertini, già citato nella Nota (1751) al terzo posto nelle “Stampe Veneziane”: “n°. 25. Di Benedetto Montagna, Vicentino, ed altri: s’osservi il Ridolfi par: prima, fol: 91.”. Roncagli nel Documento D e nel Documento E lo catalogata come “Tomo 2°”. Sulla sguardia anteriore: “Veneziane II vol. 31”.
[93] Delle 81 stampe catalogate dal bibliotecario, oggi se ne scorgono 7 senza il marchio papale e 14 con timbri Lambertini integri.
[94] Tutte le stampe recano annotazioni che riconducono al “tomo XXX”. L’odierno tomo 33 si identifica con il primo volume di “Scuola Veneziana” riportato nell’Indice (ante 1785): “Vol. XXX// Vol. XXXI Stampe_di Tiziano Vecello da Cadore, Aula V sub. Tabula. G. 5 e 6 Stampe n. 147”. Si tratta di un tomo risalente alla prima donazione Lambertini, citato già in apertura delle “Stampe Veneziane” entro la Nota (1751): “n. 23 Di Ticiano Vecelli da Cadoro Tom: primo: osservisi il Vasari part: 3a., fol: 805.”, seguito dal secondo volume “n. 24 Dello Stesso Tom. 2°.”. Ricollocato nel gruppo, venne catalogato come “Tomo 4°” da Roncagli nel Documento D e nel Documento E. Sulla sguardia anteriore: “Veneziane IV vol 33”.
[95] Nell’ultima riga del frontespizio “III.” ha sostituito “XXI”, coerente con quanto riportato nell’Indice (ante 1785) per il primo volume di “Scuola Fiorentina”: “Vol. XXI. Stampe di Maso Finiguerra, Michelangelo Bonarotti/ Aula. V. sub. Tabula. F. 11 stampe. n. 92.”. Il tomo risale alla prima donazione Lambertini, presente già nella Nota (1751) al primo posto nelle “Stampe Fiorentine”: “n. 15: Di Maso Finiguerra, Bonarotta: s‟osservi Baldinucci lib: 1., fol: 2.”. Ricollocato entro il gruppo sicuramente dopo il 1785, forse durante un riordino, lo ritroviamo catalogato da Roncagli nel Documento D e nel Documento E come “Tomo 3°”, in accordo con quanto scriverà sulla sguardia anteriore Kristeller: “Fiorentine III vol 23”. Il tomo ha evidentemente subito almeno un riordino. Stampe prive di timbro Lambertini, o con il marchio conservato parzialmente, sono distribuite su fogli senza numero progressivo in alto a destra e su carte con numero di pagina, sicuramente risalenti alla prima donazione in quanto accolgono anche le uniche stampe con timbri Lambertini integri. Di certo il contenuto era già in parte dedicato a Buonarroti dal 1751, come riportano la Nota (1751) e Indice (ante 1785), ma sicuramente significative sono anche le parole di Cesare Masini, il quale ricordava che la raccolta dell’Istituto venne trasferita “non senza accordo di scambi” e, purtroppo, “menomata di stampe fra le più rare e preziose, fra le altre di alcune di Maso Finiguerra, l’inventore dell’incisione in rame”. Cit: Masini 1888, p. 20.
[96] Hollstein 1955, XIII, p. 53; Geisberg 1974, I, p. 242 e pp. 254-255, fig. 2; Dodgson 1980, n. 1, p. 214. L’opera non è menzionata in: Bartrum 1995, pp. 163-164.
[97] L’apertura ad arco e l’ultimo dei Magi richiamano L’adorazione dei Magi nella Vita della Vergine di Dürer: The Illustrated Bartsch 1980, 10, 87 (132) p. 182.
[98] Sabrina Borsetti, grazie alle analisi materiali, ha rintracciato caratteristiche simili tra i tomi 44, 45 e 46 di Dürer e altri nello stesso gruppo, come il 43 con “Stampe tedesche di Martino Schoen detto il Buon Martino di Bartolomeo Schoen e di Israel van Mecken”, il 47 contenente stampe di autori tedeschi vari, il 48 dedicato agli Hopfer e il 49 di autori tedeschi e olandesi: Borsetti 2008, p. 114-115.

Bibliografia

Vasari 1568 (1984)
G. Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti: nelle redazioni del 1550 e 1568, testo a cura di R. Bettarini, commento a cura di P. Barocchi, V, Firenze, 1984.

Bellori 1672
P. Bellori, Le vite de’ pittori, scultori et architetti moderni, Roma, 1672.

Malvasia 1678
C.C. Malvasia, Felsina pittrice. Vite de’ pittori bolognesi, Bologna, 1678, 2 voll.

Papillon 1766
J.M. Papillon, Traité historique et pratique de la gravure en bois. Ouvrage enrichi des plus jolis morceaux de sa composition et de la gravure, I, Parigi, 1766.

Barotti 1770
C. Barotti, Pitture e sculture che si trovano nelle chiese e luoghi pubblici e sobborghi della città di Ferrara, Ferrara, 1770.

Gori Gandellini 1771
G. Gori Gandellini, Notizie istoriche degl’intagliatori, Siena, 1771, 3 voll.

Cittadella 1782
C. Cittadella, Catalogo istorico de‟ pittori e scultori ferraresi e delle opere loro con in fine una nota esatta delle più celebri pitture delle chiese di Ferrara, IV, Ferrara, 1782.

Huber e Rost 1796-1808
H. Huber, C. C. H. Rost, Handbuch für Kunstliebhaber und Sammler über die vornehmsten Kupferstecher und ihre Werke, Zurigo, 1796-1808, IX voll.

Bartsch 1808
A. Bartsch, Le peintre graveur, VII, Vienna, 1808.

Bartsch 1811a
A. Bartsch, Le peintre graveur, XII, Vienna, 1811.

Bartsch 1811b
A. Bartsch, Le peintre graveur, XIII, Vienna, 1811.

Bartsch 1813a
A. Bartsch, Le peintre graveur, XIV, Vienna, 1813.

Bartsch 1813b
A. Bartsch, Le peintre graveur, XV, Vienna, 1813.

Bryan 1816
M. Bryan, A Biographical and critical dictionary of Painters and Engravers, I, Londra, 1816.

Firenze 1817
Reale Galleria di Firenze illustrata, Serie I. Quadri di storia, vol. I, Firenze, 1817.

F. Bartsch 1818
F. Bartsch, Catalogue des estampes de J. Adam de Bartsch, Vienna, 1818.

Bartsch 1818
A. Bartsch, Le peintre graveur, XVIII, Vienna, 1818.

Bartsch 1819
A. Bartsch, Le peintre graveur, XIX, Vienna, 1819.

Zani 1819
P. Zani, Enciclopedia metodica critico ragionata delle Belle Arti, vol. II, parte seconda, Parma, 1819.

Joubert 1821
F.E. Joubert, Manuel de l’Amateur d’Estampes, Parigi 1821, 3 voll.

Malaspina 1824
L. Malaspina di Sannazaro, Catalogo di una raccolta di stampe antiche compilate dallo stesso professore March. Malaspina di Sannazaro, Milano, 1824, 5 voll.

Gualandi 1828
M. Gualandi, A Ludovico Lipparini: pittore, socio onorario dell’Accademia di Belle arti in Bologna, Bologna, 1828.

Brulliot 1832-1834
F. Brulliot, Dictionnaire des monogrammes, marques figurées, lettres initiales, noms abrégés etc. avec lesquels les peintres, dessinateurs, graveurs et sculpteurs ont designé leurs noms, voll. III, Monaco, 1832-1834.

Romagnoli ante 1835 (1976)
E. Romagnoli, Biografia cronologica de’ bellartisti senesi: 1200-1800. Opera manoscritta in tredici volumi di Ettore Romagnoli, VIII, Firenze, 1976.

Rumohr 1835
C.F. von Rumohr, Geschichte der Königlichen Kupferstichsammlung zu Copenhagen ein Beitrag zur Geschichte der Kunst und Ergänzung der Werke von Bartsch und Brulliot, Leipzig, 1853.

Zanetti 1837
A. Zanetti, Le premiere siècle de la calcographie ou catalogue raisonné des estampes du cabinet de feu M. le Conte Cicognara, Venezia, 1837.

Avventi 1838
F. Avventi, Il servitore di Piazza. Guida per Ferrara, Ferrara, 1838.

Nagler 1839
G.K. Nagler, Neues allgemeines Künstler-Lexicon oder Nachrichten von dem Leben und den Werken der Maler, Bildhauer, Baumeister, Kupferstecher, Formschneider, Lithographen, Zeichner, Medailleure, Elfenbeinarbeiter, etc., VIII, Monaco, 1839.

D’Arco 1840
C. D’Arco, Di cinque valenti incisori mantovani del secolo XVI e delle stampe da loro operate, Mantova, 1840.

Gaye 1840
J. Gaye, Carteggio inedito d’artisti dei secoli XIV, XV, XVI, vol. III, Firenze, 1840.

Baruffaldi 1844-1846
G. Baruffaldi, Vite de’ pittori e scultori ferraresi, voll. II, Ferrara, 1844-1846.

Baseggio 1844
G.B. Baseggio, Intorno tre celebri intagliatori in legno vicentini, Bassano, 1844.

Robert-Dumesnil 1844
A. P. F. Robert-Dumesnil, Le peintre-graveur français, ou catalogue raisonné des estampes gravées par les peintres et les dessinateurs de l’École française, vol. VII, Paris, 1844.

Mariette 1853 – 1860
J.P. Mariette, Abecedario di P. J. Mariette et autres notes inédites de cet amateur sur les art set les artistes, voll. VI, Parigi, 1853 1860.

Le Blanc 1854-1890
C. Le Blanc, Manuel de l’amateur d’estampes, Parigi, 1854-1889, 4 voll. (edizione consultata Amsterdam, 1970).

Montaiglon 1856
A. de Montaiglon, Catalogue raisonne de l’oeuvre de Claude Mellan d’Abbeville. Par Anatole de Montaiglon. Precede d’une notice sur la vie et les ouvrages par P.J. Mariette, 1856.

Nagler 1858-1879
G.K. Nagler, Die Monogrammisten und diejenigen bekannten und unbekannten Künstler aller Schulen, Monaco, 1858-1879, V voll.

Passavant 1860-1864
J.D. Passavant, Le peintre-graveur, Leipsic, 1860-1864, VI voll.

Leipzig 1865
Die Werke der Maler in ihren Handzeichnungen: beschreibendes Verzeichniss der in Kupfer gestochenen, lithographirten und photographirten, Leipzig, 1865.

Fulin 1882
R. Fulin, Documenti per servire alla storia della tipografia veneziana, in Archivio Veneto, Venezia, 1882, pp. 84-212.

Masini 1888
C. Masini, Storia della Pinacoteca di Bologna, Bologna, 1888.

Kristeller 1890
P. Kristeller, Marco Dente und der Monogrammist S R, in “Jahrbuch der Preussischen Kunstsammlungen”, XI, 1890, pp. 242-248.

Muther e Hirth 1893
R. Muther, G. Hirth, Meister Holzschnitte aus vier Jahrhunderten, Monaco, 1893.

Kristeller 1894
P. Kristeller, R. Galleria di Bologna, in Le Gallerie Nazionali Italiane, Roma, 1894, pp. 163-167.

Korn 1897
W. Korn, Tizians Holzschnitte, Breslau, 1897.

Kristeller 1897
P. Kristeller, Early Florentine woodcuts: with an annotated list of Florentine illustrated books, Londra, 1897.

Courboin 1900
F. Courboin, Catalogue sommaire des gravures et lithographies composant la Réserve, I, Parigi, 1900.

Gheno 1905
A. Gheno, Nicolò Boldrini vicentino, incisore in legno del secolo XVI, in “Rivista del collegio araldico”, III, 1905, pp. 342-349.

De Vesme 1906
A. De Vesme, Le Peintre-Graveur Italien, Milano, 1906.

Thieme e Becker 1910
Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart, begründet U. Thieme, F. Becker, herausgegeben H. Vollmer, IV, Leipzig, 1910.

Hadeln 1911
D. von Hadeln, Campagnola, Domenico, in Allgemeines Lexikon der bildenden Kunstler von der Antike bis zur Gegenwart, vol. V, Leipzig, 1911, pp. 449-451.

Hartlaub 1911
G.F. Hartlaub, Die Sammlung des Doktors Segelken, in “Jahrbuch der bremischen Sammlungen”, 4, 1911, pp.113-128.

Hadeln 1913
D. von Hadeln, Archiv für Kunstgeschichte, I, Leipzig, 1913.

Kristeller 1922
P. Kristeller, Kupferstich und Holzschnitte in vien Jahrhunderten, Berlin, 1922.

Briquet 1923
C. M. Briquet, Les filigranes: dictionnaire historique des marques du papier dès leur apparition vers 1282 jusqu’en 1600, avec 39 figures dans le texte et 16, 112 fac-similés de filigranes, Leipzig, 1923, 4 voll.

Thieme e Becker 1923
Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart, begründet U. Thieme, F. Becker, herausgegeben H. Vollmer, XVI, Leipzig, 1923.

Thieme e Becker 1927
Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart, begründet U. Thieme, F. Becker, herausgegeben H. Vollmer, XX, Leipzig, 1927.

Thieme e Becker 1932
Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart, begründet U. Thieme, F. Becker, herausgegeben H. Vollmer, XXVI, Leipzig, 1932.

Thieme e Becker 1933
Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart, begründet U. Thieme,  F. Becker, herausgegeben H. Vollmer, XXVII, Leipzig, 1932.

Churchill 1935
W.A. Churchill, Watermarks in paper in Holland, England, France, etc., in the 17. and 18. centuries and their interconnection, Amsterdam, 1935.

Hind 1935 (1963)
A. M. Hind, An introduction to a history of woodcut, with a detailed survey of work done in the fifteenth century, II, 1935 (consultata nell’edizione Dover Publication, 1963).

Tietze, Tietze Conrat 1938a
H. Tietze, E. Tietze Conrat, Tizian-Graphik, ein Beitrag zur Geschichte von Tizians Erfindungen, in “Die graphischen Kunste”, III, 1938, p. 8 e ss.

Tietze, Tietze Conrat 1938b
H. Tietze, E. Tietze Conrat, Titian’s Woodcuts, in “Prit Collector’s Quarterly”, XXV, 1938, p. 332 e ss.

Longhi 1940-1955
R. Longhi, Officina ferrarese, 1934: Seguita dagli ampliamenti, 1940, e dai nuovi ampliamenti, 1940-1955, Edizione delle opere complete di Roberto Longhi, Firenze, 1956.

Mauroner 1943
F. Mauroner, Le incisioni di Tiziano, Padova, 1943.

Heawood 1950
E. Haewood, Watermarks: mainly of the 17th and 18th centuries, in Monumenta chartae papyraceae historiam illustrantia, I, Hilversum, 1950.

Thieme e Becker 1950
Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart, begründet U. Thieme, F. Becker, herausgegeben H. Vollmer, XXXVII, Leipzig, 1950.

Hollstein 1955
F. W. H. Hollstein, Monogrammists of the 16th and 17th century, in Hollsteinʼs Dutch & Flemish etchings, engravings and woodcuts, ca. 1450-1700, XIII, Amsterdam, 1955.

Kurz 1955
O. Kurz, Bolognese drawings of the XVII & XVIII centuries in the collection of Her Majesty the Queen at Windsor Castle, Londra, 1955.

Zava Boccazzi 1958
F. Zava Boccazzi, Tracce per Girolamo da Treviso il Giovane in alcune xilografie di Francesco De Nanto, in “Arte Veneta”, XII, 1958, pp. 70 e ss.

Weigert 1961
R. A. Weigert, Inventaire du fonds français, graveurs du XVIIe siècle. Graveurs du XVII siècle, IV, Paris, 1961.

Petrucci 1964
A. Petrucci, Panorama della incisione italiana. Il Cinquecento, Roma,1964.

Le incisioni dei Carracci 1965
Le incisioni dei Carracci, catalogo della mostra a cura di M. Calvesi – V. Casale (Roma 1965), Roma, 1965.

Gaeta Bertelà 1968
G. Gaeta Bertelà, Notizie sull’antica collezione Savioli, in Rapporto sull’attività di tutela, conservazione e restauro della Soprintendenza alle Gallerie per le Province di Bologna, Ferrara, Forlì, Ravenna, 1967-1968, Bollettino periodico diretto da C. Gnudi, 1, XI settimana dei musei italiani, aprile 1968, Bologna, 1968, pp. 85-86.

Dreyer 1972
P. Dreyer, Tizian und sein Kreis. 50 venezianische Holzschnitte aus dem Berliner Kupferstichkabinett Staatliche Museen Preußischer Kulturbesitz, Berlin, 1972.

Early Italian engravings 1973
Early Italian engravings from the National Gallery of Art, a cura di K. Oberhuber, J. A. Levenson, J. L. Sheehan, Washington, 1973.

Gaeta Bertelà e Ferrara 1973
Catalogo generale della raccolta di stampe antiche della Pinacoteca Nazionale di Bologna: Gabinetto delle stampe, Incisori bolognesi ed emiliani del sec. XVII, a cura di G. Gaeta Bertelà, con la collaborazione di S. Ferrara, Bologna, 1973.

Varese 1973
R. Varese, Anonimo sec. XVIII, “Ristretto della vita e successi di Andrea Bolzoni”, in “Musei Ferraresi. Bollettino annuale”, 3, Firenze, 1973, pp. 264-272.

Gaeta Bertelà e Ferrara 1974
Catalogo generale della raccolta di stampe antiche della Pinacoteca Nazionale di Bologna: Gabinetto delle stampe, Incisori bolognesi ed emiliani del sec. XVIII, a cura di G. Gaeta Bertelà, con la collaborazione di S. Ferrara, Bologna, 1974.

Geisberg 1974
M. Geisberg, The German single-leaf woodcut: 1500-1550, I, New York, 1974.

Kramm 1974
C. Kramm, De levens en werken der hollandsche en vlaamsche kunstschilders, beeldhouwers, graveurs en bouwmeesters, vol. II, Amsterdam, 1974.

Rome and Venice 1974
Rome and Venice: Prints of the High Renaissance, catalogo della mostra a cura di Oberhuber K., Harvard University (Cambridge 1974), Fogg Art Museum, 1974.

Heusinger 1976
C. von Heusinger, Tizian und der Venezianische Riesenholzschnitt, in H. Appuhn – C. von Heusinger, Riesenholzschnitte und papiertapeten der Renaissance, Unterschneidheim, 1976, pp. 26-34.

Karpinski 1976
C. Karpinski, Some woodcuts after early designs of Titian, in “Zeitschrift für Kunstgeschichte”, 39, 1976, pp. 268-272.

Tiziano e la silografia 1976
Tiziano e la silografia veneziana del Cinquecento, catalogo della mostra a cura di M. Muraro, D. Rosand (Venezia 1976), Vicenza, 1976.

Karpinski 1977
C. Karpinski, Recensione di Titian and the Venetian Woodcut by David Rosand and Michelangelo Muraro, in “The Art Bulletin”, 59, dicembre 1977, pp.637-641.

De Grazia Bohlin 1979
D. De Grazia Bohlin, Print and related drawings by the Carracci family. A Catalogue Raisonné, catalogo della mostra (Washington 1979), Washington, 1979.

Perini 1979
G. Perini, La biblioteca di Marcello Oretti, in “Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa, Classe di Lettere e Filosofia”, serie III, IX, 1979, 2, pp. 971-826.

Zava Boccazzi 1979
F. Zava Boccazzi, Pittoni, Venezia, 1979.

Dodgson 1980
C. Dodgson, Catalogue of Early German and Flemish woodcuts: preserved in the Department of prints and drawings in the British Museum, Londra, 1980.

The Illustrated Bartsch 1980
The Illustrated Bartsch, Sixteenth century german artists: Albrecht Dürer, 10, Formerly volume 7 (part 1), New York, 1980.

Goldfarb 1981
H.T. Goldfarb, Chiaroscuro Woodcut Technique and Andrea Andreani, in “The Bulletin of the Cleveland Museum of Art”, v. 68, n. 9, Nov. 1981, pp. 307-330.

Disegni neoclassici 1983
Disegni neoclassici tra regola e fantasia. Da Petitot a Bossi, catalogo della mostra a cura di F. Mazzocca (Milano 1983), Firenze, 1983.

Faietti 1983
M. Faietti, La donazione di papa Lambertini. I primi risultati di una ricostruzione dell’originaria raccolta di stampe, in Le pubbliche virtù. Donazioni e legati d’arte alla Pinacoteca Nazionale di Bologna, catalogo della mostra a cura di R. D’Amico – M. Faietti (Bologna 1983), Bologna, 1983, pp. 67-85.

Novelli 1983-1984
M. Novelli, Nuovi accertamenti cronologici per Carlo Bononi, in “Musei Ferraresi. Bollettino annuale”, 13/14, (1983/1984), Firenze, pp. 127-132.

The Genius of Venice 1983
The Genius of Venice, 1500-1600, catalogo della mostra, edited by Jane Martineau and Charles Hope (Londra 1983-1984), Londra, 1983.

Raphael Invenit 1985
Raphael Invenit. Stampe da Raffaello nelle Collezioni dell’Istituto Nazionale per la Grafica, catalogo della mostra a cura di G. Bernini Pezzini, S. Massari e S. Prosperi Valenti Rodinò (Roma 1985), Roma, 1985.

The engravings of Giorgio Ghisi 1985
The engravings of Giorgio Ghisi: catalogue raisonné, catalogo della mostra a cura di S. Boorsch, M. Lewis, R. E. Lewis (Saint-Louis 1985 e New York 1985), New York, 1985.

Petroli Tofani 1987
A. Petrioli Tofani, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi. Inventario 1. Disegni Esposti, Firenze, 1987.

Inventaire du Fonds Française 1988
Inventaire du Fonds Française, Graveurs du XVII siècle, Claude Mellan, vol. XVII, catalogo della mostra a cura di M. Préaud e Barbara Brejon de Lavergnée (Parigi 1988), Parigi, 1988.

L’oeil d’or 1988
L’oeil d’or, Claude Mellan: 1598-1688, catalogo della mostra a cura di B. Brejon de Lavergnée (Parigi 1988), Parigi, 1988.

McBurney e Turner 1988
H. McBurney, N. Turner, Drawings by Guido Reni for Woodcuts by Bartolomeo Coriolano, in “Print Quarterly”, 5, n. 3 (September, 1988), pp. 227-242.

Pepper 1988
S. Pepper, Guido Reni: l’opera completa, Novara, 1988.

Faietti 1989
M. Faietti, Il Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna, in A. Emiliani (a cura di), Il Politecnico delle Arti, Bologna, 1989, pp. 191-201.

Boscarelli 1990
M. E. Boscarelli, Andrea Andreani incisore mantovano, in “Grafica d’arte. Rivista di storia dell’incisione antica e moderna e storia del disegno”, 2, aprile-giugno 1990, pp. 9-13.

Incisioni ferraresi 1990
Incisioni ferraresi nelle stampe del Museo Schifanoia dal XVII al XIX secolo, catalogo della mostra a cura di E. Russo (Ferrara 1990), Firenze, 1990.

Alberghini 1991
A. Alberghini (a cura di), Guercino: la collezione di stampe, Cento, 1991.

Bacchi 1991
A. Bacchi, Francesco del Cossa, Soncino, 1991.

Mortari 1992
L. Mortari, Francesco Salviati, Roma, 1992.

Bury 1993
M. Bury, On some engravings by Giorgio Ghisi, Commonly Called “Reproductive”, in “Print Quarterly”, 10, 1993, pp. 4-19.

Coccia 1993
P. Coccia, Monogrammista SK, in Giulio Giulio Romano pinxit et delineavit: opere grafiche autografe di collaborazione e bottega, catalogo della mostra a cura di S. Massari (Roma 1993), Roma, 1993, pp. 52-53.

Cole 1993
W. Cole, The states of Petitot and Bossi’s Suite de Vases, in “Print Quarterly”, 10, 1993, pp. 156-160.

Jacopo Tintoretto 1994
Jacopo Tintoretto e i suoi incisori, catalogo della mostra a cura di M. A. Chiari Moretto Wiel (Venezia 1994), Milano, 1994.

Landau e Parshall 1994
D. Landau– P. Parshall, The Renaissance Print: 1470-1550, New Haven, 1994.

Bartrum 1995
G. Bartrum, German Renaissance Prints 1490 – 1550, Londra, 1995.

Bernucci e Pasini 1995
A. Bernucci, P. G. Pasini, Francesco Rosaspina “incisor celebre”, Morciano di Romagna, 1995.

Illustrated and other rare books 1995
Illustrated and other rare books: 16th-19th centuries. Art, drawings & perspective, architecture, festival books, garden design, ornament, sculpture. Reproductive printmaking, Londra, 1995.

Cusatelli 1997
G. Cusatelli, Petitot: quasi un illuminista, in Petitot: un artista del Settecento europeo a Parma, catalogo della mostra a cura di G. Cusatelli (Parma 1997), Parma, 1997, pp. 11-20.

Da Padovanino a Tiepolo 1997
Da Padovanino a Tiepolo: dipinti dei Musei civici di Padova del Seicento e Settecento, catalogo della mostra a cura di D. Banzato, A. Mariuz, G. Pavanello (Padova 1997), Milano, 1997.

Dreyer 1997
P. Dreyer, Bodies in the trees. Carpaccio and the genesis of a woodcut of the 10,000 Martyrs, in “Apollo – The International Magazine of the Arts”, 145, marzo 1997, pp. 45-47.

Fornari Schianchi 1997
L. Fornari Schianchi, Petitot tra progetto e decorazione, in Petitot: un artista del Settecento europeo a Parma, catalogo della mostra a cura di G. Cusatelli (Parma 1997), Parma, 1997, pp. 107-120.

Mingardi 1997
C. Mingardi, Idee Petitotiane ed esperienze Bodoniane, in Petitot: un artista del Settecento europeo a Parma, catalogo della mostra a cura di G. Cusatelli (Parma 1997), Parma, 1997, pp. 121-143.

Francesco Salviati 1998
Francesco Salviati (1510-1563) o la Bella Maniera, catalogo della mostra a cura di C. M. Goguel (Roma 1998 e Parigi 1998), Milano, 1998.

Negro e Roio 1998
E. Negro e N. Roio, Francesco Francia e la sua scuola, Modena, 1998.

Roma e lo stile classico di Raffaello 1999
Roma e lo stile classico di Raffaello, 1515-1527, a cura di K. Oberhuber, catalogo di A. Gnann (Mantova e Vienna, 1999), Milano, 1999.

Beauvais 2000
L. Beauvais, Inventaire général du dessins, école française: Charles Le Brun (1619-1690), Parigi, vol. II, 2000.

Lincoln 2000
E. Lincoln, The Invention of the Italian Renaissance Printmaker, New Haven, Londra, 2000.

Bury 2001
M. Bury, The Print in Italy, 1550-1620, Londra, 2001.

Graf e Mildenberger 2001
D. Graf, H. Mildenberger, Chiaroscuro: xilografie a colori di artisti italiani del Rinascimento e del Barocco, Supplemento a cura della Casa di Goethe, Roma, 2001.

Raffael und die Folgen 2001
Raffael und die Folgen. Das Kunstwerk in Zeitaltern seiner graphischen Reproduzierbarkeir, catalogo della mostra a cura di C. Höper (Straatsgalerie Stuttgart 2001), Ostfildern-Ruit, 2001.

Cirillo 2002
G. Cirillo, Ennemond Alexandre Petitot. Lyon 1727-1801 Parma, Parma, 2002.

Il Cinquecento a Bologna 2002
Il Cinquecento a Bologna: disegni dal Louvre e dipinti a confronto, catalogo della mostra (Bologna, 2002) a cura di M. Faietti, con la collaborazione di D. Cordellier, Milano, 2002.

Artemisio 2003
C. Artemisio, Antonio Baldi: un incisore del Settecento, in “Heliopolis: culture, civiltà politica”, 2.4, n. 2-3, 2003, pp. 65-73.

Cammarota 2004
G. P. Cammarota, Le origini della Pinacoteca Nazionale di Bologna. Volume secondo. Dalla rifondazione all’autonomia (1815-1907), Bologna, 2004.

McDonald 2004
M. P. McDonald, The Print Collection of Ferdinand Columbus (1488-1539). A Renaissance Collector in Seville, Londra, 2004, 2 voll.

Witcombe 2004
C. Witcombe, Copyright in the Renaissance: prints and the privilegio in sixteenth-century Venice and Rome, Leiden, Boston, 2004.

Callegari 2005
C. Callegari, “Disegni stampati” a Venezia nel Cinquecento: cronologia – bibliografia – glossario, Venezia, 2005.

Cristofori 2005
R. Cristofori, Agostino, Annibale e Ludovico Carracci. Le stampe della Biblioteca Palatina di Parma, con una presentazione di E. Raimondi, Bologna, 2005.

McDonald 2005
M.P. McDonald, Ferdinand Columbus: Renaissance collector (1488 – 1539), Londra, 2005.

Borsetti 2008
S. Borsetti, Analisi materiale del volume “Stampe di Giulio Bonasoni pittore e intagliatore” della Pinacoteca Nazionale di Bologna, in “Aperto. Bollettino del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna”, 1, 2008.

Frattarolo 2008
E. Frattarolo, Il viaggiatore che resta a casa, in Antonio Basoli 1774-1848. Ornatista, scenografo, pittore di paesaggio. Il viaggiatore che resta a casa, a cura di F. Farneti, E. Frattarolo, coordinamento di A. Emiliani, Bologna, 2008, 22-27.

Grand scale 2008
Grand scale monumental prints in the age of Durer and Titian, edited by L. Silver and E. Wyckoff, catalogo della mostra (Wellesley, New Haven e Philadelphia 2008-2009), 2008.

Rossoni 2008a
E. Rossoni, Nuovi studi sulla collezione di stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna, in “Aperto. Bollettino del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna”, 1, 2008.

Rossoni 2008b
E. Rossoni, “Stampe di Giulio Bonasoni pittore e intagliatore”. Ricostruzione del primo volume della raccolta di stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna, in “Aperto. Bollettino del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna”, 1, 2008.

Schiavina 2008
D. Schiavina, Antonio Basoli: un artista eclettico, in Basoli dal Vero, Bologna, 2008, pp. 11-15.

De Ruvo 2010
F. De Ruvo, Antonio Baldi: Inventor o Sculptor, in “Grafica d’Arte”, 84, ottobre – dicembre 2010, pp. 16-21.

Takahatake 2010
N. Takahatake, Coriolano, in “Print Quarterly, 27, n. 2 (June 2010), pp. 103-130.

The Renaissance Portrait 2011
The Renaissance Portrait from Donatello to Bellini, catalogo della mostra a cura di K. Christiansen, S. Weppelmann (Berlino, 2011 e New York 2011-2012), New York, 2011.

Guglielmo Du Tillot 2012
Guglielmo Du Tillot regista delle arti nell’età dei Lumi, catalogo della mostra a cura di G. Fiaccadori, A. Malinverni, C. Mambriani (Parma 2012), Parma, 2012.

Gregory 2012
S. Gregory, Vasari and the Renaissance print, Farnham, 2012.

Marulli 2013
A. Marulli, Note di iconografia Josephina, in “L’Idomeneo”, n. 15, 2013, pp. 129-152.

Ervas 2014
P. Ervas, Girolamo da Treviso, presentazione di D. Benati, Saonara, 2014.

Rieger 2014
R. Rieger, Adam von Bartsch (1757-1821). Leben und Werk des Wiener Kunsthistorikers und Kupferstechers unter besonderer Berücksichtigung seiner Reproduktionsgraphik nach Handzeichnungen, Petersberg, 2014, 2 voll.

Kingdom of images 2015
Kingdom of images: French prints in the age of Louis XIV., 1660-1715, edited by Peter Fuhring … [et al.], pubblicato in occasione della mostra (Los Angeles 2015 e Parigi 2015-2016), Los Angeles, 2015.

Candi 2016
F. Candi, D’après le Guide. Incisioni seicentesche da Guido Reni, Bologna, 2016.

De Marchi 2016
A. G. De Marchi (a cura di), Collezione Doria Pamphilj: catalogo generale dei dipinti, Cinisello Balsamo, 2016.

Landau 2016
D. Landau, L’arte dell’incisione a Venezia ai tempi di Manuzio, in Aldo Manuzio: il rinascimento a Venezia, catalogo della mostra (Venezia 2016), Venezia, 2016, pp. 107-135.

Pollini 2017
G. Pollini, Le incisioni di Francesco Rosaspina (Montescudo, 1762 – Bologna, 1841): una raccolta privata, Rimini, 2017.

Carozza 2018 -2019
I. Carozza, Una cartella di stampe presso la Biblioteca Universitaria di Bologna, Tesi della Scuola di Specializzazione in Beni Storico Artistici, Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, a.a. 2018-2019, relatore Chiar.ma Prof.ssa Marzia Faietti.

Il giovane Tintoretto 2018
Il giovane Tintoretto, catalogo della mostra (Venezia 2018-2019), a cura di R. Battaglia, P. Marini, V. Romani, Milano, 2018.

Lapape 2018
S. Lepape, Gravures en couleurs «XXL». Une monulentalité picturale?, in C. Lehmann, N. Gramaccini, J. Rößler, T. Dittelbach, Chiaroscuro als ästhetisches Prinzip, Berlino, 2018, pp. 295-309.

Rossoni e Candi 2018
E, Rossoni, F. Candi, Stampe bolognesi di Guido Reni pittore e incisore. Ricostruzione del quarto volume della raccolta di stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna, in “Aperto. Bollettino del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Pinacoteca Nazionale di Bologna”, 5, 2018.

The Chiaroscuro woodcut 2018
The Chiaroscuro woodcut in Renaissance Italy, catalogo della mostra a cura di N. Takahatake (Los Angeles 2018, Washington, 2019), 2018.

Carozza 2019
I. Carozza, Le Collezioni Speciali della Biblioteca Universitaria di Bologna, in Dal Collezionismo privato alle istituzioni pubbliche. La ricerca favorisce la valorizzazione, a cura di M. Pigozzi, con la collaborazione di C. Tartarini, “Figure: Rivista della Scuola di Specializzazione in Beni Storico-Artistici dell’Università di Bologna”, 4, 2019, pp. 136-138.

Lonigro 2020-2021
E. Lonigro, Lucantonio degli Uberti. Profilo storico-critico e nuove considerazioni sul catalogo, tesi di Laurea magistrale in Storia delle arti e conservazione dei beni culturali, a.a. 2020-2021, Università Ca’ Foscari di Venezia, relatore G. M. Fara.

Amburgo 2021
Raffael. Wirkung eines Genies, catalogo della mostra a cura di A. Stolzenburg e D. Klemm (Amburgo 2021), Petersberg, Amburgo, 2021.

Antonio Canova e Bologna 2021
Antonio Canova e Bologna. Alle origini della Pinacoteca, catalogo della mostra a cura di A. Costarelli (Bologna 2021-2022), Milano, 2021.

Tanzi 2022
M. Tanzi, Una proposta per il Monogrammista HIR-TV, in “Ricerche di Storia dell’Arte, 136, Roma, 2022, pp. 16-30.

Vittore Carpaccio 2022
Vittore Carpaccio: master storyteller of Renaissance Venice, catalogo della mostra a cura di P. Humfrey, (Washington e Venezia 2022-2023), New Haven, Londra, 2022.

Rinascimento in bianco e nero 2024
Rinascimento in bianco e nero. L’arte dell’incisione a Venezia (1494-1615), catalogo della mostra (Bassano del Grappa e Venezia 2024), a cura di G. M. Fara, D. Landau, Verona, 2024.

Tanzi 2024
M. Tanzi, La nuda dormiente. Problemi di anticlassicismo padano, in Collana di studi della Galleria Borghese, Roma, 2024.

Rossoni 2025
E. Rossoni, La donazione di stampe di papa Benedetto XIV dall’Istituto delle Scienze alla Pinacoteca Nazionale di Bologna: provenienza, in Benedetto XIV e Bologna. Arti e scienze nell’età dei lumi, catalogo della mostra a cura di F. Citti e I. Graziani (Bologna 2025), Bologna, 2025, pp. 255-274.

 

Sitografia

Biblioteca comunale dell’Archiginnasio di Bologna, manoscritti Oretti, B 402 e B 405.

S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0180.1, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/7678/stampa-7678.html, ISBN 978-88-96445-24-2 (con bibliografia precedente).

L. Battagliotti, S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0182.4, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/62340/stampa-62340.html, ISBN 978-88-96445-24-2

S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0182.1, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/7830/stampa-7830.html, ISBN 978-88-96445-24-2

S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0183.5, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/62263/stampa-62263.html, ISBN 978-88-96445-24-2

L. Aldovini, E. Lonigro, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0202.1, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/11211/stampa-11211.html, ISBN 978-88-96445-24-2

L. Aldovini, E. Lonigro, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0202.2, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/62230/stampa-62230.html, ISBN 978-88-96445-24-2

L. Battagliotti, S. Urbini, Atlante delle xilografie italiane del Rinascimento, ALU.0201.4, https://archivi.cini.it/storiaarte/detail/62185/stampa-62185.html, ISBN 978-88-96445-24-2

Monogrammist LA (Lucantonio degli Uberti?), active c. 1489-1520, Conversion of Saint Paul, Robin Halwas. Booksellers Agents and Dealers in Fine Art, London, https://www.robinhalwas.com/004925-conversion-of-saint-paul

Indice
Ilenia Carozza
Stampe dalla “grande collezione” Lambertini presso la Biblioteca Universitaria di Bologna
Premessa Le stampe dalla “grande collezione” Lambertini Appendice Note Bibliografia Scarica la versione in PDF