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Un disegno per palazzo Poggi donato alla Pinacoteca Nazionale di Bologna

Il disegno oggetto di questo breve contributo rappresenta Mosè al cospetto del faraone (fig. 1), ed è pervenuto alla Pinacoteca in seguito al lascito testamentario di Claude Lauriol (1923-2015). La stessa Lauriol lo aveva pubblicato nel 2005, all’interno di un volume miscellaneo in onore di Catherine Monbeig Goguel. [1]Penna, inchiostro bruno, biacca, 205 x 272 mm; C. Lauriol, Anonyme bolonais du XVIe siècle, in Disegno, giudizio 2005, p. 92.

 

Figura 1: Mosè al cospetto del faraone, Bologna, Pinacoteca Nazionale, Gabinetto Disegni e Stampe

 

Della collezione di Claude Lauriol sappiamo poco: il suo nome non compare negli elenchi di Frits Lugt, né negli aggiornamenti online, [2]Il repertorio di Lugt 1921, e il relativo supplemento (Lugt 1956), sono consultabili attraverso il database della Fondation Custodia di Parigi (www.marquesdecollections.fr), e aggiornati on line a partire dal 2010. e nessun disegno proveniente dalla sua raccolta sembra essere mai passato sul mercato. D’altra parte anche il foglio della Pinacoteca non presenta alcun timbro o iscrizione che, se mai vi furono, andarono perduti quando gli angoli vennero tagliati per ottenere l’attuale forma ottagonale. Dunque non sappiamo nemmeno come Lauriol ne venne in possesso.

Spirito libero e indipendente, amante della frugalità e disinteressata alle logiche accademiche, Claude Lauriol era alquanto lontana dallo stereotipo del collezionista: era piuttosto una frequentatrice occasionale del mercato che, con la cognizione di causa della storica dell’arte, era in grado di riconoscere e acquisire opere di qualità. D’altronde i suoi studi vertevano appunto sul disegno, anche se orientati in prevalenza verso il contesto fiorentino del Seicento. [3]Lauriol, Monbeig-Goguel 1979; Lauriol 1981a; Lauriol 1984. È da ricordare anche l’importante ritrovamento (frutto di una curiosità sempre attiva) dei due dipinti di Giovanni Francesco Romanelli provenienti dalla cappella Cerri nel Gesù di Roma, riscoperti nella chiesa di Saint-Etienne a Usèz, poco distante da Avignone. [4]Lauriol 1981b.

Ma la maggior parte della propria vita lavorativa, Lauriol la trascorse presso la Bibliothèque d’art et d’Archéologie di Parigi, collaborando a lungo e assiduamente al Répertoire d’art et d’Archéologie, sotto la guida di André Chastel. Fu anche a stretto contatto con le opere dei maggiori storici dell’arte della sua epoca, dei quali tradusse in francese i testi più importanti. Dall’Officina ferrarese di Roberto Longhi al Palladio di James Ackerman, e ancora le opere di Ernst Gombrich e Henri Zerner.

Tornando al disegno, è merito della proprietaria averlo collegato a un riquadro del fregio della sala di Mosè, in palazzo Poggi. La scena illustra il momento in cui Mosè chiede al faraone di lasciar partire gli Israeliti dall’Egitto (Es 7, 10-13): il volto corrucciato del sovrano esprime la sua irremovibilità, mentre ai piedi di Mosè si trova il suo bastone tramutato in serpente (nel testo biblico si tratta del bastone di Aronne, assente nella raffigurazione).

 

Figura 2: Mosè al cospetto del faraone, Bologna, Palazzo Poggi, sala del Mosè

 

Gli interventi critici su palazzo Poggi si sono inevitabilmente concentrati sui momenti più notevoli, ovvero le sale affrescate da Pellegrino Tibaldi al piano terreno nel 1550-1551 e i fregi di Nicolò dell’Abate al piano nobile, condotti entro il 1552. I dipinti lasciati dai due artisti contenevano in potenza un vasto orizzonte espressivo, ma proprio a causa della loro precocità e della loro geniale interpretazione di fatti figurativi modernissimi si rivelarono una eredità difficile da gestire per i meno dotati colleghi bolognesi. La dimostrazione risiede proprio negli ambienti secondari dello stesso palazzo Poggi, nel profondo divario qualitativo tra le sale autografe di Nicolò dell’Abate e gli ambienti attigui come la Sala dei Putti vendemmiatori, dove gli aiuti faticano terribilmente a mettere in pratica le sue idee, nonostante dispongano probabilmente di suoi disegni.

La stessa Lauriol metteva in evidenza la differenza che separa il nostro disegno e l’affresco corrispondente nella sala di Mosè, nettamente più debole. Citate genericamente dalle fonti, le sale di David e di Mosè sono state attribuite a Prospero Fontana in tempi piuttosto recenti. [5]Pellicciari 1985. Poiché lo stile non collimava con la proposta, è stato poi avanzato il nome di Orazio Samacchini quale esecutore materiale di idee di Prospero nella sala di David, ipotizzando un ruolo analogo per Ercole Procaccini in quella di Mosè. [6]J. Winkelmann 1986, p. 633; Fortunati 1988, pp. 128-135; Fortunati 2000, pp. 217-233.

In realtà le due sale spettano alla stessa mano, che non può essere quella di Fontana, né di alcuno degli artisti tirati in ballo dalla critica. Tuttavia la lettura stilistica rimaneva difficile, nascosta sotto una esecuzione stentata. Grazie al disegno in suo possesso, Lauriol aveva bene intuito che la decorazione del palazzo continuava a gravitare intorno a Tibaldi, sebbene a un livello diverso da quello del caposcuola (“c’est bien au cercle de Tibaldi qu’on devrait rattacher cet artiste”).

Il problema dell’attribuzione si sposta quindi dai dipinti al disegno: se l’autore degli affreschi è un esecutore un poco meccanico di idee altrui, a chi spetta la progettazione? Dobbiamo ammettere che non siamo in grado di dare un nome all’autore del disegno, poiché non conosciamo un pittore pronto a sviluppare il discorso tibaldiano in date così alte: al centro della sala di Mosè infatti campeggia lo stemma di papa Marcello II, che regnò per soli ventidue giorni tra il 9 aprile e il 1° maggio del 1555.

Se dobbiamo sospendere (almeno per il momento) il giudizio riguardo l’autore, dobbiamo invece rimarcare l’importanza del foglio, che rappresenta una preziosa testimonianza della permanenza di materiale tibaldesco anche dopo la partenza di Pellegrino da Bologna. Come ha correttamente notato Daniele Benati, grazie al disegno oggi in Pinacoteca “la componente tibaldiana degli affreschi emerge con evidenza ancora maggiore”. [7]Benati 2011, p. 315 n. 17. È proprio in questo ambiente che prende forma la cultura di Domenico Tibaldi, il fratello minore di Pellegrino nato nel 1541, la cui carriera pittorica è ancora in parte misteriosa. Ma le figure allungate sempre in procinto di muovere un passo, il gesticolare leggermente impacciato da una preoccupazione didascalica ritornano in una delle sue rare opere sicure, ovvero i pannelli della sacrestia di San Michele in Bosco del 1565, oggi dispersi tra musei e collezioni private: due di essi, Paolo nell’isola di Malta e Paolo condotto in carcere, si conservano presso la Pinacoteca di Bologna (figg. 3-4). [8]D. Benati in Pinacoteca Nazionale di Bologna 2006, pp. 184-185; M. Danieli in Bologna 2015, p. 132.

 

Figura 3: Domenico Tibaldi, Paolo nell’isola di Malta, Bologna, Pinacoteca Nazionale

 

 

 

Figura 4: Domenico Tibaldi, Paolo condotto in carcere, Bologna, Pinacoteca Nazionale

 

Nel 1555 Domenico aveva appena quattordici anni, e certamente non gli si può addossare l’ideazione dei fregi della sala di Mosè. Rimane quindi in attesa di identificazione l’autore del nostro disegno, al quale va riconosciuto il ruolo di continuatore delle istanze tibaldesche alla metà del sesto decennio, prima della grande sterzata in direzione vasariana della pittura bolognese.

Note

[1] Penna, inchiostro bruno, biacca, 205 x 272 mm; C. Lauriol, Anonyme bolonais du XVIe siècle, in Disegno, giudizio 2005, p. 92.
[2] Il repertorio di Lugt 1921, e il relativo supplemento (Lugt 1956), sono consultabili attraverso il database della Fondation Custodia di Parigi (www.marquesdecollections.fr), e aggiornati on line a partire dal 2010.
[3] Lauriol, Monbeig-Goguel 1979; Lauriol 1981a; Lauriol 1984.
[4] Lauriol 1981b.
[5] Pellicciari 1985.
[6] J. Winkelmann 1986, p. 633; Fortunati 1988, pp. 128-135; Fortunati 2000, pp. 217-233.
[7] Benati 2011, p. 315 n. 17.
[8] D. Benati in Pinacoteca Nazionale di Bologna 2006, pp. 184-185; M. Danieli in Bologna 2015, p. 132.

Bibliografia

Lugt 1921

F. Lugt, Les marques de collections de dessins et d’estampes, Amsterdam, 1921.

Lugt 1956

C. Lugt, Les marques de collections de dessins et d’estampes. Supplément, The Hague, 1956.

Lauriol, Monbeig-Goguel 1979

C. Lauriol, C. Monbeig-Goguel, Giovanni Bilivert: itinéraire à travers les dessins du Louvre, in “Paragone”, 353, 1979, pp. 3-48.

Lauriol 1981a

C. Lauriol, Un disegno inedito di Cristofano Allori, in “Antichità Viva”, 1981, 3, pp. 10-11.

Lauriol 1981b

C. Lauriol, Romanelli: dal Gesù di Roma ad Uzès, in “Bollettino d’Arte”, 1981, pp. 109-118.

Lauriol 1984

C. Lauriol, Une feuille d’esquisses de Giovanni Bilivert, in Scritti di storia dell’arte in onore di Roberto Salvini, Firenze, 1984, pp. 487-489.

Pellicciari 1985

A. Pellicciari, L’ intervento di Prospero Fontana nella sala di David di Palazzo Poggi a Bologna, in “Bollettino d’Arte”, 1985, pp. 135-158.

Winkelmann 1986

J. Winkelmann, Orazio Samacchini, in Pittura bolognese del ‘500, a cura di V. Fortunati, Casalecchio di Reno, 1986, pp. 631-647.

Fortunati 1988

V. Fortunati, La decorazione delle sale di Susanna, di Davide e di Mosè, in Palazzo Poggi. Da dimora aristocratica a sede dell’Università di Bologna, a cura di A. Ottani Cavina, Bologna, 1988, pp. 128-135.

Fortunati 2000

V. Fortunati, Sala di David, Sala di Mosè, in L’immaginario di un ecclesiastico. I dipinti murali di Palazzo Poggi, a cura di V. Fortunati, V. Musumeci, Bologna, 2000, pp. 217-233.

Disegno, giudizio 2005

Disegno, giudizio e bella maniera. Studi sul disegno italiano in onore di Catherine Monbeig Goguel, a cura di P. Costamagna, F. Härb, S. Prosperi Valenti Rodinò, Cinisello Balsamo, 2005.

Pinacoteca Nazionale di Bologna 2006

Pinacoteca Nazionale di Bologna. Catalogo generale. 2. Da Raffaello ai Carracci, a cura di J. Bentini, G.P. Cammarota, A. Mazza, D. Scaglietti Kelescian, A. Stanzani, Venezia, 2006.

Benati 2011

D. Benati, Domenico Tibaldi e la pittura bolognese di fine Cinquecento, in Domenico e Pellegrino Tibaldi. Architettura e arte a Bologna nel secondo Cinquecento, a cura di F. Ceccarelli, D. Lenzi, Venezia, 2011, pp. 311-319.

Bologna 2015

Da Cimabue a Morandi. Felsina pittrice, catalogo della mostra a cura di V. Sgarbi (Bologna 2015), Bologna, 2015.

 

 

 

Indice
Michele Danieli
Un disegno per palazzo Poggi donato alla Pinacoteca Nazionale di Bologna
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